Fuori le serie! 🛋️ #152 - La settimana del Topolino
C'è il fuori tutto in casa Disney+, che dirotta la settimana di novità seriali con l'arrivo (tra le altre) di una serie animata sequel di Cars, di un biopic sui Sex Pistol e dell'adrenalinico pamphlet anti-matrimonio Wedding Season. Ma è anche la settimana della quinta stagione di Cobra Kai, perdiana.
Prime di tutto
NETFLIX
Entrapped (Islanda, 2021)
dal 08/09/2022
Bestia strana questo Entrapped, che tecnicamente sarebbe la terza stagione di Trapped anche se la distribuzione internazionale ha deciso di darle un altro titolo. Trapped è un bel progetto di noir nordico architettato autarchicamente dalle migliori menti cinematografiche islandesi – fra cui spiccano il regista, sceneggiatore e showrunner Baltasar Kormákur (Reykjavik – Rotterdam, Contraband, Everest) e il compianto, talentuosissimo compositore Jóhann Jóhannsson (Arrival, Mandy) –, la cui struttura procedurale (il classico caso omicidio misterioso che funge da pretesto per scavare dentro una manciata di personaggi fallaci e per raccontare idiosincrasie sociali) consente un numero infinito di stagioni, tanti quanti sono gli assassinii interessanti che gli sceneggiatori riescono a inventarsi. La serie è talmente nordica che le puntate si chiamano Episodio 1, Episodio 2, Episodio 3 e via discorrendo. La prima stagione, ad esempio, iniziava nel piccolo villaggio di pescatori chiamato Siglufjörður, parte dell'insediamento montano di Fjallabyggð, tra i fiordi di Ólafsfjörður ed Eyjafjörður. Auguri a leggere questa frase ad alta voce. Nel porto di Siglufjörður attracca un traghetto internazionale, faccenda abbastanza rara da essere memorabile, e poco dopo viene trovato il cadavere di un uomo mutilato. C'è un sospetto che viene prontamente individuato dal capo della polizia locale Andri Ólafsson (promosso, nella seconda stagione, a detective in quel di Reykjavík) e che muore prima ancora di essere interrogato. Aggiungeteci una tormenta di neve che isola completamente il villaggio e avrete il vostro noir scandinavo tutto gelido e pieno di disagio e facce tristi.
Narcosantos (Corea del Sud, 2022)
dal 09/09/2022
Dice che Narcosantos è ispirata a una storia vera (“Basato su una vera bugia” sussurra maliziosamente il lancio della serie) e oltretutto si presenta con la voce fuori campo del protagonista che dice cose. Due elementi pericolosissimi per una serie. E che, soprattutto, ci tolgono la speranza che questa sia una versione sudamericana dell'indimenticabile (ma fittizio) Vincenzo. Peccato. Narcosantos è la storia di Kang In-gu, uomo d'affari che non c'entra niente con i servizi segreti ma le cui attività sono abbastanza losche da permettere al National Intelligence Service di metterlo in un angolo e costringerlo a lavorare per loro. La missione è di quelle rimbambite forte, degna degli americani che negli anni '80 andavano a gettare benzina sul fuoco in Centro America giusto per il gusto di sentirsi stocazzo. Kang deve volare in Suriname per mettere i bastoni fra le ruote all'operazione criminale messa in piedi dal sultanesco Jeon Yo-hwan, narcotrafficante internazionale che si spaccia per missionario. Io non so cos'altro succederà in questa serie, che sulla carta sembra abbastanza divertente, ma prego tantissimo gli déi del finto prete Jeon che, quantomeno, nel realizzarla non abbiano troppo abusato di brutta CGI. Non riesco più a guardare la computer grafica fatta male, è diventata proprio dolore fisico.
DISNEY+
Piccola premessa: l'azienda di Topolino è in piena modalità combattiva in vista del D23, ragguardevole baracconata di regime biennale (l'anno scorso saltata causa COVID) travestita da evento dedicato al fan club ufficiale del marchio Disney. Anche per questo, Disney+ è entrata in una fase arrotino (che durerà fino al 19/09) in cui va in giro per i quartieri ad annunciare con il megafono la svendita, ovvero la decimazione della gabella mensile unita all'uscita contemporanea di tutto il materiale distribuibile che le è rimasto in catalogo. Alcune sono cose interessanti, altre sono cose boh. In generale, in questo tipo di operazioni ci intravedo sempre della violenza travestita da benevolenza. Buon per loro. Ma se mi fanno uscire un altro cartone con puntate da meno di dieci minuti (era già successo con I Am Groot) e lo chiamano serie, mi inalbero.
Cars on the Road (Usa, 2022)
dal 08/09/2022
È un cartone con puntate da meno di dieci minuti che, com'era già successo con I Am Groot, viene spacciato per serie. Sigh. Però conosco più di un bambino – non siate sciocchi: sono figli di amici, non è che vado a fare indagini di mercato fuori dalle materne – ancora completamente in fissa per Saetta McQueen, nonostante siano ormai passati più di 5 anni dall'uscita di Cars 3. Bella per loro, i bambini intendo, per i quali sono stati pensati questi novanta minuti scarsi di animazione divisi in nove spezzoni (diretti dal premio Oscar per Ribelle Steve Purcell) che nessuno ha avuto il coraggio di chiamare film e allora si sono inventati che è una serie tv. Funziona che il cartone è ambientato a pochi mesi di distanza dalla fine di Cars 3, classico film sportivo in cui la vecchia guardia appende (dopo svariati tentativi di resistenza) guantoni/scarpe/pneumatici/mazze/pentole da curling al chiodo e lascia spazio aə giovanə virgultə di belle speranze. Mesi dopo la sua ultima gara, dunque, il leggendario Saetta McQueen ha la serenità addosso, ma non per molto. Accetta, infatti, di accompagnare il fedelissimo Carl Attrezzi al matrimonio della sorella. Dice, cosa c'è di stressante in un matrimonio altrui dove devi solo pensare a mangiare il più possibile? C'è che lo sposalizio si svolge dall'altra parte degli Stati Uniti d'America, e fare un viaggio così lungo in compagnia di quel pirlotti di Cricchetto non potrà che portare guai.
Mike (Usa, 2022)
dal 08/09/2022
Questa serie qui l'hanno fatta Steven Rogers e Craig Gillespie. Gli stessi, rispettivamente sceneggiatore e regista, che già avevano realizzato Tonya, altra storia sportiva che ci voleva un certo coraggio ad affrontare visto che l'ultima persona a mettersi di traverso a Tonya Harding è finita gambizzata a colpi di spranga (Barbero se ne felicita tutt'oggi)
Qui Rogers e Gillespie vanno ben oltre il coraggio; vanno a scalfire l'incoscienza scegliendo di fare una biografia non autorizzata di Mike Tyson. Io dico: va bene che Tyson adesso è sui sessant'anni, coltiva ganja e se ne fuma almeno venti grammi al giorno; ma è pur sempre una macchina da guerra in forma smagliante
che se ha avuto il coraggio di tatuarsi la faccia e di staccare a morsi l'orecchio di Holyfield (un altro non piccolo né tenero), non penso si farebbe problemi a dare uno sganassone affettuoso a una coppia di registi/sceneggiatori caso mai dovesse incrociarli a una festa a Hollywood. Altro motivo per cui Tyson non è molto felice di questa serie che lui non ha approvato (e sulle cui fortune non potrà fatturare): a quanto pare prende molto in prestito (senza accreditarlo) da Undisputed Truth, monologo teatrale prodotto e diretto da Spike Lee, scritto e interpretato da Iron Mike e andato in scena a Broadway nel 2012. La storia della serie parte dall'infanzia violenta di Mike, attraversa la sua ascesa verso il successo, racconta nel dettaglio gli atti che lo hanno portato all'autodistruzione e alla galera. Il tutto con un birignao stilistico un po' eccessivo, che sommerge anche le buone interpretazioni di Trevante Rhodes nei panni di Tyson e di Harvey Keitel con il pilota italoamericano automatico nel ruolo del coach vecchia scuola Cus D'Amato.
Pistol (Usa/Gb, 2022)
dal 08/09/2022
Questa invece è opera di Craig Pearce, l'australiano che ha scritto (o contribuito a scrivere) quasi tutti i film di Baz Luhrmann: Ballroom, Romeo + Giulietta, Moulin Rouge!, Il grande Gatsby ed Elvis. Pearce aveva anche già visitato il piccolo schermo con la più classica delle serie “L'ho vista, mi ha anche discretamente sollazzato, ma è una cosa che rifarò mai più”. Si tratta di Will, la storia (fittizia più che romanzata) di uno Shakespeare bellissimo e ventenne che si trasferisce a Londra e prende difficoltosamente il sopravvento sulla scena teatrale della capitale. Cancellata dopo una stagione. Pistol invece non gliela potranno mica cancellare a Pearce, ma semplicemente perché è una miniserie. Una miniserie diretta da Danny Boyle che racconta l'ascesa alla notorietà del fenomeno cultural-comunicativo (più che musicale) dei Sex Pistols; un'ascesa osservata, per una volta, dal punto di vista solitamente negletto del chitarrista Steve Jones. Uno a cui, in tutti questi anni, è stato un po' riservato il trattamento George Harrison: quando si parla di Beatles, Harrison arriva dopo Lennon e McCartney; quando si parla di Sex Pistols, Jones arriva dopo Johnny Rotten e Sid Vicious. Occhio che Jones è un personaggio mica male: violentato dal patrigno durante l'infanzia, arrestato e condannato più di una dozzina di volte prima di inaugurare la carriera da musicista, analfabeta funzionale (per sua stessa ammissione) fino ai 40 anni e chitarrista completamente autodidatta. Ed era quello più tranquillo del gruppo.
Tierra Incógnita (Argentina, 2022)
dal 08/09/2022
È un horror misterioso argentino per ragazzi che dal trailer
pare la versione sudamericana dei Piccoli brividi. Meraviglia, sentiamo cosa dice la trama. Succede che, otto anni prima degli eventi raccontati nella serie, i genitori dell'adolescente Eric Dalaras scompaiano in circostanze misteriose. E per di più, chevvelodicoaffare, senza nemmeno lasciare neanche l'ombra di una traccia. Eric, però, non è mica un ragazzo qualsiasi. Altrimenti mica sarebbe il protagonista di una serie tv. Eric è un teenager che non ci sta, e si sceglie come missione di vita quella di risolvere il caso dei genitori dispersi. Prima, però, deve crescere giusto un attimo, e lo fa in casa dei nonni materni insieme alla sorellina Uma. Arrivata l'età giusta per essere il protagonista corretto ma allo stesso tempo credibile di una serie tv con target giovanile, Eric decide di tornare a Cabo Qwert, la cittadina dove la sua famiglia viveva quand'era bambino, e cominciare a investigare nell'ultimo posto in cui i genitori erano stati visti vivi: un parco divertimenti chiamato Tierra Incógnita, ormai abbandonato e famigerato fra gli indigeni come luogo spettrale e abitato da oscure presenze. Eric, con l'aiuto degli amichetti, della sorella e della zia, cerca di risolvere gli enigmi e gli indovinelli che Tierra Incógnita gli propone. Ovviamente scoprirà cose grosse e terribilmente spaventose. Se avete figlioli adolescenti o pre-adolescenti che studiano spagnolo, metteteli davanti a questa serie in lingua originale e cavate loro dalle orecchie il suono del castigliano in favore della melliflua poesia dell'argentino.
Wedding Season (Gb, 2022)
dal 08/09/2022
Come da titolo (“La stagione dei matrimoni”) c'è un sacco di gente che si sposa e un sacco di cose che succedono mentre la gente si sposa. Prima c'è un matrimonio di gente di cui non ci interessa nulla, ma a cui partecipano sia Stefan – un tizio un po' sfigato, in tutti i sensi della parola, a cui volere un discreto ammontare di bene – sia Katie, una giovane donna che, diciamo così, sprizza di energie e risorse cognitive mal riposte. È una di quelle persone rockstar, carismatiche ma anche belle stronze, totalmente egoiste e capricciose. Vede Stefan a quel matrimonio di gente di cui non ci interessa nulla e decide di averlo, nonostante sia promessa sposa di Hugo Delaney, buon partito e bel figlio di Mazinga. Stacco a tre mesi più tardi. Stefan e Katie hanno continuato a conoscersi biblicamente per tutto questo tempo, ma ciò non impedisce a quest'ultima di sposarsi comunque il suo bello; ma non impedisce nemmeno a Stefan di fare quello che risponde presente alla domanda retorica Chi ha qualcosa da dire parli ora o taccia per sempre. L'intervento a gamba tesa del povero pollo non basta ad annullare il matrimonio, ma è perfetto per trasformarlo nell'indiziato principale quando l'intera famiglia Delaney finisce stecchita sul tavolo del ricevimento, avvelenata da un misterioso attentatore. Queste le premesse di una serie che mescola commedia romantica, road movie e thriller d'azione, facendo su un casino che neanche ti immagini. Per dire: tutta la pappardella spiattellata sopra, la serie decide di raccontartela a spizzichi e bocconi fra flashback, flashforward, ellissi, montaggio frenetico e musica orecchiabile. Non la tazza di tè per tutti, ma sicuramente un bignè ripieno di grosso entusiasmo.
NOW
Harry Palmer - Il caso Ipcress (Gb, 2022)
dal 07/09/2022
Ehi! Ve l'avevamo detto che questa serie qui sarebbe uscita presto anche in Italia. E guarda un po', eccola pronta per noi con solo qualche mese di ritardo sulla distribuzione inglese. Seguendo il link più sopra troverete tutto quello che c'è da sapere sulla puntata pilota di Harry Palmer - Il caso Ipcress, compresa la giusta quantità di trama e premesse, commentini vari ed eventuali sulle atmosfere e su come è girata la miniserie (spoiler: piuttosto bene), un breve ma sentito omaggio al film di spie del 1965 (e relativi sequel) diretto dal canadese Sidney J. Furie da cui è stata tratta, e persino un neanche troppo vago apprezzamento per il lavoro di Joe Cole (già fratellino di Cillian Murphy in Peaky Blinders), che qui sostituisce l'epitome della coolness inglese anni '60 (il cockney Michael Caine) senza sfigurare né scimmiottare. Un risultato da non sottovalutare, specie se stai facendo un'operazione scivolosa come rispolverare (dopo 60 anni dal suo onorato servizio) un film impeccabile per il genere e perfetto per l'epoca in cui era uscito.
Roma di piombo. Diario di una lotta (Italia, 2022)
dal 10/09/2022
E se nasce una bambina poi, la chiameremo Roma di piombooo.
L'idea di questa docuserie, prodotta e distribuita da Sky, è giusta e brillante. Di solito, infatti, il racconto popolare degli Anni di piombo si conclude con la tragica fine di Aldo Moro, sequestrato il 16 marzo 1978 dalle Brigate Rosse e tenuto prigioniero per 55 giorni, prima di essere giustiziato nel maggio dello stesso anno. Da lì in poi, sempre nel racconto popolare, ci sono vaghi accenni alla lotta dello stato contro il terrorismo rosso e quindi un buco di sceneggiatura che ci fa passare direttamente all'edonismo anni '80, tutto cocaina, Fininvest e ragazze scollacciate. C'è qualquadra che non cosa. E allora ben venga un lavoro documentale e narrativo che vada a raccontare il post Aldo Moro senza farsi distrarre dalle donnine nude di Berlusconi: la collaborazione del Partito Comunista italiano con le forze dell'ordine per stringere la morsa sui terroristi, l'arresto del brigatista Piccioni, la nascita dell'Unione dei comunisti combattenti, i primi pentiti, il lavoro della Sezione Speciale Anticrimine dei carabinieri, la fine della guerra con gli ultimi arresti fra Roma e Francia, per concludere con un paio di belle domande: è valsa la pena lottare in questo modo? E cosa rimane oggi di quel conflitto ideologico?
STARZPLAY
The Serpent Queen (Usa, 2022)
dal 11/09/2022
Ma se agli americani piacciono così tanto le nostre anticaglie medieval-rinascimentali – schiatte di nobili non ancora ghigliottinati che fanno il bello e il cattivo tempo dentro a stupendi palazzi violentemente lussuosi – e se si divertono talmente tanto a romanzare e (vagamente) idealizzare quei tempi di giungla dal sangue blu in cui tutto era almeno più trasparente di oggi e giusto poche persone avevano, per legge, dignità di vivere una vita come si deve; se agli americani titilla un sacco quel panorama qui, insomma, ma perché al posto di rompere i cabasisi con brutte serie tutte uguali non si sbrigano invece a ritirare la loro obsoleta costituzione e a discendere in quello splendido caos che tanto ammirano per poterselo finalmente vivere in prima persona? Che poi, obbiettivamente e detto tra di noi, sono comunque a un passo da una versione contemporanea del Tumulto dei Ciompi; tanto vale mollare gli ormeggi e seguire il flusso, piuttosto che inquinare il piccolo schermo con fantasie medievali represse. Qui lo scrittore Justin Haythe (quello che ha firmato le sceneggiature di Revolutionary Road e Red Sparrow) prende il romanzo storico della collega svedese (di nobili natali) Leonie Frieda (Catherine de Medici: Renaissance Queen of France) e lo traspone in serie per raccontare le mirabolanti esperienze di corte di uno degli ultimi personaggi dal nome altisonante a non aver ancora avuto in dote un adattamento televisivo: Caterina de' Medici, figlia orfana di Lorenzo e futura regina consorte (in seguito reggente) di Francia, passata alla storia per aver supervisionato il regno durante un disagevole periodo di guerre interne fra cattolici e protestanti, ricordata in maniera malevola (e, dicono, eccessivamente ingiusta) dalla storiografia francese, diventa anche lei un personaggio tv, in questo caso interpretato da Samantha Morton.
Metti la quinta stagione, togli la quarta stagione
NETFLIX
Cobra Kai (Usa, 2018) - quinta stagione dal 09/09/2022
APPLE TV+
Central Park (Usa, 2020) - terza stagione dal 09/09/2022
NOW
The Equalizer (Usa, 2021) - seconda stagione dal 11/09/2022
Questa cosa degli universi narrativi condivisi ci è sfuggita di mano. E, per una volta, Marvel (e Disney) non c'entrano. Questa cosa degli universi narrativi condivisi ci è sfuggita di mano nel momento in cui CBS – rete generalista che, in quanto tale, punta sulla quantità prima che sulla qualità (Beautiful, Dallas, NCIS, CSI, How I Met Your Mother, Walker Texas Ranger, The Big Bang Theory, Hazzard, La tata, La signora in giallo) – ha deciso di recuperare cinque delle sue serie di culto anni '80 (Hawaii Five-0, MacGyver, S.W.A.T., Magnum P.I. e Un giustiziere a New York) per farne altrettanti reboot, ambientati ai giorni nostri, tristi da vedere e collegati l'uno all'altro più come soluzione presa da un deus ex machina che come effettivo potenziale narrativo. La seconda stagione del reboot di Un giustiziere a New York arriva ben oltre il tempo massimo (dopo la due valide trasposizioni cinematografiche del personaggio, guidate con swag patentato da Denzel Washington) e ha come unico motivo di interesse il fatto che il protagonista, ex super agente segreto in pensione che torna informalmente in azione per dare una mano ai poverinos impossibilitati a difendersi da soli, questa volta è interpretato da Queen Latifah. La seconda stagione (diciotto stramaledetti episodi al posto dei 10 della prima) avrà come deuteragonista – ma con la possibilità di qualche torrido twist narrativo – nientemeno che Jada Pinkett Smith. Una che di solito le ceffe le commissiona, più che darle di persona.
Da (meno) 5 scatolette di pelati a (più) 5 avocado, un voto a settimana per una serie presentata in questa newsletter (in questo numero o in passato).
In nome del cielo (Disney+) 🥑🥑
Due avocado soddisfacenti a In nome del cielo. Cui non mi sento di dare di più nonostante sia scritta in maniera più che competente, sia girata con grande pulizia e sia interpretata con il giusto spirito. È che si tratta di una miniserie molto derivativa. Tanto che il fascino (ributtante) e l'inquietudine della storia vera a cui si ispira vengono un po' soffocati dall'ingranaggio spettacolare, che tenta di rendere più avvincente la storia pescando a piene mani dagli archetipi più abusati del genere. L'idea era sicuramente quella di creare un incedere incombente, un incendio lento e controllato in cui la perversione di una fede coincide con (ed è in parte causa del)la crisi personale del protagonista. Ma per lo spettatore è come risolvere l'enigma di un labirinto da cui era già uscito più di una volta.
Extra
Qualche notizia dal mondo delle serie.