Fuori le serie! 🛋️ #130: Spie scarse e cavalieri della luna
Fuori le serie!
- di Nicola Cupperi -
#130 - Spie scarse e cavalieri della luna
Ciao ,
questa è Fuori le serie!, la newsletter di Film Tv che ti segnala tutte le serie che partono, tornano o ricominciano in streaming ogni settimana.
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Una settimana ricca di serie lussuose, come Slow Horses, Moon Knight, Wolf Like Me e The Outlaws, ma anche di ragguardevoli mattate giapponesi.
SERIE A MAGGESE
NETFLIX
Thermae Romae Novae (Giappone, 2022)
dal 28/03/2022
Se pensate che una storia tutta matta, che unisce l'antica Roma al moderno Giappone tramite la tubatura di un bagno pubblico, sia un'idea completamente folle e che non avrà mai alcun tipo di successo con il pubblico, allora non conoscete ancora bene i giapponesi e non avete presente Thermae Romae. Thermae Romae è un manga di Mari Yamazaki (pubblicato fra il 2008 e il 2013) il cui protagonista, l'architetto e ingegnere romano Lucio, viene brutalmente licenziato da un padrone stufo delle sue obsolete idee di progettazione terme. Disperato, Lucio va a farsi un bagno in cerca di ispirazione e viene risucchiato in un vortice che lo risputa fuori in un bagno pubblico del Giappone moderno. Il romano rimane stupito dalla modernità di queste terme costruite per “gli schiavi dalla faccia piatta”, prende appunti e torna nel passato per svoltare una carriera insipida e diventare il più geniale costruttore di terme dell'Impero. Thermae Romae, il manga, ha venduto più di 500 (cinquecento) milioni di copie in tutto il mondo. Il primo film in live action tratto dal fumetto, uscito nel 2012 con protagonista Hiroshi Abe (Chocolate, Kiseki, Ritratto di famiglia con tempesta), ha guadagnato 75 milioni di dollari al botteghino domestico. Nel 2014 c'è stato anche un sequel che non ha incassato altrettanto, ma ci è andato abbastanza vicino. Questa serie con il suffisso Novae, invece, è il secondo adattamento animato del fumetto e conta di ampliare le avventure di Lucio al di là della scoperta dei bagni pubblici e dei cessi giapponesi con il bidet incorporato. Certe volte, quando vi chiedete se questa in cui viviamo e ci arrabattiamo è la miglior versione possibile del mondo, ricordatevi che c'è chi ha avuto immenso successo immaginando e scrivendo una roba come Thermae Romae. Non avrete nessuna risposta di tipo esistenziale, ma vi farete una motta di risate perché Thermae Romae è davvero adorabile e fuori da ogni grazia divina.
La famiglia Uysal (Turchia, 2022)
dal 30/03/2022
Superato il trauma di un protagonista che assomiglia fin troppo alla versione turca di Rob Schneider – e non esiste al mondo nessuna versione accettabile di Rob Schneider – questa commedia drammatica turca sulla precoce crisi di mezza età di un uomo senza carattere sembra avere alcune valide cartucce da sparare. Oktay è un architetto di successo a Istanbul, misero protagonista di un'esistenza tanto agiata quanto infelice insieme all'altrettanto insoddisfatta moglie e ai due figli. L'uomo triste decide codardamente di fuggire senza confrontarsi, e rischiare di perdere la maschera di mite buonuomo tenuta in piedi per tutti quegli anni, ma viene bloccato dal fato sotto forma di nebbia che annulla il volo su cui sarebbe dovuto scappare. Torna nella prigione dorata di aspettative che si è costruito da solo – spinto anche da un senso di rivalsa nei confronti dell'incontentabile padre –, scegliendo la strategia dello gnorri, in Anatolia nota anche come la mossa del tacchino, che in turco vuol dire struzzo. Il palco dura un giorno, e Oktay soffre di un grosso attacco di panico che gli dà l'occasione di staccare dalla sua vita e tornare ad Ankara, nella casa in cui è cresciuto con i genitori. Anche perché c'è da raccattare il burbero babbo, rimasto vedovo di recente e poco incline alla solitudine: preferisce trasferirsi a Istanbul dal figlio e passare le giornate a insultarlo, piuttosto che godersi i piccioni al parco o i cantieri. Una volta tornato nei luoghi della sua adolescenza punk, però, Oktay completa il crollo, piange un sacco di lacrime, si sbronza male e decide di ricominciare esattamente da dove si era bloccato da ragazzo: un chiodo, una parrucca mohicana fucsia, anfibi, collari, anelli a forma di teschio e via che si va a conquistare la scena underground notturna di Istanbul. Sempre senza parlarne alla famiglia, sia mai che si possa risolvere un conflitto in una maniera che non preveda la scusa per fare una serie in 8 episodi.
L'ultimo bus del mondo (Gb, 2022)
dal 01/04/2022
Non solo ci devi ricordare quale sarà il probabile destino dell'umanità – dovesse sopravvivere al riscaldamento globale e alle Guerre mondiali – ovvero: rivolta delle intelligenze artificiali e roboapocalisse; ma devi anche farlo tramite una serie fantascientifica per ragazzi in cui solamente un gruppo mal assortito di studenti delle medie, quell'età in cui si scopre la possibilità di essere odiosi e si hanno tutte le energie del mondo per metterla in pratica, sopravvive al disastro? Ci odi così tanto Netflix? Oltretutto ci hai anche tolto la possibilità di condividere le password. Ti abbiamo per caso fatto qualcosa di male? Abbiamo sbagliato a farci l'abbonamento anche a Disney+? È che ci sono i Simpson su Disney+, prova a capirci Netflix. In questa serie qui, comunque, apparentemente i ragazzini non fanno nulla di male se non essere ragazzini. Il vero malvagio della situazione sembra il guru della tecnologia Dalton Monkhouse, che ha organizzato in giro per il mondo una serie di festose celebrazioni per il lancio della sua ultima incredibile invenzione: i globi geniali, robot di nuova generazione programmati per ripulire l'ambiente. Tra le varie inaugurazioni sparse per la Terra ce n'è una, in Inghilterra, alla quale un professore masochista ha trascinato un gruppo di ragazzi delle medie. Quando, durante la presentazione, i robot vengono attivati e si ribellano vaporizzando gli astanti, una manciata di studenti riesce a raggiungere il bus della scuola e a scappare dalla devastazione. I ragazzi si accorgono abbastanza presto di essere gli unici sopravvissuti all'insurrezione robotica, o almeno così pare. Decidono, di conseguenza, di stanare Monkhouse e farsi spiegare per bene quello che sta succedendo. Prima, però, dovrebbero concentrarsi sulla sopravvivenza. E non so se avete mai fatto il tentativo di far concentrare un ragazzo delle medie. Ecco. Auguri.
DISNEY+
Moon Knight (Usa, 2022)
dal 30/03/2022
Dice che dopo quasi 15 anni siamo talmente abituati al linguaggio dell'universo Marvel che ormai manca quel senso di meraviglia che ci prendeva le prime volte di fronte a un supereroe in azione sullo schermo. Ormai siamo abituati. Siamo bambini-cresciuti cresciuti, non ci farete cadere la mascella solo con un tizio in calzamaglia che fa i salti fra i tetti e salva il mondo nonostante (o forse proprio per merito di) tutte le sue insicurezze. Moon Knight – non il nome di Kevin Feige sui forum di scambismo, bensì la nuova serie Marvel Disney+ – queste cose le sa e decide di prendere la gente alla sprovvista con una palla curva. Tutta la prima puntata, infatti, la passiamo a dover accettare il fatto incredibile che quel manzo da competizione di Oscar Isaacs, con i suoi capelli impeccabilmente impomatati in un perfetto ciuffo ondoso, la sua mascella scolpita nel marmo e i suoi pantaloni con il risvoltino, stia interpretando un nerd insicuro e nevrotico impiegato nel negozio di souvenir del British Museum. Per carità, ottimo attore l'Isaacs, quasi sempre convincente; ma nei panni di un vergine inglese appassionato di egittologia e pesci rossi storpi risulta poco credibile. E infatti: chi conosce un po' meglio il personaggio dei fumetti (creato da Doug Moench e Don Perlin nel 1975) da cui la serie prende ispirazione, sa che il goffo alter-ego umano di Moon Knight è, in realtà, solo una delle molteplici personalità distinte che fanno capo a Marc Spector, letale mercenario dentro il quale alberga anche lo spirito di Khonshu, il dio egizio della luna. Sulla carta, la cosa migliore di Moon Knight è il cattivo. Non tanto perché è uno zelota fanatico della creatura Ammit, la Divoratrice dei morti della mitologia egizia che riporterà l'equilibrio sulla Terra consumando tutte le persone malvagie; quanto perché Ethan Hawke, che lo interpreta, ha dichiarato di aver dato vita al personaggio ispirandosi a, nell'ordine e tutti insieme e se è vero sarà anche matto ma è comunque il migliore dei matti: David Koresh (quello di Waco), Carl Jung, Fidel Castro, il Dalai Lama, Leo Tolstoy, il televangelista Jimmy Swaggart, Mengele, l'infermiera di Qualcuno volò sul nido del cuculo, e Steve Jobs se solo fosse stato Lex Luthor. Maccosa?
PRIME VIDEO
The Outlaws (Gb, 2022)
dal 01/04/2022
Stephen Merchant è quell'inglese occhialuto e allampanato con cui Ricky Gervais ha scritto creato e prodotto cose illustri come il The Office originale ed Extras, solo per indicarne un paio altrimenti se ci mettiamo a elencare anche tutte le cose che non sono uscite dall'etere (radiofonico e tv) britannico finisce che facciamo notte. I due continuano a volersi bene, ma da qualche tempo le loro strade professionali si sono divise. Qua il buon Merchant si mette alla prova (sceneggiando, dirigendo e interpretando un ruolo da comprimario spalla comica) con un formato per lui inedito, quello della serie corposa a svolgimento orizzontale. Il passaggio dai 24 minuti della sitcom ai 60 di una commedia drammatica con svariati personaggi, storie e situazioni da approfondire e fare interagire fra loro può essere ben traumatico. Tipo imparare l'inglese dai film americani e poi pensare di capire quello che dicono a Londra. Merchant salta il fosso con discreta agilità, però, architettando un ambiente narrativo in cui può tentare con il nuovo linguaggio senza rinunciare a ciò in cui è maestro. Al cuore della vicenda c'è un gruppo eterogeneo di persone che si ritrovano a condividere lo stesso programma, sostitutivo del carcere, di lavori socialmente utili. La vera protagonista è la giovane Rani, studentessa modello appena accettata a Oxford che, causa cleptomania di forma normale e non strana, rischia di mandare a monte il suo futuro. Ogni adorabile fellone, fra cui spiccano lo stesso Merchant e un sexy Christopher Walken, ha la sua storia e la sua personale idiosincrasia che gli o le rendono complicato esimersi dal tornare a sgarrare. Tutti insieme devono ripulire un edificio in disuso sopportando lo sguardo inquisitorio di una zelante supervisora.
Wolf Like Me (Usa, 2022)
dal 01/04/2022
Gary è vedovo ormai da sette anni ed è anche il babbo dell'undicenne Emma, con cui vive ad Adelaide, in Australia. Entrambi non si sono mai del tutto ripresi dalla morte di Lisa, rispettivamente moglie e mamma. Anche perché il contrario sarebbe impossibile e abbastanza disturbante. Ma se Gary ha la prospettiva della maturità a sostenerlo nell'elaborazione del lutto – e l'alcol. Mai scordarsi dell'alcol – la povera Emma soffre senza avere i meccanismi emotivi necessari a comprendere e accettare l'immensità della sua perdita. Succede che i due abbiano un incidente in macchina causato da Mary, scrittrice solitaria che si porta appresso anche lei una bella dose di bagaglio emotivo, nel suo caso non meglio specificato. Niente di grave, fortunatamente. Ma intanto è stata fatta una nuova conoscenza: i due adulti si piacciono, si rivedono, si apprezzano, si confidano, ma Mary decide che è il caso di non frequentarsi per via del suo misterioso passato, legato alla tragica morte del marito. Però il destino ha deciso che i due debbano stare insieme, e continua a farli incontrare casualmente. Come se l'Australia fosse un posto piccolo, peraltro. C'è da dire, oltretutto, che la donna losca e indecisa sembra anche l'unica persona al mondo in grado di comunicare in profondità con Emma, e capace di rassicurarla durante gli attacchi di panico della bambina. E niente, c'è questo mistero misterioso che si mette in mezzo e non si sa cosa sia. Non foss'altro che la serie si intitola Wolf Like Me, e quasi sicuramente Mary si trasforma in un lupo mannaro quando c'è la luna piena. O qualcosa del genere.
APPLE TV+
Slow Horses (Usa/Gb, 2022)
dal 01/04/2022
Scritto – adattando l'omonimo romanzo del 2010 (in Italia uscito nel 2018 con il titolo Un covo di bastardi) di Mick Herron – e prodotto da un Will Smith che presumibilmente non prende a schiaffi i comici in mondovisione, Slow Horses è una miniserie che inizia con un brutto errore da parte dei servizi segreti inglesi durante la simulazione di un attentato bombarolo all'aeroporto, e prosegue con un Gary Oldman imbruttito con i buchi nei calzini che dorme sul divano e si sveglia di soprassalto, preso alla sprovvista da un suo stesso fragoroso peto. E fin qui la faccenda è già bella interessante. Il capro espiatorio dell'esercitazione clamorosamente toppata si chiama River Cartwright, giovane agente segreto di belle speranze, ottima famiglia, eccellente preparazione e focosa ambizione, che viene assegnato per demerito nella più puzzolente e inutile sezione del MI5 – la Slough House, letteralmente la casa del pantano (oltre che del cambiamento, della muta) –, gestita svogliatamente da Gary Oldman in versione imbolsita e cafona (pure bisognosa di una doccia, fossimo costretti a scommettere la cinque euro). L'ufficio di Gary Oldman che si pulisce le unghie con uno stuzzicadenti fumando paglioni insalubri e mettendo i piedi scalzi sulla scrivania è il purgatorio dei servizi segreti, dove vengono parcheggiati gli agenti inutili, quelli in punizione e quelli che hanno fatto errori troppo marchiani per poter continuare a lavorare su casi importanti. River Cartwright non ci sta, forte di quel privilegio da bianco di nobile schiatta che non conosce il significato delle parole «no, smettila, ma allora sei stronzo», né intende rassegnarsi. E quando si ritrova fra le mani alcune informazioni riguardanti un ex celebre giornalista reazionario caduto in disgrazia su cui stanno indagando ai piani alti, decide di investigare anche per conto proprio nel tentativo di redimere una carriera appena cominciata che, come la festa di Endrigo, sembra già finita. Ma a Gary Oldman che minaccia immigrati irregolari cinesi per poter mangiare gratis nei ristoranti in cui lavorano Sergio Endrigo piace assai, e non ha la minima voglia di far ricominciare la festa. A lui, il suo santuario di falliti e rassegnati piace così com'è. Miserabile. Gli faranno cambiare idea? Riusciranno a resuscitare il suo entusiasmo? Lo convinceranno a rammendarsi i calzini e a lavarsi i capelli? Chissà. Gary Oldman maleducato e con il doppio mento non promette nulla. La serie, invece, promette molto molto bene.
SERIE INTENSIVE
PRIME VIDEO
La scuola dei misteri: Las Cumbres (Spagna, 2021)
seconda stagione dal 01/04/2022
Prosegue la riesumazione di El internado, celebre serie che fra il 2007 e il 2010 inondò (sette stagioni nel giro di tre anni) i palinsesti di Antena 3. El internado (passata anche in Italia su Joi e La5) era una serie adolescenziale che nonostante le forti pennellate thriller e fantastiche rimaneva il tipico pippone su un branco di ragazzini che imparano nel peggiore dei modi a stare vagamente al mondo. Con il plus di avere un production value di molto superiore rispetto alle colleghe. La storia era, e rimane anche in questa sottospecie di reboot, quella di un collegio che se ne sta arroccato nei pressi di un vecchio monastero, in un luogo virtualmente inaccessibile sperso fra le montagne. Si aggiunga che il collegio è destinato a ragazzi che vengono sinistramente definiti “tormentati & ribelli”; e che, oltretutto, la direzione didattica della scuola è orientata verso una disciplina draconiana che dovrebbe servire a recuperare questi giovani scarti e a reintegrarli nella società civile. Niente andrà come previsto, e ci mancherebbe.
NOW
Balthazar (Francia, 2018)
quarta stagione dal 05/04/2022
È un procedurale francese che dal 2018 ha colonizzato la prima serata del giovedì sulla principale rete generalista transalpina (TF1), confermandosi stagione dopo stagione come una delle serie più viste in patria. Potremmo considerarla la Don Matteo francese, se Terence Hill si fosse mai degnato di risolvere i suoi misteri parlando con i fantasmi invece di andare su è giù per la collina sulla bici. Raphaël Balthazar è il miglior patologo forense della sua generazione. E grazie tante, dice Fabrizio (il secondo miglior patologo forense della sua generazione): questo qua è capace di parlare con i deceduti e farsi dire come sono morti. Bella forza. Il protagonista, che porta il nome di un arcangelo e il cognome di un angelo ribelle ma non troppo, passa le puntate a risolvere casi impossibili insieme alla socia Hélène Bach. Ma il vero mistero è l'omicidio, ancora irrisolto, di una persona che gli era molto cara.
- questa rubrica settimanale esce il venerdì per consigliarti come distruggerti di binge watching intensivo durante il fine settimana -
Da (meno) 5 scatolette di pelati a (più) 5 avocado, un voto a settimana per una serie presentata in questa newsletter (in questo numero o in passato).
Scissione (Apple TV+)
Due avocado belli floridi a Scissione, che è la serie di fantascienza fin troppo realistica diretta e prodotta da Ben Stiller per i tipi di Apple Tv+. Scissione parla di un mondo in cui la gigantesca multinazionale Lumon si è inventata un modo per scindere la personalità dei propri dipendenti: l'impiegato al lavoro ha contezza (ma nessun ricordo specifico) della versione di se stesso che viene resettata alla fine di ogni giornata lavorativa quando esce dall'ufficio, e viceversa. La premessa è inquietante, grottesca e fertile di intuizioni narrative. La realizzazione è geometrica, ansiogena e popolata di gente bella e brava (Adam Scott, Patricia Arquette, John Turturro, Christopher Walken). Il problema sono le ultime due puntate, in cui la tensione si perde dietro a una struttura mal concepita, che ciurla fin troppo nel manico. Detto questo: vale la pena, e attendiamo fiduciosi la seconda stagione.
Non c'è nulla che ti convince, tra le serie di questa settimana? Prova una S01! Una prima stagione da recuperare nel weekend. Questa settimana...
Preacher
Un’intera prima stagione di dieci episodi per arrivare (o ritornare) alla prima tavola del fumetto, in cui il predicatore Jesse Custer, la fidanzata Tulip e il vampiro irlandese Cassidy siedono a una tavola calda e decidono di partire in viaggio alla ricerca di Dio, che se n’è andato per scappare dai suoi guai: tra questi c’è l’entità divina Genesis che si è impossessata di Jesse, e gli ha conferito il dono di una voce “imperativa”. L’idea di affidare uno dei più cinici, scorretti, radicali e geniali fumetti degli anni 90 (l’autore è Garth Ennis, il Philip Roth del comix: Hellblazer, The Authority, Il Punitore...) alla coppia Seth Rogen ed Evan Goldberg è balzana tanto quanto l’idea di trasformare un prete alcolizzato e rockabilly in un profeta, e quindi può anche funzionare. I legami con l’originale si limitano ai personaggi (che si muovono in una specie di what if parallelo alla Fargo) e a poche storyline. Molto più evidenti le differenze: la necessità di dilatare gli archi narrativi (dieci puntate per tirare al massimo il primo ciclo su carta, e ridimensionare i costi del road movie a una location unica, extra-urbana), la de-complessificazione degli elementi più problematici (via la blasfemia e il sesso, largo allo splatter), una narrazione ondivaga, che stagna a metà stagione, si impenna con uno dei più bei finali di stagione (e ultimi dieci minuti) visti di recente, e riparte con slancio nella seconda. I fan del fumetto rischiano di rimanere delusi, i profani spiazzati, ma la mitologia di serie è affascinante anche nelle sue derive pop e citazioniste (dai Coen a Tarantino), e Joseph Gilgun (già in Misfits) è un Cassidy perfetto.
ANDREA BELLAVITA
[pubblicata su Film Tv n° 29/2017]
EXTRA
Pilota è un podcast sulle serie tv realizzato da Alice Alessandri, Alice Cucchetti e Andrea Di Lecce grazie alla piattaforma Querty. Abbiamo pensato di riascoltarlo dall'inizio insieme ai lettori di questa newsletter, proponendone un episodio ogni settimana.
Andrea non sa cosa sia Shadow and Bone. Voi sì? QUI il pilotino.
Qualche notizia dal mondo delle serie.
Lo spazio per ragazzi
Generazione Z francese
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La voce di David Bowie
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Non durano più di una stagione
Il dottore fa scuola
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