Fuori le serie! 🛋️ #125: Meglio un asino sano che un cavallo zoppo
Fuori le serie!
- di Nicola Cupperi -
#125 - Meglio un asino sano che un cavallo zoppo
Ciao ,
questa è Fuori le serie!, la newsletter di Film Tv che ti segnala tutte le serie che partono, tornano o ricominciano in streaming ogni settimana.
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È la settimana in cui la saggezza delle frasi di Osho raggiunge il piccolo schermo e viene correttamente presa ad accettata da una torma di vichinghi incazzati.
Esordire è, spesse volte, meglio che non esistere
NETFLIX
Di nuovo 15 anni (Brasile, 2022)
dal 25/02/2022
Eccolo lì. Il sogno bagnato del tipico babbo che, sbocciato tardi in adolescenza, ha scoperto il proprio fascino solamente dopo essersi sposato e avere figliato, dunque assumendosi responsabilità inderogabili e ritrovandosi ad avere i denti proprio quando il pane è finito nel dimenticatoio di una simbolica celiachia. E quindi tutte le speranze di quell'adolescenza malandrina sfuggita di mano vengono riposte nella prole; la quale, crescendo, è costretta a sentire e risentire la celebre frase «aaah, se solo potessi tornare ai 15 anni con la testa che avevo a 30». Tutto questo, ovviamente, se sei una brutta persona dalle gonadi insoddisfatte. Perché se sei un'anima bella come la protagonista brasiliana di questa serie brasiliana, Anita, che è il nome del personaggio e non della serie, succede che quando ti ritrovi misteriosamente teletrasportata attraverso lo spazio e il tempo nel corpo della te stessa quindicenne, non ti viene mica in mente di recuperare una mitologica e acrobatica adolescenza perduta. Anzi. Approfitti del miracolo per raddrizzare la vita futura delle persone a cui vuoi più bene, cercando al contempo di non arrecare troppi danni all'integrità del tessuto spaziotemporale. Prendi da parte la tua cugina preferita, per esempio, e cerchi a tutti i costi di tenerla distante dal maschietto tossico di cui è follemente innamorata e che la porterà su una cattiva strada che tu conosci a memoria e vorresti evitarle. Oppure vai da tua sorella, e tenti di farle capire che passare la gioventù a comportarsi così da stronza non le farà troppo bene di lì a 15 anni. Insomma, cose carine di questo tipo qui, brava Anita. Di nuovo 15 anni è l'adattamento televisivo del romanzo di Bruna Vieira, pubblicato nel 2013, De Volta aos 15. L'unica informazione in nostro possesso su questo libro è che, presumibilmente, può essere ordinato sull'Amazon brasiliano. Amazon brasiliano che, attenzione, non va confuso con la vasta regione geografica dell'Amazzonia brasiliana. Anzi. Più il primo incassa, più la seconda brucia. E anche oggi abbiamo portato a casa la ficcante polemica socio-economica, il nostro lavoro qui è finito.
La giudice (Corea del Sud, 2022)
dal 25/02/2022
Beccami volentieri, gallina, se ho torto; ma se c'è una caratteristica della nostra società che alla lunga fa un sacco di male all'umore e forse anche alla salute, è questa faccenda (aiutatemi a non dire che è colpa del capitalismo) per cui se qualcuno è bravo a fare qualcosa viene costretto dal mercato a farla finché non si esaurisce e scende nel ridicolo, che è l'anticamera del dimenticatoio, che a sua volta è un gran spreco di risorse; e se c'è qualcosa che converrebbe trattare meglio, visti i tempi di guerra che corrono, quel qualcosa sono proprio le risorse. Tutti hanno capito bene che in Corea del Sud, tra K-Drama Squid Game cazzi e mazzi, sono molto molto bravi a fare le serie tv. Invece di prenderla come informazione valida in sé e per sé, il nostro strano modo di comportarsi la trasforma in una scusa per fare pressione ai coreani: ottimo lavoro con questa cosa delle serie belle, adesso per cortesia cominciate a produrne sei al giorno e per non rischiare di ripeterci le facciamo che parlano un po' di tutto, non preoccupatevi mica se non hanno senso o non sono interessanti. Una serie su un fantasma vergine che infesta il corpo di una ragazza timida? Fatta. Una commedia su un 'ndranghetista coreano in fuga dalla famiglia? Ok. Un'altra in cui la protagonista ha il singhiozzo tutte le volte che dice una bugia? Ma vaiii, produci alla grande. Che alla fine ci facciamo andare bene tutto. Anche questo drammone legale, con twist non ancora esplicitato ma dato per certo dagli allibratori – meglio non scommettere contro: la sorpresa in un K-Drama è sicura ma imprevedibile tanto quanto la bestemmia in un aperitivo mattutino con briscola a Chioggia. La giudice parla, non a sorpresa, di una giudice onoraria minorile dal carattere ferreo e severo, che disprezza con ogni fibra del suo essere questi zozzi adolescenti mariuoli con cui tutti i giorni è costretta a lavorare. E la premessa è tutta qui. Una donna di legge che odia i ragazzini delinquenti e sicuramente avrà tempo di ravvedersi, o di scendere a più miti consigli, nel corso di una serie che mostrerà quanto i nostri ragazzi se la vivano male tutta questa pressione da parte della società. Interessante, ma continuo a preferire le stagioni di Forum con Santi Licheri.
Vikings: Valhalla (Canada/Usa/Irlanda, 2022)
dal 25/02/2022
È lo spinoff barra sequel di Vikings, grazie al cacchio vichingo, ed è ambientato 100 anni dopo le sei stagioni della serie originale per raccontare la gloriosa e incendiaria fine dell'epica Era dei vichinghi, meglio nota come i 300 anni che noi norvegesi abbiamo passato a divertirci davvero di brutto. Talmente di brutto che dopo essersi sfogati in quel modo lì, gli amici norreni sono 1000 anni che se ne stanno buoni a farsi un vassoio gigante di fatti loro. Così come la serie originale, anche questa è opera (almeno in parte) di Michael Hirst; uno che visti i lavori precedenti – al cinema Elizabeth e Elizabeth: The Golden Age, in tv I Tudors e Camelot – una mezza laurea honoris causa in divulgazione storica se la meriterebbe. Di nuovo come la serie originale, anche questa racconta le ragguardevoli vicende (ben romanzate, ci mancherebbe) dei vichinghi prestando orecchio a fonti storiche diverse dal canone cristiano, quello che li ha sempre dipinti come barbari invasori, violenti ed esclusivamente assetati di sangue. E infine, sempre seguendo il valido solco dell'originale Vikings, anche in Valhalla tornano i nomi filologicamente corretti e, di conseguenza, magistrali. Non ci sono più, inghiottiti dalle sabbie del tempo e chissà da cos'altro di peggiore e ancora più doloroso, i vari Ragnarr Loðbrók, Rollone, Hrafna-Flóki Vilgerðarson, Aelle II di Northumbria, Aslaug Sigurdsdóttir ed Etelvulfo del Wessex; i quali vengono sostituiti dagli altrettanto validi Leif Erikson, Freydís Eiríksdóttir, Canuto il Grande, Etelredo II d'Inghilterra, Eadric Streona, Ælfgifu di Northampton e Harald Hardråde. Tutta la faccenda ruota intorno all'ultimo, possente tentativo dei regni vichinghi di sgraffignare la perfida Albione dalle sudicie mani dei sassoni; faccenda culminata, male, il 25 settembre del 1066 nella decisiva battaglia di Stamford Bridge. Poveri vichinghi, che volevano solo razziare risorse e combattere per la gloria. Ma ride bene chi ride ultimo! Infatti l'Inghilterra, alla fin della fiera, se la sono presa i normanni. E chi erano i normanni se non dei vichinghi ripuliti da qualche generazione passata a vivere in Francia? Tiè. Alla fine i vichinghi vincono sempre.
RAIPLAY
Il Santone - #lepiubellefrasidiOscio (Italia, 2022)
dal 25/02/2022
La faccenda che ti fa andare del tutto fuori di testa è che le premesse non sono mica poi così male. Intendo: Scola, Cecchi D'Amico e Steno non sono più qui a fare miracoli, su questo non ci piove; e per quanto riguarda la gente senza superpoteri, l'idea adottata per questa serie pare la più interessante per tradurre in linguaggio televisivo una dannatissima pagina social, quella più amata dai quarantacinquantenni che hanno trasformato Facebook nel deserto post-apocalittico di Mad Max. La pagina in questione è quella delle più belle frasi di Osho, pillole di filosofia spiccia e buffa in romanesco annacquato. L'idea di cui sopra invece è: un antennista di Centocelle dal capello unto e dalla vita onesta ma triste scompare misteriosamente, ritornando una manciata di mesi (e una misteriosa botta in testa) più tardi, immemore del tempo in cui è stato assente e trasformatosi in una specie di (involontario) santone di periferia che dispensa verità a gratis e, soprattutto, con la serenità dei giusti e del fottesega addosso. La flemma di Neri Marcorè nei panni del protagonista funziona, così come hanno senso l'architettura narrativa e gli ostacoli messi di traverso all'ex antennista – la talent scout Rossella Brescia, che quando il santone diventa virale lo vuole coscrivere nel circo della tv commerciale, creando un astuto cortocircuito con il vero successo avuto dal creatore della pagina Federico Palmaroli. A non funzionare è più o meno tutto il resto, e a essere marcia è una radice bella profonda; quella convinta che, per una commedia seriale con questo tipo di formato, sia ancora adatto un linguaggio così datato – siamo dalle parti del commento musicale per sottolineare la brillantezza degli scambi di dialogo – e a tratti amatoriale, se confrontato a quello delle commedie moderne. Nel 2022, una roba come Il Santone si fa davvero fatica a vedere. Che è anche fastidioso, perché io ci terrei pure a vedere la fine che fa l'antennista santone di Marcorè.
Tornare è, spesse volte, meglio che morire
RAIPLAY
L'amica geniale (Italia, 2018)
terza stagione dal 06/02/2022
Ecco anche la terza stagione di L'amica geniale, in onda sul caro vecchio televisore, ma contemporaneamente anche sulla cara nuova piattaforma di streaming e nella rumorosa bolla di Twitter. Il sottotitolo ufficiale è Storia di chi fugge e di chi resta, perché così si chiama il terzo romanzo nella tetralogia scritta da Elena Ferrante da cui è fedelmente tratta la serie ideata da Saverio Costanzo. Il sottotitolo ufficioso, invece, dovrebbe essere L'emozione di una serie italiana che senza spocchia può renderci orgogliosi in tutto il mondo. Merito del materiale di partenza, una serie di romanzi che (per sintetizzare) ha la rara grazia di far sembrare facile il complicato, di intrattenere con la semplicità non banale di una voce unica e intima, che riesce anche a insinuarsi senza prediche nell'intuizione dell'universale. E merito pure dell'amorevole – e fortunatamente, grazie alla co-produzione fra HBO, Rai e TIMVision, anche ricco di mezzi – adattamento tv studiato da Costanzo (con la stretta collaborazione della misteriosa scrittrice) che, forte della partenza lanciata dalla cristallina narrazione di Ferrante, si è potuto concentrare sulla scelta delle facce corrette per portare in vita la pletora di personaggi, e sulla cura di una messa in scena studiata fino all'ultimo dettaglio, teatrale e simbolica ma anche filologica e asciutta, presa in mezzo tra neorealismo e stilizzazione. Avevamo lasciato Raffaella, Lila, 16enne e sull'altare, pronta a cominciare un'incredibile nuova vita con il fidanzato Stefano, ma favori passati chiesti alle persone sbagliate (leggi: la famiglia Solara) tornano a mordere nel didietro la coppia. A osservare il tutto, la migliore amica barra rivale barra yin dello yang di Lila, Elena (detta Lenù, voce narrante della serie) che continua nel suo percorso di studi, parallelo e speculare a quello di Lila.
- questa rubrica settimanale esce il venerdì per consigliarti come distruggerti di binge watching intensivo durante il fine settimana -
Da (meno) 5 scatolette di pelati a (più) 5 avocado, un voto a settimana per una serie presentata in questa newsletter (in questo numero o in passato).
The Legend of Vox Machina (Prime Video)
Un avocado perfettamente fatto, di quello che ci fai poco guacamole ma buono, a The Legend of Vox Machina. Sì perché l'entusiasmo va apprezzato, così come la sana autarchia – questo ambaradan qui è tratto da una webserie, in cui una manciata di doppiatori professionisti si filmano mentre giocano a Dungeons & Dragons, ed è stata finanziata da una (enorme: 11 milioni e mezzo di dollari) campagna di crowdfunding. E in The Legend of Vox Machina di entusiasmo – e di amore per i personaggi e per il genere – ce n'è da vendere. Però poi bisogna valutare anche il risultato complessivo, e le dodici puntate della serie sono sì divertenti (specialmente in fase di stesura delle premesse) ma anche abbastanza estenuanti nello spuntare tutte le caselle di ogni possibile archetipo fantasy.
Non c'è nulla che ti convince, tra le serie di questa settimana? Prova una S01! Una prima stagione da recuperare nel weekend. Questa settimana...
[RaiPlay]
Aveva già colpito, un paio d’anni fa, sentire declamare in La compagnia del Cigno una poesia del Petrarca quale dichiarazione d’amore cifrata tra due ragazzi di oggi. Non si può, dunque, che gioire ora nel ritrovare in ogni puntata di Un professore un filosofo, citato fin dal titolo, poi persino spiegato (per sommi capi, ma non banalizzato) e ben calato nelle vicende della serie. Va bene, c’era già tutto nell’originale catalano Merlí, del quale Un professore è un remake (non l’unico, a inizio anno in Francia la tv pubblica ha proposto La faute à Rosseau), ma il progetto merita comunque un plauso, tanto più se si butta un occhio su quello che passa di solito il convento generalista in prime time (in particolare, subito accanto, la concorrenza). Poi, rispetto al materiale di partenza, Un professore è molto meno audace, attento a non tirare troppo la corda, fin dal protagonista, Dante Balestra, un professore di filosofia in un liceo scientifico (molto) romano, anticonformista e riottoso alle regole del vivere sociale e della scuola, che qui baratta il cinismo spesso ispido del personaggio di partenza con la piacioneria irresistibile di un Alessandro Gassmann in stato di grazia, di fatto adorabile farfallone più che seduttore seriale, s’immagina pronto a mettere la testa a posto con la donna giusta (magari l’Anita di Claudia Pandolfi). Si dirà, è il prezzo da pagare per poterlo fare su Rai1, e probabilmente è vero, insieme a qualche cautela di troppo nel raccontare la sessualità fluida dei ragazzi di oggi (soprattutto Simone, figlio di Dante e suo alunno, alle prese con la scoperta della propria omosessualità e l’amore per Manuel, il compagno di classe smagato e tombeur de femmes), che ha fatto parlare di censure e tagli. Eppure, nonostante tutto, Un professore resta un bell’esempio di racconto tv di oggi per tutti, ben (ri)pensato per Banijay e RaiFiction da Sandro Petraglia (con Sebastiano Melloni, Fidel Signorile, Valentina Gaddi) e capace di includere tante questioni attuali, non solo del mondo dei ragazzi, affrontate, senza la facile retorica di chi ha sempre la soluzione in tasca, in tutta la loro forza dirompente, anche tramite la regia calda e senza strepiti di Alessandro D’Alatri. Alla fine, è questo l’insegnamento più prezioso di Un professore, ben incarnato dalle lezioni libere di Dante (spesso fuori dall’aula, nel mondo reale), con i vari filosofi di volta in volta applicati alla vita e ai problemi di tutti i giorni, discussi e magari contestati dagli studenti, in una serie che gioca intelligentemente con la nostra tradizione di cinema della/nella scuola (soprattutto La scuola di Daniele Luchetti), oltre l’ovvia memoria di L’attimo fuggente. Perciò, di fronte alla sua calda empatia, soprattutto portata in dote da un bel cast, tra giovanissimi (tutti, non solo il lanciatissimo Nicolas Maupas/Simone) e veterani (Bessegato professore di latino trombone, Engleberth madre pazzerella di Dante ed ex attrice di teatro), gli si perdonano alcune scivolate un po’ soap (il segreto della famiglia Balestra) e una certa fretta nella conclusione (in particolare nel plot dei giri loschi di Manuel).
ROCCO MOCCAGATTA
[pubblicata su Film Tv n° 01/2022]
EXTRA
Pilota è un podcast sulle serie tv realizzato da Alice Alessandri, Alice Cucchetti e Andrea Di Lecce grazie alla piattaforma Querty. Abbiamo pensato di riascoltarlo dall'inizio insieme ai lettori di questa newsletter, proponendone un episodio ogni settimana.
Pilota 5X08 - Cosa fai quando realizzi che ormai da un po' di tempo guardi solo serie doc e non ti avvicini alla fiction da molto tempo? Ne parli in una puntata di Pilota, ovviamente. - CLICCA QUI E ASCOLTA
Qualche notizia dal mondo delle serie.
Un ufficio australiano?
Continua a smettere di lavorare
Non toccate quei dipinti
Furto reale
Una serie su Basquiat
Ci sarà anche lui?
Tutti i finali possibili
Nuova stagione no, spinoff si
Dove vogliamo andare, Jack?
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