Fuori le serie! 🛋️ #140 - L'estate nei nostri occhi è un villaggio di dannati
“Settimana ricca, ci si ficca”. Pessima variazione sul tema di un detto (già di per sé inascoltabile) che è comunque più divertente della maggior parte delle serie di questa settimana. Ci sono un paio di horror, The Baby e Il villaggio dei dannati - The Midwich Cuckoos, un coming of age adolescenziale e triangolare, L'estate nei tuoi occhi, e persino un dramma da tribunale, You Don't Know Me. Ma non troppe risate, quelle no.
Inaugurano
NETFLIX
God's Favorite Idiot (Usa, 2022)
dal 15/06/2022
Melissa McCarthy è un'attrice clamorosa (Le amiche della sposa, Copia originale), prima ancora di essere una comica geniale che usa il linguaggio del corpo come nessun altrə – ad esempio: la sua imitazione del meteorico e ridicolo portavoce del presidente Trump Sean Spicer (poi licenziato e finito a partecipare a Ballando con le stelle), è esilarante anche per chi non ha famigliarità con il soggetto.
Melissa McCarthy ha anche un marito, Ben Falcone, che fa il suo stesso mestiere ed è abbastanza bravo, ma a cui manca quel nonsoché, quel maipiùmoscio che invece rende sua moglie unica e irresistibile tutte le volte che si piazza davanti a una macchina da presa. Dall'unione di queste due istanze nasce God's Favorite Idiot, una commedia apocalittica da ufficio creata da Falcone per Netflix, con i due coniugi che recitano fianco a fianco. L'idiota preferito di Dio del titolo è Clark Thompson (Falcone), un normalissimo pirlotti che un bel giorno viene colpito da un fulmine – scaturito da una nuvola particolarmente sospetta – e diventa brillante. Non nel senso che diventa improvvisamente una persona intelligente, ma nel senso che proprio comincia a brillare di luce propria. Ai suoi colleghi d'ufficio, specialmente alla goffa, impacciata e alcolizzata Amily (McCarthy), viene il dubbio che possa trattarsi di un intervento divino. Poco dopo arriva anche la conferma di un angelo, giunto in visita a Clark: Iddio in persona lo ha scelto, nonostante le evidenti fallacie, per spargere il suo messaggio d'amore e scongiurare l'imminente apocalisse. La critica americana ha ampiamente disprezzato God's Favorite Idiot. Ora, disprezzare è un sentimento forte che, inoltre, prevede un forte dispendio di energia. E comincia a fare troppo caldo per certe cose. Noi facciamo che la guardiamo con sospetto, che si suda meno.
Condominio Maldivas (Brasile, 2022)
dal 15/06/2022
Uno studio dell'università del Non è vero niente, Pennsylvania, ha calcolato che, in media, l'appassionato di serie tv segue almeno tre nuovi titoli a settimana, a cui si aggiungono i recuperi in binge watching e le revisioni di quelle serie (comode come una vecchia poltrona) che ci riguardiamo almeno quattro volte all'anno giusto per mantenere un livello salubre di equilibrio mentale. Sono un sacco di ore di serie. E non so mica se, in un'agenda così fitta, si riesce a trovare lo spazio per una commedia drammatica brasiliana che inizia con Liz, una donna che vorrebbe tornare nella natia Rio de Janeiro per riallacciare i contatti con la mamma. Mamma che, però, perde la vita in un misterioso incendio. Talmente misterioso che Liz decide di non palesarsi quando viene convocata dalle guardie, ben rappresentate in tutta la loro stolidità dal detective Denilson, e di procedere con la sua personale indagine che la porterà a conoscere una serie di personaggi ragguardevoli che condividevano il condominio Maldivas con la madre defunta. C'è la regina del palazzo Milene, donna dalla vita apparentemente perfetta e dal matrimonio apparentemente idilliaco con il chirurgo plastico Victor Hugo (sic); c'è l'ex cantante e oggi imprenditrice Rayssa, sposata al corista della sua vecchia band; c'è Kat, mamma affettuosa e sposa stufa di un marito agli arresti domiciliari; e poi c'è l'outsider Veronica, che non si fa coinvolgere nel gineceo condominiale. Non è che qualcuno di loro, per caso, ha appiccato l'incendio che ha carbonizzato la mamma di Liz? Chissà.
You Don't Know Me (Gb, 2022)
dal 17/06/2022
Tratto da un libro scritto nel 2017 dall'avvocato inglese Imran Mahmood, questa serie in quattro puntate è la fedele trasposizione parola parola di un fittizio processo per omicidio in cui l'accusato, un giovane di nome Hero, decide di rinunciare a una difesa legale canonica per raccontare in prima persona la verità sulla propria innocenza. Hero è un ragazzotto che, fino a qualche giorno prima del fattaccio in questione, faceva una vita normale: impiegato in un concessionario d'auto di lusso a Londra, senza precedenti penali e considerato da tutti un ottimo figlio e un altrettanto eccellente fratello maggiore. La vittima, Jamil, era uno spacciatore di quelli da battaglia, da strada, ed è stato ammazzato, fatalità, poco dopo aver avuto un litigio in pubblico con Hero. C'è una ragazza di mezzo, Kyra, che rende il nostro protagonista il sospettato principale. In realtà ci sono anche una serie di prove circostanziali che puntano a Hero, a cui si aggiunge il sangue della vittima trovato sotto le unghie del ragazzo. Non sembra esserci troppa via di scampo per il protagonista, almeno finché non decide di afferrare il destino per la collottola e difendersi da solo in tribunale, per poter spiegare in prima persona la propria versione dei fatti e il complicato contesto che lo ha portato davanti a un giudice e una giuria; il cui tredicesimo membro siete proprio voi, caro pubblico, in questa storia processuale che è verbosa esattamente quanto il resoconto stenografico di un qualsiasi procedimento penale. Parlano tutti, e parlano un sacco. Ma parlano anche bene, a essere sinceri, visto che la serie ha un materiale di partenza filologicamente inattaccabile ed è scritta con grande professionalità. Un must per tutti i feticisti dei dibattimenti processuali e delle arringhe finali.
Spriggan (Giappone, 2022)
dal 18/06/2022
Un altro di quei casi in cui il giovane archeologo Netflix parte alla ricerca di tesori preziosi – tutto bardato con il cappellino da Indiana Jones, il piccone, i candelotti di dinamite, il pennellino Cinghiale per spolverare i reperti, la gippippa – solo che si distrae, e invece di girare a sinistra ad Albuquerque in direzione caverna misteriosa prende la strada sbagliata e si ritrova davanti al museo archeologico di Tokyo Sud. Visto che ci sono, dice Netflix, tanto vale che prenda un tesoro da qui, anche se ho gli attrezzi sbagliati. E allora prende Spriggan, lo paga tanto quanto pesa e se lo porta a casa per farne ciò che vuole. Solo che Spriggan era anche abbastanza perfetto così com'era: innanzitutto un grintoso manga distopico, scritto da Hiroshi Takashige e illustrato da Ryōji Minagawa, che in patria è stato pubblicato fra il 1989 e il 1996; e secondo poi un gran buon lungometraggio uscito nel '98, prodotto da quei teneroni dello Studio 4°C (Mind Game, Steamboy, Tekkonkinkreet, I figli del mare) e supervisionato da Katsuhiro Otomo, il signor Akira. Oggi Netflix tenta di rispolverare il cimelio, affidando una miniserie in sei puntate a gente che non è né lo Studio 4°C, né Katsuhiro Otomo. Speriamo in bene. La storia è sempre quella di una Terra alternativa, in passato popolata e dominata da un'antica civiltà in possesso di una tecnologia avanzatissima; talmente avanzatissima che finirà per distruggerla, l'antica civiltà, così pentita della propria tracotanza da convincersi a lasciare alcuni messaggi indistruttibili per mettere in guardia le generazioni future. Nel presente, invece, cominciano a riemergere alcuni artefatti abbandonati dopo la scomparsa dell'antica civiltà. I potenti e i malintenzionati della Terra fanno a gara per accaparrarseli. Fra i contendenti c'è anche l'ARCAM, multinazionale giapponese che si serve di un corpo di combattenti d'élite (gli Spriggan) la cui missione consiste nello scovare i reperti e sigillarli prima che ne venga fatto un pessimo uso foriero di estinzione.
PRIMEVIDEO
L'estate nei tuoi occhi (Usa, 2022)
dal 17/06/2022
Accipicchia, per una volta i titolisti italiani ci hanno fatto un bel favore. Questa serie qui è tratta dal primo libro di una trilogia di romanzetti semi-pruriginosi per adolescenti firmati dalla scaltra Jenny Han, che si è occupata in prima persona anche della produzione di questo adattamento televisivo. Solo che la trilogia di Han, in inglese, ha un titolo leggermente più problematico per indicare il romanzo di formazione amoroso di una piccola protagonista che ha appena varcato le soglie dell'adolescenza. Si intitola L'estate in cui sono diventata carina, e per quanto possa trattarsi della prosopopea attribuita a chissà quale personaggio dei romanzi, comunque non è una cosa particolarmente simpatica da scrivere. Vuoi dirmi che se non sono carina i ragazzi non si accorgeranno di me? Vergogna Jenny Han. Questa, in pratica, è la storia di Isabel detta Belly, una ragazzina che, come tutte le ragazzine, non vede l'ora di impacchettarsi per l'estate e andare a svernare nella solita villeggiatura di famiglia, dove insieme al fratello Steven e alla madre Laurel ritroverà gli amici d'infanzia del mare Jeremiah e Conrad, a loro volta fratelli. Solo che, sorpresa, rispetto all'estate precedente ci sono dei nuovi ospiti in villeggiatura: gli ormoni. Belly è diventata una giovane donna e i fratellini indigeni, che fino all'anno prima la trattavano con la sufficienza che gli adolescenti normalmente antipatici riservano ai piccolini, se ne accorgono, eccome se se ne accorgono. Sbarellano entrambi in tempo zero e Belly si trova ad affrontare una prima cotta che è anche doppia: chi scegliere tra il solare, bonaccione e affidabile Jeremiah, e il cupo, sarcastico e animalesco Conrad? Sul primo sa di poter sempre contare, ma il secondo le fa battere forte il cuoricione e la titilla in luoghi che avrebbero bisogno di un imbarazzante TedTalk su anatomia e sessuologia tenuto dalla mamma. Tutta la serie gira intorno al grande mistero: chi otterrà il primo bacio di Belly? E chi, fra il pubblico maggiorenne, è davvero interessato a scoprirlo? Se avete alzato la mano, siete pregati di lasciare il vostro indirizzo a quel signore in fondo alla sala vestito da gendarme. Grazie per la collaborazione.
Al lago con papà (Canada, 2022)
dal 17/06/2022
È la prima serie canadese prodotta come originale per PrimeVideo. Che è anche una statistica abbastanza inutile, in effetti. Te ne puoi vantare, certo. Ma ha più o meno il valore di quello che si bulla per essere stato il primo ad aver finito le parole crociate senza schema di Bartezzaghi a bordo di un pedalò. Ok, quindi? Però dicevamo: Al lago con papà è la prima serie canadese prodotta come originale per PrimeVideo. È ambientata principalmente in un cottage canadese, giustificando la presenza di una grande quantità di ottimi panorami naturalistici canadesi: foreste canadesi, laghi canadesi (fra cui quello del titolo, ne sono ragionevolmente certo), colline canadesi e, probabilmente, anche fiumi canadesi. Il primo protagonista è Justin, un uomo canadese recentemente divorziatosi dalla moglie e in piena crisi d'identità. Tanto che gli salta il picchio di riallacciare i rapporti con la figlia Billie, la stessa figlia che un tot di tempo prima aveva deciso di dare in adozione. E già qui son drammi. Justin ha la speranza che una bella vacanza estiva nel cottage di famiglia possa aiutarlo a farsi conoscere dalla figlia e riguadagnarne l'affetto. Non ha la minima idea, il tonto Justin, che la proprietà della baita, nel frattempo, sia passata ufficialmente nelle mani della seconda protagonista, Maisy-May (Julia Stiles), la sorellastra cattiva di turno che al confronto Anastasia e Genoveffa parevano delle sante quando si rivolgevano a Cenerentola. Maisy-May, inoltre, ha dalla sua il superpotere di non essere un cartone animato e quindi di potersi comportare in maniera molto più subdola e strisciante. La sorellastra, infatti, progetta di buttare giù il cottage di famiglia e usare il terreno per fare i suoi porci comodi. Justin e Billie devono imparare a convivere se vogliono sperare di salvare quel posto dal forte significato affettivo.
NOW
Un amore senza tempo - The Time Traveler's Wife (Usa/Gb, 2022)
dal 13/06/2022
Questa, sulla carta, era roba da spellarsi le mani. A Steven Moffat – il buon scozzese che per la tv ha creato Coupling e Sherlock, oltre ad aver curato il Dr. Who fra il 2005 e il 2017 – un bel giorno è stata ben pagata un sacco di carta bianca per dare una seconda chance a un romanzo di discreto culto. Nel 2003 la statunitense Audrey Niffenegger pubblica La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo, uno scaltro mélange tra Urania e Harmony che fa abbastanza breccia nel cuore delle casalinghe di Betelgeuse da meritarsi una trasposizione cinematografica, in Italia infelicemente titolata Un amore all'improvviso. Sigh. È la storia di un mite bibliotecario che, a causa di un difetto genetico unico, tutte le volte che si trova sotto stress finisce con il viaggiare nel tempo senza avere nessun controllo sull'itinerario. Anzi. Arrivando nudo a destinazione a ogni singola gita lungo il continuum spazio-temporale. Abbastanza scomodo. E infatti poi ci muore di freddo per questo scherzo, o finisce con il teletrasportarsi per caso nella grotta dei pinguini all'acquario di Valencia dove viene trattenuto dai maschi per diventare la loro concubina implume. Qualcosa di strano del genere comunque. La versione italiana del film si intitola Un amore all'improvviso perché succede che il bibliotecario, durante i suoi viaggi, incontri la seienne Claire la quale, in uno strano paradosso temporale su cui non vorrei soffermarmi causa crampi al cervello, è anche già sua moglie da qualche parte nel futuro (in quello che è il loro presente); ma prima che diventi effettivamente tale, passa l'infanzia a farsi visitare più volte da un quasi trentenne che appare nudo in mezzo ai campi. È un sacco scivolosa la trama di questo libro. Ma se non ci si attacca alle sfumature, rimane una grande storia d'amore che attraversa il tempo e si piega al destino e blablabla. Doveva essere una roba da spellarsi le mani, questa nuova versione di The Time Traveler's Wife scritta da un sultano della tv; e invece è una serie piuttosto pretenziosa, che calca la mano senza ironia su tutte le faccende problematiche e stucchevoli di questa storia. È comunque realizzata bene. I protagonisti sono tutti bravi e belli. Si fa ampiamente guardare. Però che noia.
Il villaggio dei dannati - The Midwich Cuckoos (Gb, 2022)
dal 17/06/2022
Dal classico della sci-fi scritto dall'autore britannico John Wyndham – I figli dell'invasione, pubblicato nel 1957 – erano già stati tratti tre validi film, più horror che fantascientifici: Il villaggio dei dannati (1960), La stirpe dei dannati (1963) e la versione più memorabile, per tutti i motivi più sbagliati, ovvero quella diretta nel '95 da John Carpenter (uscita con il titolo Villaggio dei dannati), passato alla storia come uno dei peggiori film mai realizzati da uno dei registi più cazzuti di sempre. Il titolo originale inglese, I cuculi di Midwich, è un inquietante riferimento al comportamento di quegli uccellini lì, che tendono a deporre le uova nei nidi altrui contando sull'istinto materno degli altri volatili e sperando che si occupino di svezzare i propri piccoli al posto loro; e dice anche già più o meno tutto sul cuore della storia. Midwich è un villaggio fittizio sperso in mezzo al nulla inglese. Il brufolo più inutile sulla chiappa peggiore di Albione. Un posto che non se lo calcola nemmeno chi ci vive, figurati gli altri. Ebbene, un giorno succede che quel buco nero di civiltà e antropologia noto come Midwich diventi inaccessibile a causa di una barriera invisibile: chi tenta di attraversarla cade svenuto e si ripiglia solo dopo essere stato allontanato dal confine con la città. La faccenda misteriosa dura solo un giorno, dopodiché Midwich torna accessibile per chi ha la sventura di chiamarla casa. Solo che, nel frattempo, sono successe cose: qualche mese più tardi, infatti, si scopre che tutte le donne del villaggio sono rimaste misteriosamente incinte nello stesso momento, proprio quando Midwich era isolata. Al termine delle gravidanze nascono una manciata di bimbi, che assomigliano alle loro mamme naturali – al contrario del libro, in cui avevano tutti la pelle argentea, gli occhi dorati, un fattore di crescita più rapido rispetto al normale e capacità telepatiche – ma che hanno un codice genetico sconosciuto, arricchito da inserti alieni. Oltre al governo interviene anche la natura sospettosa dell'essere umano, con gli abitanti del villaggio che fanno un pensierino sul liberarsi brutalmente dei misteriosi neonati.
The Baby (Gb, 2022)
dal 17/06/2022
Torna a stressarci l'anima uno degli archetipi più triti e stantii dell'horror tutto: il bambino demoniaco e inquietante che funge da metafora (livello base: pennarellone rosso indelebile che sottolinea le parti importanti) sulla rivedibile magia della maternità e sull'essere donna oggi, dal parto come apice del body horror, passando per il senso di schiavitù che opprime i genitori al nadir della loro esperienza come allevatori di piccoli umani. Le creatrici Siân Robins-Grace e Lucy Gaymer, già nel team produttivo di Chernobyl, non ci provano neanche a nascondere il fatto che hanno scritto una serie che racconta le ansie da maternità della loro generazione infilandole sotto al linguaggio di genere. C'è la 38enne Natasha, infatti, che nella vita fa la chef di discreto successo, nonostante vaghi per l'esistenza senza un piano preciso, né particolari velleità per quanto riguarda la formazione di un nucleo famigliare. Fottesega a Natasha, che si fa un gran piatto di fatti suoi alla faccia degli amici che proseguono imperterriti a figliare e anzi, sono pure costretti a sopportare i suoi antipatici commenti sulla brillante idea di aver scelto di mettere al mondo un bebè nonostante il buonsenso suggerisca altrimenti. Ci sono ovviamente dei motivi per cui Natasha è così avvelenata nei confronti della maternità; ma rimane comunque che, quando ci sono dei neonati in giro, ella si comporti come una stronzetta sgradevole. Cioè. Persino la sorella Bobbi, una che vorrebbe talmente tanto essere mamma da aver avviato le procedure di adozione, si è rotta le scatole di Natasha e ha smesso di parlarle. Il mondo della Grinch dei neonati viene sconvolto all'istante nel momento in cui un bimbo appena nato le cade letteralmente addosso dal cielo. Il pupo misterioso ha dei poteri altrettanto misteriosi, ma soprattutto letali. Ammazza la gente a uso ridere, e Natasha vorrebbe non avere niente a che fare con una faccenda del genere. Ma il bebè super sadico non molla e continua a riapparire nella quotidianità della donna, che a un certo punto si mette di buzzo buono per cercare di comprendere l'origine di questa creaturina malvagia.
Proseguono
NETFLIX
Love & Anarchy (Svezia, 2020)
seconda stagione dal 16/06/2022
Stereotipo vuole che dalla seconda serie originale Netflix proveniente dalla Svezia ci si aspettasse qualcosa di simile a quello visto nella prima serie originale Netflix proveniente dalla Svezia, che si chiamava Quicksand ed era la pesantissima storia di una liceale 18enne accusata di aver contribuito a organizzare una sparatoria nella sua scuola. E invece, ancora una volta e per sempre, gli stereotipi sbagliavano. Perché la serie scritta e diretta da Lisa Langseth è in realtà una commedia romantica. Parla di una donna, Sofie, dalla vita impeccabile: un marito con la barba bella curata, due figli, una casetta come si deve e quasi certamente di proprietà, un lavoro di successo come consulente di ristrutturazioni aziendali. Tutto perfetto. Poi Sofie viene assunta per svecchiare e salvare una casa editrice sull'orlo dell'obsoleto. Qui si scontra con un ragazzotto di nome Max, che filosoficamente abita ai suoi antipodi: è un informatico tuttofare senza arte né parte (a cui non interessa avere né parte né arte), che vive spensierato e senza responsabilità, seguendo solamente il picchio del momento. I due non si stanno troppo simpatici. Solo che, una sera, Sofie pensa di essere rimasta da sola in ufficio e si lascia andare a un meritato atto di onanismo dopo una dura giornata di lavoro. In realtà c'è Max in agguato che, di nascosto, la fotografa e, a partire dal giorno dopo, comincia a ricattarla. Ma è un ricatto bizzarro – ogni giorno il ragazzo costringe la donna a fare una penitenza buffa e imbarazzante, ma non pericolosa né illegale – che si rivela più come una scusa per trasformare la vita in un gioco anarchico. Sofie ci prende gusto e ribatte colpo su colpo. In effetti però: tra stalking, revenge porn, scopofilia e ricatti (seppur amichevoli) c'è da dire che la Svezia sembra essere riuscita a dare un twist leggermente più dark del solito alla commedia romantica.
DISNEY+
Love, Victor (Usa, 2020)
terza stagione dal 15/06/2022
Questa è interessante per un paio di motivi. Innanzitutto è uno spinoff di Tuo, Simon. Laddove per spinoff si intende “storia ambientata nello stesso universo narrativo, ma senza altri legami evidenti né personaggi condivisi con l'originale”; e per Tuo, Simon si intende quella commedia romantica adolescenziale uscita nel 2018 che racconta l'accidentata rincorsa al coming out del 17enne Simon, diretta da uno (Greg Berlanti) che di solito si occupa di supereroi DC sul piccolo schermo, e tratta dall'omonimo romanzo (conosciuto anche con il titolo Non so chi sei, ma sono qui) pubblicato da Becky Albertalli nel 2015. Secondo poi: nelle intenzioni dell'intellighenzia disneyana, Love, Victor doveva far parte del pacchetto di lancio di Disney+. Solo che dopo aver visto la serie, gli stessi parrucconi ai piani alti hanno deciso che era troppo tosta per il loro pubblico famigliare, e hanno scelto di aspettare l'inaugurazione di Star per distribuirla nel resto del mondo. Una volta scoperto che non c'era niente di cui preoccuparsi, la seconda e la terza stagione sono uscite dal ghetto e si presentano, fieramente e a gonade turgida, nella piazza buona di Disney+. Perché non è che Love, Victor sia particolarmente pruriginosa, volgare, violenta o qualsiasi altro aggettivo che, per motivi religiosi, non si può accostare a Topolino; c'è da dire, però, che al contrario del bianchissimo Simon, che ha affrontato il pur difficoltoso percorso verso il suo coming out circondato da famiglia e amici, l'eponimo protagonista di questo spinoff partiva da una situazione più scivolosa e sconveniente, dunque più problematica e potenzialmente foriera di tensioni che vanno assolutamente tenute nascoste ai più piccoli, non sia mai che abbiano un'idea di come sia fatto il mondo prima dei 28/29 anni. Victor è un 17enne che, come Simon, sta cercando di capire come comunicare alla famiglia la sua omosessualità. I Salazar sono brava gente, laboriosa e timorata di dio. Gente che quando trasloca (in questo caso dal Texas alla Georgia) come prima priorità ha quella di decidere dove appendere il crocifisso nella nuova cucina. Gente che, nello stereotipo (e nella mente di Victor) farebbe fatica ad accettare di avere un figlio gay.
Snowfall (Usa, 2017)
quinta stagione dal 15/06/2022
Snowfall è una serie che ha bisogno del suo bel tempo per farsi apprezzare. È stato l'ultimo progetto messo in piedi dal compianto John Singleton, scomparso prematuramente nel 2019. E nasceva come progetto ambizioso, corposo e specialmente appassionato, visto che funzionava idealmente come prequel di Boyz’n the Hood, fulminante esordio alla regia che rese Singleton il più giovane nominato agli Oscar come miglior regista (a 24 anni), nonché il primo autore afroamericano a ottenere quella candidatura. Se Boyz’n the Hood era un film semi-autobiografico che raccontava la tensione razziale nella Los Angeles di inizio anni '90, culminata con le rivolte del 1992, Snowfall è un'ariosa e a volte dispersiva – i personaggi secondari e le parentesi narrative sono innumerevoli – saga gangster ambientata nella Los Angeles di inizio anni '80. Esattamente nel 1983, quando la metropoli californiana viene invasa dalla cosiddetta epidemia del crack, sostanza devastante e dal livello di assuefazione ingestibile che soppianta in tempo zero la cocaina e la cannabis. Fra la miriade di personaggi che entrano ed escono dalle porte girevoli di Snowfall, il principale potrebbe essere considerato Franklin Saint, spacciatore 19enne dalle grande ambizioni, pronto a saltare sul carro del crack per cominciare a produrre in proprio.
Extra
Pilota è un podcast sulle serie tv realizzato da Alice Alessandri, Alice Cucchetti e Andrea Di Lecce grazie alla piattaforma Querty. Abbiamo pensato di riascoltarlo dall'inizio insieme ai lettori di questa newsletter, proponendone un episodio ogni settimana.
Pilota 6X05, una puntata in cui si è deciso che è ora di finirla con lo snobismo imperante rivolto alle soap opera e che quindi si può fare una panoramica sulle soap di maggiore impatto sul mondo della televisione. Clicca qua per ascoltare l'episodio.
N.B.: il recupero delle puntate passate di Pilota termina qui, 6X05 è l’ultima pubblicata al momento. Da ora in poi segnaleremo l’uscita dei nuovi episodi.
Qualche notizia dal mondo delle serie.
Jon Snow, ne sai un po’ di più?
Anche l’uomo delle meraviglie
Sempre al lavoro, lui
Indovino cosa mi accadrà?
Non più su Netflix
Rob e suo padre