Fuori le serie! 🛋️ #162- Era meglio il Titanic
È la settimana in cui debutta 1899, la nuova serie dei due autori di Dark. Questa era la buona notizia. La notizia neutrale è che hanno fatto una serie italiana sul mondo dei procuratori del calcio, si chiama Il grande gioco ed è quantomeno una cosa nuova. La brutta notizia è che la sesta stagione di Elite non sarà l'ultima.
Serie che iniziano
NETFLIX
1899 (Usa/Germania, 2022)
dal 17/11/2022
Io non so mica dirvi per davvero di cosa parli questa serie qui. Anche perché 1899 è la nuova fatica enigmistico-esoterica di Baran bo Odar e Jantje Friese, la coppia stregone-fattucchiera svizzero-tedesca che ci aveva già fatto girare come le trottole con la bella Dark. Riesco giusto a dirvi che questa serie è ambientata su due navi dai nomi allegorici anzichenò. Una che funziona, la Kerberos. E una che da quattro mesi è dispersa nell'Atlantico senza dare segni di vita, la Prometheus. Cerbero è il cane da guardia di Ade. Prometeo è il titano che ha rubato il fuoco agli dei per donarlo agli umani. L'altra cosa che posso segnalarvi è che sulla Kerberos viaggiano molti personaggi. Un prete spagnolo nevrastenico e pusillanime in compagnia del fratello minore arrogante, gay e ingrifato. Una ragazza cinese travestita da geisha giapponese accompagnata dall'austera serva. Una coppia di novelli sposi francesi che sono convolati a giuste nozze per interesse e adesso che sono in luna di miele se ne stanno già pentendo. Una neurochirurga inglese solitaria e reduce da un trauma violento che dubita della propria salute mentale. Un bel capitano tedesco tenebroso e alcolizzato. Una terza classe ricolma di danesi invasati che trattano con riverenza questa ragazza, incinta del «figlio di Dio». Un ragazzo di colore che vaga a piedi nudi per la nave. Tutti che scappano da e nascondono qualcosa. Un uomo misterioso che sale a bordo della nave dal mare per lasciare uno scarabeo dentro una stanza, maccosa? Un bambino trovato illeso e rinchiuso in una cassapanca, unico sopravvissuto della Prometheus: porta con sé una miniatura della misteriosa piramide che la neurochirurga vede nelle sue visioni, i Jefferson Airplane in sottofondo che cantano di Alice che si cala le paste, MACCOSA? E via, di nuovo dentro al buco nero svizzero-tedesco.
Pepsi, dov'è il mio jet? (Usa, 2022)
dal 17/11/2022
La storia più americana che possiate immaginarvi, del tutto vera, servita su un piatto d'argento in quattro puntate. Così americana che il titolo mi ricorda la maglietta più americana che abbia mai visto, con sopra il Gesù più americano possibile che con addosso una faccetta furba da americano e facendo la pistola con le dita (nettamente americane) chiede: Papi, dov'è la mia Porsche? Questa è la storia dell'allora giovane John Leonard, che all'epoca aveva 21 anni. L'epoca era il 1996, quando Pepsi lanciava in patria una campagna pubblicitaria incentrata su una raccolta premi in cambio dei bollini collezionabili che si trovavano sui prodotti: 60 bollini per un cappellino, 75 per una maglietta, 400 per una giacchetta di jeans, 3000 per una bicicletta, cose così. La pubblicità di lancio della campagna si concludeva con un scherzo: con 7 milioni di bollini – equivalenti a 16,8 milioni di lattine di Pepsi – c'è il premio finale, un jet militare Harrier.
Una simpatica burla da pubblicitari, un'iperbole tipo quella dei signori che contro il logorio della vita moderna si siedono a bere un amaro in mezzo alla tangenziale. Tutto in regola. Non fosse che il giovane John Leonard vede la pubblicità e pensa: ma guarda un po', io ho proprio sempre sognato di possedere un caccia militare da tenere in giardino; adesso mi invento un modo per recuperare 7 milioni di bollini. Leonard trova facilmente una clausola che recita: per richiedere i premi dovete inviare un minimo di 15 bollini e i restanti, quelli che vi mancano per arrivare al premio desiderato, vi costeranno dieci centesimi ognuno. Il simpatico ragazzotto americano trova dei finanziatori, spedisce a Pepsi un assegno da 700mila dollari (più 15 bollini) e si mette in veranda ad aspettare la consegna per dirigere le operazioni di parcheggio del jet. Pepsi gli fa le pernacchie. Lui porta in tribunale Pepsi. Il giudice gli fa una carezza tenera e lo manda a quel paese.
Somebody (Corea del Sud, 2022)
dal 18/11/2022
Oltre a essere il titolo della serie, Somebody è anche il nome di un'applicazione che sta dentro la serie. Pazzesco cosa si inventano questi coreani. Somebody è un'app pensata per mettere in contatto le persone ed è stata sviluppata dalla talentuosa programmatrice Sum. La quale – paradossalmente ma direi anche ironicamente, pazzi pazzi coreani – è davvero scarsa a rapportarsi con le persone. Non è che sia scarsa, poverina, è che le viene faticoso; e si sa che la gente non è che ti venga particolarmente incontro, specialmente nelle serie tv. Comunque Sum non è neanche così disperata come vorrebbero dipingervela, tanto che due cari amici è riuscita a trovarseli e anche a tenerseli: Mok-Won e il detective della polizia Ki-Eun. La serie si impenna quando si viene a sapere che c'è stato un omicidio collegato in qualche modo a Somebody. Contemporaneamente, l'affascinante e brillante architetto progettista Yoon-O si palesa nella vita di Sum e la colpisce con il suo charme e il sintomatico mistero. Mmh. Sospettoso. Chissà cosa nasconde il manzo apparso all'improvviso. Nel frattempo, Ki-Eun indaga sull'omicidio via Somebody con l'aiuto di Mok-Won.
Reign Supreme (Francia, 2022)
dal 18/11/2022
È il 1983. Il francese Daniel, mentre è in California, ha una rivelazione mistica e torna a Parigi a distribuire un brano del nuovo vangelo (e anche svariate tavolette di LSD). Daniel, di professione bassista, ha scoperto l'hip-hop e i DJ. Per lui la musica è cambiata. Non esiste più Daniel, benvenuto Dee Nasty. Tutto molto bello, affascinante e romantico. Grazie Daniel, e bravo. Però al ragazzo, di ritorno nella periferia parigina di La Chapelle, rimangono comunque alcune gatte più triviali da pelare. Tipo guadagnarsi da vivere. Mentre ci pensa, passa il tempo destreggiandosi tra radio indipendenti, amici in difficoltà e un potenziale amore. Nel frattempo – un po' più scentrati a Nord, dalle parti di Saint Denis, ma altrettanto balordi – conosciamo anche Bruno Lopes e Didier Morville, due giovinastri che hanno stretto da poco amicizia. Il primo ha rinunciato, per disinteresse, a una potenziale carriera da calciatore professionista causando gran disdoro nei genitori, mentre il secondo ha solo bisogno di una scusa per stare il più lontano possibile dal padre manesco. I due legano grazie alla passione comune per la danza hip-hop, da poco apparsa per la prima volte sulla televisione francese. Ci metteranno un po' più tempo rispetto a Dee Nasty, ma le loro nuove identità post-epifania non tarderanno a presentarsi: nel 1989 nascono Kool Sheen e Joeystarr, collettivamente conosciuti come il gruppo rap NTM. E questa è un po' la storia in breve di come è nata la scena hip-hop parigina. Per la versione lunga sintonizzarsi su Reign Supreme.
DISNEY+
Nuovo Santa Clause cercasi (Usa, 2022)
dal 16/11/2022
È pur vero che, almeno in alcune parti d'Italia, le festività natalizie sono gioiosamente sinonimo di carrello dei bolliti. A quale onnivoro non piace un bel carrello dei bolliti? Probabilmente a Tim Allen non piace il carrello dei bolliti, più che altro perché il cannibalismo è proibito praticamente dappertutto. Sì, è una battuta contorta sul fatto che Tim Allen è talmente un bollito che se mangiasse dal carrello dei bolliti verrebbe accusato di essere un cannibale. Non me ne pento. Tim Allen non mi è mai piaciuto e ormai sono quindici anni che va in giro a fare il vecchio arnese blaterando cose come «Eeeh ma non si può più dire niente», «Eeeh ma vi offendete per così poco», «Eeeh ma ai miei tempi». Ai tuoi tempi un cacchio. Ai tuoi tempi ti facevi beccare in aeroporto con sette etti di cocaina (storia vera), altro che tutte 'ste menate sul politicamente corretto. Torniamo a questo Santa Clause, che nella versione italiana mantiene inspiegabilmente quell'erronea “e” finale in più, che in inglese ha senso perché è un gioco di parole fra la grafia corretta di Santa Claus e la parola “clause”, “clausola”. Il quid di questa saga, inaugurata nel 1994 e composta da tre film (e ora anche una miniserie), è che Tim Allen interpreta un venditore di giocattoli babbo (in tutti i sensi) divorziato che sotto Natale causa involontariamente la morte del Babbo con la maiuscola e, secondo le clausole vigenti al Polo Nord, deve prenderne il posto vita natural durante. In questa serie sequel, Tim Allen sta per compiere 65 anni e si rende conto di non essere più abbastanza in gamba per fare il Babbo. Oltretutto e soprattutto, Tim Allen ha una famiglia con cui vorrebbe passare più tempo. Poffarbacco. Bisogna trovare un degno sostituto prima che sia troppo tardi.
NOW
Il grande gioco (Italia, 2022)
dal 18/11/2022
È una serie sul torbido mondo dei procuratori di calcio italiano, e porcamiseria non hanno voluto adattare il personaggio di Micio di Mai dire gol. Vabbè, è andata così. Gli appassionati di pallone si accontenteranno del pescecanide Corso Manni, un Francesco Montanari che non era così tenebroso e strafottente dai tempi del Libanese di Romanzo criminale. Qui veste i panni di un procuratore che fino a dieci anni prima era considerato il meglio del meglio nel suo ambito, un giovane squalo in procinto di mangiarsi l'intero acquario se solo non fosse finito in disgrazia, travolto da infamanti accuse su un presunto legame con il mondo delle scommesse clandestine. Dopo anni di purgatorio, Corso intravede un occasione per tornare in pista: offre i propri servigi e le proprie conoscenze al giovane procuratore Marco Assari, aiutandolo ad aggiudicarsi alcuni dei calciatori più promettenti sulla piazza. A mettergli i bastoni fra le ruote ci pensano Dino (Giancarlo Giannini) ed Elena De Gregorio (Elena Radonicich), padre e figlie e rispettivamente ex titolare ed ex moglie di Corso. Ora. L'idea è particolarmente azzeccata, secondo me, e annusa con grande scaltrezza il bisogno di un certo numero di appassionati di calcio, assatanati di storie di finzione come questa,che vanno a scavare il dietro le quinte del business sportivo. Il problema non sono tanto le atmosfere e gli snodi di trama fin qui rivelati, che sanno tanto da soap opera. Il problema, secondo me, è che Il grande gioco lo hanno scritto in quattro (Tommaso Capolicchio, Giacomo Durzi, Filippo Kalomenidis, Marcello Olivieri) a partire da un idea di altri due (Alessandro Roja con la collaborazione di Riccardo Grandi). Mi sembrano tanti. E il rischio di confusione è elevato.
Serie che finiscono (una. L'altra mammagari fosse vero)
NETFLIX
Amiche per la morte - Dead to Me (Usa, 2019) - terza stagione dal 17/11/2022
Jen (Christina Applegate) è un agente immobiliare il cui marito Ted – essere umano tutt'altro che specchiato, ma questi sono dettagli che emergeranno strada facendo – è stato ucciso da un pirata della strada ancora non identificato dalle forze dell'ordine. La donna reagisce al lutto con rabbia e risentimento – e non accorgendosi del figlio adolescente che invece incanala la tristezza spacciando medicinali e portandosi una pistola rubata a scuola – cercando conforto in un gruppo di supporto. Qui conosce e fa amicizia con Judy (Linda Cardellini), che vive il lutto con una positività agli antipodi rispetto all'incazzatura di Jen e che dice di essersi unita al gruppo per superare la scomparsa del fidanzato Steve, morto di infarto. Tutto falso: Judy cerca supporto perché la storia con il suo ex Steve è andata a rotoli, e ci è andata proprio perché è stata la Mustang della coppia a investire Ted e a rendere vedova Jen. Niente paura, nessuno spoiler: in Dead to Me queste premesse vengono presentate nei primi episodi, e nel prosieguo c'è spazio per altri colpi di scena, compreso il cliffhanger da unghie dei piedi rosicchiate per l'attesa con cui si conclude la prima stagione. E prima che lo chiediate, il motivo di tanto ritardo per questa terza stagione non è da imputare alla povera seconda, che invece faceva il suo mestiere ottimamente; è che c'è stata una pandemia di mezzo, orsù. Portate pazienza.
Elite (Spagna, 2018) - sesta stagione dal 18/11/2022
Anche in Spagna, come in qualsiasi altro posto che si rispetti, non è che gli adolescenti si divertano più di tanto. O sei povero in canna, con familiari carcerati e/o spacciatori, e oltretutto la scuola (per poveri) che frequenti ti casca in testa a causa dell'incuria di un palazzinaro corrotto. O sei molto ricco e frequenti il liceo più esclusivo del paese (Las Encinas) ma ti tocca condividere l'aria con tre dei poverinos sfollati a cui sono state garantite altrettante borse di studio dal palazzinaro di cui sopra, che in qualche modo doveva pur lavarsi la coscienza. Il risultato è un teen drama selvaggiamente fuori dai gangheri e sopra le righe, un viaggio folle e irreale in un universo parallelo dell'intrattenimento in cui la grammatica della soap opera regna sovrana su ogni altro genere e tutto è permesso. Per dire: la quarta stagione, dopo la terza passata a fare Le regole del delitto perfetto solo che erano tutti minorenni, se la giocava con l'arrivo di un nuovo preside che deve riassestare le fondamenta di Las Encinas. Con grande verosimiglianza, il nuovo preside si portava appresso i suoi tre figli Ari, Mencía e Patrick che, guarda caso, erano tutti in età da liceo e di conseguenza arrivavano a scompigliare le carte ai veterani della serie. Comodo. La quinta, invece, si apriva con una ragazza francese che accusava pubblicamente di stupro uno dei protagonisti. Ma non urlando in mensa. Tipo proprio preparandosi un video ad hoc e mandandolo in onda sul megaschermo di un locale notturno. Alé.
Da (meno) 5 scatolette di pelati a (più) 5 avocado, un voto a settimana per una serie presentata in questa newsletter (in questo numero o in passato).
Mythic Quest (Apple TV+) 🥑🥑🥑
Tre avocado con gli occhialini da nerd per Mythic Quest, gradevolissima sitcom rinforzata di Apple TV+ che racconta il dietro le quinte di uno studio che programma videogiochi; e lo fa con sullo sfondo F. Murray Abraham nei panni di uno scrittore di fantascienza scemo alcolizzato e Danny Pudi in quelli del cattivo sadico. Gli autori sono gli stessi di C’è sempre il sole a Philadelphia – val la pena di ricordarlo: la migliore sitcom che non recupererete mai perché 15 stagioni sono davvero un sacco – le tematiche sono topiche e trattate con grande sapienza e il senso dell'umorismo da adulti mal cresciuti e narcisisti è sempre lì e fa sempre molto sogghignare.
Extra
Qualche notizia dal mondo delle serie. (a cura di Giulia Ciappa)
Il pilota VPN: SAS: Rogue Heroes
Attento Chris!
Cercasi serie
Altri supereroi
Niente Trump