Fuori le serie! 🛋️ #128: Neanche la mamma di Jared Leto pensa che sia stato il miglior Joker
Fuori le serie!
- di Nicola Cupperi -
#128 - Neanche la mamma di Jared Leto pensa che sia stato il miglior Joker
Ciao ,
questa è Fuori le serie!, la newsletter di Film Tv che ti segnala tutte le serie che partono, tornano o ricominciano in streaming ogni settimana.
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Settimana piena di Jared Leto (WeCrashed), vegani che vogliono giustizia agli occhi dell'opinione pubblica (Bad Vegan), mostri degli ormoni in ufficio (Human Resources).
NETFLIX
Bad Vegan: fama, frode e fuggitivi (Usa, 2022)
dal 16/03/2022
È una miniserie true crime in quattro puntate. C'è da dire una cosa sulla natura delle serie true crime. Una cosa che è molto vera, almeno tanto quanto la loro definizione più accettata: genere (soprattutto nonfiction) letterario, cinematografico, televisivo, radiofonico e podcastico (facciamo di sì) in cui l'autore esamina un crimine realmente successo raccontando nel dettaglio e drammaticamente azioni compiute da gente vera. La verità è che esse, le serie true crime, una persona le mette su di propria spontanea volontà esclusivamente per due motivi: se ha un feticcio e colleziona titoli del genere come figurine, o se c'è una pandemia globale e tutto il resto del mondo sta guardando Tiger King e allora ci si mette anche lei. Tertium non datur. Questa serie true crime parla di una donna di nome Sarma Melngailis, che una manciata di anni fa è stata leggermente celebre in quanto proprietaria e gestore di uno dei primi e più apprezzati ristoranti vegani crudisti di New York. È la storia di come Sarma abbia avuto molta sfiga con gli uomini, soprattutto quella volta che – tramite la bacheca twitter dell'amico Alec Baldwin (?!) – ha conosciuto il suo futuro marito, un tizio losco con almeno un nome falso che alla fine le ha rubato tutti i soldi promettendole di trovare un modo per garantire la vita eterna all'amato cane Leon (?!). Sarma ci è finita in carcere per questa brutta storia, a causa dei mancati pagamenti degli stipendi ai dipendenti e della sottrazione di fondi agli investitori; oltre a essere finita sotto il treno dell'opinione pubblica che, dopo averla portata in palmo di mano nel momento di maggior successo, l'ha poi scagliata nel secchio dell'umido giudicandola senza appello. Ora Sarma dice finalmente la sua. E ci mette quasi quattro ore, l'anima di chi non le ha tirato in testa un topinambur a lei e a quel matto del marito.
Grond (Belgio, 2022)
dal 17/03/2022
Grond, che significa “terra” in fiammingo, è una serie che ci sa fare. Innanzitutto perché usa come cornice una tradizione islamica leggermente aliena a una società come la nostra: noi, come Occidente, ci siamo gettati nella braccia della globalizzazione ricavandone una svariata e ragguardevole serie di sollazzi, ma anche perdendo (annacquando) per strada qualcosina; loro, come Islam, hanno (generalizzando alla grande) accettato più di malavoglia il mercato globale, e come conseguenza si sono aggrappati sempre più forte all'orgoglio delle tradizioni e del senso di identità e di comunità. Ad esempio: il cugino Pino che ha una pizzeria nel New Jersey, dove ormai ha impiantato due generazioni della sua famiglia, non si fa vedere a Ragusa dalle sue zie e dalle sue sorelle da almeno 35 anni, e non si fa sentire da almeno 20 (storia vera). Le comunità dei musulmani all'estero, invece, possono addirittura affidarsi a una serie di agenzie specializzate nel rimpatrio dei morti, in modo da poterli seppellire (come da tradizione) nel sacro suolo patrio, per garantire loro la pace eterna di Allah. Lo spiegone serve per dire che una serie ci sa fare quando è in grado di arricchire la conoscenza dello spettatore senza appesantirgli le gonadi mettendosi in cattedra o rinunciando alle piacevolezza di una narrazione ben architettata – e anche grazie al cadmio, altrimenti sarebbe una lezione o un documentario. In Grond, quell'aspetto della tradizione islamica di cui sopra viene raccontato dal punto di vista della famiglia marocchino-belga dei Boulasmoum, che gestisce una di quelle agenzie. Ismael, il primogenito, non ha mai accettato il fatto che il padre abbia deciso di rimpatriare il corpo della madre, scomparsa quando lui era bambino; un attrito che lo ha portato ad allontanarsi dalla cultura musulmana e dal business di famiglia, a cui invece si è dedicata la più ubbidiente sorella Nadia. Quando il padre decide di andare in pensione, però, lascia le chiavi del negozio a entrambi i figli. Ismael non ne vuole sapere, ma nel frattempo è cresciuto con ambizioni abbastanza occidentali – diventare schifosamente ricco senza per forza dover lavorare – e di conseguenza è diventato un immaturo scappato di casa, che in coppia con il suo migliore amico (altrettanto spiantato) vive in un discreto squallore e alla giornata, tentando di svoltare grazie a stratagemmi e progetti idioti. Costretto a co-rilevare l'agenzia del padre, viene subito coinvolto in una disputa famigliare – sul rimpatriare un morto o meno – che risolve con un'idea brillante: seppelliamo i musulmani qui in Belgio, ma ricoprendoli con terra marocchina. Cosa potrà mai andare storto? A parte il padre tradizionalista malato terminale testardo che si rifiuta di avallare la novità.
Confuso e innamorato (India, 2022)
dal 18/03/2022
Ecco la commedia romantica proveniente dall'India. Che potrebbe anche essere una faccenda interessante e peculiare – un genere modellato dal cinema commerciale occidentale sui gusti di quel pubblico lì, ma riformulato da un punto di vista molto diverso – se non fosse che sembra scritta e fatta come se lo spirito di Hugh Grant si fosse incarnato in Dev Patel ai tempi di The Millionaire. Più che una rivisitazione in chiave indiana, Confuso e innamorato sembra un calco (altrettanto centrato sulla fantasia maschile) di quelle rom-com che spopolavano negli anni 90 e 2000, con protagonista goffo e insicuro che alla fine sboccia e trova il vero amore dove meno se l'aspettava. Ray è un giovanotto di quasi 25 anni affetto da grossa inettitudine sociale. Ogni scambio con estranei è doloroso: Ray è sempre incerto su quale sia la cosa giusta da dire, e in buona sostanza è uno che pensa eccessivamente e poi ci prova anche di più, troppo per i gusti altrui, risultando in disastri che sarebbero anche buffi se solo non gli causassero così tanta vergogna e imbarazzo. Figurati come se lo vive bene, Ray, il rapporto con l'altro sesso. Se lo gestisce in maniera talmente serena e spensierata da aver scelto una statuina a forma di mago per dare sfogo e rappresentazione a quella voce interiore inibita da tutti i blocchi mentali che il ragazzo si auto-impone. E chiaramente, più una cosa non ce l'hai e ti sembra lontana, più la desideri ardentemente. Ray vuole a tutti i costi una donna. Una qualsiasi. Che è una strategia davvero pessima Ray, lasciatelo dire. Anche perché hai una migliore amica che è anche l'unica persona con cui riesci a essere davvero te stesso senza stressarti troppo. Ti dobbiamo fare un disegno? Una delle poche cose che distingue Confuso e innamorato da qualsiasi altra commedia romantica occidentale, sta nel tentativo di riflettere su come in India i rapporti romantici d'oggidì siano diversi da quelli della tradizione. La brutta faccia rugosa del moralismo facile è lì che incombe dietro l'angolo.
Drôle - Comici a Parigi (Francia, 2022)
dal 18/03/2022
Chiami il mio agente! ci ha messo un po' ad arrivare dalle nostre parti. Quattro anni per l'esattezza. E per quanto ci si possa un po' indispettire con la distribuzione per un ritardo così miope nel portare in Italia una commedia che, pur non facendo la storia del genere, è comunque superiore ai tre quarti del pattume tutto uguale solitamente a disposizione, bisogna anche valutare le loro legittime giustificazioni. Intanto Chiami il mio agente! è una serie francese, e vuoi davvero fidarti fino in fondo dei francesi, che ti dicono una cosa e il giorno dopo, voilà, Vichy? Secondo poi, sulla carta Chiami il mio agente! lascia una forte puzza di Entourage, quella brutta serie ispirata alla vita da divo di Mark Wahlberg che raccontava l'industria dell'intrattenimento dal di dentro; e siccome i divi di Hollywood alla fine sono come gli ingegneri – amano gli inside jokes che non fanno ridere – all'epoca facevano a gara per strappare un cameo nella serie e sentirsi rilevanti. Chiami il mio agente! fa la stessa cosa con il sistema divistico francese, ma lo spirito ricorda più quello di Boris che quello arrogante e pompato di steroidi di Entourage. Applausi meritati alla creatrice Fanny Herrero, penna brillante che per quattro stagioni ha fatto la giocoliera tra farsa, dramma e parodia. Esauriti i VIP da far apparire nella sua vecchia serie, Herrero ha chiuso bottega ed è passata a quella successiva. Drôle racconta vita e disavventure di quattro comici stand-up alle prime armi, giovani di belle o brutte speranze che si fanno le ossa nei club delle budella parigine. I comunicati stampa ci tengono a rassicurare sul fatto che la serie intreccerà le traiettorie dei quattro protagonisti tra amore, rivalità e amicizia. Vabbè. Io mi sento più rassicurato dal fatto che Herrero sia stata abbastanza lungimirante (e rispettosa) da chiamare a sé quattro comici stand-up – Shirley Souagnon, Jason Brokerss, Thomas Wiesel e Fanny Ruwet – per aiutarla a rendere più credibili le routine dei suoi personaggi.
Human Resources (Usa, 2022)
dal 18/03/2022
Big Mouth è una serie animata ormai giunta alla quinta stagione. È anche il modo escogitato da Andrew Goldberg e Nick Kroll, amici d'infanzia nonché ideatori e sceneggiatori del cartone, per sfogare senza l'aiuto della terapia tutti i grumi adolescenziali irrisolti estratti dalla loro esperienza personale, rielaborata in quanto adulti materialmente di successo ma emotivamente disfunzionali, e resa universale con la stessa apparente facilità con cui un 15enne si masturba sei volte al giorno. In Big Mouth si parla molto e liberamente di sesso, di identità, del rapporto con il proprio corpo e con la percezione propria e altrui. Cose interessanti, oltre che (spesse volte) piuttosto buffe. Lo stratagemma narrativo pensato da Goldberg e Kroll è stato quello di dare corpo e voce a tutti i demoni dell'adolescenza, a partire dal mostro degli ormoni – un satirə lascivə pieno di libidinose intenzioni – che viene assegnato a ogni giovane colpitə in faccia dalla pubertà. Poi la serie è proseguita oltre questo stratagemma iniziale, le dinamiche sono state approfondite, i demoni incarnati si sono rivelati innumerevoli (nella seconda stagione è apparso anche il mago della vergogna, doppiato in originale da David Thewlis) e ci è anche stata mostrata la realtà parallela da cui provengono, e il quartier generale che smista e gestisce le loro assegnazioni. Logicamente, vista la quantità di distrazioni umane presente nella serie originale, è arrivato il momento per un spinoff ambientato nell'ufficio delle creature che incarnano i desideri umani. In Human Resources compariranno un gremlin dell'ambizione, un ormone dello stress, una zanzara dell'ansia, senza contare il ritorno dei gatti della depressione, dell'angelo della dipendenza e della roccia della logica. Giuro che è tutto molto divertente, nonostante la frase che avete appena letto suoni come un linguaggio in codice per spacciatori.
I mostri di Cracovia (Polonia, 2022)
dal 18/03/2022
Piuttosto di perdere tempo giocando a “Trova le sette minuscole differenze” tra quest'ennesima miniserie thriller polacca depressa e il resto delle miniserie thriller polacche depresse che sono uscite negli ultimi due anni depressissimi e sono tutte uguali, ho pensato sarebbe stato meglio fornire un'attività alternativa più divertente e intellettualmente stimolante: provare a leggere ad alta voce i nomi polacchi delle persone coinvolte in questa serie, per vedere cosa succede quando alcuni suoni perfetti per il cirillico vengono invece trascritti in un alfabeto basato su quello latino. I mostri di Cracovia non parla di un universo narrativo in cui il Pacciani e il Vanni si sono trasferiti in Polonia a fare merenda, bensì di polacchi veri e propri che vanno a caccia di demoni, presumibilmente nei dintorni di Cracovia. La serie è stata scritta da Magdalena Lankosz, Anna Sieńska, Gaja Grzegorzewska e Kasia Adamik, ed è stata diretta da quest'ultima con la collaborazione di Olga Chajdas. Il cast de I mostri di Cracovia comprende nomi impronunciabili del calibro di Barbara Liberek, l'esordiente Stach Linowski, Andrzej Chyra, Małgorzata Bela, Stanisław Linowski (non so se parente o meno di Stach), Magdalena Koleśnik e Julia Wyszyńska.
NOW
Il Re (Italia, 2022)
dal 18/03/2022
Attenzione. È finalmente giunto il momento in cui Luca Zingaretti prende il coraggio a due mani e, dopo aver controllato per un ultima volta l'estratto conto ed essersi assicurato di essere a posto per questa vita e anche quell'altra, si getta nell'abbraccio di un nuovo ruolo da protagonista in una serie tv diversa da Il commissario Montalbano. Perché azzeccare un personaggio talmente iconico e rimanere impressi in maniera così indelebile nell'immaginario di un intero paese dev'essere una cosa molto bella e altrettanto soddisfacente, ma anche limitante nel caso in cui ti venisse voglia di fare qualcosa di diverso (e non episodico, bensì continuativo). È successo una quantità innumerevole di volte nella storia del teatro, del cinema e della televisione. Pensate solo all'infame destino della carriera da attore di Alberto Tomba dopo che ha fatto Alex l'ariete. Il mondo dello spettacolo è un'amante crudele che ti mastica e poi ti sputa, povero Albertone. Dice, Zingaretti medesimo, che il suo personaggio in questa serie targata Sky, un direttore di carcere di nome Bruno Testori, è «cupo, maestoso, contorto, controverso. Un re, per l’appunto». Il monarca assoluto di una prigione su cui impone il proprio personale – discutibile e alle volte diversamente morale – senso di giustizia. E chi non starebbe come un papa, con un piccolo regno a disposizione e senza nessuno che metta i bastoni fra le ruote? Infatti Testori se la spassa, anche se dall'espressione tutta intensa e ingobbita non si direbbe. Ma sotto sotto è di buonumore. Sorride con la cistifellea. Almeno finché qualcuno o qualcosa di non meglio specificato entra in scena a scompigliare le carte e mettere in discussione il dominio del Testori. È Catarella, che dopo la pensione di Montalbano è impazzito ed è diventato un hacker al soldo dei russi. L'ultima frase potrebbe come non potrebbe essere vera.
APPLE TV+
WeCrashed (Usa, 2022)
dal 18/03/2022
Ormai queste serie qui sono diventate un genere a parte. Sono le granate stordenti della serialità. Subito, appena cominci a guardarle, vieni colpito fortissimo in faccia dal flash hollywoodiano grazie alla presenza di mega-star e attori di peso; e poi, sperano loro, sei abbastanza stordito dai grandi nomi del cast da non curarti più di tanto di quella faccenda secondaria sullo sfondo che sarebbe la serie. Nel caso di WeCrashed, i protagonisti sono quel maledetto di Jared Leto e la moglie di Shakespeare Anne Hathaway, due premi Oscar ognuno con il proprio peso specifico. Altri punti extra di ruffianesimo seriale arrivano dal fatto che qui si racconta una vicenda reale, in cui gli (anti)eroi sono ricchi imprenditori che hanno fatto le porcate e per questo ora si meritano di essere protagonisti di una serie in cui vengono interpretati da due divi. La storia è quella della coppia formata da Adam Neumann e Rebecka Paltrow. Neumann è un uomo d'affari israeliano reduce da una lunga serie di buchi nell'acqua; finché non si convince a puntare aggressivamente su WeWork, una start-up immobiliare che fornisce e affitta spazi di co-working. L'idea non era nuova né originale, ma l'insistenza (e probabilmente il fortunoso tempismo) del fondatore la porta nella stratosfera, rendendo WeWork la start-up più celebre e finanziata del mondo. Adam lo prende bene il successo, cominciando a sbraitare pubblicamente sui suoi progetti di vita eterna e sulla sua ambizione di diventare il primo straricco con un patrimonio sopra ai mille miliardi di dollari; e Rebecka gli va dietro abbastanza bene, dal momento che per anni è stata direttrice del marketing di WeWork. Poi qualcuno ha grattato l'oro dalla superficie e ha scoperto che Neumann e moglie facevano cose finanziariamente losche sottobanco, che la società in realtà non riusciva a ricavare profitto e che l'ambiente di lavoro creato da Bonnie e Clyde era particolarmente tossico.
- questa rubrica settimanale esce il venerdì per consigliarti come distruggerti di binge watching intensivo durante il fine settimana -
Da (meno) 5 scatolette di pelati a (più) 5 avocado, un voto a settimana per una serie presentata in questa newsletter (in questo numero o in passato).
Afterparty (Apple TV+)
Almeno quattro avocado a Afterparty, che è una gioia per gli occhi e per le cervella e anche per le budella. Non sempre capita di vedere una commedia divertente che è fatta a forma di Rashomon e ha i meccanismi enigmistici di una storia di Agatha Christie. Quasi ogni puntata esplora uno o più generi di racconto, dal musical al thriller, a seconda di quale personaggio sta raccontando la sua versione dei fatti sulla nottata che è finita con la misteriosa morte di Dave Franco.
Non c'è nulla che ti convince, tra le serie di questa settimana? Prova una S01! Una prima stagione da recuperare nel weekend. Questa settimana...
Superstore
[Netflix, Prime Video e NOW]
Le comedy ci mettono sempre un po’ a ingranare: tanti fan di The Office (US) vi diranno di saltare serenamente la prima stagione, quelli di Parks and Recreation addirittura le prime due. Superstore - che è una delle tante “figlie” di quei successi: il suo creatore Justin Spitzer era infatti nella writing room dello show con Steve Carell, così come gli autori di Brooklyn Nine-Nine e The Mindy Project, per fare solo due esempi - trova un suo passo circa a metà della prima annata, ma nello stesso tempo lascia presagire ampi margini di crescita per il futuro. Ricalca tutti i canoni della commedia sul posto di lavoro: un unico ambiente, tanti personaggi diversi costretti a condividere la maggior parte del proprio tempo, questioni di classe, razza e genere che fanno attrito comico costante, la domanda fondamentale sulla vita, l’universo e tutto quanto («Come diamine ci sono finito, io, in questa specie d’inferno?») che aleggia impassibile. L’ambientazione in un grande magazzino accentua la sensazione di osservare un microcosmo compiuto e parallelo (tanto più che nessuno si allontana mai oltre il parcheggio) e aggiunge alle dinamiche tra gli impiegati quelle con gli improbabili clienti. Il cast è solidissimo e variegato: se America Ferrera e Ben Feldman incarnano esemplari “normali” di umanità e ci offrono immediata identificazione, i loro colleghi sono surreali, sopra le righe, bizzarri, perfino matti, eppure sempre capaci di scollarsi (grazie soprattutto alle interpretazioni) dalle pure macchiette. Insomma, oltre che dalle parti di The Office siamo da quelle di Community, pur senza l’iperbolica mole di citazionismo pop.
ALICE CUCCHETTI
[pubblicata su Film Tv n° 42/2016]
EXTRA
Pilota è un podcast sulle serie tv realizzato da Alice Alessandri, Alice Cucchetti e Andrea Di Lecce grazie alla piattaforma Querty. Abbiamo pensato di riascoltarlo dall'inizio insieme ai lettori di questa newsletter, proponendone un episodio ogni settimana.
Due pilotini molto diversi questa settimana: uno sulla reunion di Friends, l'altro su The Nevers di Joss Whedon.
Qualche notizia dal mondo delle serie.
Una serie per Fandango
Il podcast ufficiale di Downton Abbey
Per scoprire come disegnano
Il prossimo progetto di Ethan Hawke
Torna Mike Myers
Un concerto per South Park
Una serie con l'attrice di Roma
Per festeggiare St. Patrick's day
Jodie Comer post Killing Eve
L'ultimo William Hurt
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