Fuori le serie! 🛋️ #118: A quando una serie intitolata The Book of Bobo Vieri?
Fuori le serie!
- di Nicola Cupperi -
#118 - A quando una serie intitolata The Book of Bobo Vieri?
Ciao ,
questa è Fuori le serie!, la newsletter di Film Tv che ti segnala tutte le serie che partono, tornano o ricominciano in streaming ogni settimana.
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La prima settimana dell'anno è all'insegna di due attesissime opere fantascientifiche, una per genere e l'altra perché non ci si crede: da una parte The Book of Boba Fett, che amplia ulteriormente l'universo di Star Wars; e dall'altra Incastrati, l'esordio in una serie tv per Ficarra e Picone.
Quant'è bella la primma staggione
NETFLIX
Gli ansiosi (Svezia, 2021)
dal 29/12/2021
L'avreste mai detto? Che un anno obiettivamente rivedibile come il 2021 si potesse chiudere con una miniserie minuscola – di quel minuscolo che se non te la indicano quasi non la vedi, a maggior ragione se in tutti questi anni non hai imparato niente dal saggio cinese e ti ostini a guardare il dito – e sorprendente come Gli ansiosi? Io non l'avrei mai detto. Anche perché Gli ansiosi è una serie svedese che non è – attenzione, non è un'esercitazione: c'è scritto proprio NON È – un noir in cui un poliziotto depresso deve scovare un serial killer ancora più depresso in mezzo a una neve ghiacciata che mette la depressione. Questa serie qui, più che altro, pare una versione alternativa di Only Murders in the Building, solo che al posto dell'istrionismo posato di Steve Martin e Martin Short c'è quell'umorismo nordico che a volte ti mette a disagio, a volte ti sollazza, ma quasi sempre ti fa fare “Eheheh”. Tipo le risate a denti stretti della Settimana enigmistica, ma meglio. Ed è un super complimento! Only Murders in the Building è una serie deliziosa, e Gli ansiosi la segue lì da vicino. La storia, intricata anzichenò da scrivere ma liscia come l'olio da seguire puntata per puntata, racconta di due poliziotti padre e figlio, Jack e Jim, dai rapporti piuttosto tesi; rapporti che sono costretti a mettere da parte nel momento in cui assistono a una rapina in banca e vedono il furfante fuggire a gambe levate per rifugiarsi in una casa in vendita. Dentro la casa in vendita, al momento della suddetta fuga, si trovano otto persone che vengono prese in ostaggio. Quando la situazione si calma e la polizia riesce a irrompere, però, del ladro non v'è più traccia. Apparentemente. Il poliziotto padre decide che non vuole saperne più nulla della questione, mentre il poliziotto figlio si incaponisce forte sul caso e comincia ad approfondire vite, morti e miracoli degli otto ostaggi cercando di gettare luce sul misterioso mistero.
Kitz (Germania, 2021)
dal 30/12/2021
Sul serio: quanta voglia avete di iniziare l'anno (o quanta voglia avevate di concludere quello precedente) con una serie tedesca che parla di adolescenti privilegiati tedeschi che in un resort di lusso nella tedescofona ma non tedesca Kitzbühel fanno a gara a chi è più stronzo e più adolescente privilegiato e più tedesco? Kitz è una serie talmente maledetta dal signor e volutamente in tono con i suoi protagonisti (leggi: fastidiosa) che la prima battuta del primo episodio recita, utilizzando con pervicacia il più fastidioso fra gli stratagemmi narrativi (la voce fuori campo) “Mio fratello Joseph mi ha sempre detto che senza di loro (i ricchi sfasciati, ndr), siamo solo un altro villaggio sui monti del Tirolo. Grazie a loro, però, siamo Kitzbühel, la Aspen delle Alpi”. Ora: per quanto mi riguarda, difendere l'onore di Kitzbühel sta, in ordine di importanza, penultimo in classifica, posizionato esattamente tra l'opera omnia di Pio & Amedeo e l'ennesimo appello del Papa a figliare come conigli perché chi se ne importa delle risorse limitate di questo pianeta, l'importante è volersi bene e andare a messa. Detto questo, però, come fai a dirmi che Kitzbühel (villaggio riconosciuto ufficialmente sin dal 1271) è la Aspen delle Alpi, quando Aspen è stata fondata nel 1880 e fino agli anni 30 del 900 era uno sperduto villaggio di minatori quasi sicuramente puzzolenti e incestuosi? È come dire “Bella Venezia, che quando non ci sono turisti è un posto che olezza di acqua stagna, ma quando arrivano i ricchi diventa la Las Vegas della Pianura Padana”. Su. Fate i seri amici tedeschi. La frase con cui si apre Kitz la pronunzia la giovane Lisi, adolescente indigena che durante la stagione invernale lavora come cameriera. Il fratello Joseph a cui si riferisce la giovane Lisi, poraccio, è finito morto abbastanza male in un incidente che la sorellina sospetta puzzare di marcio. Ecco che la protagonista, tra un abuso e l'altro della voce fuori campo, progetta vendetta tremenda vendetta contro quei ragazzi viziati che ogni inverno transumano da Monaco di Baviera fino in Tirolo e che, a quanto parrebbe, hanno le loro belle responsabilità a proposito della prematura morte di Joseph.
Stay Close (Gb, 2021)
dal 31/12/2021
In principio fu Safe, ma si parla del 2018 ed è quasi un'era geologica televisiva fa. Il filotto che ci interessa inizia a gennaio del 2020. La prima volta non c'era giustamente niente da dire, anche perché The Stranger non è mica male e Richard Armitage è un califfo di quelli veri quando si tratta di recitare tutti intensi e ingobbiti. Neanche la seconda volta c'è stato un fiato, anche perché The Woods era una produzione polacca e insomma, poveri polacchi: già stanno tornando dalle parti del medioevo, non c'è bisogno di infierire ulteriormente. La terza volta il naso un po' si è storto, anche perché The Innocent è spagnola e, da La casa di carta in poi, gli spagnoli hanno perso ogni credibilità per quanto riguarda le serie tv. La quarta volta gli occhi hanno proprio fatto tutto il giro, anche perché Gone for Good - Spariti nel nulla è francese, e si sa che i francesi non hanno il bidet. Ma alla quinta miniserie (nel giro di due anni scarsi) tratta da un romanzo di Harlan Coben, l'unica reazione possibile è quella del meme con l'omino disegnato male che ribalta il tavolo. E non è finita qui. L'accordo multimilionario firmato da Coben con Netflix prevede l'adattamento di altri otto (per un gran totale di 14 trasposizioni totali) fra i romanzi thriller misteriosi tutti più o meno uguali pubblicati dallo scrittore americano. Altri otto! Andiamo bene. La sesta installazione del personalissimo palinsesto Coben torna (geograficamente) alle origini in quanto produzione britannica – e con Armitage che passa a incassare nuovamente, stavolta in un ruolo da co-protagonista. In Stay Close c'è una mamma del ceto medio che nasconde un limaccioso passato da spogliarellista; c'è un paparazzo disperato che una volta faceva il documentarista ma poi qualcosa è andato storto; e, soprattutto, c'è un detective stropicciato e disperato che ancora soffre per un caso di persona scomparsa insoluto da 17 anni. Il giorno del diciassettesimo anniversario di quell'infausta sparizione, capita che un'altra persona svanisca misteriosamente nel nulla. Il triste poliziotto vede il nuovo caso come una chance per redimersi dopo tutti questi anni di muso lungo. Egli non sa che succederanno cose pazzesche, assurde, incredibilmente convolute e tutte intrecciate fra loro. Un'altra di quelle serie perfette per stirare tutte le camicie dell'armadio.
Incastrati (Italia, 2022)
dal 01/01/2022
Salvo Picone e Valentino Ficarra sono due bambini delle elementari “Beppe Fiorello” di Canicattì (AG) che vengono spesso presi in giro per i loro nomi, poverini. Salvo Ficarra e Valentino Picone, invece, sono quel duo palermitano di cabarettisti, attori, presentatori, sceneggiatori, registi, teatranti, scrittori e produttori che da vent'anni a questa parte gode di un successo nazional popolare seriamente invidiabile e, nella maggior parte dei casi, ben meritato. Potrebbero lasciar perdere Striscia la notizia, quello sì. Striscia la notizia è il peggiore e più imbarazzante cascame del primo berlusconismo, e non dovrebbe più esistere. Ma che due siciliani si arrubbino i piccioli di Silvio per leggere tre scemenze dal gobbo e sopportare mezz'ora di risate registrate, quello è un contrappasso abbastanza divertente. A Ficarra e Picone mancava solo la serialità televisiva, e visto che Netflix è come una pizza in faccia (ovvero: non si nega a nessuno) ecco che il premiato duo è riuscito a riempire anche quel buco di curriculum lì, aggiungendo la voce “showrunner” a tutto il resto di cui sopra. In Incastrati, Salvo e Valentino sono due onesti e annoiati tecnici tv: uno – non chiedetemi quale, continuo a confonderli; diciamo quello più basso e con i capelli neri sparati – è un maniaco delle serie thriller, è infelicemente sposato (corrisposto) con la sorella dell'altro e sogna una vita un po' più simile a quella dei telefilm che lo ossessionano. L'altro, quello alto e tutto goffo e timidino, vive ancora con la madre, è intollerante al lattosio, è innamorato da sempre di una ex compagna di classe che ora fa la vice-questora ed è leggermente claustrofobico. Una bella mattina, i due amici d'infanzia barra cognati vanno a riparare il tv di un certo signor Gambino. Solo che quel certo signor Gambino se lo ritrovano riverso nella vasca da bagno, tutto sparato in quella che sembra una cara vecchia esecuzione mafiosa. Fomentati dalle conoscenze poliziesche di Salvo (o era Valentino?) la coppia decide di non chiamare la polizia e di eliminare ogni traccia della loro presenza in casa dell'ammazzato. Una serie di iperbolici equivoci, però, li tiene incastrati (ohohoh) alla faccenda per sei puntate da mezz'ora l'una. Insomma: è una serie di Ficarra e Picone con Ficarra e Picone, non è che ci si possa aspettare tanto. Dozzinale è l'aggettivo giusto, tanto nella parte meta-thriller quanto in quella strettamente brillante, con una spasmodica ricerca del tormentone anche in un linguaggio (quello seriale) che tendenzialmente non ne avrebbe troppo bisogno. Sono apprezzabili e acute, invece, le stoccate parodistiche a certe idiosincrasie siciliane.
Rebelde (Messico, 2022)
dal 05/01/2021
Io non so se ci meritiamo tutto questo mal di testa dopo nemmeno una settimana di anno nuovo. Fatto sta che Netflix e il Messico hanno deciso di regalarci questa nuova serie per adolescenti che, in realtà, è il remake (con un cast di personaggi più inclusivo) dell'omonima telenovela per ragazzi andata in onda in Messico fra il 2004 e il 2006 (QUATTROCENTOQUARANTA puntate divise in 3 stagioni); che, in realtà, era a sua volta il remake di Rebelde Way, telenovela argentina tale e quale solo che le stagioni erano due e le puntate solamente TRECENTODICIOTTO. Ah, giusto per la cronaca anche il Brasile si era unito alla cuccagna, con un remake del 2011 che batte tutti per densità di puntate: 410 episodi spalmati in due misere stagioni. Nozioni che fanno abbastanza dubitare sullo stato delle leggi sudamericane in ambito di lavoro minorile. Dice che Rebelde, in tutte le sue incarnazioni pan-Latine, racconta sempre la storia di questo liceo privato extra lusso chiamato Elite Way School. Ci sono solo due modi per accedere alla prestigiosa Elite Way School: o papi e mami cacciano una quantità vergognosa di pesos sonanti, oppure sei unoa adolescente talmente brillante da ottenere una borsa di studio. In ogni caso, anche se sei unao adolescente talmente brillante da ottenere una borsa di studio, quando varcherai le soglie della Elite Way verrai comunque preso di mira dai bimbi ricchi. I quali si sono perfino apparecchiati una società segreta, la Loggia, per rendere sistematicamente impossibile la vita dei borsisti. Noialtri spettatori seguiamo le vicende di una manciata di questi studenti, tutti accomunati dall'unico elemento che potrebbe rendere ancora più complicata la visione della serie per un adulto: il canto.
DISNEY+
The Book of Boba Fett (Usa, 2021)
dal 29/12/2021
Ve la racconto come ve la racconterebbe uno che ha visto (o intravisto) la maggior parte delle faccende audiovisive legate al canone di Star Wars, ma che non ha mai né posseduto, né chiesto a Babbo Natale action figures di Chewbacca e/o corredi di lenzuola con stampigliato il faccione di Luke Skywalker e/o il costosissimo Millenium Falcon della Lego e/o la gigantografia di Adam Driver a petto nudo (l'ultima potrebbe come non potrebbe essere una bugia). Questo per dire che so districarmi nell'universo Star Wars molto meglio di mia madre, ma sicuramente peggio di quello che viene a ripararti il computer. The Book of Boba Fett è il bis seriale live action che segue lo spropositato (e meritato) successo di The Mandalorian, di cui peraltro è ufficialmente uno spinoff. L'amico Boba, infatti, oltre a essere il temibile e silente cacciatore di taglie mascherato che ha lavorato in combutta con tutti i cattivi possibili delle prime due trilogie cinematografiche, era anche apparentemente molto morto. E morto di una morte particolarmente ingloriosa, quando nel primo atto de Il ritorno dello Jedi il suo ganzissimo zaino con i razzi veniva casualmente distrutto da un Han Solo ancora mezzo cieco a causa del soggiorno coatto dentro a una lastra di grafite. The Mandalorian (che si svolge cinque anni dopo gli eventi de Il ritorno dello Jedi), però, ha regalato una bella sorpresa: Boba è vivo e lotta insieme a noi, pur non essendo più provvisto della sua armatura pazzeschissima. Ciò non significa che le ambizioni dell'ex cane dell'Impero si siano ridimensionate, anzi: in compagnia della mercenaria Fennec Shand mette a ferro e fuoco Tatooine e decide che sarà lui a sostituire il mitologico Jabba the Hutt al vertice del sottobosco criminale di quel quadrante dell'universo. La serie, che nei toni western e nella struttura ricorda da vicino The Mandalorian, segue i due nuovi superamici e i loro tentativi di sbarazzarsi della concorrenza di altra gentaglia poco raccomandabile interessata al trono di Jabba. Conducono l'orchestra, ancora una volta, Jon Favreau e Dave Filoni (stavolta con la collaborazione anche di Robert Rodriguez). Applausi a scena aperta per la scelta dell'interprete di Fennec Shand, Ming-Na Wen, da tempo nei cuori di tutte le persone tenere per aver interpretato Chun-Li nel più affascinante incidente in galleria degli ultimi 30 anni di cinema commerciale: Street Fighter - Sfida finale.
La seconda (e la terza, e la quarta) so' cchiù belle ancor
NOW
Temple (Gb, 2019)
seconda stagione dal 27/12/2021 Dedicato a tutti quei feticisti che sognavano una chimera creata in laboratorio per unire i due generi più inflazionati nella storia recente della serialità televisiva: il noir scandinavo e il dramma medicale. Questa serie inglese, infatti, è il remake non richiesto della norvegese Valkyrien, violentemente scandinava sin dal titolo. La faccenda ruota attorno a un brillante chirurgo – scusate il pleonasmo, giacché tutti i chirurghi dei dramma medicali sono brillanti, ma abbiamo dei tassativi – il quale, per pagare le cure alla moglie affetta da una rara forma terminale di disostosi mandibolo facciale (e nel frattempo portare avanti una ricerca sperimentale non autorizzata), ha inaugurato una clinica clandestina in un tunnel abbandonato sotto a una stazione della metropolitana. Qui, con la complicità di una collega, cura tutti quelli che, per scarsa trasparenza, non possono frequentare gli ospedali legali. Succedono evidentemente molte cose, e si ragiona sull'etica e sulla moralità. La versione inglese si concede il lusso di avere come protagonisti due sultani del calibro di Mark Strong e Carice van Houten, che non è mai una brutta cosa.
NETFLIX
Sulla scena del delitto: Il killer di Times Square (Usa, 2020)
seconda stagione dal 29/12/2021 Dedicato a tutti quei feticisti del true crime a cui non piace leggere e che preferiscono ascoltare le loro torbide storie di serial killer mentre rammendano la calza o sgranano una decina di chili di piselli. È il ritorno del documentarista di lungo corso Joe Berlinger, che dopo decenni passati a fare le cose per bene ha scoperto che per avere un successo spropositato bastava continuare a parlare di storie macabre, solo in forma seriale e un cicinin di raffinatezza in meno. Ha realizzato una serie documentario su Ted Bundy, una su Jeffrey Epstein, una sugli omicidi fra mormoni e poi gli è venuto da dirigere Sulla scena del delitto: Il caso del Cecil Hotel, che ha fatto abbastanza successo da convincerlo a trasformare la questione in una antologia sui casi meno battuti dalla letteratura di genere, ma non per questo meno aberranti. A questo giro è la volta di Richard Francis Cottingham, assassino seriale affettuosamente ribattezzato The Torso Killer, il quale si divertiva a fare cose indicibili ai corpi delle donne che assassinava.
Cobra Kai (Usa, 2018)
quarta stagione dal 31/12/2021
Nostalgie audiovisive belle e dove trovarle, capitolo Cobra Kai. Il cui segreto è quello di aggiungere una postilla al celebre slogan da cui derivano le fortune del suo progenitore cinematografico: metti la cera togli la cera, ribalta il punto di vista e raddrizza il punto di vista. Negli anni 80 The Karate Kid aveva avuto un successo clamoroso (e un'imitazione italiana, Il ragazzo dal kimono d'oro, con Kim Rossi Stuart) perché, come Rocky e La febbre del sabato sera hanno fatto prima di lui, raccontava l'America popolare nel modo in cui agli americani piaceva venisse raccontata. Un posto che sa essere complicato, specialmente se fai la femminuccia, ma che premia l'ambizione, la volontà e il sacrificio. Molti protesteranno dicendo: non è vero! The Karate Kid insegna a non farsi mettere i piedi in testa dai bulli e dimostra che anche gli ultimi possono rialzarsi dalla propria condizione di miseria e conquistare la vittoria. Entra in scena Cobra Kai, sequel che racconta gli stessi personaggi del film (interpretati sempre da Ralph Macchio e William Zabka) 34 anni dopo, solo con le prospettive ribaltate. Stavolta al centro della narrazione c'è l'ariano Johnny Lawrence, il supposto cattivo del primo film, la cui vita è stata divelta dall'umiliazione subita da Daniel-san. Stavolta l'outsider è Johnny, mal compreso e giudicato da tutti a causa della sua posizione sociale ed economica, incattivito da una vita che non è stata troppo graziosa con lui; dall'altra parte del cerchione incerato c'è Daniel, che da ragazzino arrabbiato ed escluso è cresciuto fino a diventare un vincente proprietario di una concessionaria d'auto, affinando nel frattempo il superpotere della stronzaggine. L'eterna contesa fra i due riparte quando Johnny perde il suo lavoro da operaio e decide di riaprire il vecchio dojo di arti marziali dove studiava da adolescente, il Cobra Kai. Solo che adesso i due sono più che adulti, hanno scoperto che tra bianco e nero esistono infinite tonalità di grigio e nel frattempo Cobra Kai si è trasformata in una delle serie più inaspettate degli ultimi anni, che sfruttando la risonanza emotiva della nostalgia ne approfitta per parlare dell'America divisa di (da) Trump.
- questa rubrica settimanale esce il venerdì per consigliarti come distruggerti di binge watching intensivo durante il fine settimana -
Da (meno) 5 scatolette di pelati a (più) 5 avocado, un voto a settimana per una serie presentata in questa newsletter (in questo numero o in passato).
Incastrati (Netflix)
Mezzo avocado a Incastrati. Perché è pur vero che una serie del genere verrà dimenticata nel giro di cinque minuti. Ma è anche giusto che il pubblico abituale di Ficarra e Picone abbia la chance di apprezzare una forma di serialità più compiuta e orizzontale rispetto al canone Don Matteo (o a quello da sceneggiato Rai in quattro puntate). E Incastrati, alla fin della fiera, la forma di una serie tv moderna ce l'ha, pur se tagliata con un'accetta particolarmente smussata. Bella consolazione, dirà qualcuno. Prova ad avere una nonna appassionata di Beautiful, rispondo io, e poi vedi se non accogli come un miracolo Ficarra e Picone che tentano di fare una serie dalla grammatica moderna e magari riescono a convincere la cariatide a variare la sua dieta televisiva.
Non c'è nulla che ti convince, tra le serie di questa settimana? Prova una S01! Una prima stagione da recuperare nel weekend. Questa settimana...
[Netflix]
Sorpresa! Il prequel in serie per Netflix dell’ormai stropicciatissimo uber-franchise Ju-On (The Grudge per gli anglofoni: qualcosa come 13 titoli tra tv e cinema, Giappone e Hollywood) è una bella boccata di aria fresca. Intanto, torna alle origini, alla lettera, raccontando i fatti (presunti) reali alla base dei film, un miscuglio indissolubile di leggende metropolitane e di cronaca nera, con epicentro la casa in quel di Nerima a Tokyo. Ma, soprattutto, getta a mare quell’iconografia ormai consunta, incentrata su Kayako e Toshio, bianchi spettri che scivolano lungo scale, muri e soffitti, in modo da sviluppare una storia che, anche se concentrata soprattutto tra il 1988 e il 1998 (l’anno zero di Ju-On), inizia addirittura negli anni 40 con un primo fatto di sangue, all’origine di una catena senza fine, tra echi, rifrazioni, ritorni e incroci (non sempre chiarissimi, va detto). Anzi, si suggerisce pure, a un certo punto, che la casa maledetta pieghi le leggi del tempo e dello spazio, forse un pegno da pagare alle serie come Dark (o, perché no, anche l’ultimo Twin Peaks, con la sua struttura a nastro di Moebius). Ma Ju-On: Origins tenta un carpiato ambizioso, dopo anni di rantoli e jump scare sempre uguali, nella sequenza disturbante e sfibrante di assassini seriali, pedofili, uxoricidi che squaderna lungo i suoi sei episodi: forse tutto il Giappone (il mondo?) è come quella casa maledetta, visto che tv e radio non fanno che parlare di efferati omicidi, attentati al sarin in metro, avvelenamenti collettivi. Menzione speciale anche per un redivivo Screaming Mad George agli effetti speciali, con tanto gore finora inedito in Ju-On (e un quarto episodio non per i deboli di stomaco).
Rocco Moccagatta
[pubblicata su Film Tv n° 30/2020]
EXTRA
Pilota è un podcast sulle serie tv realizzato da Alice Alessandri, Alice Cucchetti e Andrea Di Lecce grazie alla piattaforma Querty. Abbiamo pensato di riascoltarlo dall'inizio insieme ai lettori di questa newsletter, proponendone un episodio ogni settimana.
Pilotino 1 - Nasce il Pilotino, una puntata nata per parlare di una serie di cui secondo i nostri tre amici non c'era abbastanza da parlare per farne un vero episodio. Primo appuntamento: La regina degli scacchi. - CLICCA QUI e ASCOLTA su SPOTIFY
Qualche notizia dal mondo delle serie.
No, questo non c'entra con le serie
Un poliziotto losco per Martin Freeman
Vi ricordate di Black Books?
Ed ecco la serie di Kore-eda
Qualcos'altro sui Beatles
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