Fuori le serie! - #082: Vecchie tutine, nuove serie
Fuori le serie!
- di Nicola Cupperi -
#082 - Vecchie tutine, nuove serie
Ciao ,
Eccoci con un nuovo appuntamento di Fuori le serie!. Pronti a segnalarti tutto ciò che puoi trovare questa settimana in streaming.
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Sarà pure la settimana di The Falcon and the Winter Soldier, storia di due poveri eroi negletti che finalmente ottengono una serie tutta loro, ma c'è anche spazio per la nuova creazione (Sky Rojo) del simpatico autore de La casa di carta, per una strana cosa un po' sperimentale come Calls e per un paio di sitcom da battaglia.
APPLE TV+
Calls (Usa/Francia, 2021)
dal 19/03/2021
Fede Álvarez è un bravo ragazzo uruguaiano che una decina di anni fa è salito a Hollywood da Montevideo con in mano una valigia piena di corti che si era prodotto da solo, in cui dimostrava grande competenza con le cose grosse e robotiche create al computer. Essa, la competenza, è stata premiata da Sam Raimi, che gli ha dato in mano la regia del remake di La casa e l'ha instradato verso una carriera in cui il povero Álvarez sembra condannato a non poter dirigere qualcosa di originale. Gli è successo una sola volta, povero Fede, quando sempre Raimi gli ha dato due spicci per realizzare il buon horror thriller Man in the Dark. Prima e dopo, per Álvarez ci sono stati solo sequel, remake, reboot e compagnia derivativa: un episodio della serie Dal tramonto all'alba, la regia di Millennium – Quello che non uccide (seguito ufficioso di Uomini che odiano le donne) e ora questa Calls, rifacimento dell'omonima serie francese sui generis – puntate di soli dieci minuti, costruite in maniera tutta particolare – scritta, diretta e interpretata a partire dal 2017 da Timothée Hochet. Dice che Calls è una serie antologica innovativa e immersiva, che sfrutta soprattutto il sonoro – accompagnato da immagini minimali e astratte – per raccontare nove storie di tensione. In pratica una serie di cortometraggi audio interconnessi e raccontati tramite conversazioni telefoniche, solo apparentemente normali e scollegate fra loro, che svelano pian piano un mistero surreale. Grazie al timbro (e ai soldi) Apple+, Álvarez è riuscito a coinvolgere nel giochetto voci di gente come come Lily Collins, Rosario Dawson, Pedro Pascal e Aubrey Plaza. Forza Fede, facciamo il tifo per te.
NETFLIX
Paradise Police (Usa, 2018)
terza stagione dal 12/03/2021
Se non conoscete questo cartone, sappiate che il suo merito migliore è quello di essere sincero sin dalla prima scena della prima stagione: Kevin ha 5 anni, idolatra il padre – violento, sessista, buzzurro, orgoglioso, ignorante poliziotto locale – e vorrebbe seguirne, da grande, le orme. In tutto e per tutto. Tranne, probabilmente, nell'avere i testicoli rimossi da un colpo di pistola fortuitamente esploso dal fin troppo entusiasta figlio cinquenne. Vale a dire: se la vostra tazza di tè è un umorismo da gonadi esplose e sanguinolente, realizzato da due creatori che al college si facevano di anfetamine guardando contemporaneamente South Park, I Griffin e Happy Tree Friends, allora sono le cinque e i biscotti sono in tavola. Altrimenti sappiate che, andando avanti, si riesce a fare anche di meglio; visto che, tredici anni dopo l'incipit, Kevin riesce in qualche modo a diventare un poliziotto e collega del padre, ormai panciuto iracondo divorziato e dipendente dai cerotti al testosterone. Completano il commissariato – ben rappresentato da un simbolo che vorrebbe essere un sole al tramonto ma in realtà è un ano raggrinzito (come si confà a ogni ano che si rispetti) – un obeso grave con l'età mentale di un dodicenne, un vecchio inetto e pervertito, un cane cocainomane e via discorrendo, in un accumulo di esagerazioni e follie abbastanza ragguardevole e intossicante. Un peperoncino quasi troppo piccante, anche per chi è cresciuto con i più disturbanti trip acidi animati – sempre restando nell'ambito delle visioni legali. Per palati foderati di piombo e orecchie che apprezzano la musicalità del turpiloquio.
Il mondo segreto dei pirati (Usa/Gb, 2021)
dal 15/03/2021
Anche nello scivolosissimo ambito del “Ti consiglio una serie tv” (genere letterario sempre più in voga e sempre più importante) è necessario seguire la traccia di un bon ton informale, un codice d'onore non scritto che regola queste delicate interazioni umane – succede più spesso di quanto non pensiate, di perdere amicizie per aver consigliato la serie tv sbagliata. La regola fondamentale di questo formulario, la stele di Rosetta del consiglio seriale, è semplice: mai dare spazio alle docuserie che scelgono di ricostruire drammaticamente le vicende che raccontano. È semplicemente un errore da non fare, per evitare di soffrire inutilmente davanti a set rubati alla giostra degli egizi di Gardaland, attori scarsi come il peccato o, al peggio, green screen economici con uno sfondo fisso scelto fra le opzioni di Windows Vista. C'è un'altra regola fondamentale, però. Una norma che in realtà abbraccia tutto lo spettro dello scibile umano: non si puoi mai dire di no ai pirati, mai. Come si intuisce, la seconda regola vince sulla prima. E la conclusione è che dovremmo vedere tutti quanti Il mondo segreto dei pirati, nonostante la recitazione da saggio delle medie e i green screen scrausi. Qua si racconta l'inizio della grande era dei pirati, quella sanzionata dai governi europei al termine della sanguinosa Guerra di successione spagnola – siamo dalle parti del 1715, o giù di lì. Dopo la vittoria dell'alleanza tra inglesi e Sacro Romano Impero contro i sempre sfigati francesi, le autorità britanniche sguinzagliarono per i mari caraibici una manica cattivissima di corsari dando loro il via libera per l'assalto alle navi dell'impero spagnolo – ancora scosso e instabile dopo il conflitto che ne spartì il territorio tra le varie sfere europee d'influenza nobiliare. Voi spiaggiatevi sereni, e ripassate la storia di Benjamin Hornigold, Henry Jennigs, Edward “Barbanera” Thatch, Samuel Bellamy e Anne Bonney; gente che, oltre allo scorbuto, ha ottenuto gloria e infamia eterna scorrazzando per il Mar dei Sargassi.
Zero Chill (Usa, 2021)
dal 17/03/2021
Con una brutta mossa da patriarcato, seppur adolescenziale, babbo e mamma MacBentley decidono di lasciare il Canada e di trasferirsi in Inghilterra per poter iscrivere il talentuoso figlio Mac (esatto: Mac MacBentley) alla prestigiosa accademia dell'hockey su ghiaccio diretta dall'ex stella NHL (e amico di famiglia) Anton Hammarström, inspiegabilmente fondata in un paese a cui non frega una ceppa secca dell'hockey su ghiaccio. Con questa mossa tagliano le gambe – non letteralmente, quello è I, Tonya – alla sorella gemella di Mac, la 15enne promessa del pattinaggio artistico Kayla. La ragazza ci prova a continuare ad allenarsi, collegandosi al Canada grazie alle stregonerie dell'internet e infilandosi di nascosto nella pista da hockey dell'accademia di Anton. Ma la storia si fa via via più frustrante, e stiamo pur sempre parlando di 15enni strapiantati da una parte all'altra dell'oceano. Mica ciufoli. Nel frattempo il giovane Mac ha anche lui i suoi bei problemi d'adattamento, ma riguardano cose diverse – nello specifico, le gare fra maschietti alfa a chi piscia più lontano. Poi ci si mette anche babbo Jacob, ex professionista dell'hockey e di conseguenza leggermente prevenuto a favore del figlio, che impone a Kayla di smetterla con questa baggianata degli allenamenti via Skype. In pratica Zero Chill è un teen drama ad ambientazione famigliare, un po' Cinque in famiglia, un po' Settimo cielo, che ha come sfondo un sacco di ghiaccio e di gente che pattina. Una tazza di tè abbastanza particolare.
B: The Beginning (Giappone, 2018)
seconda stagione dal 18/03/2021
Realizzato da Production I.G, gli stessi tipi che hanno fatto cose buone con la serie di Ghost in the Shell, B: The Beginning è un cartone tra la fantascienza e il thriller psicologico che, per noi italiani, ha il bonus del sollazzo di essere ambientato nel fittizio arcipelago del Regno di Cremona, con svariati elementi visivi ispirati anche a Milano e ad altre bellezze della Lombardia. Questi giapponesi non smetteranno mai di essere adorabili. In un turbo futuro super tecnologico, l'umanità pasticcia con l'ingegneria genetica per creare in laboratorio una versione evoluta dell'essere umano, allo scopo di smettere di litigare su chi fa la mostarda più buona e raggiungere finalmente una pace definitiva. Dal progetto nascono tre bambini, i primi membri di questa nuova e superiore specie, i quali vengono sequestrati in tempo zero da una misteriosa organizzazione criminale (sanzionata dai reali del Regno) chiamata Market Maker, i cui membri rimangono nell'ombra tanto quanto i loro scopi. Nel frattempo, il Regno di Cremona è in fibrillazione a causa del sanguinolento spettacolo d'arte varia messo in piedi da uno sconosciuto e inafferrabile assassino seriale che uccide altri criminali a colpi di forbice, ribattezzato Killer B dalle forze dell'ordine coordinate dal Royal Investigation Service. Si mette sulle sue piste lo scapigliato detective Keith Flick, soprannominato senza alcuna traccia di ironia “il genio”. Date una chance a questo cartone, che sarà anche fin troppo ambizioso e a tratti confusionario, ma è un sacco godibile.
Country Comfort (Usa, 2021)
dal 19/03/2021
“Se ti senti proprio in dovere di fare una sitcom nonostante sia il 2021, fai la brava e quantomeno inventati qualcosa di particolare”. Questo è solo lo spezzone più interessante del discorso motivazionale fronte specchio recitato da Caryn Lucas – già sceneggiatrice di Miss Detective e produttrice di Le cose che amo di te, Happily Divorced e Cuori in cucina – prima di portare sul tavolo di Netflix l'idea per la seicentomiliardesima sitcom nella storia della tv americana. E bisogna dire che l'auto-fomento di Lucas ha funzionato, visto che una roba come Country Comfort non l'aveva ancora pensata nessuno. La storia, ambientata a Nashville, è quella della trenta e qualcosaenne Bailey, una ragazza-donna che nella vita sogna di poter seguire la sua passione e diventare un'affermata cantante. Le cose non vanno come dovrebbero, altrimenti non avremmo una sitcom, e la giovane spiantata si trova costretta a trovare un impegno più prosaico per poter pagare le bollette. Si imbatte nel ruvido cowboy Beau, vedovo padre di cinque esserini scalmanati che hanno già fatto fuggire la bellezza di nove babysitter. Bailey è la decima, e beccami gallina se non c'è il destino di mezzo: la nostra, per mancanze di alternative su entrambe le barricate, ottiene il lavoro e scopre che i cinque pischelli sono tutti dei talenti musicali con le contro maracas. Unendo l'utile (uno stipendio) al dilettevole (il sogno per la musica e anche un po' di maternità surrogata), Bailey mette insieme un'improbabile band country. Se la sitcom dovesse andare avanti, si sa già dove andrà a parare – i due adulti cincischieranno sei o sette stagioni per poi finalmente cedere all'amore, mentre il progetto musicale di sfruttamento minorile diventerà la versione country dei The Jackson 5. Ma quantomeno sarà un viaggio divertente e spensierato.
Sky Rojo (Spagna, 2021)
dal 19/03/2021
Tremate, è tornato il sacripante Álex Pina – quello di La casa di carta, Vis a vis, Il molo rosso e White Lines. Uno che è nato e cresciuto a Pamplona ed è abituato a farsi rincorrere dai tori piuttosto che fare aperitivo. Secondo voi uno del genere ha paura di mettersi in ridicolo partorendo diciotto nuove serie ogni anno? Giammai. Álex Pina non teme nulla. E torna a collaborare con una delle sceneggiatrici di La casa di carta, Esther Martínez Lobato, per creare una serie che sembra uscita dall'era della sexploitation camp di Russ Meyer (con un po' di on the road alla Thelma e Louise), ma che in realtà vuole azzannare con cattiveria un tema brutto e puzzolente come lo sfruttamento della prostituzione. La storia è quella di tre sex worker, Coral, Gina e Wendy, che decidono di fuggire a gambe levate dal bordello in cui lavorano in seguito a un violento alterco con il loro magnaccia. Il quale magnaccia, infame fino in fondo e ci mancherebbe altro, si inalbera molto e manda all'inseguimento delle tre fuggitive due sgherri cattivissimi, i fratelli Moisés e Christian. C'è spazio anche per raccontare il passato delle protagoniste. Coral una volta faceva la biologa e quella di prostituirsi è stata una sua scelta, anche se ha comportato uno sfortunato incontro con i demoni della droga. Gina è di origini afro-cubane ed è stata venduta al bordello: come ogni lavoro in nero che si rispetti, tecnicamente Gina è sotto contratto come cameriera; in realtà si prostituisce per sostenere la madre malata e il figlioletto. Wendy arriva dall'Argentina e ha scelto di sacrificarsi, lavorando in quel postaccio al posto della sua ragazza. Non è dato sapere il perché della necessità di questa scelta, ma tant'è. La cosa bizzarra di Sky Rojo è che, nonostante l'evidente affetto che prova per le sue protagoniste, si è costretta da sola in un angolo scegliendo lo strano formato di episodi lunghi venti minuti; uno sprint che viene riempito da azione e inseguimenti, lasciando poco spazio all'approfondimento dei personaggi.
DISNEY+
The Falcon and the Winter Soldier (Usa, 2021)
dal 19/03/2021
In attesa di quella del cinghiale bianco, intanto è cominciata ufficialmente l'era della rivalsa per le spalle eroiche. Siamo nel pieno della grande cuccagna Marvel – talmente ricca e ipertrofica che riesce a ricavare spazio (e, c'è da dire, senso) anche per i più oscuri e malcagati personaggi della storia dei fumetti. Una festa a cui sono stati invitati, per una volta come protagonisti delle loro storie, anche gli aiutanti degli eroi principali. Nella lunga lista di beneficiati, a prendersi la coccarda dei miracolati doc sono Falcon e Soldato d'Inverno. Due che su carta (ma anche sullo schermo) hanno sempre vissuto di luce riflessa, satelliti del cristologico sole a stelle e strisce Capitan America; mentre ora hanno il compito di prendere il testimone da una cosa splendida (e sorprendentemente originale) come WandaVision e tenere alto il livello della Fase 4 Marvel, il cui scopo (al momento) è di portare in tv quelle tutine secondarie a cui pareva più pericoloso affidare il successo di un'uscita cinematografica – la piaga del COVID ha solamente confermato a posteriori (ma pensa te che culo) l'intuizione strategica di Kevin Feige e compagnia disneyana. Se WandaVision era ambientato appena tre settimane dopo gli eventi di Avengers: Endgame, The Falcon and the Winter Soldier si spinge un po' più là, sei mesi dopo la definitiva pensione di Steve Rogers e il passaggio di consegne con Falcon, investito ufficialmente del manto (e dello scudo) di nuovo Capitan America. Non si sa molto della trama. Sappiamo che torneranno facce conosciute come quella di Sharon Carter, nipote di Peggy (vero amore del Capitan America originale) ed ex agente S.H.I.E.L.D. in fuga sin dai tempi di Civil War; e quella del cattivone Helmut Zemo, il sokoviano in cerca di vendetta che aveva scatenato gli eventi fratricidi raccontati in Civil War – sarà sempre interpretato dal bravone Daniel Brühl, ma più spesso che no lo vedremo nascosto dietro l'iconica maschera viola da Barone Zemo, celebre antagonista dei fumetti di Cap sin dagli anni 70. Ad aggiungersi alla combriccola ci sarà anche John F. Walker – prima o poi dovremmo ammirarlo anche negli alternativi panni attillati di Super-Patriot – tostissimo militare che rappresentava la prima scelta del governo americano come successore di Capitan America. L'atmosfera generale pare quella di un buddy cop movie anni 80 gonfiata dalle premesse Marvel, che trasformano i due sbirri di quartiere diversi ma uguali in altrettanti supereroi che portano le loro buffe dinamiche di coppia e l'azione frenetica con cui combattono le forze del male in giro per tutto il mondo.
- questa rubrica settimanale esce il venerdì per consigliarti come distruggerti di binge watching intensivo durante il fine settimana -
Non c'è nulla che ti convince, tra le serie di questa settimana? Prova una S01! Una prima stagione da recuperare nel weekend. Questa settimana...
[Prime Video]
Quanto dura il “per sempre”? Se scegliamo una persona con cui trascorrerlo, c’è modo di revocare la scelta? E se invece restiamo con quella persona “per sempre”, come facciamo a capire chi siamo, in quanto singolo individuo, e non solo in funzione di quell’altra persona? Queste sono alcune delle poderose domande esistenziali che ci pone Forever, nonostante - o forse proprio grazie a - una confezione da serie comedy nella durata (meno di 30 minuti a episodio) e nel cast & crew: davanti all’obiettivo una consolidata coppia di comici del Saturday Night Live, Fred Armisen e Maya Rudolph, al timone due autori che hanno in curriculum, tra le altre cose, Parks and Recreations, Master of None e The Good Place. E indubbiamente Forever è, in superficie, una sbilenca commedia sentimentale: dopo un incipit che mostra in rapido montaggio i primi 14 anni d’amore tra Oscar e June, ci piazza davanti allo stallo di una coppia che ancora si ama, ma che non si ricorda più bene perché. Poi cominciano i colpi di scena, così tanti e così clamorosi che non ha senso raccontarli: Forever, che nasce come miniserie in otto episodi, riscopre in epoca di binge watching il gusto della narrazione seriale propriamente intesa, collocando alla fine di quasi ogni puntata un ribaltamento o un ben assestato destro, eliminando così la possibilità dell’irritante etichetta odierna del “film di tot ore”. Il dramma di questa coppia tenera e aggiaccata dalla noia si sposta così continuamente tra iperrealismo e puro fantastico, dai sobborghi californiani a un universo dove vigono regole extra-umane, ma nonostante gli scenari mutevoli, una cosa resta uguale: l’incapacità di Oscar e June di ritrovare se stessi dentro il loro amore, di riconoscersi e vedersi senza sentirsi soffocati dalla vita in due. Ed ecco che la struttura sbalestrata di Forever, che preso come prodotto di genere solleva più di una perplessità, si rivela metafora sofisticata e inesorabile della condizione di coppia, un piccolo inferno sartriano a colori pastello, una versione mite delle brutali matrioske fantasentimentali di Charlie Kaufman (l’infinita rimessa in scena della relazione, come in Synecdoche, New York o Se mi lasci ti cancello), insomma un territorio che con la comedy confina a malapena (e dove Rudolph si dimostra ottima interprete, anche sul fronte drammatico). Una serie ambiziosa, perché tramite la vicenda di Oscar e June ci si affaccia su secoli interi di sociologia, mettendo in campo, tra le righe di dialoghi triviali, la scala Kinsey e la sessualità fluida, il poliamore e perfino il potlatch, il rituale pauperistico con cui le tribù nordamericane si spogliavano dei propri beni. Una serie che sperimenta col suo formato: per esempio usando l’episodio 6 come una digressione slegata dalla narrazione principale, con personaggi completamente nuovi (quasi un cortometraggio autonomo, che pare il controcampo di Storia di un fantasma di David Lowery). Una serie imperfetta ma coraggiosa che, come altri show memorabili di questa stagione (Atlanta su tutti), rivendica la dignità e la giustezza di quella porzione di racconto che chiamiamo episodio.
Ilaria Feole
[pubblicata su Film Tv n° 41/2018 e nella nostra raccolta cartacea I Quaderni di Film Tv n° 01: S01]
EXTRA
Pilota è un podcast sulle serie tv realizzato da Alice Alessandri, Alice Cucchetti e Andrea Di Lecce grazie alla piattaforma Querty. Abbiamo pensato di riascoltarlo dall'inizio insieme ai lettori di questa newsletter, proponendone un episodio ogni settimana.
Pilota 1X04 - Era il 2016 e l'inaspettato risultato delle elezioni americane ha sconvolto tutti. Soprattutto Alice, Alice e Andrea, che qui hanno cercato di spiegare perché quella vittoria fosse assurda anche per spettatori e sceneggiatori americani. - CLICCA QUI e ASCOLTA su SPOTIFY
Se non conoscete The Office UK forse è colpa della distribuzione italiana che non ha mai preso troppo sul serio le serie britanniche (recuperate, per favore, vi scongiuriamo). Se però non conoscete nemmeno il remake- non remake The Office US ci potremmo chiedere dove siati vissuti finora, visto che questa, sì, è stata pubblicizzata anche in Italia e soprattutto attraversa le generazioni con le sue nove stagioni. In ogni caso, se ne avete anche solo una delle due da recuperare, vi invidiamo molto. E forse capirete perché ha del ridicolo, assurdo e geniale, la notizia di quest'uomo che ha deciso di usare una foto di John Krasinski (che interpreta Jim) su una patente di guida per cercare di ottenere sussidi di disoccupazione (articolo in inglese).
Avete, come molti nostri lettori, già finito la tanto chiacchierata WandaVision? Ne abbiamo parlato ampiamente sul numero in edicola questa settimana, ma magari non è una serie nelle corde di tutti. Eppure, possiamo assicurarvi che questo backstage potrebbe incuriosire anche i più scettici e, comunque vada, è in grado di divertire anche chi non ha visto nemmeno dieci minuti del primo episodio.
Ci vediamo la prossima settimana! Se ci vuoi segnalare qualcosa, un errore, una svista, oppure semplicemente lasciare un messaggio relativo a questa newsletter, puoi scriverci all'indirizzo info@filmtv.press. Ciao!
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