Fuori le serie! 🛋️ #139: As-salāmu ʿalaykum, Ms. Marvel
Con il mondo delle serie tv in trepidazione per l'arrivo (il 24 giugno) di La casa di carta: Corea, in questa settimana di transizione ci siamo comunque meritati un paio di serie grosse come Ms. Marvel e l'ennesima tudorata Becoming Elizabeth.
Ius primae seriae
NETFLIX
Sarò mamma (Danimarca, 2022)
dal 08/06/2022
Una commedia romantica danese in sei puntate, incentrata su Nana, una dottoressa che gestisce una clinica della fertilità. Questi danesi tutti matti hanno deciso che un bel giorno Nana, in preda a del malsano stupore alcolico, prenda l'affrettata e impulsiva decisione di auto-inseminarsi utilizzando nientemeno che lo sperma del suo ex fidanzato. Da zero a cento nel giro di un bicchiere di vodka, una escalation più vertiginosa dell'accelerazione di qualsiasi spermatozoo – gente notoriamente scattante, si sa. Il fatto è che Nana, professionista brillante e adulta irrisolta, è ancora fondamentalmente innamorata dell'ex. Il quale, invece, non è molto per la quale sul tornare insieme alla vecchia morosa; e tutto questo prima ancora che lei gli confessi di essersi inseminata con la sua spremuta di gioielli di famiglia. Figurarsi con che grazia potrebbe ricevere la notizia che l'ex fidanzata, con cui non ha molta voglia di tornare insieme, si è auto-ingravidata utilizzando senza permesso i suoi soldatini piccini picciò. Un disastro. Di più: una catastrofe. E nel frattempo Nana dovrebbe pure lavorare, navigando a vista attraverso i problemi, i dubbi, le difficoltà, lo stigma, i dolori, le delusioni, le speranze e le costose fatture che le coppie all'inseguimento di un'inseminazione artificiale devono affrontare. Non so mica se Nana riuscirà a convincere l'ex che ha fatto quella mattata di mettersi incinta da sola spinta dal bellissimo sentimento d'amore che prova per lui, e non perché ha perso momentaneamente e clamorosamente il controllo sulla propria vita. Ma beccami gallina se la dottoressa non approfitterà di tutta questa ordalia per fare il pieno di empatia nei confronti dei suoi pazienti, crescendo e diventando una persona migliore e più matura. Ovvero, nello specifico e quasi certamente, una persona che non ruba lo sperma altrui. Che, visti i tempi che corrono, è un risultato limitato ma decisamente soddisfacente.
First Kill (Usa, 2022)
dal 10/06/2022
Esistono cose come Intervista col vampiro e la saga di Twilight che si sono impegnate pervicacemente per perpetuare lo stereotipo del vampiro come pedofilo millenario che si invaghisce e adesca ragazzine giustificando la faccenda con quella storia sopravvalutata del vero amore. Va tutto bene, sia chiaro. Ma l'idea di un Robert Pattinson bicentenario e glitterato che si innamora della 16enne Kirsten Stewart fa ancora venire un po' di sgrisoli, quei brividini da disagio che ti vanno a titillare il coccige. Poi guardi i film e va anche peggio, ma per motivi diversi. First Kill decide di prendere a sassate un sacco di piccioni con un solo lancio: serie teen, serie queer friendly e serie di vampiri tutte nella stessa confezione pettinata simil Euphoria. C'è la vampira adolescente Juliette che sta per affrontare il rituale che la farà entrare ufficialmente nell'età adulta e la renderà un membro effettivo della potente casata di succhiasangue da cui proviene. Il rito di iniziazione prevede che la giovane vampira uccida e si nutra del suo primo essere umano, tutto molto semplice e tutto molto vampiresco. Juliette decide di puntare su Calliope, una “coetanea” appena trasferitasi in città. Insorgono, però, due piccoli problemi. Prima Juliette scopre che Calliope è l'ultima erede di una rinomata schiatta di cacciatori di vampiri, e che anch'ella è all'inseguimento della sua prima uccisione, necessaria a proseguire con la carriera nel business di famiglia; secondo poi, quando le due ragazze si scontrano è attrazione tremenda attrazione fin dal primo sguardo. Seguono grandi limonate piene di amore e un sacco di difficoltà al pensiero di dover presentare la nuova fidanzatina alle rispettive famiglie.
DISNEY+
Ms. Marvel (Usa, 2022)
dal 08/06/2022
Non contesto né il messaggio, né l'importanza dello stesso. Non scherziamo. Ma il pensiero che un concetto elementare di umanità livello primo giorno di scuola, figlio di una logica così basilare – la maggior parte del mondo, anche quello occidentale, non è bianca, non è maschia, non è cattolica e probabilmente non è nemmeno eterosessuale: perché ci sono così pochi personaggi di finzione che la rappresentano? – da farti sanguinare il cervello se ti soffermi sul contrario, dicevo il pensiero che tutta questa faccenda qua sia cavalcata fino allo sfinimento dalle corporazioni dello spettacolo per raccogliere gazilioni di paperdollari grazie alla coccarda di brave Giovani Marmotte (senza smettere di perpetuare attivamente un sistema di iniquità) è una roba che non smetterà mai di farmi inalberare come il più brufoloso degli adolescenti che agita il pugnetto tutto infervorato invocando il ritorno del marxismo durante un'assemblea di istituto. Fine dell'intemerata. Ms. Marvel è la settima miniserie tv del MCU e adatta per il piccolo schermo il personaggio dei fumetti creato nel 2014 da G. Willow Wilson alla sceneggiatura, Adrian Alphona e Jamie McKelvie ai disegni; Ms. Marvel è stata anche la prima protagonista musulmana di una serie a fumetti Marvel, colmando un vuoto di rappresentanza mica da ridere e confermando l'eredità morale ed estetica di Stan Lee e Jack Kirby, gente che già negli anni '70 era all'avanguardia sul tema. Ms. Marvel è Kamala Khan, tenera 16enne sognatrice e nerd (con una passione sfrenata per Captain Marvel) che vive a Jersey City – seconda città più grande del New Jersey, a un tiro di schioppo (due km di tunnel sotto il fiume Hudson) da New York, nonché uno dei posti più multietnici degli Stati Uniti – costretta con i piedi per terra da una famiglia fortemente ancorata alle tradizioni pakistane. Nei fumetti, Kamala scopriva di avere geni Inumani e poteri dormienti risvegliati dalle Nebbie Terrigene (gran nome). Nella serie, la giovane ottiene i suoi superpoteri da un bracciale di famiglia spedito dal Pakistan insieme ad altre cianfrusaglie. La miniserie l'ha scritta la sceneggiatrice inglese di origini pakistane Bisha K. Ali, ed è nettamente più fanciullesca di altri titoli recenti Marvel – ricorda più la nuova trilogia di Spider-Man che WandaVision. La prima puntata, però, funziona anzichenò. Di più. È quasi sembrato di vedere qualcosa in possesso di una propria personalità. Pazzesco.
NOW
Run - Fuga d'amore (Usa, 2020)
dal 06/06/2022
Chi non l'ha fatto quel patto buffo lì, quand'era adolescente? Quello in cui hai un(')amicə dell'altro sesso con cui vorresti pomiciare un sacco, ma egli o ella esce da un rapporto di tre anni con un tipə, non se la sente, e poi vi volete bene davvero e non vorresti mai rovinare un così bel rapporto. Quello che il vate Pezzali ha lasciato fuori da La regola dell'amico, è il fatto che a volte succeda, appunto, quel patto di cui sopra. Il quale afferma: amicə, decidiamo che ora come ora non pomiciamo perché altrimenti sai che confusione; ma se a 35 anni precisi siamo ancora entrambi single perché nessuno ci vuole, facciamo che ci mettiamo insieme e ci teniamo compagnia finché catetere non ci separi. Ruby Richardson è una donna che a un certo punto capisce di averne avuto abbastanza della sua vita ordinaria, del suo lavoro normale e della sua noiosa casetta in un noioso sobborgo residenziale. Ruby però ha un asso nella manica: 17 anni prima aveva fatto un patto con Billy Johnson, un ragazzo con cui si era voluta bene ai tempi dell'università. Il patto recitava: se uno dei due messaggia la parola “RUN” e quell'altro risponde a tono, è il momento di mollare tutto, di trovarsi in stazione a New York e di prendere un treno a caso per attraversare gli Stati Uniti ed esplorare la propria incipiente e precoce crisi di mezza età. Ruby e Billy fanno esattamente così – altrimenti col cacchio che avremmo una serie – e noi ce li gustiamo mentre disquisiscono sulla vita, l'universo e tutto quanto, decidendo cosa fare della loro canonica vita qualora trovassero davvero il coraggio di partire, e cosa succederà una volta tornati alla “normalità”. Sempre che decidano di tornare. Magari si fermano in un bosco nell'Oregon e fondano una setta. O aprono un campeggio per trentenni in crisi, con i tavoli da ping-pong e i wurstel vegani. Chissà.
The Staircase - Una morte sospetta (Usa, 2022)
dal 08/06/2022
Nel 2001, lo scrittore di romanzi di guerra e aspirante politico Michael Peterson contatta le autorità per denunziare la morte accidentale della moglie Kathleen, caduta di testa dalle scale di casa dopo aver bevuto un bicchiere di troppo e dopo essersi calata qualche pastiglia legale per rilassarsi e probabilmente tentare di scordarsi di essere sposata a un uomo segretamente bisessuale. Le guardie, come dar loro torto, credono il giusto alla versione fornita da Peterson, che diventa immantinente il sospettato principale nel processo per l'omicidio della moglie. O ex-moglie? Come funziona la nomenclatura in caso di accusa di omicidio? Chissà. Sul caso cala come un'aquila il documentarista francese premio Oscar (per il lungo Un coupable idéal) Jean-Xavier de Lestrade, che ottiene di poter raccontare il fattaccio e il processo conseguente attraverso una serie true crime, nel frattempo (magari) riuscendo anche a gettare un po' di luce su un fitto mistero, reso tale dalla mancanza di prove fisiche e di testimoni. La sentenza di accusa nei confronti di Michael viene rigettata a causa di un vizio procedurale (un testimone ha mentito sotto giuramento), nel 2017 Peterson patteggia e, visti gli anni di galera già scontati, torna un uomo libero. La serie di de Lestrade, anch'essa intitolata The Staircase, viene trasmessa nel 2004, ma nel 2012 il regista francese torna sul caso per una addenda di altre due ore, a sua volta integrata nel 2018 con tre nuove ore di materiali grazie allo stimolo di Netflix, che raccoglie le 13 puntate definitive in un'unica serie a disposizione dei suoi abbonati. Nel 2022 è infine il turno di Antonio Campos (Afterschool, Le strade del male), che decide di raccontare tuuutta la storia – compresi l'intervento della troupe di de Lestrade e ogni singola teoria sulla morte di Kathleen, anche la più strampalata tipo l'attacco dei gufi mannari – in una miniserie fiction interpretata da Colin Firth e Toni Collette nel ruolo dei due coniugi protagonisti, Michael Stuhlbarg nei panni dell'avvocato di Michael e Juliette Binoche in quelli di una delle montatrici del documentario originale. Tutto molto interessante – la finzione, la realtà, la verità, il racconto nel racconto nel racconto nel racconto – ma questa ossessione per il true crime sta diventando un po' angosciante gente. Fatevelo dire.
STARZPLAY
Becoming Elizabeth (Usa/Gb, 2022)
dal 12/06/2022
Verrebbe da chiedersi quale sarebbe stato il destino di tanti poveri attori britannici se non fosse esistita la dinastia dei Tudor. Anzi. La vera questione è: cosa sarebbe stato degli attori americani se non fosse esistita la dinastia dei Tudor, ché tanto gli attori inglesi – anche senza le innumerevoli serie e film dedicati alla famiglia di regnanti che ha accudito l'impero fra il 1485 e il 1603 – sono sempre più bravi di quegli altri, e per imitare un accento americano basta che si infilino una ciabatta in bocca e si diano una botta in testa. Almeno questa serie l'ha scritta la drammaturga Anya Reiss, e per una volta non è un adattamento dall'infinito ciclo di romanzi (quindici) The Plantagenet and Tudor Novels di Philippa Gregory, da cui erano già state tratte The White Queen, The White Princess e The Spanish Princess. Senza scordare le quattro stagioni di The Tudors, e i due film di Shekhar Kapur (Elizabeth e Elizabeth: The Golden Age) incentrati sul regno di Elisabetta I, la Regina Vergine, la cui versione giovanile pre-trono è protagonista di questo Becoming Elizabeth. E quindi torniamo per l'ennesima volta ad addentrarci nella magica Inghilterra della seconda metà del 1500, un periodo storico a cui essere particolarmente affezionati, specie se sei la Santa Inquisizione o la Peste nera. Questa serie qua racconta le disavventure adolescenziali di Elisabetta, ragazza testarda e intelligente fin dalla tenera età, che dopo la morte del padre Enrico VIII, e in seguito al vuoto di potere causato dalla dipartita, si ritrova impastoiata nelle peggiori paludi della politica. Nello specifico, Elisabetta rischia di finire nelle viscide grinfie del suo tutore Thomas Seymour – misteriosamente appuntato alla carica anche dopo aver tentato la fuitina con Caterina Parr, ultima moglie di Enrico e matrigna di Elisabetta – il quale cerca di sedurla con parole dolci, quando in realtà sta macchinando nell'ombra per prendere il potere.
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Habeas corpus successivis temporibus
NETFLIX
Peaky Blinders (Gb, 2013)
sesta stagione - dal 10/06/2022
Terminato il suo corso vecchia scuola in patria (l'ultima puntata è andata in onda su BBC One il 3 aprile), la sesta e ultima (sigh) stagione di una delle migliori serie tv degli anni 2010 può finalmente sbarcare anche nel resto del mondo. Le uniche due notizie che contano sul serio, però, sono che A) questo non è per davvero veramente l'ultimo giro di giostra (quel “sigh” più sopra era a uso turlupinio, ohohoh: dice che ci sarà un film al posto della settima stagione) e B) che il creatore e showrunner Steven Knight – uno che ha scritto di tutto, da Chi vuol essere milionario? a La promessa dell'assassino, e che si è pure scoperto essere un buon regista (vedi Locke) – ha insistito fino all'ultimo sul non mollare un centimetro per quanto riguarda il totale controllo creativo sulla serie, soprattutto quando si tratta di sceneggiature; dettaglio di non poco conto, perché nell'assemblaggio e nel cesellamento di un mondo narrativo, a sua volta inserito in una dettagliata ricostruzione storica (della Birmingham del primo dopoguerra), i dettagli e la coerenza e compattezza stilistiche fanno la differenza tra una grande serie (Boardwalk Empire) che soffre di fisiologici alti e bassi e di variazioni nelle sfumature a seconda dello sceneggiatore, e un'opera che flirta con il capolavoro (Peaky Blinders).
APPLE TV+
For All Mankind (Usa, 2019)
terza stagione dal 10/06/2022
Questa serie porta una firma che, anche all'interno del ristretto circolo di divulgatori della fantascienza, può essere considerata extra lusso: Ronald D. Moore è il brav'uomo che, dopo aver fatto gavetta a spalare sceneggiature per Star Trek, ha creato il remake moderno di Battlestar Galactica – e anche Outlander, che però è molto più legato al mondo del fantasy che non a quello della sci-fi. Nel 2019 Moore ha avuto il via libera da Apple TV+ per una serie di genere e, abbastanza sorprendentemente, piuttosto che ritornare nello spazio profondo e futuristico raccontato da Battlestar Galactica, ha deciso di reinventare la storia umana della seconda metà del Novecento immaginandosi una ucronia in cui l'Unione Sovietica fosse riuscita ad anticipare i rivali americani, allunando per prima nel giugno del 1969. Da qui in avanti si dipana una storia alternativa, più politica e umana che avventurosa, incentrata sulla gara fra superpotenze a chi colonizza per prima il satellite; una storia che Moore esplora piuttosto nei dettagli, abbandonando la fantascienza estetica e filosofica per abbracciare uno sforzo speculativo interessante, ma costruito su copioni così verbosi che Aaron Sorkin ha chiamato per dire che anche secondo lui in For All Mankind parlano tutti troppo. La prima stagione si era conclusa con due episodi piuttosto movimentati, che lasciavano presagire un'impennata nell'azione. La seconda era ripartita dieci anni dopo gli eventi che chiudevano la precedente e con un solido vantaggio (ci mancherebbe) sulla costruzione di personaggi e situazioni, riuscendo ad aggirare diversi banchi di noia che rallentavano la visione. Dalla terza ci si aspettano buone cose, compresa la risoluzione dell'eterno conflitto fra Russia e Stati Uniti.
ATTENZIONE! In occasione del debutto della terza stagione il 10 giugno, Apple TV+ offre la possibilità di vedere gratuitamente la prima stagione, solo dal 9 al 21 giugno. Se ve l'eravate persa, se siete incuriositi ma non abbastanza da iscrivervi, è un'occasione da non perdere.
DISNEY+
Pose (Usa, 2018)
prima e seconda stagione dal 08/06/2022
Disney+ fa la cosa giusta e ruba Pose dal portfolio di Netflix, dov'era rimasta parcheggiata per la distribuzione internazionale – mentre negli Stati Uniti era andata in onda come si faceva una volta, settimanalmente su FX. Per il momento tornano disponibili in Italia solamente le prime due stagioni di quella serie che, per un breve attimo, ha confuso il pubblico più attento: cosa succede a Ryan Murphy? – dice il pubblico più attento – per caso ha finalmente deciso di puntare sulla qualità invece che sulla quantità? Perché alla fine il buon Murphy è sempre stato così, da Nip/Tuck a Glee, passando per American Horror Story, The New Normal, Feud, The Politician, Ratched e anche (paradossalmente) per la recente infornata di miniserie realizzate sotto l'egida esclusiva di Netflix (Hollywood, Halston): prima la quantità – di idee, di accumulo, di invenzioni visive, di personaggi, di puntate, di stagioni – e poi, se capita, anche un po' di qualità. Pose, invece, è proprio un distillato di Murphy. È contenuta e concentrata senza rinunciare a esagerazioni estetiche e toni fiabeschi. Prende spunto dal sublime documentario del 1990 Paris Is Burning per raccontare vita e miracoli della comunità LGBTQ+ nella New York di fine anni '80/inizio anni '90, tra pregiudizi, ghettizzazione, violenze, abusi e il terrore irrazionale per la diffusione del HIV. Uno di quei recuperi seriali praticamente obbligatori: per sollazzarsi con un sacco di voguing ben fatto, ma anche per imparare un pezzo di storia culturale contemporanea di fondamentale importanza.
PRIME VIDEO
Fairfax (Usa, 2021)
seconda stagione dal 10/06/2022
Adesso li chiamano hypebeast. Sono i ragazzi e le ragazze che soffrono tantissimo se non riescono a comprarsi l'ultimo capo di abbigliamento barra accessorio alla moda, per poi potersene vantare primariamente sui social, ma anche IRL (In Real Life). Leggo in giro di gente convinta che sia una turba appannaggio esclusivo di quest'ultima generazione; ma io me li ricordo bene quelli che spendevano mezzo stipendio della mamma impiegata per prendersi le sneakers Prada con gli strappi e quegli stracazzo di jeans con il risvolto e le macchie di vernice sopra e la gigantesca scritta RICH sul culo. Il tutto solo per star dietro a certi bifolchi arricchiti che facevano dell'apparire l'unica carta sociale possibile da giocarsi in assenza di una personalità degna di nota. E poi, prima ancora, c'erano stati i paninari, e ancora prima gli yuppies e via discorrendo fino all'alba dei tempi, con qualche Neanderthal che sicuramente si atteggiava a cafone sfoggiando con tracotanza la pelliccia nuova mentre faceva una vasca in centro. È pur vero, però, che oggidì i social hanno inasprito tutta la faccenda. Tanto che una serie sui buzzurri delle Prada con gli strappi non l'hanno mai fatta, mentre gli hypebeast hanno dalla loro l'animazione per adulti Fairfax. Ambientata correttamente a Los Angeles, idealmente il cuore pulsante di questa sarabanda globale dell'ostentazione, Fairfax si svolge in una scuola media in cui l'immagine è l'unica cosa che conta. Per dire: l'istituto è gestito da un preside che organizza una parata ogniqualvolta un alunno riesca a farsi verificare l'account su Instagram, ottenendo la tanto ambita spunta blu che separa i vincenti dai pezzenti. Seguiamo le vicende di quattro ragazzini che navigano in queste acque social piuttosto torbide e pericolose, dovendo decidere una volta per tutte se vogliono ottenere a ogni costo la vacua popolarità inseguita dai loro pari o se preferiscono vivere in un sereno anonimato senza ulteriori stress.
- questa rubrica settimanale esce il venerdì per consigliarti come distruggerti di binge watching intensivo durante il fine settimana -
Da (meno) 5 scatolette di pelati a (più) 5 avocado, un voto a settimana per una serie presentata in questa newsletter (in questo numero o in passato).
Life & Beth (Disney+)
Un avocado striminzito a Life & Beth, che è una serie di Amy Schumer, scritta da Amy Schumer, prodotta da Amy Schumer, diretta da Amy Schumer e interpretata dall'esordiente Violet Young nei panni della versione giovane del personaggio protagonista, a sua volta chiaramente interpretato da Amy Schumer. Amy Schumer dimostra una discreta ambizione nel tentativo di raccontare una versione romanzata di Amy Schumer diversa da quella che conosciamo: Beth (Amy Schumer) è una 40enne di New York in crisi d'identità, che in seguito a un lutto inaspettato molla tutto e torna in campagna per vedere se riesce a trovare la felicità insieme a un bifolco locale. C'è tanta catarsi, in Life & Beth, e non c'è nessuna grassa risata. Qualche sorriso sì. Ma grasse risate mai. Anche perché l'intento non è quello. L'intento è quello di raccontare un doppio romanzo di formazione di una persona adulta che decide finalmente di curare le proprie ferite, smettere di essere così concentrata sul proprio ombelico e andare avanti. È una serie derivativa, ma indubbiamente ben fatta.
Non c'è nulla che ti convince, tra le serie di questa settimana? Prova una S01! Una prima stagione da recuperare nel weekend. Questa settimana...
Into the Dark
[RaiPlay]
Spiace dare l’ennesimo dispiacere ai detrattori della Blumhouse, immusoniti perché i loro film horror non possono più essere quelli anni 70 e 80, ma quando, in futuro, si vorrà provare a capire paure e babau attuali, non si potrà che partire da quanto sta oggi producendo l’attivissima factory di Jason Blum. Anche sul versante tv, come questa Into the Dark, serie antologica di Hulu, da noi su RaiPlay (primo titolo Usa in esclusiva, una scelta intelligente), dove ogni episodio (un vero e proprio tv movie) usa come pretesto per scatenare i suoi orrori una festività del calendario d’oltreoceano (in origine è stato pubblicato proprio in concomitanza con quella). Più ancora che i sottogeneri dell’horror attuale, tutti contemplati (anche con qualche nome di richiamo dietro la mdp, come Nacho Vigalondo e Daniel Stamm), però contano i sottotesti, molto (troppo?) esibiti, a intercettare questioni irrisolte del presente: soprattutto lo scontro di genere, con diversi titoli post #MeToo (come il claustrofobico Giù, tutto in un ascensore, per San Valentino, o La casa sull’albero, vendetta sui generis contro un maschio sciovinista, per la Giornata della donna). Nonostante una certa disparità negli esiti, non ci si annoia, anzi, si può restare piacevolmente stupiti, sia che si giochi in casa (Splendida America, una parabola distorta sull’immigrazione, che potrebbe ambientarsi nel mondo di La notte del giudizio, sempre Blumhouse), sia che si vada in scia ad altri (Il ballo della purezza, quasi un corollario a Midsommar - Il villaggio dei dannati), sia che si cazzeggi (Lo spirito della scuola, cioè Breakfast Club che incontra Scream).
ROCCO MOCCAGATTA
[pubblicata su Film Tv n° 37/2020]
EXTRA
Pilota è un podcast sulle serie tv realizzato da Alice Alessandri, Alice Cucchetti e Andrea Di Lecce grazie alla piattaforma Querty. Abbiamo pensato di riascoltarlo dall'inizio insieme ai lettori di questa newsletter, proponendone un episodio ogni settimana.
Pilota 6X04, una puntata di un podcast sulle serie che parla delle serie in cui c'è anche un podcast. Clicca qua per ascoltare l'episodio.
Qualche notizia dal mondo delle serie.
E a proposito di patti tra amici
Gente vera
Parole e musica
Forse con un cambio
Anticipazione fisica
A proposito di cibo
Ancora Apple
Sul reboot di Queer as Folk
Anche senza di lei