Fuori le serie! 🛋️ #124: Fedeli alla linea
Fuori le serie!
- di Nicola Cupperi -
#124 - Fedeli alla linea
Ciao ,
questa è Fuori le serie!, la newsletter di Film Tv che ti segnala tutte le serie che partono, tornano o ricominciano in streaming ogni settimana.
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Una settimana ricca di novità, che non falliscono nel soddisfare l'eterna sfiducia nei confronti degli sceneggiati camuffati da serie tv.
Le Primizie
NETFLIX
Fedeltà (Italia, 2022)
dal 14/02/2022
Tratto dall'omonimo romanzo di uno, Marco Missiroli, che ha fatto sia scienze della comunicazione sia la scuola Holden – l'università di storytelling di Baricco –, questo sceneggiato sfuggito alle grinfie della Rai è complicato da guardare non tanto per la qualità masturbatoria delle vicende trattate, quanto per la violenza teatrale con cui è adattato per lo schermo, recitato e messo in scena. Tutto quel tempo (sono sei puntate da 40 minuti l'una) a sentire diaframmi che si caricano prima di appoggiare una frase a effetto perfettamente impostata è giustificabile solo se insegni canto lirico e vieni pagato di conseguenza. A proposito di scuola Holden, e per tornare al succo della serie: Michele Riondino interpreta con meccanica pomposità (e occhiali da vista che vanno e vengono a seconda di quale Clint Eastwood vorrebbe essere) un romanziere che, dopo il successo del suo libro d'esordio, si guadagna da vivere insegnando scrittura creativa in un'università di storytelling – l'unico ateneo importante quasi quanto l'università della vita – in attesa di un ritorno di fiamma con la capricciosa ispirazione. Michele Riondino ha una moglie di nome Margherita che fa l'agente immobiliare, che è stata la musa per il suo primo romanzo, e con la quale tenta spesse volte (riuscendoci peraltro, bravo Michele) di ricreare quella passione brividosa di quando la fiamma era stata appena accesa; quello stesso terreno fertile e tumido di voglia che ai tempi lo ispirò a completare il suo libro. In realtà, sotto sotto, l'artista maledetto che è in lui cerca emozioni più forti e moleste per ritrovare la furia creativa; magari una studentessa molto promettente, altrettanto fragile e dal passato traumatico. Margherita, invece, ha a che fare con un sostituto fisioterapista che le maneggia la pubalgia: un giovane bello, tenebroso e silente, che lascia che a parlare siano i corpi su cui mette le mani. Siamo assolutamente dalle parti del torbido, e quando troverò un riassunto in rete andrò di certo a leggere come va a finire. Nel frattempo questa serie l'ho abbandonata senza remore, ché tutte le volte che Riondino sta per parlare ero lì con il dubbio: è il suo diaframma che fa così o è la mia caldaia che ha problemi?
Cielo grande (Argentina, 2022)
dal 16/02/2022
A quanto pare in Argentina esiste una lobby del wakeboard così influente da riuscire a ottenere un'intera serie – e per di più canterina! Come High School Musical! – per freschi adolescenti, tutta incentrata su quella disciplina lacustre lì che praticamente è lo sci d'acqua fatto con lo snowboard. Nessun problema con il wakeboard, ci mancherebbe. Ma sembra ingiusto che a uno sport elitario come questo (provaci tu a chiedere alla mamma un motoscafo e poi ne riparliamo) sia stata dedicata un'intera serie per fare proselitismo fra i giovani, mentre al curling sia toccato giusto un film di e con il figlio di Ferruccio Amendola. Che in realtà La mossa del pinguino è anche gradevole, mentre questo Cielo grande è inaffrontabile da chiunque abbia superato i 16 anni. Comunque in questa storia ci sono due protagoniste: da una parte la ricca figlia d'arte, bionda e talentuosa professionista del wakeboard che vuole ripercorrere i fausti paterni partecipando al torneo minore (organizzato nello scalcagnato resort Cielo grande) che, illo tempore, aveva svoltato la carriera del babbo; dall'altra l'umile ma solare insegnante di wakeboard di Cielo grande, che ammira la campionessa e punta a viversi una stagione piena di gioia, belle esperienze e almeno tre canzoni a episodio. Attorno a loro un gran numero di personaggi secondari più o meno buffi. La cinque euro io la metto sul fatto che a un certo punto si scoprirà che le due protagoniste così agli antipodi sono segretamente sorelle. Tipo un Guerre stellari, ma senza baci con la lingua perché siamo in fascia protetta.
APPLE TV+
Il dilemma di Lincoln (Usa, 2022)
dal 18/02/2022
Gli Stati Uniti d'America sono un paese nettamente diviso, dice la cronaca osservandolo da lontano. Gente da una parte della barricata e gente dall'altra che urlano e si sputazzano Covid addosso senza possibilità di dialogo e comprensione, o qualcosa del genere. Dice anche, d'altronde, che gli Stati Uniti d'America ci sono nati in questo modo qui, divisi in maniere insanabili e incazzati l'uno con l'altro, ed è anche complicato pretendere che la filosofia di un golem così enorme (e di tale successo) possa cambiare così tanto – specialmente finché ci sono molte altre priorità prima del risanamento di quelle ferite, ovvero: bisogna fatturare perché i droni non si pagano da soli, figurati la manutenzione dei 1800 silos pieni di bombe nucleari sparsi per il territorio. Questo è un documentario che va alla radice della questione, e che cerca di sviscerare la figura cardine di un periodo preciso e seminale, quello della guerra di secessione in cui si scontrarono le molte anime statunitensi, quella progressista, quella bigotta, quella reazionaria e quella funzionalista. Dunque: da che parte stava Abraham Lincoln? Ha mosso guerra agli stati confederati per principio (per combattere lo schiavismo) o per interesse (un paese diviso e senza le risorse del sud non sarebbe mai stato altrettanto potente)? Ha effettivamente emancipato, o era solo concentrato sull'unificazione di una nazione che non voleva (o poteva?) restare unita? Chissà. Ne Il dilemma di Lincoln, forse, non troverete risposte particolarmente illuminanti né tantomeno definitive; ma è il bello di un documentario che invece di dare voce agli opinionisti, ha scelto un approccio fedele al metodo storiografico. D'altronde le questioni complesse sono difficili da risolvere in maniera binaria, ma alcuni strumenti aiutano a fare una certa luce.
Scissione (Usa, 2022)
dal 18/02/2022
«Salve. Il mio nome è Mark S, e ho scelto liberamente di sottopormi alla procedura nota come “Scissione”. Do il mio consenso alla scissione delle mie memorie, scegliendo di separare quelle riguardanti la mia vita lavorativa da quelle riguardanti la mia vita privata. Sono consapevole del fatto che, quando la procedura sarà completata, non sarò più in grado di accedere alle mie memorie personali quando sarò al lavoro, né potrò conservare i ricordi di quello che succede al lavoro quando tornerò a casa alla fine della giornata. Fornisco queste dichiarazioni in maniera del tutto spontanea». Ben Stiller ha diretto la maggior parte di questa serie creata dall'esordiente Dan Erickson, e l'impressione è che ci sia un sacco di bella ciccia sul fuoco. C'è, infatti, un'addenda fondamentale alle (già di per sé interessanti) premesse di cui sopra: un bel giorno, Patricia Arquette convoca il suo sottoposto sperimentale Mark S. (Adam Scott pettinato come un omino Lego che quella settimana si è dimenticato di andare dal parrucchiere) e gli annuncia una promozione, a discapito del di lui migliore amico d'ufficio, tal Petey. Tal Petey, però, un altro bel giorno si presenta a casa di uno sconcertato Mark S. – che, causa scissione, al di fuori del posto di lavoro non ha la minima idea di chi sia quell'uomo – mettendolo in guardia sulle losche trame dell'azienda. Che in effetti: cosa fanno in questa azienda per aver bisogno di sperimentare una cosa così estrema? È tutta un'idea di Jeff Bezos per rendere obsoleti i sindacati o c'è qualcosa di più misterioso sotto? L'unica cosa certa è che Scissione è una di quelle serie in streaming che ti fanno aspettare le puntate di settimana in settimana: c'è molto potenziale per della sana tensione. Ma soprattutto, oltre ad Arquette e Scott, ci sono anche John Turturro e Christopher Walken. Senza contare che l'altra serie diretta da Ben Stiller, Escape at Dannemora, era vagamente ottima. Il fomento non si spreca.
PRIME VIDEO
Lov3 (Brazile, 2022)
dal 18/02/2022
Vita e paranoie sentimentali di tre fratelli paulisti, nello specifico la primogenita 33enne Ana e i gemelli 24enni Sofia e Beto. Da quel che ci dice l'ufficio stampa di questa serie, nella vita essi hanno tutti la stessa cogente fissazione: rifiutarsi a ogni costo di sperimentare l'amore e il sesso nella stessa, fallimentare maniera con cui l'hanno approcciato i loro genitori Baby e Fausto, in procinto di divorziare dopo 30 anni di matrimonio all'insegna della frustrazione e della rinunzia. Ana, per esempio, ha deciso di tornare con l'ex marito ingloriosamente mollato qualche tempo prima, ma senza rinunciare ad avere relazioni con chi le pare e quando le pare. Sofia, invece, è costretta a barcamenarsi tra un lavoro precario e l'altro (dai quali viene puntualmente licenziata), condividendo nel frattempo l'appartamento con tre coinquilini che vivono una di quelle relazioni che Renato Zero no, non l'aveva considerata; relazione da cui Sofia rimane esclusa, non avendo i conviventi interesse nel promuoverla, sempre la relazione, a quadrilatero. Per ultimo Beto, ragazzo omosessuale a cui il cuore friccica solamente se viene titillato da un ragazzo etero; faccenda che lo porta per forza di cose a essere ripetutamente scaricato male, con evidenti e conseguenti sofferenze nel reparto autostima. Fate di questa serie ciò che volete, ché io non ho la minima idea di cosa aspettarmi se non una versione adulta e brasiliana di Euphoria mista a A casa tutti bene - La serie.
NOW
L'indice della paura (Gb, 2022)
dal 18/02/2022
Robert Harris è il romanziere più amato dal cinema a ovest di Stephen King. Dalla bibliografia dello scrittore britannico, quasi tutta di carattere storico, sono stati tratti Fatherland, Enigma, Archangel, Pompei (una miniserie), L'uomo nell'ombra e L'ufficiale e la spia. Mancavano, da trasporre su un qualche schermo per il bingo perfetto che manda di diritto in pre-pensionamento il suo agente letterario, praticamente solo una trilogia su Cicerone e questo L'indice della paura, thriller sui generis (rispetto al resto della produzione di Harris) ambientato nel mondo dell'altissima finanza – lo si capisce, che è altissima e non solo alta, dal fatto che siamo in Isvizzera. Detto fatto, arriva la produzione Sky Studios e c'è un romanzo in meno di cui vendere i diritti. Bravo Robert Harris. Come Pompei, anche qui siamo dalle parti della miniserie (in quattro puntate), che sulla carta pare il compromesso migliore per adattare come si deve un romanzo denso, e in più carico di atmosfere paranoiche. Al centro della vicenda il dottor Alex Hoffman, persona di gran genio con un passato da scienziato del Cern e un presente a godersi i fantastiliardi di paperdollari guadagnati grazie all'invenzione di un'intelligenza artificiale, la Vixal-4. E cos'avrà mai di speciale, questa intelligenza artificiale, per aver arricchito così tanto Hoffman e il suo socio? Grazie per la domanda. Vixal-4 è uno strumento che permette di prevedere, calcolare e quindi analizzare i sentimenti degli investitori (specialmente paura e stress) quando si confrontano con i rischi di mercato, permettendo agli analisti di sfruttare i dati per anticipare le fluttuazioni del mercato finanziario e ottenere margini di guadagno quasi vigliacchi, ma senza il quasi. Ma non è che può sempre andare tutto così dritto, perdiana. Tanto che all'Hoffman cominciano a succedere cose inspiegabili, tipo attacchi informatici non rintracciabili; tanto inspiegabili da farlo cadere nella famigerata spirale della paranoia. Thriller!
Affari segreti di damigelle (Australia, 2019)
dal 19/02/2022
Questa è una vecchia miniserie australiana – ragazzə, stiamoci: ormai un anno di televisione equivale più o meno a un anno di un cane – tratta a sua volta da una vecchia (stavolta letteralmente, essendo stata messa in scena per la prima volta alla fine degli anni 90) pièce teatrale da cui la stessa drammaturga, Elizabeth Coleman, aveva già ricavato la sceneggiatura per un antichissimo film tv (datato 2002). La premessa della pièce era semplice e molto adatta alle assi del palcoscenico, viste anche le unità aristoteliche perfettamente rispettate: una promessa sposa passa la notte che precede il suo matrimonio in una stanza d'albergo di Melbourne insieme alle sue due migliori amiche e testimoni di nozze, le quali non riescono a decidersi se confessarle o meno le nefandezze sul futuro marito di cui sono a conoscenza. Questa serie qui, invece, fa esplodere la narrazione minimale di Coleman alla faccia di Aristotele, aggiungendo parentesi, vecchie storie, cancri in finta remissione, fidanzati fallaci ma penitenti, omosessualità represse con il libertinismo e un ex moroso stalker e potenzialmente serial killer che potrebbe come non potrebbe rovinare un addio al nubilato che già puzza di depressione e fazzoletti smoccolati. In un'epoca come la nostra – dove tutti i prodotti televisivi sono a portata di mano per lo spettatore motivato (basta una VPN), figuriamoci se un addetto ai lavori si fa sfuggire qualcosa di valido – ci dovrà pur essere un buon motivo, al di là della giungla dei diritti tv, se abbiamo aspettato tre anni per vedere questa serie in Italia. Esso, il buon motivo, risiede nei vostri cuori e saprà giudicarvi nel caso decideste di guardare Affari segreti di damigelle.
Le Cariatidi
NETFLIX
Il giovane Wallander (Gb, 2020)
seconda stagione dal 17/02/2022
Kurt Wallander è il Batman svedese. Non nel senso che un ricchissimo orfano di Ystad a un certo punto decide di combattere i criminali della città (quattordici in tutto) vestito da renna con gli addominali scolpiti e i capezzoli in lattice perché ha assistito alla morte di entrambi i genitori – al termine di una serata all'opera, rigorosamente Wagner, sono spirati battendo la testa dopo essere scivolati su un enorme cacca di renna consapevolmente non raccolta da uno dei criminali di cui sopra. Wallander è il Batman svedese nel senso che è un personaggio nato su carta – il ciclo di dodici romanzi di grande successo firmati da Henning Mankell – che poi ha trovato fortuna con una serie infinita di adattamenti sullo schermo. Prima con i film per la tv (6 in tutto), le miniserie (quattro) e la serie (32 episodi in tre stagioni) prodotte in Svezia, poi con il trattamento seriale inglese impreziosito dalla presenza di Kenneth Branagh nell'eponimo ruolo (4 stagioni, ognuna formata da tre puntate ciccione) e infine con questa versione giovanile, sempre prodotta nel Regno Unito ma stavolta interpretata dal giovane manzo svedese (di formazione teatrale) Adam Pålsson. Una perenne rinascita a colpi di reboot che è testamento sia delle qualità come scrittore di Mankell (scomparso nel 2015), sia dell'imperituro successo del noir scandinavo. Ne Il giovane Wallander recuperiamo quello che sarà il futuro ispettore mangia pizza, empatico, tribolato, esistenzialista e dalla vita privata difficoltosa quando è ancora un piedipiatti di strada alle prime armi, che esegue gli ordini (anche quando non sono un granché) e affronta i conflitti interni che ne conseguono versandosi un drink velenoso dopo l'altro nel suo tristo appartamento, situato nel complesso residenziale più malfamato (e meno affezionato ai poliziotti) di Ystad.
Space Force (Usa, 2020)
seconda stagione dal 18/02 /2022
Trump ormai non te lo cavi mica di dosso, si è incistato come i peggiori peli incarniti. E a partecipare all'imperitura memoria ci pensa anche la tv sceneggiata. Tipo Space Force – comedy creata da Greg Daniels e Steve Carell e attesa con la bava alla bocca da tutti i (molti) fan di The Office –, che quando è partita non avrebbe avuto senso di esistere senza un presidente così poco presidenziale (e così facilmente perculabile) e che adesso deve riprendere il filo del discorso. La serie, quantomeno. Perché l'omonima branca delle forze armate americane (che ha il compito di difendere lo spazio) esiste per davvero e per iniziativa di Trump, ma prima era stato un reparto speciale dell'areonautica per quasi 40 anni, e nei primi anni 2000 era il progetto preferito di un altro Donald, il Rumsfeld che è stato Segretario della difesa durante le presidenze Bush (figlio). Dunque il presidente arancia non si è inventato nulla, eppure si è preso il merito per l'iniziativa di allocare un certo numero di risorse e poter avere (credo testuali parole) “i fucili per fare pew pew anche nello spazio profondo wiiii”. E tanto è bastato a Daniels e Carell – Trump che si immagina di addestrare gli Stormtrooper americani – come spunto per una serie comica che non sarebbe potuta esistere in nessun altro spaziotempo, legata com'è alla cronaca burocratica americana. Come verrà ricordata Space Force (la serie) e se sopravviverà alla parentesi trumpiana, non è dato sapere. Nel frattempo possiamo limitarci a godere dei duetti fra Steve Carell, che qui interpreta il generale a capo della nuova e inedita forza armata, e John Malkovich, scienziato matto a capo del progetto e cenno d'affetto al dottor Stranamore.
PRIME VIDEO
La fantastica signora Maisel (Usa, 2017)
quarta stagione dal 18/02/2022
Se intraprendere una carriera da comica stand-up, per una donna, è complicato oggi – senza scordare dettagli come machismo, sessismo e cameratismo in un settore considerato (con irrazionalità aprioristica) appannaggio degli uomini, basterebbe ricordare le gimcane necessarie ad aggirare le sessioni di masturbazione pubblica di Louis C.K. – figuriamoci come poteva essere nella Manhattan degli anni 50 per Miriam, detta Midge, che è cresciuta in una famiglia ebrea alto-borghese e da cui ci si aspetta un certo standard di perfezione dettato dall'estrazione sociale; pretese che mal si accordano con una carriera da monologhista comica in fumosi locali di jazz, intrapresa dopo una sera di balordaggine alcolica provocata dalla notizia che il marito, aspirante cabarettista, le preferisce la segretaria. Midge torna, e sembra non essere mai troppo presto, con una quarta stagione per continuare a trascinare oltre la sfera del tuono la serie che ha definitivamente consacrato Amy Sherman-Palladino (già creatrice di Una mamma per amica) come una delle sceneggiatrici e scrittrici di dialoghi più abili del panorama contemporaneo. La fantastica signora Maisel riprende le fila delle stagioni precedenti, che a sceneggiature fitte ed esilaranti avevano unito uno spirito da musical e una confezione – regia, fotografia, scenografie, costumi, parrucco, montaggio e coreografie – lussureggiante, curata come poche altre volte si era visto in una serie brillante.
- questa rubrica settimanale esce il venerdì per consigliarti come distruggerti di binge watching intensivo durante il fine settimana -
Da (meno) 5 scatolette di pelati a (più) 5 avocado, un voto a settimana per una serie presentata in questa newsletter (in questo numero o in passato).
La donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra (Netflix)
Due barattoli di pelati inaciditi a La donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra. Che spreca una Kristen Bell super volenterosa sbagliando tutti i toni possibili. Il risultato è il maldestro tentativo di parodiare un thriller psicologico. Maldestro tentativo che nelle prime sette puntate avanza per minuscoli dettagli, ininfluenti per le sorti del vostro buonumore, mentre nell'episodio finale sbraca platealmente donando qualche tardiva soddisfazione, in ogni caso troppo slegata dal resto della serie per atterrare incolume.
Non c'è nulla che ti convince, tra le serie di questa settimana? Prova una S01! Una prima stagione da recuperare nel weekend. Questa settimana...
[Netflix]
Il était une seconde fois, in italiano C’era una seconda volta. Il sottotitolo potrebbe essere Una storia d’amore anche se si comincia in medias res e si capisce che per il protagonista Vincent (Gaspard Ulliel) il legame sentimentale con Louise (Freya Mavor) è terminato. Lei, padre inglese e madre francese, l’ha lasciato ed è tornata a Londra. Lui reagisce come può, ha un figlio da una precedente relazione ma se lo dimentica in giro, va a qualche festa, beve, fa sesso occasionale. Finché per errore un corriere un po’ invadente gli consegna una scatola non sua, che in verità è una porta dimensionale attraverso la quale Vincent può tornare nel passato. E non uno qualsiasi: proprio lì, tra le braccia di Louise, pur restando consapevole che nel futuro lei lo lascerà, nonostante l’amore intenso di quei momenti successi già. C’era una seconda volta è una miniserie (quattro episodi da 52 minuti) realizzata da Guillaume Nicloux, che l’ha pure scritta con Nathalie Leuthreau. Di Nicloux ci siamo occupati nella rubrica Scanners (su Film Tv n. 11/2017), perché i suoi film escono di rado, in Italia, ed è un peccato. A dire la verità l’abbiamo conosciuto più di vent’anni fa come scrittore, cresciuto tra gli anarco-libertari dei polar di Jean-Bernard Pouy, il quale esordì con un romanzo intitolato Spinoza encule Hegel, tutto un programma. Pouy è l’inventore di Le Poulpe, detective sui generis protagonista di alcuni racconti pulp scritti anche da altri, tra i quali appunto Nicloux, che nel 1998 girerà la versione cinematografica (Le Poulpe, con Jean-Pierre Darroussin e sua altezza reale Clotilde Courau) pure inedita da noi. Seguono una bella trilogia noir e altri titoli più controversi e autoriali, fino a questa serie tv. La storia di C’era una seconda volta può ricordare Se mi lasci ti cancello (ovvero: Eternal Sunshine of the Spotless Mind) ma il riferimento più sorprendente è alla letteratura fantastica di Richard Matheson, per la premessa (la scatola recapitata in casa) e l’epilogo spiazzante. Non lo sveliamo, anche perché potrebbe essere il “varco” per una seconda stagione. Elementi surreali a parte, quella di Nicloux è davvero, soprattutto, una storia d’amore. Tra un ragazzo che sembra vivere come sospeso, inconcludente (anche la relazione con l’ex moglie non è mai finita, mentre il rapporto con il figlio sembra non essere mai cominciato), precario, in ritardo; e una ragazza indipendente, ricca suo malgrado, splendidamente interpretata dall’attrice scozzese Freya Mavor (vive e lavora tra Francia e Regno Unito, questo spiega l’ottimo francese). Un uomo che fa di tutto per recuperare il sentimento perduto è tema non nuovo nel cinema di Nicloux; qui l’aspetto fantastico apre possibilità multiple all’interpretazione dello spettatore, i salti nel tempo sono resi attraverso un efficace cambio di formato e Gaspard Ulliel, una volta tanto, è bravo e non solo bello. C’era una seconda volta è prodotta da Arte, che lo ha programmato in Francia (accolta a dire il vero da commenti tiepidi), mentre in Italia è disponibile su Netflix.
MAURO GERVASINI
[pubblicata su Film Tv n° 02/2020]
EXTRA
Pilota è un podcast sulle serie tv realizzato da Alice Alessandri, Alice Cucchetti e Andrea Di Lecce grazie alla piattaforma Querty. Abbiamo pensato di riascoltarlo dall'inizio insieme ai lettori di questa newsletter, proponendone un episodio ogni settimana.
Pilota 5X07 - Una storia delle serie di supereroi così ricca che è più facile ascoltarla che elencare tutte le serie citate. - CLICCA QUI E ASCOLTA
Qualche notizia dal mondo delle serie.
Grandi aspettative, of course
Perché finisce
Pretty, pretty pretty pretty pretty... good
Dora continua a esplorare
Anche questa finisce
Ne vedremo delle belle?
Avanti, ancora
Finisce...
...tutto.
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