Fuori le serie! 🛋️ #166- Il mistero dell'assenza di Nic Cage
È la settimana che precede Natale, ma di serie a tema ne abbiamo solo una. Però è norvegese, dunque vale doppio. Per il resto abbiamo remake geolocalizzati di belle serie francesi (Call My Agent!), serie francesi che non sappiamo se sono belle (Quello che non ci siamo detti) e soprattutto un nuovo appuntamento con il franchising dei Templari, ma senza il nostro amato (almeno nella prima stagione).
NETFLIX
Behind Every Star (Corea del Sud, 2022)
dal 13/12/2022
È il remake coreano di quella cornucopia francese – Call My Agent! nel tristo titolo internazionale: in realtà la serie si intitola Dix pour cent, dieci per cento, ovvero la quota (anche onesta a essere sinceri, io chiederei almeno il 20) che si prendono gli agenti nel mondo dello spettacolo – che è stata acquistata un po' in tutto il mondo per farne versioni locali. Quella indiana è già uscita. Quella turca espunta di tematiche omosessuali (sigh) esiste da qualche parte ma forse è meglio non darle troppo corda. Quella inglese c'è già, ma da noi non si riesce a vederla. Quella italiana è in rampa di lancio e attesa per il prossimo anno, insieme alla versione polacca, indonesiana, malese, filippina e mediorientale. Non si vedevano tali atti di isteria di massa dai tempi di Perfetti sconosciuti con le sue versioni cecoslovacche, ungheresi, rumene, norvegesi, islandesi, arabe, libanesi, giapponesi, vietnamite e armene. Nemmeno In Treatment si era data così tanto da fare, perdiana. Oh. A essere del tutto onesti Dix pur cent è una serie che, tecnicamente, fa sbogolare alla grande. Laddove per sbogolare si intende arrecare ingente sollazzo senza conseguenze negative per le sinapsi e le gonadi. Per rovinare del materiale di partenza del genere bisogna essere stronzi con pervicacia e di solito i coreani che fanno la televisione tendono a non essere stronzi con pervicacia. Detto questo, facciamo tutti insieme un atto politico: recuperiamoci la serie originale, facciamo schiantare i remake locali e avvisiamo l'industria che queste faccende qua non ci stanno troppo simpatiche. Hasta la rivoluzione, quasi siempre.
Le regine del glitter (Polonia, 2022)
dal 14/12/2022
1976, riviera polacca di Sopot, posticino di villeggiatura ubicato vicino a Danzica. Qui, come altrove nel paese, lo stipendio medio è l'equivalente di 30 dollari americani al mese, meno di quanto prenda una escort per un singolo incontro in albergo. Ti dicono che, all'epoca, molte donne polacche erano libere sessualmente e sceglievano di fare il mestiere. In realtà, come dimostrato dalla micro lezione di economia di cui sopra, semplicemente le donne erano virtualmente costrette dalla mano invisibile del capitalismo a scegliere di fare lavori sessuali. Specialmente quelle che non rientravano nel piano tutto cristiano cattolico di essere mogli e mamme mantenute, preferendo crearsi un'indipendenza e una personalità. Per loro, nella Polonia marittima di fine anni '70, l'unica possibilità di autonomia e libertà si limitava al paradosso di essere costrette a vendere il proprio corpo. In questa serie dalla fotografia sgranata e dai colori pastello c'è Helena che sembra avere sempre un po' la testa fra le nuvole, ma in realtà è una super scafata che collabora con i servizi di sicurezza per ricattare (tramite il sesso) persone non grate al governo. Poi c'è Pola che è la proprietaria di un salone di bellezza: tartassata dalla burocrazia e dagli aguzzini corrotti dell'ufficio imposte, arrotonda prostituendosi ma senza svendere la propria dignità. E infine c'è Marysia che è la più giovane, inesperta e scapestrata delle tre regine del glitter: il suo tratto di personalità è che taccheggia lingerie sexy. La serie pare interessante. Sembra una di quelle riscritture storiche in cui, improvvisamente, gli anni '70 sono pieni di persone ultra-progressiste che ragionano come se internet esistesse e fosse pronto a giudicarle. Quello che posso dire con certezza, invece, è che la Polonia ormai usa Netflix come la sua personalissima HBO, infilandoci dentro tutte le tette, i culi, le scopate e i serial killer nelle foreste uggiose che non possono permettersi di programmare sui loro canali nazionali, ché altrimenti i reazionari si agitano. Forza Polonia, passerà anche quest'altra parentesi di oscurantismo.
Far From Home (Nigeria, 2022)
dal 16/12/2022
Far From Home è una miniserie nigeriana nata con la sfiga addosso, essendosi scelta un titolo che i motori di ricerca di tutto il web sanno appartenere a quella cosuccia Disney con il ragazzo inglese travestito da aracnide. È un po' come quando a Vin Diesel è scoreggiato il cervello e, nel 2002, ha deciso di farsi inutilmente del male intitolando un film xXx e impedendo qualsivoglia attività correlata su Google. Ma persino con Bing non puoi proprio cercarlo xXx, pena la formattazione immediata del pc. Far From Home la miniserie nigeriana è – così ci dicono gli esperti – impaccata di grandi star nollywoodiane [Spiegare Nollywood è sempre semplice. N(igeria) + (H)ollywood]. Ci sono, in ordine sparso e senza che questo elenco possa avere significato per nessuno di noi gentaglia poco adusa all'industria dell'intrattenimento nigeriana: Richard Mofe-Damijo (RMD), Funke Akindele, Adesua Etomi-Wellington, Bolanle Ninalowo, Bimbo Akintola, Linda Ejiofor, Chioma Akpotha, Femi Branch, Carol King e, ultimo ma non meno importante, Ufuoma Mcdermott. Prima di gridare allo scandalo perché sto celiando sul fatto che non conosciamo alcun nome di gente famosa a Nollywood, provate a chiedere al tabaccaio di Abuja se conosce qualcuno nel cast di 1992 (da un'idea di Stefano Accorsi) e poi ne riparliamo. Non si sa molto sulla trama di Far From Home senza Uomo Ragno. Negli unici due teaser disponibili vediamo un giovane nato e cresciuto in un sobborgo molto povero di Lagos, il quale – il giovane, non il sobborgo molto povero di Lagos – ha l'ambizione di essere ammesso all'esclusiva Wilmer Academy, scuola superiore impaccata di figli di Mazinga che darebbe al ragazzo l'occasione per tirare fuori se stesso e la sua famiglia dalla miseria. Nel frattempo, il nostro – che di nome fa Ishaya Bello e già per questo gli vogliamo del bene – si rimbocca le maniche facendo le pulizie in casa di gente molto ricca e altrettanto antipatica. Ecco: Far From Home senza le ragnatele sembra proprio uno di quei teen drama con bellissimi attori trentenni che interpretano degli adolescenti, in cui è tutto un poveri vs ricchi e dove ci sono un sacco di baci tumidi e scomodi fra persone di classi sociali diverse. Praticamente The O.C., solo con gente che recita in maniera un attimo più espressiva.
Julestorm - La tempesta di Natale (Norvegia, 2022)
dal 16/12/2022
Avete caricato il canne mozze con la giusta quantità di spirito del Natale? Siete pronti a parabole catartiche, risoluzioni emotive e buoni sentimenti ben calibrati che vi lasceranno con il groppo in gola e tanta felicità per quel personaggio che, seppur con un po' di amarezza, è riuscito a intuire per un breve istante il senso della vita? Vi piace l'idea di Love Actually però ambientato nell'aeroporto di Oslo alla vigilia del santo Natale con tutti i voli bloccati da una tempesta di neve? Siete fomentati quanto me all'idea che questa serie abbia un successo stratosferico qua da noi, costringendo Mamma Giorgia a convocare una stupidissima interrogazione parlamentare a Santo Stefano per discutere del Babbo Natale nero che è fra i protagonisti del cast corale di Julestorm? Io non vedo l'ora. Per il resto questa miniserie qua mi pare la cosa natalizia meno fessa fra le centinaia di titoli a tema che, come ogni anno, stanno spuntando con l'appropinquarsi delle festività. Meglio una storia collettiva a incastro ambientata in un aeroporto e in cui persone agli antipodi del posizionamento sociale o culturale si scontrano e si arricchiscono, piuttosto che il solito film in cui il tizio che fa le candele artigianali torna nel paesino in cui è nato per aprire il testamento del prozio finendo con l'innamorarsi ricambiato della bellissima autoctona che gestisce il vivaio di alberi di Natale di famiglia («Abeti MacCallister: Odiamo i vostri gatti da sette generazioni!»).
The Recruit (Usa, 2022)
dal 16/12/2022
Da quello che mi pare di capire, l'unico vero selling point di questa serie di agenti della CIA buffi ma non troppo è la presenza, come protagonista assoluto, di Noah Centineo. Noah Centineo oggi è un gran manzo di ragazzo, che è sempre un ottimo plus, ma è soprattutto titolare di una di quelle carriere che titillano selvaggiamente la fantasia del pubblico americano: da adorabile attore bambino/ragazzino cresciuto sugli schermi di Disney Channel (Austin & Ally, A tutto ritmo, Come creare il ragazzo perfetto), ad adorabile attore giovaneuomo protagonista di commedie Netflix oneste ma non particolarmente memorabili (Tutte le volte che ho scritto ti amo, Sierra Burgess è una sfigata, The Perfect Date) che, con la sua faccia da bravo ragazzo e il suo fare goffo ma non troppo, solletica dolcemente il perineo di mamme, figlie, nonne e persino qualche papà. Che tenero questo Noah. Al quale, visto il cognome, qualora la carriera da rubacuori dovesse deragliare, consiglierei di passare all'horror riprendendo in mano la saga di The Human Centipede: The Human Centineo, in cui i vertici di Disney Channel sono degli scienziati pazzi tipo Mengele e fanno esperimenti genetici sui bambini per creare l'attore perfetto. Tornando a noi: in questa serie Noah Centineo è un avvocato neo-laureato e neo-assunto dalla CIA, dove viene messo a scartabellare tutte quelle lettere che la gente mitomane spedisce all'agenzia scrivendo di essere in possesso di segreti di stato. Noah deve leggerle, valutarle, eventualmente conferire con il mittente e capire se le minacce riportate siano credibili o meno. Ovviamente al primo colpo si imbatte in quella giusta, un'ex informatrice CIA tutta tatuata e tutta in carcere che cerca di migliorare le condizioni del proprio soggiorno facendo leva sulle informazioni riservate di cui è in possesso. Seguono matte coincidenze e grandi sarabande per salvare il mondo da certa gente brutta e cattiva.
DISNEY+
Il mistero dei templari - La serie (Usa, 2022)
dal 14/12/2022
L'ho fatto per voi. Ho visto le due puntate di Il mistero dei templari già pubblicate da Disney+ – le restanti due verranno distribuite a cadenza settimanale. L'ho fatto per davvero. Ho osato. Ho messo mano a un titolo che faceva della presenza di Nicolas Cage il suo unico motivo di interesse, ma che adesso è stato ricicciato in forma adolescenzial-seriale e senza la presenza di Sua Molestia Nic Cage. Fondamentalmente la cosa più vicina a una bestemmia audiovisiva che possiate immaginare. La premessa della faccenda è che, tanto tempo fa, una rete sotterranea di donne indigene mesoamericane ha nascosto il leggendario tesoro di Montezuma dalla furia dei maledetti conquistadores, celando gli indizi per trovarlo in tre scrigni: uno per gli Inca, uno per i Maya e uno per gli Aztechi. Facciamo che lasciamo perdere la verosimiglianza storica perché questi sono americani e agiscono seguendo solo la Rule of Cool: se è fico e funziona per la mia storia, lo uso. Fottesega se non è vero o neanche verosimile. Tornando alle premesse: succede che al giorno d'oggi ci siano gruppi di loschi cacciatori di tesori sulle tracce degli scrigni cui si accennava. Rafael Rios è un avventuriero – nonché uno degli eredi dei protettori del tesoro di Montezuma – che si frappone tra Salazar, capo del più potente fra i gruppi di loschi cacciatori di cui sopra, e uno degli scrigni. Viene scoperto, inseguito e neutralizzato, lasciando sole la moglie e la figlioletta Jess, che cresce e diventa la nuova Nicolas Cage di turno ma senza i problemi con il fisco e senza le espressioni tutte matte. Questa versione (apertamente) adolescenziale della saga cinematografica – due film più un terzo in preparazione, dato per sicuro ormai da qualche anno – funziona per quanto riguarda personaggi, situazioni e ritmo narrativo, lo ammetto. Solo che le scene d'azione sono girate molto ma molto peggio, nonostante la regia di Mira Nair. Aspetta. MACCOSA? Mira Nair? La regista di Salaam Bombay!, Mississippi Masala, Monsoon Wedding e La fiera della vanità? Ah ecco, allora sarà per quello che le scene d'azione paiono così macchinose. Però c'è Harvey Keitel che fa una puntatina svogliata nel ruolo del Gran Maestro massone che instrada Jess sul suo destino di protettrice del tesoro. E c'è Catherine Zeta-Jones con il caschetto biondo e l'accento british finalmente sguinzagliato che fa la cattiva cattivissima di turno. Di ciccia per divertirsi a cervello spento sembra essercene abbastanza.
The Patient (Usa, 2022)
dal 14/12/2022
Ehi ehi ehi. A questo piccolo gioiello di miniserie ci eravamo arrivati già ad agosto. Ma è anche vero che stavolta si giocava sul facile. I due creatori di quella serie eccellente e un po' sottovalutata dal grande pubblico che è stata The Americans (Joel Fields e Joe Weisberg) firmano un thriller parlato con protagonisti Steve Carell nei panni di uno psicologo in crisi famigliare e Domhnall Gleeson in quelli di un serial killer che vorrebbe tentarle tutte pur di trovare un modo per imparare a controllare i propri istinti omicidi, dunque sequestra il suo terapeuta Steve Carell e lo imprigiona per averlo sempre a portata di mano. A una serie con queste premesse non puoi che dire: sì, lo voglio, uniamoci nel sacro vincolo del matrimonio interspecie e facciamo tanti bellissimi bambini. The Patient lo riuscite a vedere serenamente nel giro di un paio di serate ed è pure quel tipo di prodotto che poi, una volta finito, potreste anche farci su il dibattito tipo quelli post-cineforum. Ma volendo anche no, e ve lo gustate per i fatti vostri pensando a tutte le volte che vi siete sentiti impotenti e credevate di non avere i mezzi per ritrovare il bandolo della matassa. Insomma, The Patient è proprio una serie che non le puoi dire niente di male. Puoi non essere d'accordo, ma non puoi dirle niente di male.
LIONSGATE+
Quello che non ci siamo detti (Francia, 2022)
dal 15/12/2022
Marc Levy è quell'uomo rinascimentale – romanziere, architetto, attore, attivista per Amnesty International, francese – che ha regalato al mondo un film di cui nessuno sentiva il bisogno (Se solo fosse vero, tratto dal suo libro d'esordio) e adesso, diciassette anni più tardi, si ripresenta come la più classica delle caponate ostiche con l'adattamento, stavolta seriale e solo in minima parte hollywoodiano, dell'eponimo romanzo pubblicato nel 2008, fedele al suo stile che fa del sentimentalismo e del realismo magico le caratteristiche principali di una narrazione romantica che non teme la devitalizzazione di quei denti maggiormente colpiti dallo tsunami di melassa. Qui la storia è quella di Julia, che sta per sposarsi con il ricco Ben ed è giustamente in preda a quell'ansia gioiosa che gli uomini proprio non riescono a decifrare. A tre giorni dal matrimonio, però, la donna viene investita da una notizia di quelle toste: il padre Michel è morto e, nonostante i rapporti con la figlia si fossero irrimediabilmente freddati a causa di un pessimo sgarro perpetrato dall'uomo vent'anni prima, Julia accusa il colpo, mette in pausa le nozze e si concentra sul lutto e sul funerale. Solo che Michel ha in serbo un'ultima turbo-sorpresa per la figlia: ha fatto costruire un androide a sua immagine e somiglianza, dentro il quale ha caricato la propria coscienza e i propri ricordi. A che pro, si starà chiedendo il lettore sgamato? Per espiare i peccati e mettere a posto i torti che, per orgoglio, non è riuscito a raddrizzare in vita, risponderà il redattore. L'androide Michel convince la figlia a tornare in Europa e andare a cercare Alex, il primo grande amore della ragazza. Lo stesso che, all'epoca, Julie fu costretta ad abbandonare per volontà del padre. In tutto questo: povero Ben. Ma anche no. Vive a New York ed è ricco, saprà consolarsi.
SERIALLY
12 Deadly Days (Usa, 2016)
dal 12/12/2022
Ahem. Sono lievemente in difficoltà. Nel senso che questo è un progetto di cui aveva senso parlare all'uscita, nel 2016, perché aveva alcune caratteristiche topiche piuttosto interessanti. Innanzitutto è stata una delle poche serie originali pensate per e distribuite su quello che ai tempi si chiamava YouTube Red (oggi ribattezzato Premium), ovvero la versione a pagamento di quel portale lì di video con i gattini che tutti conosciamo. Il titolo più celebre trasmesso su Red, per farvi un esempio, è Cobra Kai, che dopo aver raccolto tutti i nostalgici con le sue prime due stagioni si è poi trasferita su Netflix facendo ciao ciao con la manina a YouTube, addio e grazie per tutto il pesce. Secondo poi, 12 Deadly Days era una antologia horror (in versione commedia) che sfruttava i corpi e le fazze di una serie di personalità dell'internet che oggi non ha alcun senso elencare perché le personalità dell'internet hanno, come caratteristica intrinseca, quella di essere rilevanti per lo spazio di un semestre fiscale. Poi tornano nei ranghi e se va bene passano i successivi venticinque anni a firmare autografi a pagamento nei centri commerciali di provincia. Buon per loro. Comunque resta il fatto che questa antologia arriva a surfare sull'onda dello streaming italiano decisamente fuori tempo massimo, ma rimane pur sempre un'onesta collezione di mediometraggi dell'orrore che non si prendono troppo sul serio. Il filo rosso che li unisce è che sono tutti ambientati nella città di Saturn, California, posto dimenticato da dio ma non dalla terribile maledizione che fa succedere cose turpi (ma anche buffe) nei dodici giorni che precedono l'avvento del Natale.
Da (meno) 5 scatolette di pelati a (più) 5 avocado, un voto a settimana per una serie presentata in questa newsletter (in questo numero o in passato).
The Patient (Disney+) 🥑🥑🥑🥑
Bisogna proprio darglieli, a The Patient, questi quattro avocado turgidi di grassi buoni come l'omega-3 e di tutto il beta-carotene di cui avete bisogno. Perché The Patient è proprio una di quelle miniserie che fanno bene alle cervella, alla viscere e anche un po' al cuore, nonostante non sia propriamente una passeggiata di salute. Carell e Gleeson sono eccellenti e mai sopra le righe (ma nemmeno troppo sotto), Fields e Weisberg vergano con sicumera una di quelle sceneggiature semplici ma per niente banali, forse esagerando appena appena con un'allegoria che è al contempo sia ardita, sia trita. Forse non arriva a essere la migliore miniserie dell'anno, ma è quasi sicuramente uno degli oggetti televisivi più preziosi della stagione.
Extra
Qualche notizia dal mondo delle serie. (a cura di Giulia Ciappa)
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