Fuori le serie! - #083: La sera serie da leoni, la mattina stoffa da campioni
Fuori le serie!
- di Nicola Cupperi -
#083 - La sera serie da leoni, la mattina stoffa da campioni
Ciao ,
questa è Fuori le serie!, la newsletter di Film Tv che ti segnala tutte le serie che partono, tornano o ricominciano in streaming ogni settimana.
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Disney+ continua a centellinare novità (stavolta è la serie sequel di Stoffa da campioni), mentre Netflix e Prime Video puntano forte sul caos della soap opera latina proponendo sciccherie come Che fine ha fatto Sara? e La templanza.
NETFLIX
Che fine ha fatto Sara? (Messico, 2021)
dal 24/03/2021
Cosa vuoi dire a una serie messicana del 2021 che, senza alcuna ironia, apre le danze sparando a tutto volume Livin' la Vida Loca? Che forse è appropriazione culturale perché il Messico non è Portorico, ma su questo la giuria del correttismo sta ancora deliberando. Ma poi puoi sicuramente dire che c'è dell'ignoranza ragguardevole di cui non ci si vergogna, e almeno le carte sono belle chiare in tavola fin dall'incipit. Qua siamo dalle parti che Dallas e tutti i suoi discepoli successivi hanno reso imprescindibili nella dieta televisiva, quelle della famiglia schifosamente ricca con i problemi giganti, tra cui una morte misteriosa (come se ci fosse bisogno di spiegare il titolo) e frizzi e lazzi drammatici da catena di montaggio soap-operistica. In pratica c'è la famiglia di Mazinga di cui sopra, i Lazcano. Essa è composta dal patriarca César, uno che ha abbastanza ossessione per il controllo e per la protezione degli interessi del clan da convincere il poverino Alex a prendersi la colpa per la morte di Sara, perita in seguito a un incidente in barca a vela in cui erano coinvolti anche i due delfini dei Lazcano, i fratelli Rodolfo e José María – con quest'ultimo che chiaramente è omosessuale, perché ancora non riusciamo collettivamente a trovare qualcosa che crei più tensioni all'interno di una famiglia ricca e potente. Il poverino Alex viene condannato a 30 anni di galera – per un omicidio colposo? Non è un po' troppo? –, scontandone solo (si fa per dire) 18 prima di essere rilasciato per buona condotta. Quando esce dal gabbio, Alex è carico a pallettoni e pronto a prendersi la sua vendetta, tremenda vendetta.
Gli irregolari di Baker Street (Gb, 2021)
dal 26/03/2021
Bei tempi quella della seconda metà dell'Ottocento, quando scarlattina vaiolo tifo e colera se la potevano spassare come dei matti, e quando l'apprezzamento per la vita umana era ancora a livelli così tristi che un detective privato cocainomane poteva prendere dei bambini per strada, farli lavorare 24/7 sottopagandoli (sei sterline al giorno, aggiustato all'inflazione) e avere pure il simpatico ardire di descriverli come “Una mezza dozzina di monelli di strada e di sporchi straccioni”. Il detective è certamente Sherlock Holmes, mentre i monelli di strada e sporchi straccioni sono gli irregolari di Baker Street, che appaiono come aiutanti sul campo della coppia Holmes/Watson sia in Uno studio in rosso, sia in Il segno dei quattro. Ai ragazzi erano già stati dedicati una serie tv nell'83 (The Baker Street Boys) e un film per la tv nel 2007 (Sherlock Holmes and the Baker Street Irregulars). Niente di che, insomma; o quantomeno niente che abbia valicato i confini televisivi inglesi. Dunque, per dare a questi personaggi un nome, una storia, una dignità e una copertura sindacale fuori tempo massimo, lo stesso produttore di Peaky Blinders (Greg Brenman) ha ben pensato di dedicare loro una serie in cui gli irregolari vengono contattati dal dottor Watson per aiutare a risolvere una serie di crimini che hanno del soprannaturale. Il twist è che, come al solito, saranno Holmes e il suo compare a prendersi il merito per aver risolto il mistero. Valida, in tal senso, la scelta dell'interprete per questa nuova incarnazione del detective infallibilmente antipatico: Henry Lloyd-Hughes è diventato più o meno famoso quando è apparso, in Harry Potter e il calice di fuoco, nei panni del fastidioso Corvonero con il ciuffo unto che riusciva a portare Fleur Delacour al Ballo del Ceppo.
PRIME VIDEO
Invincible (Usa, 2021)
dal 26/03/2021
Per un diciassettenne, già è potenzialmente fastidioso il fatto di avere un padre. Figurarsi la quantità di sbuffi ad avere un babbo che, oltre a essere un celebre romanziere e quindi (per obblighi contrattuali) un arrogante pallone gonfiato, è anche il più forte supereroe – l'imbattibile e baffuto Omni-Man – di una versione della Terra in cui i turbotizi in tutina hanno nomi ancora più brutti del solito. Markus Grayson, il 17enne di cui sopra, è costretto a viversi l'adolescenza un po' così, in attesa che anche i suoi poteri si risveglino – giova sapere che lui e il babbo fanno parte di una razza di super alieni, i Viltrumiti, che si offrono gentilmente di proteggere l'umanità – e con il perenne dubbio di non riuscire a essere all'altezza dell'impeccabile babbo. I poteri di Mark, simili a quelli (alla Superman) del padre, si risvegliano e il ragazzo entra a far parte di un gruppo di giovani supereroi, il Teen Team, dai nomi brutti (Robot, Dupli-Kate, Rex Splode, e Atom Eve), con l'attenzione della serie che pian piano si sposta verso faccende più complicate rispetto alle paranoie di un adolescente. Questa è la serie animata tratta dal fumetto che il satrapo Robert Kirkman aveva creato (era il 2003) appena prima di scovare una delle vene d'oro più remunerative dell'intrattenimento moderno, quella di The Walking Dead. Invincible, il fumetto, è andato avanti fino al 2018 per un gran totale di 144 numeri: di materiale per una serie infinita, sempre alla The Walking Dead, ce n'è. E anche di voci celebri che, nell'originale, hanno accettato di partecipare al progetto. In ordine, e rigorosamente dopo aver ripreso fiato: Stephen Yuen, J. K. Simmons, Sandra Oh, Seth Rogen, Mark Hamill, Zazie Beetz, Walton Goggins, Zachary Quinto, Mahershala Ali, Ezra Miller, Jon Hamm, Djimon Hounsou e pure il cammeo di Justin Roiland (il creatore di Rick and Morty e Solar Opposites).
La templanza (Spagna, 2021)
dal 26/03/2021
Che in italiano si traduce La temperanza. Laddove essa, la temperanza, sarebbe uno dei non plus ultra ecumenici quando si discute seriamente di virtù: Tommaso d'Aquino l'ha fatta cardinale insieme a prudenza, giustizia e fortezza; e anche quella sagoma del Buddha ne parlava gran bene. Roba tosta. Per la scrittrice María Dueñas, invece, La temperanza è l'ennesimo titolo ragguardevole di una bibliografia breve ma intensa, popolata di romanzi d'epoca che titillano il sentimento alle signore troppo intimorite da 50 sfumature di grigio o da un Harmony fatto come si deve. Per dire, era già successo un'altra volta che un romanzo di Dueñas (in Italia: La notte ha cambiato rumore) venisse adattato in una miniserie chiamata Il tempo del coraggio e dell'amore. Con la regola dei titoli roboanti e pomposi perfettamente rispettata. Se Il tempo del coraggio e dell'amore pasturava nella prima metà del 900 in epoca di guerre varie, La temperanza invece si avventura ancora più indietro (a partire dal 1860) e fa la spola fra tutte le località esotiche coerenti con la geopolitica dell'epoca. Si va dal Messico alla Cuba coloniale senza negarsi, nel frattempo, un bel giro nel Mar dei Caraibi; per poi, passando per Londra, arrivare fino a Jerez de la Frontera. Che oggi è quel posto là, dai, quello con la pista di motociclismo; ma ai tempi era celebre per fare il vino buono che piaceva agli inglesi, gente che beve la birra tiepida e, notoriamente, di vino buono non capisce nulla. Tant'è. Fra le persone che ai tempi facevano il vino buono che piaceva agli inglesi, possiamo annoverare anche il marito della bella e ambiziosa protagonista femminile Soledad Montalvo. La quale, in terra inglese e a un certo punto della sua vita che non esiteremo a definire: fatidico, incrocia sul suo cammino l'altrettanto bello e ambizioso protagonista maschile Mauro Larrea, un tizio che è partito dal nulla, si è fatto tutto da solo nonostante un sacco di bastoni fra le ruote, ha perso tutto per un colpo di sfortuna, ma adesso è carico come una molla e vuole riprendersi ciò che è suo. Seguono, così a naso e in ordine sparso: più o meno un altro centinaio di personaggi e location, intrighi, bei costumi, scenografie sontuose, acconciature buffe, una discreta quantità di sesso (più dei Borgia, meno di Game of Thrones) e almeno due storie d'amore tormentate e apparentemente impossibili.
DISNEY+
Stoffa da campioni - Cambio di gioco (Usa, 2021)
dal 26/03/2021
Era il 1992 quando Disney decise che era passato abbastanza tempo (otto anni) dall'uscita di The Karate Kid, e che nessuno si sarebbe accorto se l'avessero rifatto a modo loro e usando l'hockey al posto delle arti marziali. Dunque prendono Emilio Estévez – che all'epoca cavalcava l'onda lunga del Brat Pack dopo aver raggiunto la celebrità grazie a titoli come I ragazzi della 56ª strada, Nightmares, Repo Man, Breakfast Club, St. Elmo's Fire e Young Guns – gli affibbiano un personaggio dal nome scemo (GORDON BOMBAY, professione: avvocato di Minneapolis) e lo mettono a trainare un film sportivo per ragazzi che diventerà talmente di culto (in quei posti dove esiste l'hockey) da meritarsi due sequel, una serie animata e persino un'eponima squadra della NHL (i Mighty Ducks) fondata con soldi Disney in quel di Anaheim, ridente cittadina della California nota specialmente per essere il posto in cui nel '55 fu inaugurato il primo Disneyland Resort. Ora che c'è Disney+ e che la competizione si gioca sulle serie tv, gli amici di Topolino ne hanno approfittato per ricicciare il franchise e proporre un altro sequel (stavolta seriale) del film che, ricordiamolo, fu il trampolino di lancio per la fulgida carriera di Joshua Jackson (il Pacey di Dawson's Creek). La storia è diventata che oggi i Mighty Ducks non sono più la scalcagnata banda di scappati di casa che erano a inizio anni '90, bensì rappresentano lo standard aureo per l'hockey giovanile del Minnesota. Tanto che adesso si permettono anche di rimbalzare con disdoro i ragazzini che vorrebbero entrare in squadra, ma non sono ritenuti abbastanza forti. Uno di questi, il dodicenne Evan Marrow, decide che la questione non è troppo giusta; quindi recluta il buon vecchio GORDON BOMBAY (un Estévez ufficialmente passato in modalità maestro Miyagi) per mettere in piedi una nuova squadra, rispettosa dello spirito inclusivo che rappresentava il segreto del successo degli originali Mighty Ducks.
TIMVISION
Quiz (Gb, 2020)
dal 16/03/2021
Si chiamano Charles e Diana. Solo che di cognome non fanno né Mountbatten-Windsor, né Spencer, né Duca di Cornovaglia, Duca di Rothesay, Conte di Carrick, Barone di Renfrew, Signore delle Isole e Principe e Gran Steward di Scozia; bensì un più sobrio e plebeo Ingram. La storia di Charles e Diana Ingram è meno tragica rispetto a quella della nobile coppia di omonimi, ma ha comunque similmente sfruculiato assai la morbosa attenzione dell'opinione pubblica inglese. I due, infatti, sono stati protagonisti di uno dei fatti di cronaca televisiva più scandalosi di nuovo millennio, con l'accusa di aver vinto un milione di sterline a Chi vuol esser milionario? imbrogliando dall'inizio alla fine con un metodo di suggerimento via colpi di tosse che tecniche spionistiche da guerra fredda levatevi proprio e fate posto ai veri professionisti. Da questa vicenda pazzesca e assurda, verrebbe da dire pazzurda, il drammaturgo 40enne James Graham aveva già tratto (nel 2017) una pièce teatrale di buon successo, che poi ha pensato bene di adattare per il piccolo schermo con l'aiuto e la regia di Stephen Frears – il quale, negli ultimi tempi, è tornato a concentrarsi sulla tv con ottimi risultati (A Very English Scandal, Lo stato dell’unione). Ne è venuta fuori una miniserie in tre puntate perfettamente ripartite, con la prima che racconta l'origine della popolarità inglese del format Chi vuol esser milionario?, la seconda che mostra nella sua interezza la partita falsata e la terza che si concentra sul processo (mediatico e giuridico) a cui furono sottoposti gli Ingram. Il risultato è abbastanza impeccabile, grottesco e divertente; nonché un'ottima riflessione sui meccanismi di plagio del linguaggio televisivo. Una delle miniserie più valide del 2021.
- questa rubrica settimanale esce il venerdì per consigliarti come distruggerti di binge watching intensivo durante il fine settimana -
Non c'è nulla che ti convince, tra le serie di questa settimana? Prova una S01! Una prima stagione da recuperare nel weekend. Questa settimana...
[Prime Video]
Nel corso del 2016, la prima stagione di American Crime Story ha raggiunto, tra gli altri, un risultato inatteso: far affiorare l’umanità di personaggi (realmente esistenti) che la macchina dello spettacolo aveva trasformato in maschere grottesche. UnREAL è un’altra cosa - una serie ambientata sul set di un reality show in stile The Bachelor - eppure finisce per fare lo stesso: l’artificio della messa in scena è centro e struttura del racconto, ma infine restituisce profondità ed empatia a caratteri che sono, volutamente, stereotipi. Alle protagoniste, innanzitutto, e ovviamente: a Rachel Goldberg, che ha mollato una laurea a pieni voti in women studies per fare la produttrice di un programma che è un monumento al patriarcato, personalità borderline dipendente dal proprio lavoro e dall’adrenalina della manipolazione altrui; a Quinn King, l’algida showrunner, regina e re (nomen omen) di tutta la baracca, sorta di Miranda Priestley accesa in parti uguali da lampi di onesto affetto e smodata crudeltà. Ma a tutti tocca prima o poi una dose di impietosa sincerità: alle concorrenti, scelte per aderire alle funzioni narrative che il reality dovrà seguire lungo tutti gli episodi, allo scapolo d’oro oggetto del contendere, agli altri producer, etc. Le creatrici di UnREAL sono Sarah Gertrude Shapiro, che ha collaborato davvero a The Bachelor, e Marti Noxon, dietro le quinte di una quantità di serie di successo (da Buffy a Grey’s Anatomy): l’unione fa la forza, originando un prodotto che è insieme guilty pleasure soapoperistico (colpi di scena e pugnalate alla schiena come se piovessero) e satira dello showbiz, parodia della tv e fiera rivendicazione del suo valore, indagine sul confine tra vero e falso e dramma personale. Chi l’avrebbe mai detto.
Alice Cucchetti
[pubblicata su Film Tv n° 29/2016 e nella nostra raccolta cartacea I Quaderni di Film Tv n° 01: S01]
EXTRA
Pilota è un podcast sulle serie tv realizzato da Alice Alessandri, Alice Cucchetti e Andrea Di Lecce grazie alla piattaforma Querty. Abbiamo pensato di riascoltarlo dall'inizio insieme ai lettori di questa newsletter, proponendone un episodio ogni settimana.
Pilota 1X05 - Sono passati cinque anni ma forse c'è ancora qualcuno che non conosce, non ha mai iniziato o non si è fatto convincere adeguatamente ad avvicinarsi alle serie che i nostri tre amici hanno identificato come le migliori del 2016. Scommettiamo? - CLICCA QUI e ASCOLTA su SPOTIFY
Negli anni ottanta, nel bene e nel male, è stato un cult che ha solleticato, nell'immaginario collettivo, il sogno di avere una macchina parlante, che non solo all'occasione si guida da sola, ma che diventa quasi un amico con cui interagire. Se diciamo KITT, o meglio K.I.T.T., quelli che sono stati telespettatori delle reti Mediaset (allora Fininvest) sanno già di cosa stiamo parlando: Supercar, il telefilm che ha lanciato David Hasselhoff. Ebbene, un attore popolare come lui non sarebbe altrettanto simpatico se non fosse dotato di autoironia. Come potrebbe spiegarsi altrimenti il suo prossimo progetto? Una serie in cui interpreta se stesso, ambientata in Germania (l'attore ha origini tedesche, tra le altre) dal titolo Ze Network (Ze prende chiaramente in giro la pronuncia tedesca dell'articolo determinativo inglese). Trovate tutti i dettagli qui, in un... articolo in inglese.
Un condominio fatiscente, eventi misteriosi e apparentemente soprannaturali, forze maligne che si nutrono della sofferenza degli inquilini. La serie tedesca Hausen sulla carta sembrerebbe un horror dagli elementi non proprio originali, ma nel backstage pubblicato da Sky c'è di più. Se vi incuriosisce, sappiate che la trasmissione si è conclusa da poco, il che vuol dire che la serie è interamente recuperabile in streaming, e che sul prossimo numero di Film Tv, il n° 13 in edicola da martedi 30 marzo, ne pubblicheremo la recensione.
Ci vediamo la prossima settimana! Se ci vuoi segnalare qualcosa, un errore, una svista, oppure semplicemente lasciare un messaggio relativo a questa newsletter, puoi scriverci all'indirizzo info@filmtv.press. Ciao!
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