Fuori le serie! - #088: Tinelli in fiamme e Afro Samurai
Fuori le serie!
- di Nicola Cupperi -
#088 - Tinelli in fiamme e Afro Samurai
Ciao ,
questa è Fuori le serie!, la newsletter di Film Tv che ti segnala tutte le serie che partono, tornano o ricominciano in streaming ogni settimana.
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Una settimana seriale internazionale (si potrebbe dare una chance alla turca Fatma) che viaggia tra esotiche storie vere rispolverate dagli americani (Yasuke e Warrior) e raggiunge l'apice dell'italianità, ben rappresentato dal dramma da tinello Chiamami ancora amore.
NETFLIX
Fatma (Turchia, 2021)
dal 27/04/2021
Quando comincia a passarti per l'anticamera del cervello la voglia di lamentarti per qualcosa di sciocco nella tua vita, fermati un attimo a pensare a Fatma Yilmaz. Fatma è una di noi, una donna delle pulizie invisibile nel caos di Istanbul che vive una vita modesta, normale, onesta e dignitosa. Fatma, però, ha anche un marito un po' farfallone che è appena uscito di galera e ha deciso di darsi alla macchia, sparendo anche dai radar della moglie, probabilmente perché deve ancora dei bei soldi ad alcune persone non particolarmente raccomandabili. Fatma lo cerca disperatamente. E non solo perché è giusto così, perdiana. Ma anche perché deve dargli una pessima notizia: il figlioletto disabile Oğuz, infatti, non ce l'ha fatta ed è morto mentre il babbo era ancora alle prese con la sua condanna da scontare nelle patrie galere. La nostra protagonista insiste nella ricerca del marito, va a trovare il suo ex boss degli affari loschi, smuove melma e disturba le persone sbagliate finché, per difendersi dall'assalto dell'ennesimo malvivente bruto e violento, non le parte un colpo di pistola che uccide lo sgherro e trasporta la vita di Fatma su binari inaspettati e per certi versi tremendi. Quasi come una Walter White del Bosforo. Ecco. Non solo è necessario che diate una possibilità a Fatma, la serie. Ma tenete bene in conto la parabola di Fatma, la donna, la prossima volta che vi verrà da sbuffare e insultare qualcuno perché avevate chiesto il caffè macchiato caldo, e non freddo.
Sexify (Polonia, 2021)
dal 28/04/2021
In Polonia la religione, l'unica disponibile, è cosa seria. Quando hanno avuto un Papa, lo hanno venerato come nemmeno le rock star. Prima ancora, quando hanno avuto il comunismo, per liberarsene hanno dovuto aspettare che si organizzasse una cosa come Solidarnosc: sulla carta un sindacato autonomo dei lavoratori assurto a realtà politica alternativa al partito comunista, ma a conti fatti un contenitore per tutte le istanze sociali e politiche promosse dalla Chiesa Cattolica. Insomma: in Polonia dev'essere complicato parlare di sesso come si deve. Ne sappiamo qualcosa anche noi, peraltro, sull'argomento. C'è un altro piccolo dettaglio, però: siamo nel maledettissimo 2021, e dovremmo aver già collettivamente abbandonato la maggior parte delle superstizioni e dei tabù irrazionali che ci tengono ancorati a un passato indegno – nello specifico, ma non solo, quello degli aborti clandestini fatti con le grucce dalle suore nelle vasche da bagno. Smettiamola di criminalizzare la sessualità e tutto ciò che la riguarda: sembra essere la missione impossibile, ma portata avanti con ironica gioia, di questa commedia tardo adolescenziale polacca. Natalia è una brillante studentessa universitaria, arrivata a quel punto della carriera in cui comincia a delinearsi un vago futuro da adulta. Per il suo ultimo corso, deve creare un'applicazione che abbia basi scientifiche, ma che sia anche allettante per la clientela. Da buona polacca vagamente repressa dallo stress e dall'azione cattolica, Natalia valuta che forse è il caso di buttarsi sulla sana e consapevole libidine. Quindi decide di sviluppare una app che possa ottimizzare l'orgasmo femminile, ma per farlo ha bisogno dell'aiuto delle sue nuove, e più disinibite di lei, amiche Monika e Paulina.
Yasuke (Usa/Giappone, 2021)
dal 29/04/2021
Altolà alle accuse di appropriazione culturale – ché poi in certi casi salta anche il banco, tipo quando fai una cosa simile e bellissima come può essere stata Afro Samurai – e un benvenuto ai racconti ispirati a fatti storicamente certi, utilizzati per promuovere un'agenda che spinge verso una rappresentazione più completa e più giusta. Perché sì, è successo che nel Giappone feudale del 1579 sbarcasse il missionario gesuita Alessandro Valignano – esatto: lo stesso che, nel Silence di Scorsese, mette la pulce nell'orecchio ai due protagonisti Andrew Garfield e Adam Driver spingendoli a partire per il Giappone – insieme alla sua servitù, tra cui spiccava un omone mozambicano probabilmente chiamato Issufo. I missionari furono accolti dal daimyo (potente signore feudale dell'epoca) Oda Nobunaga, che in quel periodo era in guerra aperta con i suoi pari allo scopo di riunificare un paese a dir poco frammentato. Oda non aveva mai visto prima una persona nera, e dopo aver constatato che Issufo non si era dipinto la pelle per ingannarlo, il daimyo decise di accoglierlo alla sua corte di samurai, nobili e guerrieri, ribattezzandolo Yasuke. Il bell'idillio fra i due uomini provenienti da mondi che mai si erano sfiorati dura poco: nel 1582 Oda viene tradito da uno dei suoi generali e finisce giustiziato senza la possibilità di vedere realizzato il suo sogno di un Giappone unito – succederà nel 1600, dopo la cruenta battaglia finale di Sekigahara. Ed è qui, al momento della morte di Oda, che Yasuke (la serie animata) prende il la, raccontando le peripezie del samurai africano dopo l'uccisione del suo signore. Ambientata in un 16° secolo alternativo e quasi steampunk, Yasuke può contare sul supporto artistico di animatori giapponesi e sull'interpretazione, nei panni dell'eponimo protagonista, del fresco candidato all'Oscar (per Judas and the Black Messiah) LaKeith Stanfield.
Suburbia Killer (Spagna, 2021)
dal 30/04/2021
L'ultima volta che su queste pagine si è materializzato il nome del romanziere americano Harlan Coben, prolifico sacripante del thrilleraggio e di racconti sanguinolenti, era in occasione della valida miniserie The Stranger. Il succo della premessa riguardava la certezza che, da un autore di genere come Coben, non è che ci si possa proprio aspettare la passeggiata di salute sulla ciclabile in fianco al canale. Anche perché, prima di The Stranger, l'unico altro adattamento su qualche schermo di una sua opera era stato (nel 2006) il drammaticissimo Non dirlo a nessuno di Guillaume Canet, che più che a una sgambata al parchetto assomigliava alla fuga dall'onda di uno tsunami alta come un palazzo di sette piani. Suburbia Killer, serie tratta dall'omonimo romanzo uscito nel 2005, si conferma sulla stessa falsariga di mistero, thriller e malessere generalizzato. E c'è da dire che i romanzi di Coben sembrano davvero avere un fascino universale, visto che si tratta della terza realtà produttiva nazionale diversa – in questo caso spagnola, quando nei precedenti (in ordine di uscita) era francese e inglese – che viene titillata dall'opera dello scrittore americano. In questo caso la storia è quella di un uomo, Mateo, che viene coinvolto in una rissa e finisce con l'uccidere involontariamente il malcapitato avversario. Dopo aver passato nove anni in carcere, Mat viene rilasciato e, fin troppo a sorpresa, la sua vita sembra riprendere esattamente da dove si era interrotta, con la moglie Olivia che accetta di tornare con lui, oltre a rimanere incinta in tempo zero. Solo che, se fosse tutto veramente così semplice e privo di consistenti sanguinamenti, misteri e colpi di scena, non sarebbe una serie tratta da un romanzo di Harlan Coben.
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The Mosquito Coast (Usa, 2021)
dal 30/04/2021
C'è un posto, in questo magnifico e stupidissimo mondo, che è stato ribattezzato The Mosquito Coast, che dall'inglese (ma anche dallo spagnolo) si traduce letteralmente come Costa delle zanzare. È la stretta striscia di litorale centroamericano affacciata sul Mar dei Caraibi, che comprende tutta la costa est del Nicaragua e parte (quella più a sud) di quella dell'Honduras. Dice: ma se si chiama Costa delle zanzare dev'essere il posto più scemo del mondo in cui abitare, pensa solo al fastidio e alla spesa diaria in zampironi, spray e aggeggi affini. In realtà esiste una cosa ancora più scema che vivere volontariamente in mezzo alle zanzare: si tratta del cervello dei colonizzatori europei, che riuscirono nell'ardua impresa di storpiare il nome della tribù amerinda che occupava la zona al momento del loro arrivo (i Miskito) e a trasformarlo in qualcosa di inutilmente sgradevole e fuorviante. La Mosquito Coast, infatti, è un posto incredibile, tuttora abitato in maggioranza dai discendenti dei Miskito e dai creoli afroeuropei che, ancora oggi, spingono per diventare una realtà politica a sé stante. Ed è in questo luogo lungo, stretto, antico e magico che Allie Fox, il protagonista pieno di ideali dell'omonimo romanzo pubblicato da Paul Theroux nel 1981, decide di trasferire armi, bagagli e famiglia per sfuggire all'ipocrisia della società occidentale capitalistica e consumistica. Il libro raccontava la vicenda dal punto di vista del figlio 14enne di Allie, Charlie. Nell'omonima trasposizione cinematografica diretta da Peter Weir nell'86, l'attenzione si spostava fisiologicamente sulla star Harrison Ford, accanto al quale recitavano anche Helen Mirren (nel ruolo della moglie) e il compianto River Phoenix (in quello di Charlie). Ci riprovano, con le stesse dinamiche della trasposizione su grande schermo, anche gli showrunner Neil Cross (vero lavoro: romanziere/sceneggiatore) e Tom Bissell (vero lavoro: giornalista/critico/scrittore), che a loro volta si concentrano sul personaggio di Allie (stavolta interpretato da Justin Theroux) e sulla sua discesa nella follia e nella paranoia.
NOW
Warrior (Usa, 2019)
seconda stagione conclusa il 27/04/2021
Volete sapere a quanto ammonta, ora come ora e per quanto riguarda il mondo dell'intrattenimento, la differita satellitare tra il momento in cui si fa qualcosa di pessimo e il momento in cui poi si cerca di recuperare? 44 anni. Tanti ne sono passati da quando Bruce Lee – che al tempo era sì conosciuto, ma non ancora il fenomeno globale che sarebbe diventato nei due anni successivi – visitò gli uffici di Warner Bros. e Paramount per proporre una serie tv chiamata Ah Sahm, western di arti marziali che avrebbe dovuto raccontare (fra un calcio volante e l'altro) la storia degli emigrati cinesi negli Stati Uniti della seconda metà dell'800, a partire dal protagonista (per un quarto americano) che dava il titolo al progetto. Lee venne rimbalzato con perdite: i colletti bianchi pensavano che il suo accento fosse troppo marcato per poter interpretare un protagonista, oltre al fatto che laggente non era pronta per un protagonista asiatico. E giusto per non farsi mancare niente, decisero anche di prendersi (a grandi linee) la sua idea, di dare il ruolo principale a un bianco, David Carradine, creando la problematica serie di culto Kung Fu. 44 anni più tardi, la figlia di Bruce, Sharon, e Justin Lin, il regista che ha ridato gas alla seconda metà della saga Fast & Furious, si sono trovati con l'intento di rimediare al danno e di creare il prodotto più fedele possibile alla serie pensata da Lee. La prima stagione di Warrior è tutto quello che ci si potrebbe aspettare da una serie western con le arti marziali curata dall'ideatore di Banshee e distribuita da una rete sussidiaria HBO (Cinemax) il cui logo è sempre accompagnato dal rombo del motore di una macchina potente: un divertentissimo trionfo di arroganza e ignoranza, pieno di sesso (non gratuito ma quasi) e violenza grafica – quest'ultima decisamente giustificata dai luoghi e dai tempi scelti per l'ambientazione, la selvatica San Francisco del 1878 segnata dalle tensioni etniche fra la forza lavoro irlandese e quella cinese, meno costosa e rimpolpata da un'onda migratoria più fresca e, soprattutto, controllata dalla malavita. La seconda stagione mette un freno alla disinibizione sessuale, probabilmente per proporsi un pubblico più vasto, ma prosegue nel suo racconto oceanico che, per quanto esagerato e a volte sopra le righe, fa un ottimo lavoro nel riportare, all'interno di una narrazione romanzata, tensioni e ipocrisie storicamente accurate e mai trattate prima d'ora.
RAIPLAY
Chiamami ancora amore (Italia, 2021)
dal 26/04/2021
Attenzione all'arrivo di un nuovo, scintillante dramma da tinello. Il dramma da tinello è quel genere di narrazione audiovisiva tipicamente italiano, in cui l'emotività di tutte le faticose tragedie passate sullo schermo erutta (rigorosamente sotto forma di urli in perfetta dizione teatrale) nel momento della scena madre delle scene madri in cui i protagonisti si trovano riuniti in una cucina stretta, sbeccata e che ha visto tempi migliori. Non è un genere da ridurre alla sola fiction televisiva, sia chiaro. Se lo dite un'altra volta poi arriva Ozpetek a querelarvi. Ma effettivamente è un modus narrandi che funziona ancora meglio quando c'è un accumulo esagerato di brutture, reso più semplice dalla struttura espansa delle serie tv. Per dire, la cartella stampa di Chiamami ancora amore esordisce con: “Solo chi ami può distruggerti. Solo la persona a cui hai rivelato le tue debolezze e i tuoi errori, a cui hai chiesto aiuto e ne hai dato, solo quella persona può davvero rovinare la tua vita. Anna ed Enrico si sono molto amati. E poi si sono molto odiati. Dopo 11 anni di matrimonio e un figlio, si separano. La loro separazione diventa ben presto una guerra distruttiva, col risultato che i servizi sociali sono costretti a intervenire per valutare la loro capacità genitoriale. Com’è possibile che una coppia che è stata così complice e affiatata non riesca a risparmiarsi umiliazioni e vendette? Come può un amore così grande sfociare in un odio tanto cieco? Toccherà a un assistente sociale (sic: in realtà sarebbe una donna) andare in fondo alla loro storia, ripercorrendola dall'inizio fino a scoprire il vero motivo dello scontro”. È tanta roba, nevvero? E soprattutto è roba vidimata dalla sicura presenza, dietro la macchina da presa, di un regista scafato come Gianluca Maria Tavarelli, che al capitolo fiction intense ha già al suo attivo faccende come Non mentire e Io ti cercherò. Anche il cast è stato contro-timbrato dal sindacato del dramma da tinello: Greta Scarano e Simone Liberati fanno a gara di urli nei panni dei due ex in lotta furibonda, mentre la gran ciambellana del tinello Claudia Pandolfi controlla la situazione dall'alto nel ruolo dell'assistente sociale Rosa Puglisi.
- questa rubrica settimanale esce il venerdì per consigliarti come distruggerti di binge watching intensivo durante il fine settimana -
Non c'è nulla che ti convince, tra le serie di questa settimana? Prova una S01! Una prima stagione da recuperare nel weekend. Questa settimana...
[Disney+]
Che il Marvel Cinematic Universe abbia qualche problema con le sue (super)eroine è polemica nota: su 21 lungometraggi programmati a oggi, solo uno (Captain Marvel, previsto per il 2019) è incentrato su un personaggio femminile. Sul piccolo schermo va lievemente meglio: prima di Jessica Jones, la stessa ABC di Agents of S.H.I.E.L.D. ha prodotto lo spinoff Agent Carter, che fa da sequel al primo Captain America e contemporaneamente racconta la genesi dell’agenzia di Nick Fury. Regalandoci una protagonista immediatamente indimenticabile, seppur (sarà un caso?) senza superpoteri: Peggy Carter è l’unica donna della Strategic Scientific Reserve, antesignana dello S.H.I.E.L.D., durante la Seconda guerra mondiale ha “creato” (e amato) Steve “Capitan America” Rogers e ora che il conflitto è concluso è relegata a portare caffè, ma lei non ci sta e coglie al volo “l’opportunità” offertale da Howard Stark (papà di Tony) di indagare su una cospirazione, a rischio di essere scambiata per nemica della patria. Agent Carter non ha i valori produttivi delle serie Netflix e soffre degli stessi problemi di Agents of S.H.I.E.L.D.: un budget troppo risicato che si nota a ogni inquadratura, caratteri appena abbozzati, lo sguardo rivolto a un target adolescenziale. In compenso, però, ha Hayley Atwell, splendida e volitiva, capace di rievocare le dive dell’Hollywood che fu; e un tono scanzonato e iperconsapevole che sa giocare con i generi, mescolando il noir fumettoso alla Dick Tracy al giallo d’annata, lo spirito d’avventura di un Indiana Jones alla brillantezza di una commedia screwball (soprattutto negli impagabili duetti tra Peggy e il maggiordomo Jarvis), un piglio ironicamente femminista e qualche scena action. Insomma: promossa.
Alice Cucchetti
[pubblicata su Film Tv n° 07/2016 e nella nostra raccolta cartacea I Quaderni di Film Tv n° 01: S01]
EXTRA
Pilota è un podcast sulle serie tv realizzato da Alice Alessandri, Alice Cucchetti e Andrea Di Lecce grazie alla piattaforma Querty. Abbiamo pensato di riascoltarlo dall'inizio insieme ai lettori di questa newsletter, proponendone un episodio ogni settimana.
Pilota 1X10 - Cos'è Twin Peaks per chi l'ha vista, all'epoca, in televisione? E per chi non poteva perché era troppo piccolo? Prima dell'arrivo della terza stagione, i tre conduttori ripercorrono l'impatto sul pubblico italiano e non delle due stagioni cult create da David Lynch. - CLICCA QUI e ASCOLTA su SPOTIFY
Dedicata a tutti i fan de I Soprano (ma anche a chi non l'ha mai vista: c'è sempre un buon motivo per cominciare una serie cult come questa!). Cosa c'era prima dei Soprano? Cosa accade dopo il finale (di cui non diremo una virgola, tranquilli)? Esisterà a breve un prequel e forse sarebbe potuto esistere un sequel, se solo... LeBron James avesse deciso di far parte dei New York Knicks, invece di passare ai Miami Heat. Cosa c'entra? Scopritelo in questo articolo (in lingua inglese).
Qualcuno lo conoscerà già, a qualcuno il viso suonerà familiare per film non proprio recentissimi (The Big Sick, Crazy Night - Festa col morto), qualcuno ancora potrebbe ricordarlo come regista esordiente di Eighth Grade - Terza media. È nel cast di Una donna promettente, la cui uscita in sala al momento sembra confermata per il 13 maggio, ma in realtà la sua attività principale è quella di comico e musicista e infatti ha da poco annunciato che a breve arriverà su Netflix un suo speciale musicale realizzato interamente da solo, artigianalmente. Si chiama Bo Burnham e se non lo avete mai sentito potrebbe essere giunto il momento di fare la sua conoscenza.
Ci vediamo la prossima settimana con i nostri consigli della settimana! Se ci vuoi segnalare qualcosa, un errore, una svista, oppure semplicemente lasciare un messaggio relativo a questa newsletter, puoi scriverci all'indirizzo info@filmtv.press. Ciao!
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