Fuori le serie! 🛋️ #221 - Quanto sarebbe bello prendere un caffè con il figlio di Klaus Kinski
Settimana di serie grosse, a volte persino enormi: escono Griselda, storia vera di narcotraffico e maternità, Expats con Nicole Kidman che invade Hong Kong e Masters of the Air con il figlio di Spielberg e quello di Klaus Kinski che fanno a gara a chi è più raccomandato (spoiler: vince il primo).
Escono
NETFLIX
Griselda (Usa, 2024) - dal 25/01/2024
Dice, la stessa Sofia Vergara, che questa miniserie e questo ruolo li ha voluti a tutti i costi perché, alla fin della fiera, lei e Griselda Blanco condividono un bel po' di cose. No, amici e amiche malpensanti, questo non significa che potete citofonare a casa di Sofia Vergara e chiederle un etto di cocaina (ho fatto un etto e mezzo, lascio?). Questo significa, piuttosto, che entrambe sono colombiane, entrambe sono dovute emigrare negli Stati Uniti per evitare di farsi prendere a pistolettate – Vergara è sbarcata a Miami dopo il tragico omicidio del fratello Rafael, ammazzato in seguito a un tentativo di rapimento andato storto – ed entrambe si sono fatte da sole fino a diventare, rispettivamente, l'attrice colombiana più celebre al mondo e la narcotrafficante colombiana donna più sanguinaria, famigerata e miliardaria di sempre. Vergara viene notata per caso da un fotografo su una spiaggia di Barranquilla, comincia a fare la modella e dopo svariate apparizioni sulla tv nazionale e una manciata di calendari tutta gnuda si trasferisce, per l'appunto, negli USA, dove si reinventa attrice, sgomma il ruolo di Gloria in Modern Family e diventa una delle interpreti più pagate e apprezzate del piccolo schermo. Griselda Blanco, invece, nasce in povertà a Cartagena, cresce in una famiglia disastrata dall'alcolismo e altre amenità poco piacevoli, si trasferisce da ragazzina a Medellin e dopo essere stata costretta a prostituirsi riesce a diventare, senza l’appoggio di nessuno, un’esperta e spietata imprenditrice creando uno dei cartelli del narcotraffico più redditizi della storia dopo essersi trasferita con i figli a Miami. Madre devota e affettuosa, la sua letale miscela di fascino e ferocia l'ha aiutata a destreggiarsi abilmente tra famiglia e affari, portandola a diventare globalmente nota come la Vedova nera e la Madrina della cocaina. C'è da dire, inoltre (e come se non fosse già abbastanza chiaro), che Sofia Vergara non è mica la prima scema che passa: in qualità di produttrice ha coinvolto nel progetto – rispettivamente come sceneggiatore, sceneggiatore/produttore e regista – Doug Miro, Eric Newman e Andrés Baiz, ovvero la squadra fortissimi che aveva già realizzato Narcos e Narcos: Mexico.
PARAMOUNT+
Sexy Beast - La serie (Gb, 2024) - dal 25/01/2024
Tanto tempo fa – Gesù santissimo, adesso mi venite a dire che il 2000 è tanto tempo fa? Va bene, lo accetto – ma alla fine non poi così troppo tempo fa [non è vero che lo accetto, scherzone], il buon Jonathan Glazer debuttava alla regia con Sexy Beast regalando l'ennesimo ruolo azzeccato a Sir Ben Kingsley nei panni di un gangster fuori dai gangheri. Egli, Jonathan Glazer e non Ben Kingsley, è quel bravo guaglione che in ventitré anni di carriera ha firmato solo quattro film – che in quest'epoca di bulimia artistica dovrebbe essere considerato un forte plus su ogni curriculum – fra cui lo splendido Under the Skin e, in uscita a fine febbraio, il pluricandidato agli Oscar La zona di interesse. Oggi hanno deciso che era il caso di andare a ripescare Sexy Beast – che non definirei un film oscuro, ci mancherebbe, ma nemmeno bagnato da un successo tale da far pretendere a gran voce un bis – per farne una serie sequel ambientata negli anni 90. In Sexy Beast (il film) il criminale inglese ormai in pensione nel suo buen retiro spagnolo Ray Winstone viene richiamato in servizio dalle mattate di Ben Kingsley per un'ultima rapina londinese. In questa serie prequel, quei due protagonisti/antagonisti (Gal Dove e Don Logan) sono ladruncoli londinesi e migliori amici, che si ritrovano catapultati nel sottobosco criminale che conta e cominciano a fare brutto a destra e a manca. Glazer non c'entra una mezza ceppa con questo prequel, e il fenomenale cast del film (oltre a Winstone e Kingsley anche Ian McShane e James Fox) non torna neanche per una breve visitina. Ecco a voi le pinze con cui prendere questa serie.
PRIME VIDEO
Expats (Usa, 2024) - dal 26/01/2024
Non si sa moltissimo di questa serie qui, che purtroppo esce giusto il giorno dopo rispetto a quando la newsletter viene redatta. Si sa che è tratta da un romanzo del 1998 (The Expatriates di Janice Y. K. Lee); si sa che è sceneggiata (con la benedizione e la collaborazione della stessa Lee) e diretta dall'ottima Lulu Wang – The Farewell - Una bugia buona non sarà necessariamente la commedia drammatica che vi cambia la vita, ma diamine se è un buon film; e si sa che è stata prodotta e fortemente voluta da Nicole Kidman, anche interprete (in testa a un cast corale e internazionale) dall'alto di tutta la diafana, plastica e carismatica fissità che è in grado di sprigionare. Dice, la trama ufficiale, che nel complesso, stratificato e vibrante contesto sociale di Hong Kong, la vita di un gruppo sfaccettato di donne straniere provenienti da ogni parte del mondo – trasferitesi per un motivo o per l’altro nell’ex colonia britannica – viene sconvolta improvvisamente da un singolo incontro, apparentemente banale, che in realtà innesca una catena di eventi in grado di alterare la quotidianità di tutte le persone coinvolte, costrette a dover affrontare l’intricato equilibrio tra senso di colpa e responsabilità. Non so davvero cosa aspettarmi – per me Hong Kong è il neo peloso sulla faccia di Lam Suet mentre mangia noodles in brodo seduto a un baracchino prima di perdere la pistola in PTU – ma viste le brave donne coinvolte, una chance gliela darei.
APPLE TV+
Masters of the Air (Usa, 2024) - dal 26/01/2024
Visto il tema battagliero, se pistola alla tempia fossi costretto a scegliere le migliori serie tv di guerra – oltre a MASH, che sta nell'iperuranio delle cose magnifiche, intoccabili e diversamente guerresche – mi verrebbero in mente solo tre titoli davvero imprescindibili: al primo posto Generation Kill, fenomenale reportage narrativo creato da David Simon (quello di The Wire) che dovreste recuperare prima di subito; e subito dietro le speculari Band of Brothers - Fratelli al fronte e The Pacific, che nascono dalla volontà di Steven Spielberg e Tom Hanks (produttori di entrambe) di espandere il quadro narrativo di Salvate il soldato Ryan e raccontare ogni sfaccettatura possibile della Seconda guerra mondiale. Facciamo due conti insieme: i soldati di Band of Brothers stavano a terra, quelli di The Pacific stavano sul mare e se tanto ci dà tanto mancano quelli che stavano per aria. E giustamente, dopo qualche anno di attesa causa pandemia globale, arriva anche il terzo vertice del triangolo combattente, quello che racconta nel dettaglio la terribile esperienza dei giovanotti dell'aviazione alleata durante il secondo conflitto mondiale. Si vociferava della realizzazione di Masters of the Air ormai da dieci anni e più (The Pacific è uscito nel 2010) ed eccoci finalmente qua, a gustarcela in tutta la sua spettacolare filologia giusto in tempo per avere un contorno adeguato e rasserenante alla rilassata atmosfera da Terza guerra mondiale che si respira in questi mesi. Al centro della storia ci sono i bombardieri del 100° squadrone dell'aviazione statunitense, simpaticamente soprannominato dai colleghi “il Centesimo insanguinato” da tanto erano scarse le chance di sopravvivenza se venivi coscritto in quel battaglione. Nel cast troviamo bella gente come Austin “finalmente posso smettere di parlare come Elvis” Butler, Ncuti Gatwa (fra i protagonisti di Sex Education nonché nuovo Doctor Who) e Barry Keoghan senza vasca da bagno; oltre a un paio di nuove leve, Sawyer Spielberg e Nikolai Kinski, che hanno ottenuto una parte esclusivamente in base al loro talento cristallino.
Escono anche
Masters of the Universe: Revolution (Usa, 2024) - dal 25/01/2024 su Netflix: “a ogni rivelazione segue la promessa di una rivoluzione”. Non è Matrix, ma la versione moderna di He-Man pensata per i ragazzini degli anni 80 (ormai ben cresciuti) e creata dal re dei nerd Kevin Smith (quello dei Clerks e tante altre cose), che torna a tre anni dalla prima serie – per l'appunto, Masters of the Universe: Revelation – che faceva ben più del suo porco mestiere nel dare dignità fantasy a una serie animata camp tratta da un pupazzetto. Stavolta succede che il re è morto, viva il re: il babbo di Adam/He-Man schianta e al biondino tocca salire sul trono di Eternia, trovandosi costretto a scegliere tra il potere di diventare un manzo palestrato mezzo nudo che brandisce una spada magica, o quello di rimanere secco secco ma sovrano di tutte le terre emerse. Nel frattempo, Skeletor abbandona le stregonerie in favore della tecnologia, come sempre puntando a conquistare tutte cose con la sola imposizione della malvagità.
Dr. Slump (Corea del Sud, 2024) - dal 27/01/2024 su Netflix: non è la versione in live action di Dr. Slump e Arale, quel demenziale manga di Akira Toriyama in cui regna sovrana una simpatica cacca rosa sorridente, bensì una commedia romantica sulla relazione prima ti amo poi ti odio poi ti amo poi ti odio poi ti amo tra Nam Ha-neul e Yeo Jeong-woo, coppia di medici che ai tempi delle superiori si detestavano poco cordialmente perché costantemente in competizione e adesso che sono dottori disoccupati sono costretti a convivere in un sottotetto. Se per l'eccessivo incanto siete rimasti bloccati a “simpatica cacca rosa sorridente” avete tutta la mia comprensione.
Coco Chanel - Senza segreti (Gb, 2023) - dal 28/01/2024 su NOW: documentario in due puntate su Coco Chanel, oscura stilista francese di cui si sa davvero poco, essendo che la sua biografia e il suo lavoro sono stati sviscerati in Chanel Solitaire, Coco Chanel & Igor Stravinsky, Coco avant Chanel e pure nella miniserie Coco Chanel. Questa docuserie la guarderei solo per vedere se davvero era rimasto fuori qualcosa da tutto il resto – chessò, il meteorismo segreto di Coco Chanel con cui si divertiva a spaventare i suoi sarti e le sue sarte – ma stavolta preferisco risparmiarmi queste tre ore per andare ad accarezzare i canetti al parco.
Da (meno) 5 scatolette di pelati a (più) 5 avocado, un voto a settimana per una serie presentata in questa newsletter (in questo numero o in passato).
Echo (Disney+) 🥑🥑
Dai Echo, pigliateli questi due avocados abbondanti e abbastanza gustosi. Ché sarai anche un'infame miniserie Marvel e dunque, in minima parte, contribuisci a quel buco nero dell'intrattenimento che ormai è diventato l'MCU; ma quantomeno sei riuscita a mantenere una certa indipendenza e un elevato tasso di dignità. No, amici del “non si può più dire niente, fanculo al politicamente corretto”: Echo non è un buon prodotto televisivo solo perché la protagonista – nativa americana senza una gamba e sorda dalla nascita – è un token buonista e dunque non se ne può parlare male altrimenti si fa la figura dei cattivoni. Echo è un buon prodotto televisivo perché ha un inizio, uno svolgimento e una fine, perché (al contrario di quella fetecchia di Secret Invasion) rispetta gli archetipi del genere senza sentirsi superiore, perché non ciurla troppo nel manico e perché Vincent D'Onofrio si diverte come un vigliacco a interpretare un cattivo con un senso dell'onore tutto suo. Echo, insomma, non ha paura di fare legna e di essere concreta, senza menarcela troppo con tante altre meta-sovrastrutture totalmente superflue.
Extra
Qualche notizia dal mondo delle serie. (a cura di Giulia Ciappa)