Fuori le serie! 🛋️ #137: Per la barba di Ewan McGregor
Fuori le serie!
- di Nicola Cupperi -
#137 - Per la barba di Ewan McGregor
Ciao ,
questa è Fuori le serie!, la newsletter di Film Tv che ti segnala tutte le serie che partono, tornano o ricominciano in streaming ogni settimana.
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È la settimana in cui i babbi si prendono il portatile per guardarsi Obi-Wan Kenobi, mentre i figli si impossessano della tv per la maratona Stranger Things. E nel frattempo le mamme sono le uniche che fanno qualcosa di utile. Sante mamme, se non ci fossero loro.
Esordiscono con fare sbarazzino
PRIME VIDEO
Totems (Francia, 2021)
dal 20/05/2022
I più buffi del mondo, comunque, rimangono sempre i francesi. I più americani fra gli europei, per tanti versi. Sicuramente quelli che se la sentono più calda, da sempre. Laddove gli italiani sono collettivamente certi che se metti un veronese nella stessa stanza con un napoletano (ma anche con un vicentino se è per quello) succederanno cose turpi, i francesi invece sono collettivamente certi – nonostante la realtà fenomenica dica il contrario – di essere il popolo migliore di sempre, protagonista della nazione più potente sulla faccia della Terra. Si fa per scherzare, chiaramente. Non va bene semplificare in maniera così becera le sfaccettature di una realtà complessa come la Francia, d'oltremare e non. Però te le tirano fuori di bocca certe cose. Specialmente quando si mettono a fare le serie tv ad alto budget sulle spie francesi durante la Guerra fredda. Adesso. Va bene tutto. Sicuramente la Francia sarà stata una pedina di una certa importanza sullo scacchiere diplomatico della Guerra fredda, non lo metto in dubbio. Diciamo che è stata il corrispettivo di una torre. Per carità, la torre è un pezzo che ha sempre la sua utilità. Ti fa anche vincere certe partite, la torre. Ma io non ho mai visto una torre andare in giro per la scacchiera a fare l'elicottero in faccia ai pedoni nemici, rivolgendosi con arroganza e in maniera inappropriata a re e regina come fossero suoi pari. Sei un torre, torre. Rimani nel tuo. Allo stesso modo, quando si parla di spie e di Guerra fredda si pensa ad americani, russi e inglesi, regine, re e cavalli di quella particolare scacchiera. E invece arrivano i francesi che decidono di fare la serie costosa e spettacolare per mettere in giro la voce che ehi! c'eravamo pure noi durante la Guerra fredda e anche se non ve lo dicono in realtà e ovviamente eravamo i più importanti. Comunque Totems è davvero una serie lussuosa e ben pettinata, una classicissima spy story ambientata nel 1965 il cui riluttante protagonista è Francis Mareuil, scienziato figlio di un leggendario agente segreto. Francis viene reclutato dai servizi segreti francesi per operare sul campo in appoggio alla CIA. Durante una missione il giovane si imbatte di Lyudmila, affascinante pianista russa costretta a lavorare come agente del KGB. Quello che si sente nell'aria è amore oppure un gioco e doppiogioco da spie per carpire informazioni?
DISNEY+
Obi-Wan Kenobi (Usa, 2022)
dal 27/05/2022
Finalmente la serie ambientata nell'universo Star Wars che anche noi, turisti di Guerre stellari senza neanche una stilla di midichlorian in corpo, possiamo sperare di goderci senza pensare di dover recuperare 14 stagioni di tre serie animate, sei romanzi, due graphic novel, quattro videogiochi e le scritte sul lato di alcune scatole di cereali solo per intuire il contesto in cui si muove la storia. Obi-Wan Kenobi lo conosciamo anche noi! Evviva. Era quel vecchietto scorbutico dei primi tre film, interpretato in pantofole da un Alec Guinness che non ne aveva voglia e non faceva nulla per nasconderlo, per poi vergognarsi nei secoli dei secoli quando la trilogia originale è diventata quel pazzesco fenomeno di culto mondiale che sappiamo. Sul serio. Guinness, che con l'interpretazione in Guerre stellari ci ha pure guadagnato una nomination agli Oscar, pensava le peggio cose di Lucas, del suo talento da sceneggiatore e del film in generale – «Alcuni dei dialoghi sono atroci e la maggior parte si confonde nel frastuono generale» –, ma non era mica scemo. Aveva intuito quanto la gente sarebbe andata matta per «Un film molto spettacolare e tecnicamente notevole. Emozionante, molto rumoroso ma sincero» e accettò di prendervi parte solo dopo aver ottenuto, come compenso, il diritto al 2% sugli incassi totali. E bravo Alec. Dunque Obi-Wan era quello lì, che nella buffa trilogia prequel era invece interpretato da Ewan McGregor con la barba scolpita nel marmo – ma per davvero eh, non gli si scompiglia un pelo in faccia nemmeno sotto l'uragano. Dopo la caduta della Repubblica, l'ascesa dell'impero di Palpatine, la distruzione quasi completa dell'ordine jedi e il duello (solo apparentemente) mortale con l'ex allievo passato al lato oscuro della forza Anakin Skywalker, Kenobi se la spassa sul pianeta desertico Tatooine, dove vive da eremita proteggendo a distanza Luke, figlio di Anakin e bambino pregno di midichlorian. Succede che, nel frattempo, Anakin sia notoriamente sopravvissuto nei panni tracheitici di Darth Vader, e come tale abbia lanciato una campagna interstellare per la caccia agli ultimi jedi rimasti vivi, creando una speciale squadra di super inquisitori. In tutto questo c'è Hayden Christensen che ha accettato di tornare nei panni di Anakin dopo aver subito le peggio angherie per la sua interpretazione nella trilogia prequel, bravo Hayden che te ne sbatti degli haters e pensi solo a fatturare come un drago; e poi c'è anche Kumail Nanjiani nei panni di un personaggio inedito, un tizio vestito da Han Solo che tecnicamente fa il mascalzone per le strade di questo pianeta che si chiama Daiyu.
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Ritornano furbette come non mai
NETFLIX
Ghost in the Shell: SAC_2045 (Giappone, 2020)
seconda stagione dal 23/05/2022
In effetti non so mica se sia più agile recuperare le basi di Star Wars – diciamo undici film più (almeno) tre serie tv – oppure quelle di Ghost in the Shell. Per essere sicuri sicuri di non farvi sfuggire proprio nessuna delle sfumature relative a questo universo narrativo, dovreste recuperare quantomeno il manga (con sequel e coda) creato da Masamune Shirow, i due film scritti e diretti da Mamoru Oshii, le due stagioni dell'anime Ghost in the Shell: Stand Alone Complex e il suo sequel sotto forma di lungometraggio animato per la tv, la serie per il mercato home video Ghost in the Shell: Arise e il suo sequel sotto forma di lungometraggio animato per la tv (dove l'ho già sentita questa?), quattro videogiochi e la prima stagione di questa SAC_2045. La buona notizia è che anche il completista più ossessivo-compulsivo può comunque permettersi di lasciar perdere quella cialtronata soporifera che è stato l'adattamento in live action americano del 2017 con Scarlett Johansson protagonista. Ghost in the Shell è la saga cyberpunk più longeva e di successo all'interno di un sottogenere che ha sempre rappresentato una nicchia piccola ma fondamentale per la fantascienza, da William Gibson in poi. Shirow ha creato un futuro prossimo distopico in cui tutti sono interconnessi alla rete attraverso impianti cerebrali, in cui umani e cyborg convivono quasi serenamente, e in cui le intelligenze artificiali sono talmente sviluppate da essere a un passo dalla presa di coscienza. Uno sfondo perfetto per un thriller poliziesco altamente filosofico (soprattutto nelle versioni di Mamoru Oshii) e ad alto tasso d'azione. SAC_2045 si svolge 16 anni dopo gli eventi del manga, in un mondo al collasso in seguito a una crisi economica che ha azzerato il valore di ogni valuta; la risposta delle quattro grandi nazioni è stata quella di inventarsi il concetto di Guerra sostenibile, un conflitto a bassa intensità e senza fine necessario per alimentare l'economia globale. La protagonista è sempre la maggiore Motoko Kusanagi, cyborg un tempo appartenente alle forze dell'ordine della Sezione di Sicurezza Pubblica numero 9, oggi mercenaria costretta a riunirsi con i vecchi compagni di squadra per affrontare la minaccia dei post-umani.
Stranger Things (Usa, 2016)
quarta stagione dal 27/05/2022
Ricapitolando: eravamo rimasti con quell'espressione lì, quella da “però” di ammirazione, riservata ai fratelli Duffer, i secchioni del mondo dello spettacolo e discepoli spirituali di J.J. Abrams, capaci di reinventare anche nella terza stagione di Stranger Things quel piatto di lasagne e nostalgia – presentazione e impiattamento: diesci – fatto di biciclette, camice di flanella, giochi analogici, Spielberg, Goonies e Stephen King. Bravi tutti, per carità. Solo che vorrei sapere: cos'è questa storia che ci hanno messo tre anni per fare la quarta stagione? E che essa, la quarta stagione, uscirà in due momenti distinti (per la seconda parte c'è da aspettare fino al 1° di luglio)? E che si concluderà con un finale lungo due ore e mezza? Due ore e mezza! Siete sicuri? Tutto questo era necessario? In ogni caso staremo a vedere se i nostri giovani eroi – ormai non più così tanto giovani – riusciranno a liberarsi per sempre del Sottosopra e dei mostri in esso contenuto. Oppure se decideranno di rivelarne l'esistenza al mondo, assistendo impotenti allo spettacolo di arte varia e democratica in cui tutta una frangia della popolazione umana sceglie di stare dalla parte dei Demogorgoni perché alla fine non è loro la colpa, sono stati aggrediti da Undici quando ha aperto il portale; e quando sono entrati nel nostro mondo cominciando a mangiare gente l'hanno fatto come normale reazione di difesa alla bieca aggressione umana.
Se volete fare il punto di tutto quello è accaduto nelle scorse stagioni, vi segnaliamo il mega Riassunto/Spiegone pubblicato su FilmTv.it.
- questa rubrica settimanale esce il venerdì per consigliarti come distruggerti di binge watching intensivo durante il fine settimana -
Da (meno) 5 scatolette di pelati a (più) 5 avocado, un voto a settimana per una serie presentata in questa newsletter (in questo numero o in passato).
The Boys (Prime Video)
Quattro avocado alla seconda stagione di The Boys. Va' che neanche te ne accorgi e arriva la terza stagione, eh. Succederà tra meno di un mese, io ti avviso. E ne approfitto per consigliarti, se hai tempo, di ridare un'occhiata alla stagione precedente. Così arrivi preparato per i nuovi episodi e fai bella figura, anche se non so bene con chi. E poi la seconda stagione di The Boys è pur sempre un bel vedere, nonostante si continui ad abusare della nostra pazienza a forza di infilare canzoni di Billy Joel un po' ovunque. Perché a parte avere una storia scritta bene, piuttosto avvincente e perfettamente calibrata per il linguaggio seriale, The Boys continua a essere un ottimo meta-testo che parla in maniera spassionatamente crudele del mondo dell'intrattenimento ai tempi dei social e sullo stato raccapricciante (e consapevole di esserlo) in cui sembra versare l'impero americano in decomposizione.
Non c'è nulla che ti convince, tra le serie di questa settimana? Prova una S01! Una prima stagione da recuperare nel weekend. Questa settimana...
Fosse/Verdon
[Disney+]
«La verità chiedila al prete, non al commediografo» dice il Paddy Chayefsky interpretato da Norbert Leo Butz a Bob Fosse/Sam Rockwell parlando di All That Jazz, nell’ultimo episodio di Fosse/Verdon. E infatti quel che fa un biopic, per forza di cose, è mentire. Se non inventando fatti, incastrandoli in una struttura narrativa: dividendo in tre atti la caotica complessità di un’esistenza, cercando semi e cesure, punto centrale e punti di svolta, climax e catarsi. Spettacolo. Gli autori di Fosse/Verdon lo sanno, per esperienza: Thomas Kail (che ha diretto la maggior parte degli episodi), Alex Lacamoire (che li ha musicati) e Lin-Manuel Miranda (co-produttore esecutivo, nonché inaspettato ma riuscito cameo) hanno fatto lo stesso con Hamilton, la biografia del padre fondatore americano diventata il maggiore successo di Broadway del nuovo millennio. Ma - insieme allo showrunner Steven Levenson (librettista di un altro acclamato e premiato musical, Dear Evan Hansen) e al Joel Fields di The Americans - si affidano piuttosto a un’impalcatura che dagli eventi topici prende le distanze: le didascalie misurano il tempo che separa i protagonisti dall’ultimo successo, dall’ultimo Tony o Oscar vinto, dall’ultimo progetto, e, parallelamente, funzionano come un ineluttabile countdown, un orologio che ticchetta verso la fine, verso l’apoteosi conclusiva che inevitabilmente equivale alla chiusura in un sacco per cadaveri, come in Lenny e in All That Jazz. E se è vero che l’attenzione del racconto è sbilanciata (come sempre) su Bob Fosse (d’altronde l’ispirazione primaria di questa miniserie è la biografia Fosse di Sam Wasson), l’aggiunta di Verdon non è meno che paritaria: non solo perché Michelle Williams/Gwen Verdon si rende protagonista di una performance abbacinante e totale, in originale anche sottolineata da un lavoro sulla voce e la parlata, oltre che su movimenti e coreografie, cogliendo l’essenza della ballerina e attrice; ma anche perché è nei momenti in cui i due sono insieme, in un irripetibile rapporto elettrico che salda collaborazione professionale, matrimonio e produzione artistica, che provano (qualche volta addirittura riescono) ad affrancarsi dal copione prestabilito dell’uomo di genio e orribile sregolatezza e della donna accudente e spaventata dalla vecchiaia. Diventano Fosse/Verdon, un luogo della creatività dove tutto è possibile, esattamente come un palcoscenico: lasciare tra le quinte i traumi (sessuali, per entrambi), la quotidianità (insostenibile) e il terrore (quello di perdere la fama, cioè smettere di esistere), e far nascere qualcosa che prima non esisteva (vedi il parallelismo con la gravidanza durante l’allestimento di Chicago) e cambiare indelebilmente la materia di cui sono fatti i sogni. Se c’è una tragedia (e chissà se è vera), in questa doppia parabola incrociata di ascesa e declino, il cui centro è il bellissimo quinto episodio tutto in un fatidico weekend, è quella di personaggi che non cambiano mai: Charity, Sally, Lenny, Joe, Roxie, e naturalmente Bob e Gwen, inamovibili e immortali sotto la luce di un riflettore, armati di sorriso e cappello, a sprigionare magic shows and miracles.
ALICE CUCCHETTI
[pubblicata su Film Tv n° 23/2019]
EXTRA
Pilota è un podcast sulle serie tv realizzato da Alice Alessandri, Alice Cucchetti e Andrea Di Lecce grazie alla piattaforma Querty. Abbiamo pensato di riascoltarlo dall'inizio insieme ai lettori di questa newsletter, proponendone un episodio ogni settimana.
Pilota 6X03: Di come il capitalismo forse non sia il miglior sistema e di come comincino a capirlo anche le serie tv. Clicca qua per ascoltare l'episodio.
Qualche notizia dal mondo delle serie.
È uscito il secondo appuntamento con Il pilota VPN! Parliamo di The First Lady.
Al Polo nord con Jodie Foster
Nemmeno il tempo di vedere Obi-Wan
Susan Sarandon animata
Costumi per le serie
Non sono venti
Vent'anni dopo
Postuma su Apple TV+
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