Fuori le serie! 🛋️ #232 - I Super Grimm Bros.
Settimana di serie esotica e rarefatta, tra il primo titolo Netflix completamente realizzato in ebraico (Bros) e una storia vera spagnola (Ci vediamo in un'altra vita) che fa una pessima pubblicità ai terroristi e al tritolo.
Escono
DISNEY+
Ci vediamo in un'altra vita (Spagna, 2024) - dal 17/04/2024
Già che questa miniserie sia l'adattamento di un libro-reportage (Nos vemos en esta vida o en la otra), compilato da Manuel Jabois a partire dalle interviste che ha fatto a uno dei correi degli attentati di Madrid dell'11 marzo 2004, è una faccenda degna di interesse. La ricostruzione drammatica di eventi realmente accaduti fatta mettendo in scena le storie raccontate in una serie di interviste; vedi che gli spagnoli sono sempre tutti matti? “Ci vediamo, in questa vita o in quell'altra” è la frase che una delle menti degli attentati dice a Gabriel Montoya Vidal, delinquente sedicenne (soprannominato Baby) che ha appena fatto la cazzata più gigantesca e ingenua della sua vita. Nato e cresciuto nella povertà delle Asturie, terra di miniere in un mondo in cui non si scava più in cerca delle cose che si trovano lì, Vidal era solo un giovane pirlotto di provincia, annoiato, spiantato e senza particolari prospettive, prima di incontrare José Emilio Suárez Trashorras, ex minatore affetto da schizofrenia che lo prende sotto la sua folle ala. Tra le scemenze in canna, Trashorras ha anche quella più enorme di tutte: procurare 600 chili di esplosivo per un signore particolarmente losco che, per dirne una, non ha nemmeno fornito i dati per consentire l'emissione di regolare fattura. José Emilio convince Gabriel a trasportare il carico fino a Madrid e tutto il resto è storia: gli attentati alle linee ferroviarie, i 191 morti, la rete delle forze dell'ordine che si stringe in fretta attorno ai responsabili. E il primo a essere catturato e processato sarà proprio Baby, l'unico minorenne.
NETFLIX
Bros (Israele, 2023) - dal 18/04/2024
È il primo originale Netflix israeliano completamente realizzato in ebraico. Non entrerei in dettagli politici, ma sicuramente ci si può chiedere: cosa mai potrà andare storto, in questi tempi distesi e sereni come il finale di una partita a Risiko fra tre collezionisti di pistole cocainomani e sotto steroidi? Speriamo nulla, soprattutto perché Bros – titolo originale: באש ובמים, ovvero (più o meno) “Attraverso il fuoco e l'acqua” – c'entra poco o niente con la politica. Girava voce, ai tempi dei primi comunicati stampa e visto che i due protagonisti sono ultras di quella compagine, che Bros avrebbe affrontato uno dei capitoli più famigerati della storia del Beitar Gerusalemme, squadra di calcio che nel 2012 ingaggiò due giocatori musulmani ceceni, screziando l'umore dei più fragranti fiorellini di campo de La Familia, la frangia più intransigente, ortodossa e razzista della curva. E invece no. La serie è una commedia nera con tutti i crismi ed è pure ambientata nel 2008, dunque non deve nemmeno fare troppo la gnorri. Nisso e Pini sono due migliori amici di una certa età, nati e cresciuti a Gerusalemme, co-proprietari di un bar sportivo solo in parte responsabile del loro rapporto troppo stretto con l'alcol ed estremamente tifosi del Beitar Gerusalemme, squadra del quartiere Malha che all'inizio della stagione 2008 si stava per giocare una storica qualificazione alla Champions League in trasferta contro il Wisła Cracovia. I due maramaldi decidono di far finta di non avere tutti i problemi che hanno e volano in Polonia per seguire la squadra. Seguiranno ostacoli e imprevisti vari ed eventuali.
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The Grimm Variations (Giappone, 2024) - dal 17/04/2024 su Netflix: e se i fratelli Grimm avessero avuto una sorellina – diciamo di nome Charlotte – che mentre loro erano impegnati con la filologia del folklore e con la stesura di fiabe, lei era lì a sfruculiarsi i demoni interiori pensando: ma perché questi due babbi le fanno finire tutte bene le loro storie? Ma hanno presente come funziona il mondo? Sanno cosa vende? L'hanno letta la Bibbia? Dov'è la cattiveria? Are You Not Entertained? Risponde all'appello il Giappone, che quando c'è da pervertire o traviare qualcosa è sempre lì pronto con mezza lingua di fuori e le mani che si sfregano l'una con l'altra: sei fiabe dei Grimm, sei diversi registi di animazione, sei ricordi d'infanzia giapponesizzati con violenza.
Crossing Lines (Germania/Usa/Italia/Francia, 2013) - dal 18/04/2024 su Serially: dal creatore di polizieschi del calibro spompo di Squadra emergenza e Criminal Minds: Suspect Behavior, ecco un altro procedurale da battaglia che però ha la particolarità di essere co-prodotto da Germania, Stati Uniti, Italia e Francia. Tutto per raccontare un commissario dell'Europol che riesce a far approvare il progetto di una squadra speciale dell'anticrimine composta da agenti provenienti da tutto il continente, in grado di muoversi agilmente per risolvere i casi più difficili che sconfinano da un paese all'altro. E chi mai sarà il protagonista di questa bella storia paneuropea, vi chiederete? Un ex detective della polizia di New York strafatto di antidolorifici, che entra a far parte della squadra dopo essere stato reclutato ad Amsterdam dove lavorava come netturbino. Tutto regolare.
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RAIPLAY
Il Santone (Italia, 2022) - seconda stagione dal 19/04/2024
Le roba che manda ai matti è che le premesse non erano neanche così malvagie. Più che altro: senza miracoli, l'idea adottata per questa serie pareva la meno idiota per tradurre in linguaggio televisivo una cacchio di pagina social, quella più amata dai quarantacinquantenni che hanno trasformato Facebook nel deserto post-apocalittico di Mad Max. La pagina in questione è quella delle più belle frasi di Osho, pillole di filosofia spiccia e buffa in romanesco annacquato. L'idea di cui sopra invece era: un antennista di Centocelle dal capello unto e dalla vita onesta ma triste scompare misteriosamente, ritornando una manciata di mesi (e una misteriosa botta in testa) più tardi, immemore del tempo in cui è stato assente e trasformatosi in una specie di (involontario) santone di periferia che dispensa verità a gratis e, soprattutto, con la serenità dei giusti e del fottesega addosso. La flemma di Neri Marcorè nei panni del protagonista funzionava, così come avevano senso l'architettura narrativa e gli ostacoli messi di traverso all'ex antennista – la talent scout Rossella Brescia, che quando il santone diventa virale lo vuole coscrivere nel circo della tv commerciale, creando un astuto cortocircuito con il vero successo avuto dal creatore della pagina Federico Palmaroli. A non funzionare era più o meno tutto il resto, e a essere marcia era una radice bella profonda; quella convinta che, per una commedia seriale con questo tipo di formato, sia ancora adatto un linguaggio così datato e a tratti amatoriale, soprattutto se confrontato con quello delle commedie moderne. Non vi direi come andava a finire la prima stagione, ma sappiate che le premesse della seconda sono che Carlotta Natoli, la moglie di Neri Marcorè, diventa la nuova guru di Centocelle. E Neri Marcorè era la cosa migliore di Il Santone. Inoltre, il titolo ufficiale di questa seconda stagione è Il Santone 2 - #lepiùbellefrasidioscio. È tutto vostro onore.
Da (meno) 5 scatolette di pelati a (più) 5 avocado, un voto a settimana per una serie presentata in questa newsletter (in questo numero o in passato).
Sugar (Apple TV+) 🥑🥑
Due avocados scarsi e risicati a Sugar. Che è oggettivamente una serie ben fatta. Ma sembra anche un noir a cui non piace fino in fondo il noir, e se l'è scelto quasi solo per puro calcolo: “Fammi un po' vedere la lista dei generi che ogni tanto tornano di moda; toh, c'è il noir che sta da un po' di tempo sugli scaffali, proviamo a vedere se funziona una serie in cui prendiamo Colin Farrell recentemente candidato agli Oscar e in pieno spolvero psico-fisico, e gli facciamo fare un po' Chinatown, un po' Bogart, un po' Sin City e un po' Hitchcock, ma il tutto senza avere una storia particolarmente interessante da raccontare, magari funziona”. Eh, insomma. Benino, ma non benissimo.
Extra
Qualche notizia dal mondo delle serie. (a cura di Giulia Ciappa)