Fuori le serie! 🛋️ #151 - Ma i draghi, quando si sposano, si scambiano gli anelli?
Settimana campale, signori e signore, con l'arrivo sui vostri piccoli grandi schermi delle due serie più grosse dell'anno: Détox e Fakes. Non è vero. Escono House of the Dragon e Gli Anelli del Potere. Ma siccome le loro puntate vengono distribuite settimanalmente, avete tutto il tempo di dare soddisfazione anche alla quinta stagione di SKAM Italia e alla bella miniserie In nome del cielo.
Serie in prima
NETFLIX
Un segreto in famiglia (Polonia, 2022)
dal 31/08/2022
Una giovane donna vestita in abito da sposa e visibilmente incinta fugge dalla sorella a un incrocio attraversato dalle rotaie del tram. A quello stesso incrocio, cinque anni prima, la stessa giovane festeggiava il tanto agognato ingresso alla facoltà di medicina facendosi quasi investire da un mezzo pubblico. Viene prontamente salvata da un giovane biondiccio dalla faccia paciosa e buona, che tra un sorriso tonto e l'altro si rivela essere un futuro compagno di corso. È questa, per caso, la maxi storia di come i due ragazzi, Katarzyna (o come cavolo si scrive con la poco ergonomica grafia polacca) e Pawel, sono arrivati dall'evidente colpo di fulmine fino al matrimonio? Mica tanto, tranquilli. C'è molto molto di più in questo Un segreto in famiglia, che sembra proprio fare le cose come le fanno le serie giuste. Da una parte il presente, questo matrimonio a cui una Katarzyna incinta sembra voler sfuggire a tutti i costi; dall'altra un paio di linee temporali del passato (cinque anni prima e sette mesi prima rispetto al matrimonio) che si alternano per svelare, a poco a poco, il ginepraio in cui pare essersi infilata la ragazza. Oltre a Pawel viene svelato un celebre chirurgo estetico, che è anche il marito di una professoressa di Katarzyna e potrebbe come non potrebbe essere il padre del bambino che quest'ultima porta in grembo. Ma c'è anche il figlio del chirurgo estetico e della professoressa, a sua volta impiegato nella clinica di famiglia, ed è proprio lui che sta per impalmare la sposa refrattaria; ma era altrettanto lui che fino a sette mesi prima stava insieme a una delle migliori amiche di Katarzyna. E Pawel, in tutto questo? Dov'è Pawel? Ah, io non lo so eh. Non chiedete a me.
Détox (Francia, 2022)
dal 01/09/2022
Uffa. È che davvero non si può dire niente a francesi sul modo in cui fanno intrattenimento, dal momento che la loro industria è anni luce avanti rispetto alla nostra. Noi siamo arrivati in questi anni ad avere i nostri Luc Besson in miniatura. I francesi il loro Luc Besson ce l'hanno da 25 anni e ha già fatto in tempo a fare, disfare, andare in bancarotta, farsi un giro di #metoo e adesso chissà. Però, e a questo punto (dopo cotanta introduzione) mi scuseranno i francesi, Détox è proprio quella serie su cui verseresti una bella colata di catrame seguita da una grossa federa piena di piume e poi basta, potresti andartene a casa soddisfatto senza doverci più pensare. Détox è una serie ideata, realizzata e distribuita nell'anno del signore 2022 che parla di due trentaequalcosaenni alle prese con la decisione di disintossicarsi completamente dall'internet. Sono Léa e Manon, coinquiline effettivamente piuttosto disagiate nell'utilizzo delle funzionalità della rete: stalking sugli ex ragazzi che le hanno bloccate ovunque, paranoie, giochini stupidi e in generale attività che contribuiscono sensibilmente a far deragliare un paio di esistenze già in per sé non propriamente dritte. E allora le due amiche decidono di andare sul drastico: via internet. Via smartphone, via smartwatch, via PC, via smart tv, via smart baguette e via tutti i mezzi con cui ormai è possibile navigare nel magico ecosistema digital-paludoso del web. Riusciranno le nostre eroine a blablabla? Non lo so e questa volta la dico forte e chiara: speriamo che ce la facciano dai, magari al contempo imparando qualcosa su se stesse che consentirà loro di riprendere a utilizzare una grande risorsa come quella dell'internet senza per forza farsi schiacciare dalle ossessioni e dall'uso malaccorto. E comunque, in generale, anche chissenefrega.
Fakes (Usa, 2022)
dal 02/09/2022
Se sull'argomento della contraffazione di documenti per poter comprare dell'alcol ci hanno fatto la miglior commedia adolescenziale degli anni 2000 e oltre – Superbad, e il rifiuto di digitare il titolo scelto dalla distribuzione italiana è forte come il primo giorno – un motivo dovrà pur esserci. E quel motivo è che dover aspettare di avere 21 anni per potersi bere una birra è veramente una cosa da imbranati e per gli americani “minorenni” è un problema sentito. In pratica negli Stati Uniti puoi imparare prima a portare la macchina, poi a sparare con un fucile d'assalto che puoi comprare al centro commerciale e infine, cinque anni dopo, puoi finalmente fare tutte le cazzate alcoliche che non hai fatto prima. Solo che invece di avere imparato come gestire le suddette acrobazie dionisiache, hai solo più soldi da spendere di quando avevi 16 anni, potenzialmente molti più problemi mentali e forse un AK-47 nel bagagliaio della macchina. Che se non sbaglio non è la ricetta per il tiramisù di Massari. Questa serie per adolescenti, dunque, parla giusto giusto di quello: due best friends forever del liceo che, tra una chiacchiera e l'altra per prendere a picconate la quarta parete, raccontano di come hanno messo su il loro business di carte d'identità fasulle per permettere ai colleghi di fare festa senza avere 21 anni. Però c'è anche della ciccia ulteriore in Fakes. Zoe è il braccio dell'operazione, ma ha cominciato a creare documenti falsi per motivi molto validi: la ragazza non può permettersi il college, sa che se vuole accedere a un'istruzione superiore sarà costretta a ottenere una borsa di studio e per migliorare le sue chance ha deciso di accedere a testi universitari prendendo la scorciatoia del documento alterato. Becca invece viene da una famiglia carica di soldi e di problemi, con una madre opprimente e un padre fedifrago che la spingono a cercare di rimuovere lo stress a forza di sbronze mal gestite. Becca scopre le impeccabili carte d'identità false prodotte da Zoe e le propone di entrare in attività e far felici tutti gli studenti liceali del circondario, accumulando nel frattempo un'ingente quantità di contanti. Cosa mai potrà andare storto?
Il diavolo in Ohio (Usa, 2022)
dal 02/09/2022
Adattamento dall'omonimo romanzo young adult – vi ricordate di quando i romanzi young adult, da Hunger Games a Colpa delle stelle in giù, sembravano essere il problema peggiore sulla faccia della terra? Bei tempi di ingenuità e spensieratezza – pubblicato da Daria Polatin (cui è stato dato anche il compito di trasporre in serie il suo libro), Il diavolo in Ohio dovrebbe anche essere tratto da una storia vera le cui fonti, però, l'autrice si premura di tenere nascoste. Quindi si è inventata tutto, ma va benissimo così. La storia è quella di Mae, una giovane in ragazza in fuga da una setta che le ha tatuato un pentacolo a tutta schiena, la quale trova rifugio – in teoria temporaneo, almeno fino all'assegnazione in una casa famiglia – a casa della sua psichiatra Suzanne. Una scelta un fiato esagerata, almeno a leggere il codice etico dell'ordine degli psichiatri dell'Ohio (e chi non ce l'ha sul comodino?), ma ormai è successo e adesso c'è una serie su Netflix da far marciare. Che poi, in teoria, dovrebbe anche andare tutto liscio dal momento che la famiglia di Suzanne sembra bella solida, e le sue tre figlie non sono così distanti (come età, più che come esperienza) dalla povera fuggitiva traumatizzata. Con l'arrivo dell'eterea Mae, però, succede che in casa comincino a capitare cose davvero strambe. Non è che c'entra qualcosa il culto di Satana da cui la giovane dice di essere scampata? Povero Lucifero che gli fanno sempre fare la figura del cattivone.
Non sei niente di speciale (Usa, 2022)
dal 02/09/2022
Altro titolo pensato per i ragazzi, stavolta vidimato dalla presenza come showrunner di Estíbaliz Burgaleta, già capitana della squadra di sceneggiatori che ha firmato la versione spagnola di SKAM. La storia, e un po' si intuisce dal titolo sarcastico, è la stessa di Harry Potter (e anche delle Winx, se è per quello) solo che la protagonista, invece di essere una tenera bimba che rompe la balle il giusto ma ha 11 anni e si sopporta un po' meglio, è già un'adolescente fatta e finita, con tutto il corollario di fastidio e lamentele. In effetti, però, qualcosa per cui essere giustamente lamentosa la teenager Amaia ce l'ha. La madre, infatti, la sradica a forza da Barcellona, dove la ragazza è nata e cresciuta e ha tutti i suoi affetti, per trascinarla a vivere nel piccolo villaggio sperduto da cui proviene quel ramo della sua famiglia. Un posto in cui succede talmente poca roba, che a un certo punto Amaia si fa convincere dagli indigeni che la nonna materna mai conosciuta, Petra, fosse una strega e che lei abbia ereditato i suoi poteri. Uuuuh. Ecco, probabilmente non è proprio come Harry Potter (o come le Winx, se è per quello). Nel senso che tutta la storia della magia potrebbe come non potrebbe essere uno stratagemma narrativo per raccontare l'adolescenza in un modo un po' più bislacco rispetto al solito. Chissà. Nel dubbio lascerei questa serie a occhi di gente sotto i 20 anni, certamente più predisposti a certi stimoli.
Little Women (Corea del Sud, 2022)
dal 03/09/2022
Ostia. Voi ve la sareste aspettata? Una trasposizione in K-Drama di Piccole donne? Certo che il mondo è proprio un posto buffo, e mi chiedo cosa ne diranno i fan di Louisa May Alcott di questo intrepido viaggio sulla monorotaia del globalismo. Io lo trovo esaltante e super curioso, ma c'è anche da dire che non ho mai avuto un rapporto troppo stretto con Piccole donne. Poi, oltretutto, pur non volendo proprio farvi partire con il piede sbagliato in questa nuova e delicata conoscenza, per onestà intellettuale sono costretto a riportarvi che i 12 episodi del Piccole donne coreano – d'ora in poi 작은 아씨들, ché “Piccole donne coreano” non si può vedere – li ha diretti Kim Hee-won, lo stesso guercio sghembo che aveva fatto Vincenzo. Se non conoscete Vincenzo, ve lo presento: è quel K-Drama Netflix dalle premesse ragguardevoli, dove un bambino coreano veniva adottato da una famiglia di mafiosi italiani e veniva cresciuto come consigliere della cosca. Ineffabile. 작은 아씨들 è la storia delle sorelle Oh, cresciute povere ma con grossa dignità e volendosi un sacco e mezzo di bene. C'è la maggiore, In-ju, che poverina è ossessionata dai soldi; c'è quella di mezzo, In-kyung, che ha entusiasmo da vendere e infatti lavora come giornalista; e poi c'è la piccolina, In-hye, che è riuscita a entrare in un prestigioso liceo artistico grazie al suo talento naturale, e che ogni tanto pensa che l'affetto delle due sorelle sia un po' troppo asfissiante. Le tre 작은 아씨들 si trovano invischiate in un accidente che coinvolge la famiglia più ricca e potente di tutta la Corea. Invece di chinare il capo e cospargerselo di cenere, le 작은 아씨들 scelgono di combattere nonostante la lotta sia impari.
DISNEY+
In nome del cielo (Usa, 2022)
dal 31/08/2022
Qua hanno giocato al bingo della televisione di prestigio. Un ottimo attore, di nome e di peso, in cerca di premi televisivi? Ce l'abbiamo, Andrew Garfield; e siccome abbiamo fatto due etti e mezzo signorə miə, ci lasciamo giù in omaggio anche Sam Worthington e Rory Culkin. Uno showrunner barra sceneggiatore di gran pregio, con già in tasca un Oscar (Milk), più di una serie tv (Big Love, When We Rise) e mezza vita alle prese con usi e costumi dei mormoni? Abbiamo chiamato Dustin Lance Black e l'abbiamo assunto prima ancora che rispondesse al telefono, facile facile. Un regista con i contro ciufoli ci avanza? C'è David Mackenzie (Hell or High Water) disponibile, dategli subito del danaro. Ma per caso c'è anche una storia vera a disposizione? Una che magari racconti i veri Stati Uniti d'America, quelli rurali di un panorama che è ancora per tanti versi frontiera? E magari già preparata e messa in fila per noi da un sultano della narrativa? Chessò, uno che potremmo considerare il Roberto Saviano dei reportage sull'America dimenticata. Uno tipo Jon Krakauer, quello dai cui libri hanno già tratto film come Into the Wild ed Everest. Metti che ha scritto qualcosa del genere. L'ha fatto? Per davvero: si intitola Under the Banner of Heaven: A Story of Violent Faith e romanza una storia vera – una serie di omicidi che negli anni '80 ha sconvolto una comunità di fedeli alla Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni – quel tanto che ci basta per trarne una serie tv come si deve. Bingo. Adesso dobbiamo solo stare attenti a non farla sembrare troppo True Detective con i mormoni e poi siamo a posto. Ups. Che poi in realtà la miniserie è sul serio molto valida. Ma per quella cosa di non farla sembrare troppo True Detective con i mormoni: ups.
NOW
House of the Dragon (Usa, 2022)
dal 29/08/2022
Io ero qui che ci speravo con tutto me stesso. Dai che Ramin Djawadi – il compositore della sigla di Game of Thrones; la quale, ammettiamolo, è uno dei motivi principali per il successo della serie – per questo prequel ha fatto la scelta giusta, e al posto di fare il musicista fighetto da conservatorio che riprende i suoi temi precedenti e li ri-adatta, armonizza e modifica come avrebbe fatto qualsiasi collega serio, ha invece preso la decisione corretta e coraggiosa mettendo come sigla Eye of the Tiger semplicemente sostituendolo nel testo con House of the Dragon. Sarebbe stato perfetto, ma non è andata così. Sigh. Comunque per il resto la storia è semplice: George R. R. Martin aveva un altro libro pronto da dare in pasto a HBO – il noiosissimo elenco di nomi e località e famiglie e draghi e battaglie pubblicato in Italia come Fuoco e sangue – la quale, HBO, vi ci si è buttata (sul libro prequel) senza pensarci troppo, affidandone la cura a Ryan Condal (Hercules e Rampage, attenzione) e al buon Miguel Sapochnik (che non tornerà per la seconda stagione), già regista di 6 fra i più amati episodi di Game of Thrones (La battaglia dei bastardi e La lunga notte su tutti). Si tratta di una cronistoria che racconta i primi momenti del declino della potentissima casata Targaryen, quella dei draghi per l'appunto; declino che porterà a una sanguinosa guerra intestina, che a sua volta sancirà la quasi estinzione della famiglia non fosse che poi Daenerys è rimasta l'ultima in vita 172 anni dopo gli eventi narrati in questa serie e non dev'essere stata una cosa semplice da accettare, avere la responsabilità di essere l'ultimə di qualcosa, e infatti è andata a finire molto male e non solo perché l'ultima stagione di Game of Thrones è abbastanza brutta. Dice: ma se non mi importa di Game of Thrones, cosa deve importarmi di House of the Dragon? Giusto. Solo che in House of the Dragon recita gente VERAMENTE brava; praticamente hanno convocato tutti i migliori attori inglesi che non sono apparsi nella saga di Harry Potter – a parte Rhys Ifans, che val bene un'eccezione. Ci sono Paddy Considine (che sembra tanto il nuovo Ned Stark), Matt Smith (che sembra tanto il nuovo Joffrey Baratheon), Eve Best, Sonoya Mizuno, Olivia Cooke e i veteranissimi David Horovitch e Bill Paterson. Però eh, si metta a verbale che poi la storia alla fine è sempre quella: fantasy medievale HBO, svariate tette, qualche incesto, alcune scene crude (c'è un misterioso bucaniere che dà le sue vittime in pasto ai granchi), molti muretti a secco ottimamente costruiti e un sacco di discorsi politici, doppigiochi, tradimenti, frizzi e lazzi, ricchi premi e cotillon.
PRIMEVIDEO
Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere (Usa, 2022)
dal 02/09/2022
Ci sono un sacco di persone che la attendono con fervore (e timore) quasi religioso. E come dar loro torto, dai. Alla fine, se non teniamo conto della trilogia dell'Hobbit (e non teniamo conto della trilogia dell'Hobbit), sono passati vent'anni da quando quell'adorabile matto di Peter Jackson ha sequestrato il 60% della popolazione neozelandese per girare la sua trilogia del Signore degli Anelli. E vent'anni sono tanti da aspettare per avere un nuovo appuntamento con la tua cosa preferita di sempre. Io la attendo con fomento anche per vedere il risultato di una delle scelte più folli e belle degli ultimi anni di tv: cosa succede a consegnare nelle mani di due esordienti assoluti 450 milioni di dollari (senza contare i 250 milioni spesi per assicurarsi i diritti tv della storia) per realizzare la serie tv più attesa dell'anno? Le due burbe di cui sopra sono gli eroici J. D. Payne e Patrick McKay, sicuramente cullati dall'esempio luminoso della minuziosa Bibbia composta da Jackson, ma altrettanto certamente sparati ancora implumi da un cannone che potrebbe facilmente incenerirli. Bella per Payne e McKay però: le recensioni delle prime due puntate, presentate in anteprima alla stampa, si spellano le mani in loro favore, raccontando di atmosfere, toni e colori fedelissimi alla trilogia originale, effetti speciali sopraffini, una ricerca filologica impeccabile – la serie è tecnicamente tratta dalle Appendici de Il Signore degli Anelli, resoconto delle migliaia di anni di storia che precedono le avventure di Frodo – e una scrittura che al momento (in fase di presentazione dei personaggi e delle loro linee narrative) è giudicata perfettamente funzionale. Siamo nella Terra di Mezzo durante la Seconda Era, e il racconto è quello degli eventi che porteranno alla guerra totale contro Sauron con cui si apre (in flashback) la narrazione della trilogia originale. C'è Galadriel, che noi conosciamo come nobile ed eterea principessa elfica interpretata da Cate Blanchett, ma che qui è una giovane e fiera guerriera che rifiuta la pace di Valinor per tornare nella Terra di Mezzo e stanare definitivamente la sua nemesi, l'oscuro signore Morgoth, responsabile per la morte del fratello, a capo di un crudele esercito di orchi e titolare della coccarda di tizio più malvagio del mondo. Tutti gli altri elfi sono sicuri che Morgoth sia stato eliminato anni prima, ma Galadriel sente che non è così. Vacci tu a contraddirla e poi dimmi com'è andata. E poi c'è anche l'altrettanto giovane elfo silvano Arondir, cui nel giro di poco tempo capitano un paio di sfighe mica male: si innamora di un'umana, e già qui la faccenda è quantomeno complicata, e oltretutto scopre anche il piano malefico architettato dal braccio destro di Morgoth (ciao Sauron, bentornato!) per riportare in auge le forze del male. Ci sono gli hobbit – o meglio, gli antenati degli hobbit – ci sono i nani, ci sono i droni che spazzano gli incantevoli scenari neozelandesi, ci sono le foreste, le montagne, l'eterna lotta del bene contro il male e tutto quello di cui avete bisogno per tornare a riassaporare la Terra di Mezzo.
Seerie in quinta
NETFLIX
SKAM Italia (Italia, 2018)
quinta stagione dal 01/09/2022
Stupefacente. Dice che per parlare dell'adolescenza sarebbe il caso di andare oltre agli effluvi sgradevoli e ai vani sforzi per liberarsi nella maniera più deludente possibile della propria verginità. Dice che è il periodo in cui si assorbono la maggior parte delle sfumature che costruiscono la socialità; in cui si impara cosa sia la pressione e come gestirla. E infatti la norvegese Julie Andem, quando aveva 33 anni e ancora un vago ricordo di tutto questo, nel 2015 si è inventata una webserie che prendesse le premesse semi-antologiche di Skins – ogni episodio dal punto di vista di un protagonista adolescente fotogenico diverso, sempre però come pretesto per parlare di argomenti sensibili come razza, sessualità, salute mentale – ma con un impianto più realistico e un impatto quotidiano sull’esperienza degli spettatori. La formula di SKAM, i cui personaggi hanno una vita social che permette a chi li segue di riempire i vuoti tra una puntata e l’altra, ha spettinato adolescenti (e non) a destra e a manca, vincendo remake in tutto il mondo. Il titolo di rifacimento migliore se lo prende, grazie all'acume del suo creatore Ludovico Bessegato, l’Italia, dove i tormentati protagonisti della prima stagione Eva Kviig Mohn e Jonas Noah Vasquez diventano gli altrettanto burrascosi – uragano livello: ti ho visto online, perché non hai risposto? – Eva Brighi e Giovanni Garau. Dopo tre stagioni che, sull'argomento adolescenza, portavano a spasso serie più titolate e pubblicizzate come Baby, TIMVision ha inopinatamente staccato la spina alla serie. Fortuna che c'è Netflix, che con gli spicci raccattati nel portamonete del SUV aziendale si è presa in carico il prosieguo della serie.
Da (meno) 5 scatolette di pelati a (più) 5 avocado, un voto a settimana per una serie presentata in questa newsletter (in questo numero o in passato).
Mo (Netflix) 🥑🥑🥑🥑
Quattro avocado super succosi e anche belli turgidi a Mo. Che se la volete considerare una sitcom – tecnicamente, per formato e struttura lo è; moralmente starebbe bene fra le migliori dramedy in circolazione – allora è, quasi a mani basse, la migliore sitcom in circolazione. Il fatto è che Mo, e in generale tutte le cose realizzate da Ramy Youssef, oltre a essere proprio divertente è anche profondamente umana e umanista; oltretutto, e mi scuserà Youssef se dico una bestemmia del genere, a guardare Mo si imparano (aiuto, ho scritto una parolaccia) un sacco di belle cose su come vive negli Stati Uniti un rifugiato palestinese che aspetta da 22 anni i documenti per accertare il suo status di richiedente asilo.
Extra
Qualche notizia dal mondo delle serie.
Il pilota VPN: The Patient
Pilota su Spotify: episodio 6X07
M come Mussolini
Ed ora una breve pausa pubblicitaria
Dietro il paziente
L’ultima avventura delle ragazze
Phony, secondo chi l’ha scritto
Dal Kuwait
Wanda sul trono?