Fuori le serie! 🛋️ #171- Junji si mangia le sitcom
Settimana di novità che non esiteremmo a definire gustose, non fosse per il maestro del manga horror Junji Ito che appena sente l'aggettivo “gustoso” pensa subito al cannibalismo. Oltre all'antologia dedicata alle sue macabre storie, troviamo anche il remake italiano di Chiami il mio agente!, la prima puntata dell'attesissimo The Last of Us e la nostalgia della nostalgia con That 90's Show.
Novità
NETFLIX
Junji Ito Maniac (Giappone, 2023)
dal 19/01/2023
Maledizioni tanto terribili quanto fuori di testa e incomprensibili, demoni che scorrazzano serenamente in mezzo a noi, uomini e donne spinti sul baratro della follia da orrori che per descriverli dovresti toglierti la ghiandola del cristianesimo, cani e gatti che si accoppiano, perdita dell'umanità, body horror, horror cosmico, predatori e prede, ossessioni che mandano ai matti, un universo crudele e capriccioso, INSETTI: benvenuti nel magico mondo di Junji Ito, il mangaka più strano e di culto fra quelli emersi a partire dagli anni '80 – per fare il paragone temporale con una pietra miliare, Akira Toriyama (il bell'uomo di Dragon Ball e Arale) ha iniziato a pubblicare giusto un lustro abbondante prima rispetto a lui. È la prima volta che il mastro di schifezze e orrori inimmaginabili Ito passa dalla parte dell'intrattenimento mainstream, essendosene sempre rimasto felicemente nella sua nicchia piena di appassionati magari non numerosissimi, ma certamente duri e puri. E oltretutto ci passa per interposta persona, nel senso che lui ha giusto dovuto mettere una firma sulla cessione delle sue storie a Netflix, a fianco dell'IBAN su cui accreditare i ca$hi sonanti. Il risultato è una collezione di venti cortometraggi ispirati alle storie malate di Junji Ito, ovvero un'ottima svolta per gli appassionati di horror (tra Lovecraft e la tradizione nipponica) che non sapevano dell'esistenza di un giapponese tanto matto e adorabile.
Le combattenti (Francia/Belgio, 2023)
dal 19/01/2023
Allora. Chiariamoci. Già sei una miniserie francese, in costume e ambientata durante la guerra (quale guerra? Facciamo la Prima guerra mondiale), quindi sei una serie faticosa di per sé. Ma se il meglio che puoi fare per attirare l'attenzione è una frase di lancio del calibro di 4 DONNE | 4 DESTINI: non ci siamo, cara la mia serie in francese in costume. La faccenda si svolge a partire dal settembre del 1914 nella regione dei Vosgi. Le quattro donne del lancio sono: Suzanne Faure, giovane infermiera che pratica aborti clandestini all'ospedale Salpêtrière di Parigi ed è in fuga verso la Svizzera per sfuggire a una denunzia, ma incappa in una brutta pattuglia tedesca, ruba l'identità a una traghettatrice morta e si ferma al convento di Saint-Paulin per aiutare con i feriti; Madre Agnès, superiora del suddetto convento, a cui gli orrori della guerra (e anche un po' i soldati tutti nudi, suvvia) stanno facendo vacillare la fede; Marguerite de Lancastel, prostituta parigina che si trasferisce nel bordello di Saint-Paulin e probabilmente è una spia non si sa bene per conto di chi; e infine Caroline Dewitt, che deve sostituire il marito Victor, coscritto, nella gestione della sua fabbrica di automobili, rimasta senza operai dopo che i dipendenti storici sono stati arrestati per diserzione, nonostante il titolare avesse mercanteggiato il loro esonero con le autorità. Fate di questa miniserie ciò che volete, sapendo che non vi impegnerà oltre le otto puntate da 52 minuti di cui si compone.
That 90's Show (Usa, 2023)
dal 19/01/2023
L'analisi critica più importante che è stata fatta a proposito di questo spinoff – il primo a essere ufficiale: esiste anche un That 80's Show che non fa parte del pacchetto – è che nel 1998, quando su Fox iniziava That 70's Show e il cronometro interno alla serie segnava 1976, erano passati 22 anni dall'obiettivo di quella specifica nostalgia. Ora siamo nel 2023, però, e di anni, da quel 1995 in cui è ambientata questa sitcom, ne sono passati ben 28. Sei anni in più rispetto alla vecchia serie. Pazzesco, ci credete? Negli anni '90 c'erano le sitcom nostalgiche sugli anni '70, i quali oggi ci sembrano la preistoria (non c'era nemmeno l'interwebz negli anni '70!!1!), e oggi ci sono le serie nostalgiche sugli anni '90, che rispetto al nostro presente sono ancora più distanti di quanto non fossero gli anni '70 negli anni '90, eppure a noi, che gli anni '90 li abbiamo fatti (tipo naia), non ci sembra mica essere passato così tanto tempo! Incredibile cosa possa fare una calcolatrice usata al momento giusto. Come tutte le sitcom che si rispettino, anche That 70's Show o è la vostra cosa preferita di sempre o non ne avete praticamente mai sentito parlare. Tertium non datur. Le sitcom si guardano bene solo con l'idea di affezionarsi ai personaggi (e alle situazioni e ai tormentoni), ché in caso contrario non esiste un argomento logico valido per giustificare la visione di 200 puntate di risate registrate. That 70's Show l'hanno creata Bonnie Turner e Terry Turner (gli stessi di Una famiglia del terzo tipo), che tornano a gestire la faccenda anche per lo spinoff; ed è stata quel tipo di sitcom talmente di culto (tipo Freaks and Geeks) da riuscire a lanciare un buon tot di carriere, in ordine di conto in banca: Ashton Kutcher/Mila Kunis, Topher Grace, Wilmer Valderrama, Laura Prepon e Danny Masterson. In questo spinoff, la figlia di Topher Grace e Laura Prepon torna nella vecchia casa di That 70's Show, ospite dai nonni per un'estate in cui farà la sua migliore imitazione dell'adolescenza trascorsa dai genitori e dai loro amici. I membri del cast originale, teneri loro, sono tornati in massa (eccezion fatta per Masterson) per supportare la nuova generazione di nostalgici. Anche in questo caso, tertium non datur: That 90's Show potrà solamente essere o una rinascita del culto o una chiavica di quelle che non si scordano – o meglio, si scordano perché vengono prese ad accettate dopo una sola stagione.
Candidato unico (Francia, 2023)
dal 20/01/2023
Stéphane Blé, animatore di un centro giovanile nella periferia di Parigi – quella in cui i politici in campagna elettorale passano giusto una mezz'oretta, il tempo che ci vuole a fare un servizio fotografico e via di ritorno fra i ricchi – diventa, un po' a caso e un po' a sorpresa, uno dei due finalisti nella corsa alle elezioni presidenziali. Dice il lancio della serie: sarà davvero pronta, la Francia, ad abbracciare il suo primo presidente nero? I personaggi, nel trailer, sono tutti piuttosto convinti: col cacchio che la Francia è pronta per il suo primo presidente nero e appunto per questo ci stiamo facendo su una serie buffa, ma che fa anche riflettere. Sono sempre dalle parte delle serie buffe, ma che fanno anche riflettere; pure se sono francesi. E qua sembra essercene per tutti. Per i professionisti bianchi chiamati a curare la campagna elettorale di Blé, che a loro volta devono imparare a rinunciare a un sacco di stereotipi di merda ancor prima di mettersi al lavoro sulla comunicazione del candidato imprevisto; e anche per i colleghi di banlieue di Stéphane, arabi turchi asiatici e africani, che devono imparare a colmare le differenze tra di loro. Al di là di tutto, se azzecca anche solo un terzo dei toni Candidato unico potrebbe diventare una valida sfera di cristallo per sbirciare il futuro politico dei paesi un po' più avanti rispetto a noi. Perché mentre in Francia fanno una commedia sul primo candidato alla presidenza nero, facile che da noi, contemporaneamente, stiano producendo una docuserie intransigente sulle manchevolezze di Aboubakar Soumahoro. A ognuno il suo.
Shahmaran (Turchia, 2023)
dal 20/01/2023
Shahmaran è un antico mito turco – condiviso, più o meno nelle stesse salse, anche da curdi, armeni, iracheni e iraniani – che ha per protagonista l'eponimo essere mitologico metà donna metà serpente, saggissima creatura che si innamora ricambiata dell'umano Camasb e che da lui viene sacrificata, consensualmente, per salvare la vita del malaticcio re di Tarso. Shahmaran è anche una nuova serie turca che parla di Sahsu, giovane di belle speranze che un bel giorno decide che è arrivato il momento di dire due paroline al nonno, il quale tempo prima ha abbandonato sua figlia, la madre di Sahsu, per non farsi mai più vedere né sentire. La giovane parte per il suo viaggio – che, ci scommetto, oltre che fisico sarà anche interiore – solo per imbattersi, abbastanza presto, nella comunità dei Mar, che dicono di essere discendenti diretti di Shahmaran e di seguire tuttora i suoi precetti di amore e saggezza. Non solo: a quanto pare i Mar stanno aspettando da eoni l'arrivo di un profeta, che porterà a compimento una storica profezia di cui non saprei rivelarvi i dettagli. E beccami gallina se Sahsu non è esattamente la giovinetta che i Mar stavano aspettando da così tanto tempo.
Shanty Town (Nigeria, 2023)
dal 20/01/2023
Shanty Town è il modo simpatico e forse un po' altisonante (c'è pur sempre la parola “cittadina” di mezzo) che gli anglofoni si sono inventati per non dover dire troppo spesso “slum”, “baraccopoli”, una parola che probabilmente evoca qualsiasi senso di colpa bianco possibile e immaginabile, dunque meglio vederla scritta il meno possibile. Che poi, in realtà, le Shanty Town sarebbero il passo successivo, nell'organizzazione urbana, rispetto alle bidonville. Distinzioni buone per lo studente in triennale che vuole fare bella figura a un esame di sociologia, meno per chi nelle Shanty Town ci abita. Dice, la trama ufficiale di Shanty Town (la serie), che un gruppo di cortigiane inviperite tenta in tutti i modi di sfuggire dalle grinfie di un famigerato mammasantissima della malavita locale, colui che le possiede e che regna con pugno di ferro e violenza sull'anarchia della Shanty Town (il luogo in cui è ambientata la serie). Le donne ci provano a emanciparsi, ma di mezzo ci sono anche faccende antipatiche come la corruzione politica e i legami tribali. E allora succede che le ragazze prendano in mano la faccenda e, a colpi di ginocchiate nel plesso solare, tentino di salvarsi con le proprie mani piene di pugni.
Escono anche:
Quartet (16 gennaio): dramma coreano incentrato su un quartetto musicale, distribuito ora da Netflix ma del 2017
Unità MIU404 (16 gennaio): poliziesco giapponese del 2020 affidato alla tipica coppia detective serio e compassato + giovane agente impulsivo
DISNEY+
Little Demon (Usa, 2022)
dal 18/01/2023
Uff. Cari amici e colleghi del club Anche Satana ha fatto delle cose buone, cosa volete che vi dica? Il diavolo è finito nelle grinfie animate di Disney+ e sapete benissimo anche voi che andrà a finire a tarallucci e vino. Mica come quando LVI è apparso in South Park ed era l'amante bistrattato di un capricciosissimo Saddam Hussein. Bei tempi quelli, quando Belzebù poteva ancora essere ridicolizzato come si deve senza il timore di offendere la sezione satanista del Codacons – anche se preferisco di gran lunga la branca luceferina del Moige, il Mammona. In questa versione distribuita da Disney, invece, Lucifero ha (in originale) la voce di Danny DeVito e, tra le altre cose, va in giro a mettere incinte donne umane che gli ispirano la giusta oscurità. Tredici anni dopo la sua ultima scappatella, Satana scopre di avere una figlia di nome Chrissy Feinberg che, povera gigia, già deve fare i conti con i primi subbugli dell'adolescenza; se ci aggiungi anche che ha appena scoperto di essere l'Anticristo e che il padre assente è fortemente intenzionato a battersi con la madre per la custodia dell'anima della figlia, allora siamo proprio a posto. Un po' sitcom liceale e un po' Rick and Morty, Little Demon ha effettivamente il grosso pregio di portare sugli schermi di Disney+ un tot di sano gore – per quanto stemperato dal fatto di essere un'animazione tutta matta e proprio impossibile da prendere alla lettera.
NOW
The Last of Us (Usa, 2023)
dal 16/01/2023
Per darvi un'idea di quanto HBO ci tenga a questa serie: la prima stagione di The Last of Us circola, fra i giornalisti di tv di tutto il mondo, già da una settimana buona. Questo succede solo in due casi: con un prodotto che spaccherà al 100% i dati auditel (CVD: quasi cinque milioni di americani hanno visto la messa in onda della prima puntata – un'enormità per una tv via cavo) e dunque c'è bisogno di fomentarlo con la rincorsa; o con un prodotto su cui si è investito molto ma già si sa che naufragherà clamorosamente, dunque tanto vale sparare ogni cartuccia possibile. Detto questo, è probabile che vi sia già capitato di spulciare qualche recensione di The Last of Us. Avrete anche notato che i loro giudizi vanno tutti dal bello al bellissimissimo, passando talune volte anche dal bellissimo. Nella maggior parte dei casi, le lodi scaturiscono dalla bravura con cui i due creatori Craig Mazin e Neil Bruckmann sono riusciti a trasporre la super intensa storia raccontata nell'omonimo videogioco da cui è tratta la serie. Non a caso Mazin è il pluripremiato showrunner di Chernobyl (sopraffina e filologica trasposizione delle cronache dell'epoca), mentre Bruckmann è il cicciopasticcio che ha sviluppato, per conto dei tipi di Naughty Dog, il videogioco di cui sopra. Ora. Io ai giochini per il computer e per le consolle ci gioco, anche molto volentieri, pur non essendo un esperto. I giochini con gli zombie cattivi in cui si spara molto, però, quelli non li reggo. Il fatto è che mi manca quel tipo di coordinazione mano-occhio, ma oltretutto sono anche un pusillanime. Una volta ho comprato un GameCube usato (grande piattaforma estremamente sottovalutata) e il tizio del negozio mi fa, guarda che hai un giochino in omaggio. Io, per non fare la figura del bamboccio, punto immediatamente il dito sull'ultimo Resident Evil. Quarantacinque minuti dopo ero di ritorno al negozio, chiedendo in ginocchio al gestore di scambiare gli zombie spaventosi per un giochino in cui Tony Hawk va sullo skateboard a ritmo di ska-punk. Ecco. Eppure, nonostante tutto, sono qui a dirvi che la storia dei sopravvissuti all'apocalisse zombie Joel (Pedro Pascal) ed Ellie (Bella Ramsay) – il primo è un uomo tutto traumatizzato da un passato effettivamente piuttosto antipatico, la seconda è una quattordicenne incazzata che si scopre essere immune al virus che trasforma gli umani in mostri – è davvero così bella, emozionante e avvincente come cerca di ripetervi vostro figlio da almeno otto anni.
Call My Agent - Italia (Italia, 2023)
dal 20/01/2023
Stavolta siamo tutti d'accordo che non ci sono dubbi? Che la distribuzione italiana ha scelto il titolo più tristo possibile per questa versione nostrana di quella serie brillante francese che ha avuto tutto quel successo? Probabilmente sì. Che poi, volendosi ripetere per un'altra volta – poi basta, giuro che se qualcuno caga fuori la versione taiwanese di Call My Agent la presentiamo con un agile link
che spiega tutto – il titolo originale della serie era ancora più bello di quello internazionale, che è quello a essere stato saccheggiato dalla nostra distribuzione. In Francia la serie si chiama Dix pour cent, dieci per cento, l'onesta quota che si prendono gli agenti del mondo dello spettacolo per guadagnare non facendo niente sulle spalle di chi guadagna ancora di più facendo ancora meno. Call My Agent - Italia, invece, prevede una karenizzazione del titolo assente nell'originale, quel “vorrei parlare con il titolare” o quel “lei non sa chi sono io” che fanno accapponare il perineo di chiunque li subisca. Dunque c'è un'agenzia di spettacolo a Roma che deve barcamenarsi con i capricci della gente famosa. Se questa versione italiana sarà da leccarsi la dita o meno dipenderà molto da: A) da come è scritta – le sceneggiature sono state affidate a Lisa Nur Sultan (Sulla mia pelle, 7 donne e un mistero, Studio Battaglia, Circeo), ottima penna per quanto non molto adusa alla commedia pura; e B) da chi si è prestato ad apparire in un cammeo nei panni di se stessoa. Le apparizioni confermate nella prima stagione sono quelle di Paola Cortellesi (alle prese con una serie con Brad Pitt), Paolo Sorrentino che vorrebbe fare un Lady Pope con Ivana Spagna, Corrado Guzzanti, Pierfrancesco Favino, Anna Ferzetti, Matilda De Angelis e Stefano Accorsi. Il cast fisso, invece, è composto da Marzia Ubaldi, Michele Di Mauro, Sara Drago, Maurizio Lastrico, Emanuela Fanelli e Kaze. Non chiedetemi chi sia Kaze per favore, sono troppo vecchio per certe cose.
Vecchietà
NETFLIX
Fauda (Israele, 2015) - quarta stagione dal 20/01/2023
La prima cosa fondamentale da sapere su Fauda prima di potersela godere con costrutto, è che il protagonista è Doron Kabilio, un super tosto ufficiale dell'unità speciale delle Forze di Difesa di Israele che per amor di sintesi è inquadrabile come il Jack Bauer della striscia di Gaza alle prese con le cose turpi ai danni dei palestinesi cattivi – ma lungi da Fauda voler rappresentare tutti i palestinesi come cattivi. Ora, a interpretare questa macchina da guerra frullaterroristi hanno chiamato l'ottimo faccione di Lior Raz – anzi, si è chiamato da solo visto che è anche l'ideatore della serie – ovvero il valido attore e sceneggiatore israeliano meglio noto come Giuliano Sangiorgi dei Negramaro con gli occhi chiari. Ed è complicato pensare a Giuliano Sangiorgi dei Negramaro con gli occhi chiari che fa brutto sulle facce della gente. Ma tant'è. Stateci.
PRIMEVIDEO
La leggenda di Vox Machina (Usa, 2022) - seconda stagione dal 20/01/2023
(avevamo parlato della prima stagione qui)
APPLE TV+
Truth Be Told (Usa, 2019) - terza stagione dal 20/01/2023
(avevamo parlato della prima stagione qui)
Da (meno) 5 scatolette di pelati a (più) 5 avocado, un voto a settimana per una serie presentata in questa newsletter (in questo numero o in passato).
Ecco a voi i Chippendales (Disney+) 🥫🥫
Ecco a voi i Chippendales si merita due belle scatolette di pelati acidi – non solo nel senso di andati a male, ma anche nel senso di antipatici e cattivi, che se avvicini l'orecchio sono lì che ti sussurrano spiacevolezze tipo “meteorismo” e “piorrea”: te le staranno augurando, queste cose? Oppure notano cose incipienti di cui ancora tu non ti sei accorto? Fa tutto parte della guerra psicologica portata avanti dai pelati inaciditi. Due scatolette forti in testa per i Chippendale, dunque, una miniserie che getta nell'umido un protagonista che meriterebbe di meglio (Kumail Nanjiani) e una storia vera, quella dell'immigrato indiano che nella Los Angeles degli anni '70 si inventa il primo locale di spogliarello maschile ma poi rovina tutto andando in giro a commissionare omicidi, che avrebbe potuto dare molte ma molte più soddisfazioni se non si fosse deciso di fare la cosa pigra, ovvero trattare la vicenda con la crassa sensibilità del genere true crime. Mannaggia a voi. Se ci tenevate tanto a trasformare la storia dei Chippendales in un true crime, potevate mica fare un podcast?
Extra
Qualche notizia dal mondo delle serie. (a cura di Giulia Ciappa)
Il pilota VPN: Velma
Un paio di serie interattive
Un altro pianeta nell’universo
Faccia di pietra
Cosa potrà mai andare storto
Sulla sua pelle
Sottogruppi di fan