Fuori le serie! 🛋️ #143 - Martin Freeman ancora offeso per non aver fatto Harry Potter
Sarà anche l'unico attore inglese a non essere stato chiamato per Harry Potter, ma Martin Freeman rimane il migliore di tutti. Lo dimostra in The Responder, serie BBC che guida la carica delle nuove uscite in streaming, sulla scia di quel che resta della vostra voglia di guardare tv dopo la maratona Stranger Things.
Serie novelle
NETFLIX
King of Stonks (Germania, 2022)
dal 06/07/2022
Che belli che sono i meme. È proprio un buon modo di comunicare. Multimediale, contestuale e quasi poetico, certe volte, nel suo ermetismo sincretico. Il meme Stonks, per esempio, serve a indicare rapidamente un sentimento di divertenza – che è uguale al divertimento, ma dentro c'è anche un po' di sana violenza – come reazione a una pessima scelta finanziaria fatta da qualcuno, prontamente condivisa online per essere sottoposta al pubblico ludibrio. Ad esempio: mio marito Gianni ha investito il nostro intero fondo pensione nella criptovaluta con sopra il cane buffo e adesso abbiamo perso tutto. Stonks, cara Marika, Stonks. Ecco spiegato il titolo – coraggioso, perché va a sapere come invecchieranno i vari meme e se tra qualche anno avranno ancora lo stesso significato condiviso – di questa valida e buffa serie tedesca, che parla con dovizia di particolari (ma senza entrare nei noiosi meandri del didascalico) di come funziona dal di dentro il meccanismo capitalistico moderno, a un livello non proprio da Illuminati o da forum di Davos, ma comunque ai piani semi-alti del circo finanziario a cui si deve sottostare per sperare di diventare ricchissimi. Diventare ricchissimo, infatti, è l'obiettivo ultimo di Felix, programmatore che ha disegnato il nuovo software di pagamento per l'azienda tech in cui lavora, la CableCash. Il sogno di Felix – che in realtà corrisponde a una promessa specifica fattagli dal socio Magnus, amministratore delegato della società e generica faccia da culo di scimmia – è quello di conquistare gli investitori presenti all'Offerta Pubblica Iniziale e guadagnarsi un posto da co-amministratore delegato. Solo che di mezzo ci sono degli imprenditori del porno abbastanza loschi, una finta investitrice con chissà quali secondi fini, una serpe in seno e anche una spolverata di mafia, che non fa mai male.
Boo, Bitch (Usa, 2022)
dal 08/08/2022
No, non è una versione del celebre inno rap al patriarcato composto da Ludacris con protagonista il fantasmino di Super Mario. È, piuttosto, un simpatico tentativo di variazione sul genere della serie brillante adolescenzial-liceale. C'è una ragazza all'ultimo anno di scuole superiori, no? Si chiama Erika Vu e ha passato tutto il liceo a soffrire tra i ragazzi non popolari, roba che se gli Stati Uniti non cominciano a fare qualcosa di concreto per questa faccenda del darwinismo scolastico finisce che dobbiamo imprestargli il Telefono Azzurro. Erika è anche stufa di questa situazione, e decide di sparare tutte insieme le cartucce che si era tenuta nella bandoliera per tutti quegli anni di timidezza e insicurezza. Il primo passo del suo piano diabolico per godersi l'ultimo periodo di superiori è quello di fare una serata pazza e balorda. Tutto bene e tutto molto divertente, almeno finché Erika non si accorge, la mattina dopo, di essere morta ma ancora presente e attiva su questa Terra sotto forma di ectoplasma. La nuova condizione fantasmatica della nostra la renderà, paradossalmente, più celebre e spensierata di quanto non fosse prima. Erika scopre che rimarrà bloccata in questa forma finché non sistemerà le sue faccende rimaste irrisolte nel mondo terreno. Ma allo stesso tempo scova anche un cavillo nel breviario del fantasma perfetto: finché sarà più popolare da morta che da viva, il mondo degli spiriti non potrà reclamarla. E via che si vanno a fare gli scherzoni al prof di ginnastica. Povero Franco.
Quella notte infinita (Spagna, 2022)
dal 08/08/2022
Ne ho voluto parlare con voi prima di interpellare il mio psicoterapeuta, ma credo ci sia appena stata una forte increspatura nella Forza: ho letto di una nuova serie tv spagnola che sta per andare su Netflix, e invece di reagire con il classico “Tsk, cafoni” – perché La casa di carta e tutti i suoi simili non si scordano così facilmente – ho proprio pensato “Toh, questa sembra interessante”. Capite? Una serie tv spagnola che va su Netflix e che sembra interessante. Ma dove andremo a finire? Che la prossima volta dovrò parlare bene di una commedia francese? Ah, signora mia, è proprio vero che la mortadella non la fanno più con i pistacchi. Il primo trucco di Quella notte infinita, a voler tentare di razionalizzare insieme questo sentimento inedito per le serie spagnole, è che si tratta di una miniserie in sei puntate. E già qua la coccarda simpatia ce la siamo portata a casa. Poi, Quella notte infinita ha che è ambientato tutto nello stesso posto, il carcere psichiatrico Monte Baruca, e inoltre sembra possedere un focus ben preciso. Tutti questi elementi fanno sperare forte che questa sia una di quelle famigerate serie chimera che non ciurlano nel manico e fanno il loro mestiere senza menare tanto il can per l'aia. Alla vigilia di un Natale qualsiasi, gli sbirri spagnoli riescono finalmente a catturare il temibile fuorilegge Simón Lago, un mammasantissima crudele, spietatissimo e dal fine intelletto criminale. Lo traducono immantinente all'interno di Monte Baruca, dove Lago dovrà solamente passare la notte in attesa di essere trasferito in una struttura di massima sicurezza. Quest'unica notte di permanenza in un istituto relativamente sguarnito è anche l'unica parentesi che i sottoposti del boss hanno per organizzare una fuga senza ricorrere a ordigni nucleari – o a piani impossibili come quelli della Casa di carta. Scatta la missione: gli uomini di Lago circondano Monte Baruca, ne tagliano le comunicazioni con l'esterno e intimano al direttore dell'istituto, Hugo, di consegnare il prigioniero. Ma il direttore dell'istituto, Hugo, decide che no, non è il caso di liberare Lago. E allora via con sei puntate di assedio al carcere psichiatrico, con (spero vivamente) un sacco di scene matte, un sacco di amore per John Carpenter e per film di culto come Cella 211.
PRIMEVIDEO
Senza confini (Spagna, 2022)
dal 07/07/2022
Certe volte, però, agli spagnoli che fanno le serie tv ci piace proprio vincere facile. Ma facile facile. Livello di facilità: picchiare un defecante. Infatti, a pensarci bene, solo uno sconsiderato potrebbe ammettere, nel pieno delle proprie facoltà fisiche e mentali, di non essere interessato a una serie che racconta le mirabolanti avventure di quel giusto infinito che è stato Ferdinando Magellano, ovvero il tizio che si è inventato il viaggio intorno al mondo. Di più: anche ci fosse qualche scavezzacollo in grado di resistere al fascino di un adorabile matto che si mette in testa di circumnavigare il globo nel 1519 – piuttosto di, che ne so, sforzarsi di creare qualcosa di un attimo più semplice. Tipo la matita, che prima del 1550 non esisteva – a rendere del tutto irresistibile questa serie dal titolo abbastanza brutto sono i due protagonisti. Rodrigo Santoro, quel manzo da competizione brasiliano che avete già ammirato anche in Westworld, è Magellano in tutto il suo superomismo a gonade turgida, alla faccia di Cristoforo Colombo che ci ha provato e non ci è riuscito; mentre Álvaro Morte – il Professore della maledetta Casa di carta, nonché sex symbol a sorpresa e vera speranza per tutti noi che mettiamo gli occhiali non come accessorio di stile, ma perché altrimenti non ci vediamo un'ostia – veste i panni del secondo in comando, lo spagnolo (anzi! Che dico! Vergogna! Il BASCO) Juan Sebastián Elcano, ovvero colui che ha concluso ufficialmente – da vivo e più o meno quasi totalmente vegeto, se escludiamo che erano partiti in 237 su quattro navi e sono tornati in 18 su una nave – il viaggio voluto e iniziato dal suo capitano, nel frattempo finito brutalmente trucidato dai locali filippini dopo aver insistito un po' troppo per imporre il cristianesimo. Tutta questa storia è molto affascinante e spero sia stata raccontata con un po' di criterio. Anche perché, tecnicamente, lo sceneggiatore della serie è un italiano. Vicentino, per la precisione. È il buon Antonio Pigafetta, uno dei 18 sopravvissuti ai tre anni di viaggio, nonché l'unico a intuire che prendere appunti sul viaggio potesse essere una buona idea.
DISNEY+
Promised Land (Usa, 2022)
dal 06/07/2022
È un dramma soapoperistico da tv generalista (andato in onda su ABC negli Stati Uniti) che è stato cancellato nemmeno un mese dopo la fine della prima stagione. Lo so che nel corso degli ultimi 20 anni i dirigenti tv hanno fatto i loro bei danni per quanto riguarda le serie tv cancellate ingiustamente; ma stavolta mi sento di affermare che hanno ragione loro. Tutto questo per dire che se vi viene voglia di mettere su Promised Land, siete stati avvisati: è una serie dozzinale che non ha nemmeno una fine. In pratica qui si parla della Heritage House, una lussuosa azienda vinicola californiana gestita e posseduta, ormai da vent'anni, da una famiglia di origini messicane, i Sandoval. Fin dal primo episodio, la Heritage House tutta è in grande fermento, e brulica di preparativi per festeggiare il ventennale dell'azienda. C'è il patriarca Joe, al momento sposato con una tizia di nome Lettie, che deve gestirsi figli naturali e adottati, ma anche riaccogliere in famiglia uno degli eredi, Antonio, fuggito a New York dopo che il padre aveva reagito male al suo coming out. Ci sono i vari figli del capofamiglia, più o meno coinvolti a diverso titolo nel business vinicolo. Ma c'è soprattutto l'ex moglie Margaret, con cui Joe ha avuto i suoi primi tre figli, che a sua volta è figlia dell'ex socio di Joe, ed è a tutt'oggi convinta che, per ottenere il controllo in solitaria dell'azienda, l'ex marito abbia fregato il padre, lasciando quest'ultimo in uno stato di perenne stupore alcolico dovuto al trauma e alla delusione. Capite che di carne al fuoco ce n'è, e anche tanta, ma molto probabilmente si tratta di quel tipo di macinato che poi finisce nel cibo per cani del discount. O nei wurstel. Insomma, decidete voi se è il caso di mangiare tutti questi wurstel scadenti.
The Responder (Gb, 2022)
dal 06/07/2022
Chris Carson ha la faccia di Martin Freeman quando Martin Freeman decide che è l'occasione giusta per impegnarsi in un ruolo memorabile. A proposito di Martin Freeman. Ma voi sapevate che Martin Freeman è uno a cui non frega assolutamente una cippa di nulla di starci simpatico? E che durante le interviste fa e dice quello che vuole, rompendo a più riprese il sarcasmometro e vincendo di diritto il titolo di inglese più inglese fra gli inglesi viventi? Io lo trovo un essere superiore, e quando sono di cattivo umore metto su questo video
in cui Martin Freeman fa il Martin Freeman per 18 minuti consecutivi. Ma torniamo a The Responder. In The Responder, serie BBC extra-lusso scritta dall'ex poliziotto Tony Schumacher (se avete letto questo nome e non avete immaginato lo chef Tony a bordo di una Ferrari, allora state mentendo), Martin Freeman è un ex ispettore della polizia di Liverpool, retrocesso ad agente di pattuglia in seguito a un'indagine per corruzione i cui strascichi sono ancora caldi fumanti. Chris è un uomo pieno di conflitti e di traumi, provenienti sia dalla sua lunga (e non particolarmente meritoria) carriera da sbirro, sia dal suo passato famigliare. Vorrebbe fare del bene, ma si sente compromesso; e, soprattutto, è spesso incazzato. Incazzato con se stesso, con il mondo, con le storture, con le ingiustizie, con la stupidità umana e con il nonsense entropico che incontra nelle sue pattuglie notturne nel centro di Liverpool. A Chris tocca una nuova partner, la giovane e intonsa Rachel Hargreaves, una puledra piena di entusiasmo e idealismo, che vorrebbe a tutti i costi fare il suo mestiere seguendo alla lettera le regole. Chris eccepisce. Ma chissà se è troppo tardi, per questo vecchio arnese arrugginito, per riuscire a tornare indietro e dare una ripulita a quell'anima insozzata da una vita piena di sfighe.
NOW
Nurses - Nel cuore dell’emergenza (Canada, 2020)
dal 04/07/2022
Nurses è l'unica digievoluzione possibile all'interno del dramma medicale, il più trito e stantio fra i sottogeneri irrinunciabili per la tv generalista. È arrivato il momento del dramma infermieristico, in cui a prendere finalmente possesso delle luci della ribalta sono i veri protagonisti della corsia ospedaliera: quegli infermieri che hanno sì una laurea e sotto sotto si sentono di saperne tanto quanto i medici, ma devono comunque prendere ordini da gente che ha un titolo di studio migliore del loro e che guadagna il triplo (quando va bene), e allora finiscono con lo sfogare le loro frustrazioni trattando male gli Operatori socio sanitari o togliendo cateteri nel modo più sadico possibile. Gli adorabili, sottopagati, costantemente infastiditi da tutto e tutti dottori in scienze infermieristiche, senza i quali l'esperienza nosocomiale sarebbe decisamente più noiosa. Cari eroi infermieri, vi dedichiamo non un aumento, né un miglioramento nelle condizioni di lavoro; bensì un plauso (di quelli sinceri e sentiti) e una serie tv procedurale abbastanza dozzinale (tipico sottofondo per curare i fagiolini) in cui cinque infermieri di un ospedale in centro a Toronto devono fare i conti tutti i santi giorni con la consapevolezza di essere davvero troppo belli per fare un mestiere del genere.
APPLE TV+
Black Bird (Usa, 2022)
dal 08/08/2022
Jimmy Keene – ovvero Taron Egerton, ovvero l'attore gallese che ha fatto Elton John nel biopic Rocketman, ovvero non il protagonista di Taron e la pentola magica – è un uomo che, finché non è stato sgamato, si è guadagnato da vivere spacciando grandi quantità di droga. Per scegliere una carriera così pericolosa, oltre a essere certamente fessi bisogna dare allo spacciatore professionista su larga scala quel che è dello spacciatore professionista su larga scala: per non farsi beccare per così tanto tempo c'è bisogno di avere sale in zucca, spirito di sopravvivenza e un certo grado di destrezza con la manipolazione, l'organizzazione e l'esecuzione di una strategia. Jimmy Keene possiede tutte queste cose, e infatti viene contattato dal FBI con una proposta che difficilmente può rifiutare: una valida quantità di danaro e uno sconto di pena in cambio di una piccola commissione per il Bureau. Si tratta di “infiltrarsi” (ovvero farsi trasferire facendo finta di essere matto) in un manicomio criminale per avvicinare un detenuto ed estrargli alcune informazioni di vitale importanza. Jimmy Keene rifiuta, perché spacciatore sì, ma infame amico delle guardie no. Solo che poi il babbo di Jimmy fa un mezzo schioppo che non lo uccide ma quasi, e il galeotto si trova costretto ad accettare il quid pro quo con l'FBI per mantenere accesa la speranza di vedere ancora il padre una volta scontata la sentenza. Queste sono le premesse di Black Bird, miniserie in sei puntate che, così a naso, non sembrerebbe avere cose particolarmente interessanti da dire. Non fosse che la serie è ispirata a una storia vera, già raccolta dallo stesso protagonista in un memoriale pubblicato con il titolo In With the Devil: A Fallen Hero, A Serial Killer, and A Dangerous Bargain for Redemption. E non solo. La miniserie Apple ha anche la bella caratteristica di essere stata sviluppata per la tv da Dennis Lehane, quel gran pezzo di romanziere già autore degli ottimi thriller da cui sono stati tratti Mystic River, Shutter Island e Gone Baby Gone. Improvvisamente Black Bird diventa interessante, e contemporaneamente la lira si impenna.
STARZPLAY
The Girl from Plainville (Usa 2022)
dal 10/07/2022
Questa è una miniserie ispirata a un'incredibile (nel senso che proprio non ci si crede) storia vera, romanzata per il piccolo schermo dalla promettente Liz Hannah, padawan di Spielberg (co-sceneggiatrice e co-produttrice di The Post) e di Fincher (stessi ruoli di cui sopra ricoperti per la seconda stagione di Mindhunter). A fidarsi delle recensioni americane, Hannah ha avuto la bravura di prendere un fatto di cronaca ideale per i saprofagi della tv pomeridiana, di quelli per cui Barbara D'Urso metterebbe su la faccia contrita per almeno un mese di fila, e di serializzarlo in maniera umana, approfondendo i traumi, i caratteri e le motivazioni dei personaggi, piuttosto che insistere con sadica pervicacia sui dettagli più salivosi e macabri. La storia è quella di due ragazzi del Massachusetts, Conrad Roy e Michelle Carter, entrambi adolescenti alle prese con una forte ansia sociale e in lotta con la depressione. Conrad e Michelle si conoscono per caso in vacanza in Florida e instaurano una relazione epistolare. È grazie all'intervento della ragazza che Conrad, in almeno due occasioni, rinuncia al suicidio che aveva già progettato. Ma qualcosa, nel 2014, sembra cambiare. Michelle, come da lei stessa ammesso in tribunale, comincia a convincersi che aiutare il suo ragazzo a morire è la cosa giusta da fare. Così, quando Conrad torna nuovamente alla carica con il progetto di togliersi la vita, Michelle lo appoggia e lo incoraggia fino ai momenti che precedono l'atto. In seguito al processo, Carter è stata condannata a scontare due anni e mezzo in carcere e cinque anni in libertà vigilata. Wow.
Serie stagionate
NETFLIX
Stranger Things (Usa, 2016)
seconda parte della quarta stagione dal 01/07/2022
È pur vero che chi voleva finire di vederla l'ha già fatto, e non sarà interessato a leggerne ulteriormente ex post facto; ma è altrettanto verissimo che le nove puntate della quarta stagione di Stranger Things, divise in due tranche da sette e due episodi, tutte insieme durano come la versione estesa della trilogia del Signore degli anelli, più due terzi dello Hobbit a cui aggiungere anche i dietro le quinte di Cumberbatch che si diverte a fare il drago con la tutina attillata addosso. Sul serio. Ho controllato. Ho voluto quantificare la cattiveria dei fratelli Duffer, i creatori del fenomeno più fenomenale di Netflix, talmente potente da far scoprire Kate Bush a una generazione di consumatori che non sapeva esistesse la musica prima della formazione dei Backstreet Boys. Il mio santino del sadismo dei Duffer è così composto:
Puntata 1 – 1 ora e 16 minuti
Puntata 2 – 1 ora e 15 minuti
Puntata 3 – 1 ora e 3 minuti
Puntata 4 – 1 ora e 17 minuti
Puntata 5 – 1 ora e 14 minuti
Puntata 6 – 1 ora e 13 minuti
Puntata 7 – 1 ora e 38 minuti
Puntata 8 – 1 ora e 25 minuti
Puntata 9 – 2 ore e 30 minuti
E la mia conclusione logica è che, anche se le motivazioni per bingiare tutta la nuova stagione di Stranger Things hic et nunc sono molto solide, comunque di mezzo ci sono cose come i bisogni fisiologici, la necessità di nutrirsi, l'obbligo di presentarsi puntuali al lavoro per ricavarne del denaro da spendere per l'abbonamento di Netflix e in generale quella cosa fastidiosa, la vita, che è sempre in mezzo quando vorremmo fare delle cose divertenti. Stranger Things 4 ha appassionato molto, e io sono contento per tutti, da una parte e dell'altra della quarta parete. Però, guardandola nella sua interezza e con occhio critico, è davvero impossibile non pensare che la stessa identica cosa, fatta occupando la metà del tempo, sarebbe stata altrettanto efficace e appassionante. Voi dite che non è una categoria critica, quella della lunghezza di una serie; io dico che il tempo che ci si mette a raccontare una storia è assolutamente un discrimine valido per valutare la capacità di affabulazione e di messa in scena di un autore.
Control Z (Messico, 2020)
terza stagione dal 06/07/2022
Ctrl-zeta più che una scorciatoia da tastiera per eliminare l'ultima azione compiuta su certi programmi è un grido disperato di speranza, è una richiesta alla vita: per cortesia signora vita, ho appena scalpellato quattro ore di lavoro non salvato, facciamo che premo control e Z insieme e tutto torna come prima? È più o meno la premessa di quest'altra serie adolescenziale, che stavolta ci mette un po' di pepe realistico in più. La storia parte con Sofia, che fa la narratrice della serie perché è lo stereotipo dell'adolescente fuori dai giri: veste quasi sempre quasi tutta di nero, viene apostrofata come “freak” da coetanei in camicia, non va da nessuna parte senza indossare le sue mastodontiche cuffie che le sparano nelle orecchie musica piena di rabbia e brufoli, e alle interazioni dirette con i suoi prevedibili colleghi preferisce l'attenta osservazione delle buffe gerarchie sociali che si formano a scuola attorno a lei. La tranquillità di El Colegio Nacional viene improvvisamente scossa da un hacker che decide di mettere in piazza tutti i segreti degli studenti più in vista dell'istituto. Il caos si impadronisce della scuola: scoppiano risse furibonde, i corridoi si fanno saturi di insulti spiacevoli, di sacrifici umani, cani e gatti che vivono insieme e masse isteriche. Nel frattempo Sofia fa amicizia con il nuovo arrivato Javier e i due decidono che sarebbe divertente sfruttare le conoscenze e le doti da osservatrice della ragazza per tentare di risolvere il mistero dell'hacker e, Control Z, far tornare la situazione com'era prima.
NOW
Westworld (Usa, 2016)
quarta stagione dal 04/07/2022
Nel 1973, l'anno in cui Michael Crichton scrisse e diresse Il mondo dei robot, pensavano che a quelle cose lì – un parco a tema Far West in cui tutti i personaggi sono androidi che interagiscono con gli ospiti o, se sono Yul Brinner, li prendono a pistolettate – ci saremo arrivati nel 2000. In realtà nel 2000 pensavamo che il mondo sarebbe finito perché i computer erano troppo stupidi per sapere in che millennio stavamo, figurarsi quanto indietro eravamo con gli androidi indistinguibili dagli umani che prendono coscienza di loro stessi e vanno a conquistarsi il loro posto come specie dominante. Nel 2000 eravamo talmente indietro che mancavano ancora 16 anni al momento in cui qualcuno avrebbe avuto i mezzi e la pazienza per realizzare una serie tv che prendesse l'affascinante soggetto di Crichton e ne sviscerasse le tematiche più profonde, stavolta ambientandole verso il 2050. Perché c'è una strada semplice che è quella di dire “Toh, questi androidi hanno preso coscienza e si stanno ribellando”, fare esplodere cose e quindi passare a ritirare l'assegno. Poi c'è la strada complessa, ma piena di belle soddisfazioni, che è quella di seguire passo passo il percorso verso l'autoconsapevolezza che gli androidi intraprendono guidati dalla loro Eva (Dolores/Evan Rachel Wood), patrocinati in semi-contumacia da uno dei loro creatori (Arnold, poi Bernard/Jeffrey Wright) e sotto l'attento, ambiguo sguardo dell'altro loro dio (Robert/Anthony Hopkins). Il lungo percorso di presa di coscienza della prima stagione aveva lasciato il posto al piano di fuga dal parco + vendetta nei confronti del genere umano della seconda e all'apertura al mondo esterno + scoperta che anche gli umani in realtà sono schiavi nella terza. In questa quarta dovrebbero succedere cose che, signora, non le sto nemmeno a dire.
Se volete riprendere il filo delle tre stagioni prima di cominciare la quarta, recuperate il nostro riassuntone su FilmTv.it.
Pagan Peak (Germania/Austria, 2019)
seconda stagione dal 07/07/2022
The Bridge è stata quella bella serie dano-svedese (d'ora in poi questo lemma verrà riconosciuto come il miglior di sempre. Senti come suona bene: dano-svedese), talmente valida nella sua semplicità procedurale – pezzi di corpo umano vengono trovati sul ponte di Øresund, esattamente a cavallo del confine dano-svedese (madonna che bello), costringendo due sbirri dei rispettivi paesi a unire le forze e appianare le differenze per scovare il colpevole – da essersi meritata cinque remake in giro per il mondo, oltre a un metasottotitolo italiano (La serie originale) che rivela molto sulla maturità del nostro mercato distributivo. L'americana The Bridge trovava senso in una coppia di protagonisti piuttosto lussuosa (Diane Kruger e Demián Bichir), la franco-britannica The Tunnel andava a botta sicura puntando sul calco abbastanza pedissequo dell'originale. Su altre due versioni ancora più esotiche, quella russo-estone e quella malese, mi avvarrei della facoltà di non rispondere se possibile, grazie. Invece questa versione tedesco-austriaca (austro-tedesca?) è forse il remake di The Bridge (La serie originale) che più si distacca dal materiale di partenza, mantenendo l'idea di fondo – due tizi provenienti da culture così vicine ma oh così lontane che devono lavorare a stretto contatto superando una montagna (ohohoh, perché la serie è ambientata sui monti no?) di pregiudizi – ma modificando la natura della location (chiaramente. Pochi ponti da quelle parti, fra Austria e Germania), e approfittandone anche per esplorare il folklore condiviso di quel confine montano.
STARZPLAY
P-Valley (Usa, 2020)
seconda stagione dal 03/07/2022
Al Pynk, il più ragguardevole strip club di Chucalissa, Mississippi e dintorni, se la sentono caldissima, com'è giusto che sia, ma sanno anche che, per sopravvivere allo stigma di una comunità con solo un piede nel XXI secolo, è necessaria una buona dose di realismo. La regola principale del locale, infatti, recita “Fa' che il palco sia il tuo trampolino di lancio, non la tua pietra tombale”. Ci provano sia la nuova arrivata Autumn, in fuga da un passato parecchio traumatico ma non meglio specificato, sia la veterana Mercedes, stella del locale a tre dì dalla pensione, con mille dubbi su quello che sarà la sua vita senza le potenza che le dà il suo status di regina del Pynk. La commediografa Katori Hall molla per un momento le assi del palcoscenico e debutta sul piccolo schermo con l'idea giusta: la drammatizzazione veritiera di un microcosmo narrativo che dà spazio a voci – femminili, nere e provenienti dal sud rurale degli Stati Uniti – da sempre poco rappresentate. O, peggio, rappresentate per stereotipi e macchiette.
Da (meno) 5 scatolette di pelati a (più) 5 avocado, un voto a settimana per una serie presentata in questa newsletter (in questo numero o in passato).
Terminal List (PrimeVideo) 🥑
Un avocado raggrinzito a Terminal List. Sarò breve. Nonostante avessi trovato particolarmente azzeccate le prime due puntate, le successive sei non fanno altro che rincarare la stessa identica dose in un accumulo continuo di esagerazioni, complottismi e paranoie che a un certo punto smettono di essere divertenti e/o curiosi, diventando solamente pesanti. Va bene che è una serie per papà, e non dovrebbe piacere a nessun altro che non sia un 45enne etero patriarca che la sera vuole solo tornare a casa e mettersi davanti alla tv, birra in mano, per vedere la gente con le pistole che fa PEW PEW PEW; ma sullo stesso genere ci sono molte altre cose che fanno meno male al tuo cervello, tipo Bosch o Reacher.
Extra
Qualche notizia dal mondo delle serie.
Il pilota VPN: Dark Winds
Niente più Anne
Riempimi il bicchiere, roar
Strani incroci
Grigio Rupert
Sicuramente diverso!
Comincia in silenzio