Fuori le serie! - #099: Non dire Ted Lasso se non ce l'hai nel sacco

Fuori le serie!
- di Nicola Cupperi -
#099 - Non dire Ted Lasso se non ce l'hai nel sacco
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Le serie tornano in tutta la loro gloria episodica: spazio alla seconda stagione di Ted Lasso, che era stata fra le più piacevoli sorprese della scorsa estate televisiva. Ma c'è anche posto per la miniserie The Pursuit of Love, e per la terza stagione di Come vendere droga online (in fretta).
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Feels Like Ishq (India, 2021)
dal 23/07/2021

Ciao. Sono una serie antologica indiana, mi risolvo in cinque episodi da mezz'oretta l'uno, il filo rosso che ho scelto è un generico “storie d'amore” senza ulteriori specificazioni, e in buona sostanza non so bene perché esisto. Nel senso. Sono molto contenta di aver dato da lavorare a un sacco di bella gente. Voglio loro talmente bene che adesso elenco i registi e gli sceneggiatori di tutti i cortometraggi: Gazal Dhaliwal e Tahira Kashyap Khurrana (Quaranteen Crush); Sulagna Chatterjee e Danish Aslam (She Loves Me, She Loves Me Not); Monisha Thyagarajan e Ruchir Arun (Save The Da(y)te); Saurabh George Swamy e Anand Tiwari (Star Host); Arati Rawal e Sachin Kundalkar (Interview); Shubhra Chatterjee e Jaydeep Sarkar (Ishq Mastana). Però volere bene a qualcuno significa anche poter dire loro: “Ahò, Sulagna, ma che stai affà?”. Che dall'hindi si traduce, più o meno letteralmente, come “Accidenti, ma sei assolutamente certə della bontà di ciò che stai attuando?”. Dei cinque episodi, due (She Loves Me, She Loves Me Not e Interview) spiccano leggermente perché finiscono e non ti lasciano in bocca quel retrogusto di ok, ho visto questa cosa, e adesso? Tutti gli altri si fanno guardare, ma con il giusto livello di entusiasmo. Per dire: tutti i cortometraggi (tranne il summenzionato Interview) raccontano gli stress amorosi di gente che va dal ricco al ricchissimo. E io, che sono solo una serie antologica, non è che i ricchi ricchissimi li odio o li disapprovo; solo che non mi interessa tanto sapere dei loro patemi amorosi. Non mi bevo le sofferenze di cuore di uno che poi si consola assumendo tirocinanti non pagati a cui non proporrà un contratto al termine dello stage.
Masters of the Universe: Revelation (Usa, 2021)
dal 23/07/2021

Pupazzetti Mattel che diventano serie animate anni '80. Serie animate anni '80 (130 episodi in due stagioni eh, mica ciufoli) che diventano film in live action, così camp che Frank Langella – vincitore di quattro Tony per il suo lavoro in teatro e candidato all'Oscar per Frost/Nixon - Il duello – va ancora in giro a dire che I dominatori dell'universo è stata una delle cose preferite di tutta la sua lunga carriera. Film in live action, così camp da farci venire voglia di avere la stessa pettinatura di Dolph Lundgren, che dopo 34 anni di limbo si fanno nuovamente da parte per lasciare spazio a un'inedita serie animata sequel creata da Kevin Smith (l'autoproclamatosi re dei nerd che ci ha regalato i vari Clerks). Un cortocircuito talmente lungo e stratificato che quasi si rischiava di dimenticare, noi e la nostra ironia post-cinica, di quanto He-Man e i suoi amici dominatori dell'universo fossero molto più di una trashata d'antan. Masters of the Universe è sempre stato il miglior stratagemma per introdurre i giovani padawan al fantasy occidentale-americano (quello di Conan il barbaro, per dire) fatto bene e con tutti i crismi. C'è un pianeta al centro dell'universo, che non solo contiene i portali per tutti gli altri mondi, ma è anche perfettamente diviso tra luce e oscurità, tra buoni buonissimi con la frangetta bionda e cattivi cattivissimi che sono malvagi stregoni con la faccia scheletrica. Kevin Smith la fa grossa in questo sequel: ci mette una puntata a far fuori il protagonista storico e il suo antagonista Skeletor. Da qui in poi sono i personaggi tra virgolette secondari, soprattutto la capa delle guardie reali Teela, a prendere in mano la situazione, alla ricerca della magia che farà tornare in vita il mitico He-Man.
Come vendere droga online (in fretta) (Germania, 2019)
terza stagione dal 27/07/2021

Moritz Zimmerman è un giovane tedesco abbastanza antipatico che abita nella spompa Rinseln, cittadina fittizia al confine con i Paesi Bassi. Il suo superpotere è un'adolescenza nerd ai tempi della Generazione Z (parole sue). E allora succede che quando decide – per rivalsa: toujours cherchez la femme – di diventare il più importante spacciatore di MDMA della zona, gli basta cercare sul dark web “Come vendere droga online (in fretta)”. Un po' la stessa cosa fatta dai due creatori della serie, Philipp Käßbohrer e Matthias Murmann, che hanno preso una storia vera accaduta a Lipsia nel 2015, le hanno dato una struttura narrativa a forma di romanzo di formazione, e poi hanno googlato “Come fare una versione per adolescenti di The Social Network e Breaking Bad (in fretta)”. Moritz è un Mark Zuckerberg altrettanto stronzo, ma molto meno dannoso – ok che spaccia droga sintetica fabbricata in sicurezza a Rotterdam, ma almeno non contribuisce a colpi di stato militari in Birmania e certamente non ha rovinato il cervello a un'intera generazione di 50enni – e nella seconda stagione la sua parabola in direzione del lato oscuro della forza somiglia abbastanza sinistramente a quella di Walter White. Staremo a vedere se il capo degli spacciatori reggerà a un terzo giro di giostra.
John Delorean: mito e magnate (Usa, 2021)
dal 30/07/2021

Una delle puntate più belle di sempre dei Simpson è andata in onda nel 1993. Era la storia di Marge che, per tutti i motivi sbagliati, era l'unica fra gli abitanti di Springfield a non bersi le balle di un imbonitore di provincia che riusciva a convincere l'intera città a spendere tutti i propri soldi per costruire una monorotaia rialzata. L'anno successivo, nel silenzio generale, quel gran mogol di John DeLorean deposita all'ufficio brevetti statunitense il progetto per una monorotaia rialzata che non verrà mai realizzata, forse proprio perché gli amministratori locali americani avevano tutti dei figlioli che guardavano i Simpson. Ma John DeLorean era anche questo, un personaggio brillante e tutto matto. Un figlio di immigrati romeni e ungheresi che, innanzitutto, si è fatto da solo eccellendo a scuola e risalendo pian piano i ranghi (prima di Chrysler, quindi di Packard Motor Company e infine di General Motors) delle maggiori aziende automobilistiche statunitensi per tutti gli anni '50 e '60. All'inizio degli anni '70 si parla di lui come l'inevitabile nuovo presidente di GM, con disdoro dei grandi azionisti che incassavano sul suo lavoro, ma non apprezzavano i suoi atteggiamenti ultra-propositivi, innovativi e sopra le righe. Nel '73 DeLorean lascia la multinazionale leader del settore per fondare una nuova compagnia, che ribattezza con il suo nome. Chiama Giugiaro a disegnare la sua prima macchina, mette su bottega a Belfast in un periodo in cui in Irlanda del Nord non ci andavi neanche se costretto, e progetta l'eponima DeLorean, macchina sportiva dalle linee futuriste che manda in bancarotta l'imprenditore folle, ma viene impressa nella storia della cultura pop dall'intuizione di Zemeckis e degli altri realizzatori della saga Ritorno al futuro. Ci pensa questa buona docuserie in tre puntate a raccontare nel dettaglio – con tanto di momento Enzo Tortora, con John che negli anni '80 subisce un (quasi) ingiusto processo per spaccio di cocaina – la ragguardevole esistenza di John DeLorean.
Outer Banks (Usa, 2020)
seconda stagione dal 30/07/2021

Le Outer Banks sono una serie di isole sabbiose che accompagnano praticamente tutta la linea costiera della Carolina del Nord. Ci catapultiamo in una di queste località di mare dove, esattamente come in tutte le altre cittadine di villeggiatura della zona, c'è una netta differenza nella qualità della vita tra chi lì ci abita tutto l'anno e chi invece ci si trasferisce solo per le vacanze. Come dice il protagonista, l'adolescente ribelle e poco appassionato di scuola John B, le Outer Banks sono quel posto in cui o hai due lavori, o hai due case. Quel posto in cui o possiedi la villa con piscina, o sei quello a cui viene ordinato di pescare dalla suddetta piscina la scultura d'arte moderna che è finita in vasca, spinta dal vento di un uragano. In questo milieu di sperequazione perfettamente plausibile, i giovani si dividono tra Pogues (i poveracci) e Kook (i riccastri). John B è il più orgoglioso dei Pogue ed è anche ufficiosamente orfano di padre, uno splendido manigoldo scomparso nove mesi prima in mare mentre cercava il famigerato tesoro della Royal Merchant, 400 milioni di dollari in lingotti d'oro. Gli ingredienti ci sono tutti: disagio innocuo, ragazzi spaesati, estate, amori, e avventure. Molte avventure. Capita, infatti, che durante l'ennesimo uragano John e compagnia assistano all'affondamento di un'imbarcazione. Passata la tempesta, i ragazzi vanno a controllare i resti del naufragio, dove scovano la sospettosa chiave di un motel e una bussola appartenuta al babbo scomparso di John. Il mistero è già da mo' che si è infittito.
PRIME VIDEO
The Pursuit of Love (Gb, 2021)
dal 30/07/2021

Le basi: The Pursuit of Love è una miniserie in tre puntate scritta e interpretata – non nel ruolo della protagonista, quello è andato a Lily James – da Emily Mortimer e tratta dall'omonimo classico della letteratura britannica moderna, pubblicato da Nancy Mitford nel '45 ed edito in Italia come Inseguendo l'amore. Siamo nella prima metà del '900 nella brughiera dell'Oxfordshire. In queste zone dimenticate dall'igiene orale si adagia il maniero dei Radlett, progettato e costruito con tutta la sobrietà e l'umiltà che solo secoli di privilegio nobiliare possono regalare. La piccola Fanny trasloca nella magione Radlett, parcheggiata lì dai genitori per essere cresciuta ed educata dagli zii immensamente più ricchi e ammanicati con la gente che conta. Fanny viene su in un ambiente normalmente strano, visto che è popolato da gente che per generazioni si è accoppiata insieme a persone con cui condivideva la maggior parte del codice genetico. Ma la presenza più apprezzata dalla piccola nuova arrivata è sicuramente quella della cugina Linda, ragazza passionale e testardissima che è anche la vera e propria protagonista della storia. Linda vive nel suo mondo, fatto di superlativi, di drammi e di sentimenti che, quando sono meno che assoluti, non valgono la pena nemmeno di essere considerati. È più che comprensibile, dunque, che l'inseguimento dell'amore da parte di un personaggio del genere diventi effettivamente un'avventura degna di finire in un romanzo da cui poi viene tratta una miniserie. Da fuori, e raccogliendo le opinioni di chi il libro di Mitford l'ha letto e apprezzato, The Pursuit of Love potrebbe essere una versione più umana, agile e divertente (a tratti, c'è spazio anche per dell'inquietudine) di una cosa come Downton Abbey. Comunque, il fascino della ghigliottina rimane sempre immutato.
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Ted Lasso (Usa, 2020)
seconda stagione dal 23/07/2021

Otto anni fa la brava gente di NBC Sports, quelli che fanno vedere agli americani gli sport che gli americani non vogliono vedere perché non se li sono inventati, avevano chiesto all'amico Jason Sudeikis di inventarsi un'idea buffa di spot per lanciare la programmazione del campionato di calcio inglese. Sudeikis crea l'allenatore di football americano collegiale Ted Lasso, tracotante buzzurro che giocando con le incongruenze terminologiche – in Inghilterra il calcio è “football”, laddove in America il termine indica la loro versione del rugby con gli elmetti e i passaggi in avanti, mentre lo sport in cui la palla sferica viene trattata con i piedi è chiamato “soccer” – ottiene il ruolo di manager del Tottenham, una delle squadre più blasonate della Premier League, senza avere alcuna conoscenza pregressa sul calcio. Tanto il football è sempre football, no? L'idea di quella installazione di spot era talmente azzeccata, e giocava talmente bene con gli stereotipi sportivi e culturali da una parte all'altra dell'oceano, che Sudeikis ha chiamato a sé Bill Lawrence (già creatore di Spin City, Cougar Town e Scrubs) per aiutarlo a plasmare quell'intuizione in una serie fatta e finita. Dice: trasformare una manciata di spot in una serie non può che essere la ricetta giusta per un disastro osceno, vero? Per niente. La versione seriale di Ted Lasso parte da Major League – nuova proprietaria di una squadra decide programmaticamente di affondarla ingaggiando un allenatore incompetente – e dalle stesse premesse equivoche delle pubblicità procede a costruire un personaggio memorabile, una specie di fatina baffuta del Kansas che a colpi di ottimismo (e biscotti perfetti) sconfigge la pessimistica uggia inglese e fa splendere il sole nucleare americano.
- questa rubrica settimanale esce il venerdì per consigliarti come distruggerti di binge watching intensivo durante il fine settimana -

Non c'è nulla che ti convince, tra le serie di questa settimana? Prova una S01! Una prima stagione da recuperare nel weekend. Questa settimana...

[Netflix]
Logorare e recidere i contatti con la famiglia. Isolarsi dalla società, in un micromondo autosufficiente dove regole assurde diventano, piano piano, ovvie. Sentire la presa sulla realtà che scivola via, un giorno impotente dopo l’altro, dalle mani e dalla testa. Perdere se stessi. Diventare qualcun altro. Ecco cosa accomuna i quattro protagonisti di Stateless, in teoria destinati a non incontrarsi mai: Sofie, una giovane assistente di volo dagli occhi azzurri e i capelli biondi; Cam, marito e padre amorevole, dalla situazione finanziaria molto precaria; Ameer, in fuga dall’Afghanistan con la moglie e due figlie preadolescenti; Clare, burocrate neo-quarantenne e neo-single, improvvisamente “promossa” a responsabile di un centro di detenzione per “unlawful non-citizen”, gli stranieri “irregolari”. È in questo luogo, un limbo sospeso nel niente di polvere e sole del deserto australiano - non troppo diverso dai nostri ex CPT, ex CIE, ora CPR -, che convergono le quattro esistenze succitate: Clare, appunto, come nuova dirigente, Ameer in attesa di risposta alla sua domanda d’asilo, Cam come guardia privata, finalmente un posto di lavoro stabile con un buono stipendio. E Sofie - che ripete «non appartengo a questo posto», e a noi basta un’occhiata ai suoi tratti caucasici per darle ragione, come in un riflesso automatico - con un nuovo nome e un accento tedesco, diversi da quelli con cui l’abbiamo inizialmente conosciuta: cos’è successo? Com’è finita lì? L’incredibile vicenda di Sofie è il binario narrativo utilizzato da Stateless - miniserie australiana in sei puntate, solida unione d’impegno civile e thrilling emotivo, co-prodotta e co-creata dalla diva Cate Blanchett - per agganciare la nostra curiosità di spettatori, nonché quella che può permettersi di sfruttare le carismatiche presenze, come comprimari, della stessa Blanchett e di un sempre più viscido Dominic West nei panni dei guru di una sorta di setta. Anche perché le altre storyline - quelle dei tre co-protagonisti e quelle dei molti personaggi secondari che incontriamo al centro di detenzione - suonano tristemente e furiosamente “normali”, discese inarrestabili negli abissi di disumanità che un luogo di sopraffazione costante impone a tutti, da una parte e dall’altra del manganello, anche alle volontà più affilate e alle migliori intenzioni. Il passato di Sofie, che continua a tornare, riempie di rimandi e rispecchiamenti le rispettive situazioni (una setta, una forza di polizia, una prigione e un’istituzione burocratica puntano tutte, in fondo, a trasformare in automi); e alla giusta obiezione sull’opportunità di concentrarsi sull’unica prigioniera bianca e occidentale per raccontare qualcosa che tocca in maniera sproporzionata persone di differenti etnie, si può rispondere che è esattamente quel che è successo nella realtà: la storia di Sofie è quella, vera, di Cornelia Rau, australiana detenuta illegalmente, per errore, per molti mesi tra 2004 e 2005. L’unica vicenda in grado d’indignare, allora e ora, almeno per un po’, un pubblico bravissimo a chiudere gli occhi davanti ad altri volti, altre fisionomie, altri colori.
Alice Cucchetti
[pubblicata su Film Tv n° 31/2020]
EXTRA
Pilota è un podcast sulle serie tv realizzato da Alice Alessandri, Alice Cucchetti e Andrea Di Lecce grazie alla piattaforma Querty. Abbiamo pensato di riascoltarlo dall'inizio insieme ai lettori di questa newsletter, proponendone un episodio ogni settimana.
Pilota 3X05 - Seconda parte della panoramica sui nuovi (peggio? meno? attesi) pilot del 2018. In assenza di Andrea ma con le special guest star Federica Bordin e Matteo Scandolin. - CLICCA QUI e ASCOLTA su SPOTIFY
Le novità dal mondo delle serie, ovvero ciò che rimane dell'informazione di questi giorni se togliamo la notizia del malore di Bob Odenkirk che, per fortuna, si è risolta positivamente, e tutte le notizie relative a set chiusi per (o riaperti alla fine di casi di) COVID-19.
Per rimanere sul personaggio di Ted Lasso, o meglio su Jason Sudeikis, Collider ne ha selezionato i migliori sketch.
Kevin Smith ha risposto alle critiche sollevate alla serie Masters of the Universe: Revelation, di cui vi parliamo sopra.
Dopo di lui, tutti.
Ultimo anno per la Dottora.
Peacock (la piattaforma streaming di NBC) arriverà su Sky.
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