Fuori le serie!

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Fuori le serie! - #087: Zero Tenebre e Ossa Nude

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Fuori le serie! - #087: Zero Tenebre e Ossa Nude

Film Tv
Apr 23, 2021
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Fuori le serie! - #087: Zero Tenebre e Ossa Nude

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Fuori le serie!
- di Nicola Cupperi - 
#087 - Zero Tenebre e Ossa Nude

Ciao ,
questa è Fuori le serie!, la newsletter di Film Tv che ti segnala tutte le serie che partono, tornano o ricominciano in streaming ogni settimana.
 

***


Settimana all'insegna della gioventù: tre premi di consolazione, sotto forma di serie nuove fiammanti, per tollerare un altro po' di coprifuoco. Due sono italiane (Zero e Nudes) e una è americana, ma approvata dal governo russo (Tenebre e Ossa).
 

NETFLIX



Fast & Furious: Piloti sotto copertura (Usa, 2019)
quarta stagione dal 16/04/2021

Quando, nel 2019, ai regaz del cast di Fast & Furious hanno raccontato che stavano per distribuire una serie animata spinoff del franchise cinematografico, ci sono stati molti sguardi di sottecchi e persino alcune sopracciglia alzate – nello specifico quella di Dwayne Johnson. Ma perché, si sono domandati ad alta voce i regaz. A cosa serve una serie animata spinoff se ci sono già i nostri film che è da un po' di tempo che si sono trasformati in cartoni animati. Alla fine siamo partiti dalle canottiere sudate a forza di cambiare spinterogeni in garage e dalle corse clandestine nel deserto, e siamo arrivati a far zompare una macchina che costa mezzo milione di euro da un grattacielo di Abu Dhabi all'altro. I legittimi dubbi non hanno però impedito la realizzazione di Fast & Furious: Piloti sotto copertura. Che da una parte prende tutti i buoni sentimenti di cui la saga cinematografica con Vin Diesel ciancia fra uno stunt incredibile e l'altro – l'importanza della famiglia che ci si è scelti, l'onore, la lealtà e il rispetto nei confronti di amici e rivali – e le trasporta in un cartone prodotto da DreamWorks e realizzato con tutti i crismi + 1. Dall'altra scova il cugino di Dominic Toretto, Tony, e gli fa fare l'agente governativo infiltrato in un campionato di gare su macchine della morte attrezzate come in Mad Max: Fury Road, il tutto per investigare su un'associazione criminale conosciuta come SH1FT3R, il cui obiettivo sarebbe giusto la conquista del mondo.



Zero (Italia, 2021)
dal 21/04/2021

“Fino a pochi giorni fa ero come l'Uomo invisibile, nessuno si accorgeva di me. Finché non sono arrivati loro. Sono uno come tanti, invisibile come i quartieri dove abitiamo. Sono quello delle pizze, un modo come un altro di dire nessuno”. E il metaforone – quello dei ragazzi nati in Italia da genitori immigrati, gioventù assente da ogni radar politico e sociale –  è già bello che apparecchiato. Ma solo perché le premesse sono lapalissiane e da regola inversa del contrappasso dantesco – una persona invisibile, nel senso di non vista, scopre di essere Invisibile, nel senso del superpotere dell'invisibilità – non significa per forza che il risultato finale non debba essere brillante, o in ogni caso prezioso nell'affrontare tematiche al passo con i tempi che corrono – facendolo, oltretutto, a partire da un punto di vista negletto. Zero è ispirato al romanzo del 2018 scritto da Antonio Dikele Distefano e intitolato Non ho mai avuto la mia età. Lo stesso giovane autore (classe 1992) si è premurato di curare l'adattamento seriale del suo libro, cavalcando l'intuizione fantasy (assente nel romanzo) di un protagonista che scopre di avere dei superpoteri, grazie ai quali decide (tra mille difficoltà e dubbi legittimi) di ergersi a difensore del suo piccolo angolo di periferia urbana. Che qui si chiama Barrio; e che nonostante sia frutto della fantasia dell'autore, comunque si ispira da vicino alla Barona milanese e assomiglia molto a tutti quei posti popolari al margine dell'impero in cui si gioca il futuro del nostro tessuto sociale. Zero è l'alter ego di Omar, ragazzo di origini africane timido e sensibile, molto più legato alla sorella di quanto non lo sia al padre. Omar fa il rider e sogna un futuro da fumettista, ma fondamentalmente è sperso in un presente senza futuro, ed è più solo di quanto non vorrebbe ammettere. Assieme ai superpoteri e le super-responsabilità, però, gli viene consegnato anche un gruppo di nuovi amici e una ragazza privilegiata di cui, potenzialmente, innamorarsi ricambiato. È l'inizio di un periodo, insomma, che l'oroscopo di Omar riassumerebbe come: “Denso di cambiamenti”.



Tenebre e Ossa (Usa, 2021)
dal 23/04/2021

Nelle trame parallele del nostro spaziotempo, esiste in potenza anche un futuro distopico fantasy in cui gli esperimenti di ingegneria genetica effettuati da Vladimir Putin tramite il cavallo di troia dello Sputnik V hanno avuto successo. Ora la grande madre Russia (Regno di Ravka) è un posto circondato da un mare oscuro (il Fold) abitato da mostri assassini e scervellati (i Volcra, probabilmente i russi che hanno reagito male al vaccino), e fra i sudditi di sua maestà il Putin (titolo che ha ufficialmente sostituito quello di Zar) c'è anche gente, si chiamano Grisha, che ha il superpotere di evocare un elemento naturale e piegarlo alla propria volontà. In mezzo a tutto questo bailamme c'è Alina, tipica protagonista da fantasy che nel giro di un romanzo passa dall'essere utile come un due di bastoni quando la briscola è spade, a scoprire che in realtà è l'eletta in possesso dei poteri che potranno fare o disfare il destino del paese, a seconda del percorso che intraprenderà. Alina scopre i suoi benefit da prescelta quando è già grandicella, orfana senza arte né parte che lavora come cartografa di infimo livello (e altrettanta utilità) nella regia armata. Capita che Alina, insieme all'amico d'infanzia (nonché ricognitore e segugio dell'esercito) Mal, sia costretta a fare un viaggio nel Fold, dove l'imbarcazione dei due protagonisti viene prontamente attaccata dai Volcra. In quell'istante la ragazza scopre, nel modo più traumatico possibile, di essere una Grisha e di avere il potere di evocare la luce. Comincia per lei un periodo di apprendimento e di crescita, con una nemesi inaspettata pronta a rivelarsi da un momento all'altro. Ora. Tutti gli appassionati del genere conoscono alla perfezione queste menate da primo semestre di università del fantasy, tanto che il rischio a cui va incontro Tenebre e Ossa è quello di riuscire a farsi guardare solo dai (molti) fan dell'omonimo romanzo da cui è tratto, il bestseller (e primo capitolo di una trilogia) pubblicato nel 2012 da Leigh Bardugo. A rassicurare gli animi c'è lo showrunner dell'adattamento seriale, il buon Eric Heisserer, che sarà anche un esordiente in questo ruolo, ma in carriera ha già firmato sceneggiature tra il buono e l'ottimo come quella di Nightmare (il remake), La cosa (il prequel) e Arrival (candidato agli Oscar).

STARZPLAY



A confronto con un serial killer (Usa, 2021)
dal 18/04/2021

L'idea del bue che dà del cornuto all'asino è sempre un grosso sollazzo. Prima di tutto per l'assurdità dell'immagine letterale – in che lingua glielo dice il bue all'asino? O gli fa il gesto delle corna con la zampa? Funziona uno zoccolo per fare il gesto delle corna?; ma poi anche perché illustra in maniera buffa ed efficace una di quelle piccolezze umane di cui si farebbe volentieri a meno. Questo per dire che quando Joe Berlinger – documentarista e showrunner di questa docuserie in cinque episodi – spara a zero sul true crime, il genere che apparentemente sta utilizzando per raccontare la sua storia, viene un po' in mente la storia dello stupido bove che dà addosso al povero asino incolpevole. Dice Berlinger, nell'intervista pubblicata sul n° 16 di Film Tv: “M’irrigidisco quando sento l’etichetta 'true crime', anche se capisco perché viene usata nei miei confronti. Ma preferisco pensare a me stesso come a un 'social justice filmmaker '. 'True crime' evoca immagini sensazionalistiche e la tendenza a rimestare nelle miserie altrui in nome dell’intrattenimento...”. E niente, poi in realtà si scopre che Berlinger non sta dando del cornuto a nessuno, ma sta solo mettendo la giusta umlaut sulle ü. Perché, effettivamente, A confronto con un serial killer è un prodotto leggermente più intricato e di valore rispetto al canonico true crime. È la storia di una scrittrice – Jillian Lauren, un passato da vittima di abusi, tossicodipendente e prostituta – e del suo rapporto con il serial killer Samuel Little, uno che nascondendosi negli anfratti degli Stati Uniti è riuscito ad agire (più o meno) indisturbato per quattro decadi, venendo arrestato solo nel 2012 e alla veneranda età (per un serial killer) di 62 anni. In seguito all'interesse sviluppato da Lauren – rimasta impressionata dal fatto che tutte le vittime dell'assassino appartenessero al difficile profilo personale cui corrispondeva anche lei in gioventù – e grazie ai lunghi colloqui che la scrittrice ha avuto con il carcerato, sono state raccolte le confessioni di (si pensa) tutti gli omicidi perpetrati da Little – in tutto se ne è attribuiti 93, un numero spropositato e solo leggermente ridimensionato dal fatto che l'FBI ne abbia confermati, finora, solo (si fa per dire) 50.
 

RAIPLAY



Nudes (Italia, 2021)
dal 20/04/2021

C'è una puntata del Last Week Tonight in cui John Oliver vola a Mosca per intervistare Edward Snowden, ex tecnico informatico CIA e consulente per la National Security Agency che, qualche anno fa, ha rivelato al mondo i metodi poco trasparenti e la preoccupante estensione dell'attività di spionaggio digitale praticato dal governo statunitense ai danni dei propri cittadini. Tutta roba legale – gemmazione cavillosa del draconiano Patriot Act, creato dall'amministrazione Bush dopo gli attentati dell'11 settembre – e giustificata con la più classica delle scuse: se volete essere (o meglio: sentirvi) al sicuro, dovete rinunciare a qualche sfumatura di libertà personale. Non molto bene, soprattutto per l'aura di segretezza e di impunità con cui queste pratiche vengono attuate. In seguito alla decisione di rivelare al mondo i dettagli di questo sistematico spionaggio interno, Snowden è stato costretto a chiedere asilo in Russia: non solo il suo governo lo ha battezzato persona non grata, ma anche l'ignara e sobillata opinione pubblica gli si è rivoltata contro, additandolo come traditore della patria. Per tentare di far capire allo spettatore medio americano l'importanza del sacrificio fatto da Snowden, Oliver gli ha proposto di raccontare la faccenda dal punto di vista di un cittadino che spedisce, via internet, una sua foto zozza; la quale, potenzialmente e (ancor più spaventoso) legalmente, potrebbe essere vista dall'intero apparato governativo americano. Ecco, amici e amiche. Questo per dire che il revenge porn è, in tutte le sue molteplici forme e ormai da qualche anno, letteralmente un affare di stato che riguarda tanto l'orrida natura umana, quanto i protocolli con cui quest'ultima si interfaccia alla risorsa internet. Il risultato, finora, è un disastro legale diffuso che, manco a dirlo, penalizza le persone più deboli o con meno capacità di difendersi. Sia finalmente benvenuta una serie antologica come Nudes, che racconta il revenge porn dal punto di vista personale di tre vittime, Vittorio Sofia e Ada. Ragazzi adolescenti che si ritrovano, ognuno a modo loro, invischiati in situazioni da incubo che immancabilmente sfociano in torture sociali. La serie, ambientata a Bologna e realizzata da un team creativo coordinato da Emanuela Canonico (Club 57, Me contro Te - Il film: La vendetta del Signor S), è l'adattamento italiano dell'omonimo originale norvegese. L'ultima volta che una serie è arrivata da noi con queste dinamiche, ci è capitata una piccola perla come Skam Italia. Sperare in un risultato simile non costa nulla, e soprattutto è decisamente meglio che far circolare foto zozze altrui solo perché sei nato stronzo. 

- questa rubrica settimanale esce il venerdì per consigliarti come distruggerti di binge watching intensivo durante il fine settimana -

Non c'è nulla che ti convince, tra le serie di questa settimana? Prova una S01! Una prima stagione da recuperare nel weekend. Questa settimana...


Wormwood

[Netflix]
 

Sarà merito di Marx, bicentenario della nascita; del Sessantotto, cinquantenario, o dei giovanissimi vecchi Jeremy Corbyn e Bernie Sanders se oggi, a comunismo reale morto e sepolto, Hollywood e dintorni capovolgono le cose e fabbricano high concept movie o serie tv dove gli eroi puliscono i cessi (La forma dell’acqua e Downsizing - Vivere alla grande) o, peggio, sono comunisti e comunque non anticomunisti. Contro chi oggi è troppo amico di Putin e si avvicina nervosamente al pulsante nucleare ogni giravolta d’immaginario è lecita. Spielberg è stato il primo ad accorgersene (e in un certo senso anche Nolan, che gli ha preso in prestito per Dunkirk il protagonista di Il ponte delle spie, Mark Rylance) e Guillermo del Toro subito si è affiancato in La forma dell’acqua, che si incarica di spiegare anche ai cinefili più astuti che Il mostro della laguna nera era sì una macchina ammazzacattivi, ma i cattivi non erano certo al di là, bensì al di qua della Cortina di ferro. A Venezia 2017 è stata presentata anche la versione in prosa di La forma dell’acqua, una straordinaria serie, firmata dal campione mondiale del documentarismo di qualità e di profondità, che torna a meditare intorno agli anni 50 e 60, a Kennedy e alla Guerra fredda. Ambientato nell’epoca cruciale dello scontro Usa/Urss, quando a causa della crisi dei missili cubani il mondo rischiava seriamente di saltare in aria, Wormwood di Errol Morris in oltre sei ore racconta proprio la produzione super segreta e sintetica - tramite LSD, l’acido sperimentato dalla CIA - di persone-mostro simili al fantastico uomo pesce ricreato da Del Toro. In questo caso non si allude nascondendosi dietro il Mito, ma si svelano orrori reali che la Storia ufficiale ha cancellato. Il doppio esperimento, non riuscito, nonostante i cospicui fondi messi a disposizione dalla Casa bianca e le mille cavie umane utilizzate a 150 dollari a “viaggio”, che doveva rendere, da una parte, inservibili le spie americane catturate dal nemico, perché l’LSD avrebbe cancellato loro ogni traccia di memoria; e, viceversa, loquaci le spie sovietiche scoperte: bastava un piacevole trip lisergico multicolore, e non più fastidiose torture. John Frankenheimer alludeva a questi esperimenti nel coevo Va’ e uccidi, colpevolizzando però i rossi (il procedimento utilizzato nei western con gli indiani “cacciatori di scalpi”). E non a caso, prima di morire, Jonathan Demme aveva già rimesso le cose a posto in The Manchurian Candidate. Qui la vittima del programma segreto MK-ULTRA è Frank Olson, simpatico e patriottico scienziato, gentile padre di famiglia americano, chimico che esce dal laboratorio con il cervello spappolato e, per paura che possa dire cose che non deve, viene “suicidato” da una finestra d’hotel, per superiori interessi nazionali. Morris sa giocare squisitamente su più tavoli: film-documento dal taglio controculturale; noir politico a colori (spenti, quasi vomito) che registra il lavoro degli attori (giganteggia Peter Sarsgaard); serie tv che, come tale, si inebria dei personaggi che più cattivi non si può e di ogni variazione Goldberg sulla malvagità umana; film-saggio alla british, sul giornalismo investigativo, visti i circa 60 anni di inchieste e processi imposti dai familiari, e dal figlio in particolare, per stabilire una verità semplicissima, resa intricatissima da strati e strati di documenti finora top secret.
   

Roberto Silvestri




[pubblicata su Film Tv n° 03/2018 e nella nostra raccolta cartacea I Quaderni di Film Tv n° 01: S01]

EXTRA

  • Pilota è un podcast sulle serie tv realizzato da Alice Alessandri, Alice Cucchetti e Andrea Di Lecce grazie alla piattaforma Querty. Abbiamo pensato di riascoltarlo dall'inizio insieme ai lettori di questa newsletter, proponendone un episodio ogni settimana.
    Pilota 1X09 - Come siamo diventati spettatori assidui di serie? Come lo sono diventati Alice, Alice e Andrea? In questa puntata se lo chiedono ripercorrendo il filo dei ricordi e delle storie personali, intrecciate con la storia della televisione e della serialità. - CLICCA QUI e ASCOLTA su SPOTIFY
     

  • A proposito di serie teen, o in zona teen: il sottogruppo di fan della danza potrà trovare in giro alcune serie ambientate nel crudele e appassionante mondo dello spettacolo e dei suoi dintorni o delle sue quinte. Ma vi siete mai soffermati a pensare a quanto siano fedeli le ricostruzioni di questo ambiente? Decider lo ha fatto, analizzando alcune serie recenti per verificarne il grado di attendibilità. L'analisi, in inglese, è disponibile qui.
     

  • Lena Dunham è l'autrice amata/odiata per Girls, in cui metteva a nudo la sua stessa generazione con una sfacciataggine e una mancanza di filtri a volte disturbanti. Di recente ha realizzato una seriecon David Tennant e Jennifer Garner dal titolo Camping, proprio come l'originale inglese a cui si ispira. Trovate la recensione della prima stagione sul prossimo numero di Film Tv, ma intanto potete provare a farvi un'idea dell'originale britannicao ideato da Julia Davis e interpretato da Steve Pemberton (Inside no. 9, Psychoville) sbirciando su YouTube il primo episodio della prima stagione.

Ci vediamo la prossima settimana con i nostri consigli della settimana! Se ci vuoi segnalare qualcosa, un errore, una svista, oppure semplicemente lasciare un messaggio relativo a questa newsletter, puoi scriverci all'indirizzo info@filmtv.press. Ciao!

E, come sempre, se Fuori le serie! ti piace, inoltra la mail a un amico appassionato di serie, è facile, ci si iscrive a questo indirizzo. Grazie!

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