Fuori le serie! 🛋️ #155 - Non puoi più trattare i tuoi amanti come fossero bignè
È Imperatrice e non Contessa, ma bisognava comunque dire qualcosa di strambo sull'ennesimo ritorno televisivo di Elisabetta di Baviera, in arte Sissi, evento principale – insieme a This England con Kenneth Branagh nei panni di Boris Johnson – di questa settimana di serie in cui gli americani hanno deciso di prendersi una pausa di riflessione.
Primeggiano
NETFLIX
L'imperatrice (Germania, 2022)
dal 29/09/2022
Ehi questa è la maxi-storia di Elisabetta di Baviera, imperatrice d'Austria, regina apostolica d'Ungheria, regina di Boemia e di Croazia, consorte di Francesco Giuseppe d'Austria, meglio nota come Sissi e/o la persona di sangue reale più amata e abusata nella storia dell'audiovisivo. A parte il ciclo di tre film anni '50 realizzati da Ernst Marischka – che lanceranno nella corretta stratosfera la carriera di Romy Schneider –, la versione tangente di Luchino Visconti in Ludwig del 1972 (dove il personaggio è sempre incarnato da Schneider) e la sultanesca fiction tv italiana del 2009 diretta da Xaver Schwarzenberger e interpretata da Cristiana Capotondi, l'imperatrice gentile e poetessa fissata con la bellezza è stata protagonista o co-protagonista di altri 40 e più titoli (almeno) fra cinema e televisione. Un'enormità. Cos'altro pensate ci sia da dire sull'argomento, gentili showrunner tedesche Katharina Eyssen e Lena Stahl che avete promosso e realizzato questa miniserie? Io stavolta non ci casco né per curiosità (“Ho-ho, chissà se questa simpatica produzione tedesca ha trovato qualcosa di nuovo da dire che non sia già stato sviscerato una dozzina di volte e in tutte le salse”), né per folle completismo (“Mi mancano Das Schweigen am Starnbergersee del 1920 e questa, poi ho finito l'album delle figurine dei film e delle serie sulla principessa Sissi). Anche perché dice che L'imperatrice si concentri soprattutto sull'arrivo di Elisabetta (appena diciassettenne) a Vienna come promessa sposa dell'amato (ricambiata) Francesco Giuseppe, e sui machiavellici meccanismi di corte fra cui la giovane reggente dovrà imparare a navigare per sperare di sopravvivere alla giungla passivo aggressiva in cui sguazzano i nobili annoiati. Solo a scriverlo mi è venuto un accenno di orchite. Oh, poi magari la miniserie è BELLISSIMA. Però che palle, dai.
DISNEY+
The Old Man (Usa, 2022)
dal 28/09/2022
Era già successo con Harry Palmer - Il caso Ipcress, ri-succederà entro breve con l'ottima The Bear, e nel frattempo, in questo preciso momento, sta succedendo anche con The Old Man. È successo che ci abbiamo azzeccato, intendo, scommettendo su queste serie e presentandovele quando erano ancora inedite e senza distribuzione in Italia. È siccome è un mondo scarno di soddisfazioni, vita intensa e felicità a momenti, quando succede qualcosa di buono lasciatecelo, per favore, un breve momento di Oooh. Oooh. Fatto, adesso si torna al lavoro. Su The Old Man c'è scritto tutto più sopra, ma qui lasciamo un teaser. C'è Jeff Bridges che fa Dan Chase, ex super agente della CIA che ormai da trent'anni vive nell'anonimato. Oltre al fatto che gli piacciono più i cani delle persone, ci sono buoni motivi per aver convinto Dan a vivere nascosto in piena vista: anni prima, in un villaggio remoto dell'Afghanistan ai tempi del conflitto contro i sovietici, sono successe storie strane che gli hanno messo contro sia il governo Usa, sia un potente e crudele signore della guerra con cui aveva stretto una sudata amicizia virile. Dopo 30 anni, i due vecchi amici di Dan – che al momento sono suoi nemici, ma che sarebbero a loro volta anche nemici fra loro, solo che visto l'obiettivo comune immagino adesso siano amici. Che complicate le relazioni fra uomini adulti – si accordano per scovare, una volta per tutte, il vecchiuomo del titolo. Seguono brutte situazioni in cui il 70enne Bridges tende a cavarsela per il rotto della cuffia grazie all'esperienza e all'istinto di sopravvivenza. Riuscirà Chase a chiudere i conti con il signore della guerra e con John Litgow vice-direttore del FBI che gli sta alle calcagna? Chissà. Basta che i suoi due canetti bravissimi siano felicioni e ben nutriti.
PRIMEVIDEO
Jungle (Gb, 2022)
dal 30/09/2022
È il momento per essere un po' giovani e un po' rappusi. Ma non rappusi tipo J-Ax degli Articolo 31 che fa i concerti in Arena con Fedez il quale a sua volta nei giorni pari gira rigorosamente con la Tesla in zona Bosco Verticale e nei giorni dispari prende l'elicottero per andare a fare aperitivo sul ghiacciaio. No no. Qua si parla di rappusi duri & puri e ancora belli punk, di quelli che si magnano l'asfalto per colazione e ivi (sul suddetto asfalto) alla bisogna grattugiano le facce dei nemici che hanno causato loro disdoro. Gente di strada – e che strada: la periferia di Londra – con l'incazzatura addosso, il flow nel sangue (insieme a svariate altre sostanze psicotrope) e nessuna intenzione di fare dichiarazioni di matrimonio pubbliche sul palco di un anfiteatro romano vecchio di 2050 anni. Dice il comunicato stampa, compilato con l'aiuto dei due showrunner (Chas Appeti e Junior Okoli, noti collettivamente come i NOTHING LOST): «Jungle segue le vite interconnesse di diversi sconosciuti, viste attraverso l'occhio della scena rap e drill britannica, offrendo una prospettiva su un mondo spesso invisibile. Spesso frainteso, è un mondo in cui una legge governa su tutto: solo il più forte sopravvive. Mentre le realtà di questi sconosciuti iniziano a svelarsi e a incastrarsi fra di loro, i protagonisti si rendono conto che ogni azione, non importa quanto piccola, ha una conseguenza. Ritraendo la città attraverso immagini accattivanti, e descrivendo in dettaglio i numerosi pericoli della vita quotidiana nel centro di Londra, Jungle cerca di trasmettere un messaggio sul vero valore della vita». Roba tosta. E per la cronaca, il drill è quel sottogenere di trap molto più arrabbiato e incattivito del progenitore, nato fra i rappusi del South Side di Chicago (altro posto che, signora mia, a sentire le storie non glielo raccomando proprio per farci la spesa al mercato) e sparsosi in tutti i posti del mondo dove c'è bisogno di fomento per sfogare certe condizioni. Altra postilla per la cronaca: in Jungle appariranno (musicalmente o come protagonisti di piccoli ruoli) praticamente i tre quarti della scena (t)rap londinese. Vai con un lungo elenco di nomi che diranno qualcosa solo ai regaz che hanno fatto i compiti a casa: M24, J Fado, K Koke, Jaykae, IAMDDB, AMARIA BB, Tinie Tempah, Big Narstie, Unknown T, Jordan McCann, Double Lz, Rimzee e Bandokay.
NOW
This England (Gb, 2022)
dal 30/09/2022
Dice, ma siete sicuri? Sicuri sicuri? Non è un po' troppo presto per fare una miniserie tratta dalla vita vera con Kenneth Branagh vestito da Boris Johnson che affronta lo scoppio della pandemia? Oppure sono io che ho i tempi sfasati, e mi sembra che il COVID-19 sia una roba successa la settimana scorsa e gli ultimi tre anni se ne sono svaniti nell'aere così, come una flatulenza in un campo di pannocchie? Penso di essere io. Ché alla fine Boris Johnson è stato eletto primo ministro nell'estate del 2019, e questa miniserie in sei puntate – scritta e diretta da un grande nome come Michael Winterbottom (Benvenuti a Sarajevo, Wonderland, Cose di questo mondo) che però, a essere sinceri, non ne azzecca mezza dai tempi di The Road to Guantanamo (2006) – si concentra specialmente sui primi mesi di quel nuovo governo, e sulla risposta politica, amministrativa, burocratica e umana allo scoppio della pandemia. Dice, chi ha già visto questa This England, che la cosa sorprendente del lavoro di Winterbottom è che non si tratta di un j'accuse ideologico contro Johnson – che, come il Berlusconi dei vecchi tempi, è oggettivamente meritevole di una buona dose di sbertucci – bensì di una ricostruzione piuttosto cronachistica di quei momenti drammatici, in cui il racconto sull'operato del governo appare piuttosto lucido ed equidistante. Insomma: nonostante alcune malefatte ben riscontrate (le numerose feste in casa del Primo ministro mentre il resto del paese era in rigorosa quarantena, solo per dirne una), Johnson e i suoi non sono i cattivi di questa miniserie. Sono “solo” politici impreparati che tentano, con i loro mezzi e le loro sensibilità, di affrontare il vero boss finale della situazione, il coronavirus. Non deve essere male, questa esperienza catartica di abbandonare l'odio ideologico lasciandosi trasportare da una lettura leggermente meno emotiva dei fatti.
Assecondano
NOW
Transplant (Canada, 2022) - seconda stagione dal 27/09/2022
Drammi medicali da tv generalista canadese, ed è subito Hunder Thunder – la serie inventata che nella terza stagione di Boris viene copiata pari pari dagli sceneggiatori cani e trasformata in Medical Dimension, “la rivoluzione della fiction”. Non so se in Canadà abbiano assegnato a Transplant la coccarda di rivoluzionaria del dramma medicale (non credo), ma a guardarla così di primo acchito sembra di sentirlo, il delegato di Rete, che impone al regista e allo sceneggiatore più realismo, più sporcizia, più verità; senza capire che no, un dramma medicale non sarà mai credibile da un punto di vista documentale. Sono storie. Trattale come tali, invece di cercare di stantuffarci per forza in testa che la soap opera deprimente che ci stai proponendo è la nuova frontiera della tv verità in corsia. Transplant cala l'asso sin dalle premesse. È la storia del dottor Bashid Hamed, detto Bash perché gli anglofoni proprio non ce la possono fare, medico siriano rifugiatosi in Canada a causa della guerra civile, in cerca di un lavoro allo York Memorial Hospital di Toronto. All'inizio della serie, però, Bashir non ha ancora ottenuto le credenziali internazionali che comprovino la sua preparazione medica; quindi lavora come cuoco in un ristorante mediorientale, dove succede un incidente che viene rattoppato solo grazie alla sapienza del dottore siriano. Grazie allo sfortunato evento, Bashir guadagna un posto allo York, dove comunque dovrà adattarsi a metodi di lavoro lontani da quelli di una zona di guerra.
Da (meno) 5 scatolette di pelati a (più) 5 avocado, un voto a settimana per una serie presentata in questa newsletter (in questo numero o in passato).
I May Destroy You (NOW) 🥑🥑🥑🥑
Quattro avocados per I May Destroy You, ben conservati nonostante i due anni che sono serviti a distribuirla in Italia. Ascolta, visto che siamo in una settimana in cui (per una volta) gli Stati Uniti non sono il fulcro della situazione seriale, proseguiamo dando un voto a una bella serie che, anche se non è di primo pelo, è meravigliosa, potente e non è neanche per sbaglio americana. I May Destroy You è un bellissimo viaggio devastante nell'esperienza della millennial Arabella, vittima di violenza che deve pian piano ricostruire le memorie di quella fatidica serata, mentre nel frattempo naviga a vista in mezzo a una vita – personale e professionale, anche se i due ambiti si accavallano fin troppo per garantire appieno l'equilibro della salute mentale – gravida di inciampi e di relazioni interpersonali rese acrobatiche da una fondamentale irresolutezza di fondo. Se volete sapere come ragiona o se la vive una 25enne di questi tempi, I May Destroy You è un testo praticamente essenziale.
Extra
Qualche notizia dal mondo delle serie.