Fuori le serie! 🛋️ #123: Il sottomarino no, non l'avevo considerato

Fuori le serie!
- di Nicola Cupperi -
#123 - Il sottomarino no, non l'avevo considerato
Ciao ,
questa è Fuori le serie!, la newsletter di Film Tv che ti segnala tutte le serie che partono, tornano o ricominciano in streaming ogni settimana.
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Settimana di serie dominata dal ritorno di sua maestà Shonda Rhimes (Inventing Anna) e da una collezione di sceneggiati degni di mamma Rai.
Un mazzo di serie appena colte
NETFLIX
Finché vita non ci separi (Portogallo, 2021)
dal 10/02/2022

Questa è stata la prima serie portoghese a essere acquistata (non prodotta) da Netflix. C'era il rischio di un La casa di carta in versione lusitana? Certo che c'era. E anche molto pressante. Ma le autorità competenti iberiche sono sempre pronte a vigilare e prevenire. Sono talmente motivate a non ripetere la tragedia de La casa di carta, le autorità competenti iberiche, da essersi lasciate sfuggire un prodotto potenzialmente altrettanto urticante. Finché vita non ci separi parla – con proverbiale leggerezza, ma senza buttarla in vacca – di amore, di famiglia e di altre cose che, se solo stessimo un po' più attenti nella vita di tutti i giorni, non avremmo bisogno di farcele raccontare dalle serie tv. Per dire, la scorsa settimana mi è morta una vecchia prozia suora laica, e lo sciame di cugini e parenti acquisiti è andato in fibrillazione, sono state apposte catene a porte di casa, sono riemerse incredibili vicende e dicerie, sono state lanciate le accuse e convocati i legali. Il tutto rigorosamente in coppia, con i vari coniugi che si fomentano a vicenda perché è più facile litigare con altra gente per sei tappi di bottiglia di eredità, che discutere con una moglie che non te ne fa passare una da 43 anni. In Portogallo, su queste cose, ci fanno una serie, e la fanno anche scaltra. Finché morte non ci separi, infatti, parla di tre generazioni della famiglia Paixão, che di mestiere agghinda la splendida fattoria in cui vive e organizza matrimoni in una cornice che non esiteremmo a definire idilliaca e/o bucolica. Quindi, nella serie, i vecchi felici che hanno trovato la quadra (i nonni), i meno vecchi infelici che paiono giunti al capolinea (i genitori) e i giovani con poche sfumature addosso (i figli) sono costretti a fare i conti con le loro questioni di cuore mentre apparecchiano il giorno più bello nella vita di innamorati che, statisticamente, nel giro di un paio d'anni staranno litigando tramite avvocati per decidere a chi spetta la casa al mare.
Inventing Anna (Usa, 2022)
dall'11/02/2022

È la nuova serie di Shonda Rhimes (Grey's Anatomy, Private Practice, Scandal, Le regole del delitto perfetto) e tanto dovrebbe bastare a garantirle il bollino preventivo di Tv magari non necessariamente di qualità, ma scientificamente architettata per tenerti alto l'interesse dall'inizio alla fine. A maggior ragione dal momento che la serie è tratta da una storia vera. Ma come, dice il brav'uomo della strada quando viene a sapere che Inventing Anna racconta una storia realmente accaduta; com'è possibile che Shonda Rhimes, celebre per creare universi faciloni e irresistibilmente sopra le righe – impossibile contare le tragedie catastrofiche nei 388 episodi di Grey's Anatomy, ma sono numeri degni della Signora in giallo –, si sia messa a fare della fredda e triste cronaca? Ed è qui che sbagli, caro brav'uomo della strada. Se Shonda Rhimes decide di fare una serie tratta da una storia vera, è solo perché la realtà si è piegata ai voleri di Shonda Rhimes ed è diventata più assurda di una serie creata da Shonda Rhimes. Inventing Anna racconta le mirabolanti vicende di una ragazza di origini russe, trapiantata in Germania da adolescente e fuggita prima a Parigi e poi a New York come tante giovani adulte che cercano di dare un senso e un'ambizione a una vita che può essere particolarmente assurda e scentrata, specie partendo da una base identitaria poco chiara. La nostra Anna decide che, nel dubbio, vuole quella vita che vede fare alla gente incredibilmente privilegiata nei luoghi più esclusivi di New York; e, da umile espatriata com'è, decide che il modo migliore e più veloce per raggiungere quell'obiettivo sarà mentire e truffare. Tutti. Sempre.
PRIME VIDEO
With Love (Usa, 2022)
dall'11/02/2022

Piccoli problemi di cuore in una grande famiglia di Portland che ha come caratteristiche principali quelle di A) essere orgogliosamente di origine latina e ricordarlo almeno ogni dieci minuti B) avere le risorse e il buontempo per poter passare l'80% delle loro giornate a riflettere su (e correre dietro a) tutte le paranoie relazionali possibili C) accettare unanimemente e in maniera aperta e trasparente tutte le posizioni più progressive sul sesso e sulla sessualità. Ah, e se la quantità di fuochi d'artificio non fosse abbastanza beccatevi questa: le cinque puntate di With Love sono tutte ambientate in diverse feste comandate. E non c'è niente di più rilassante che passare un Natale in famiglia cercando di dirimere gineprai sentimentali. C'è una sorella che ha lasciato il suo fidanzato avvocato apparentemente perfetto, però lei sentiva che non era quello giusto, e adesso c'ha l'ansia di presentarsi a casa per le feste tutta sola, allora fa gli occhi dolci al commesso di un negozio di vino che però si scopre essere il fidanzato bisessuale che il fratello di lei ha annunciato di voler presentare alla famiglia; il tutto mentre lə cuginə transessuale non binariə cerca di capire se cedere o meno alle avance del suo collega medico che pare la versione stretta e allungata di Patrick Dempsey. Se vi piacciono queste cose, soap opere dolciastre con appena un lontano retrogusto di realtà (solo quando serve), With Love è scritta e fatta con competenza e discreto rispetto per l'intelligenza dello spettatore.
NOW
Vigil - Indagine a bordo (Gb, 2022)
dal 07/02/2022

Il solito discorso sui maschietti di mezza età con una macchina troppo più grossa e vistosa del necessario – non mi interessa che quei soldi te li sei guadagnati onestamente, Fabrizio: se abiti in un qualsiasi centro storico italiano non ti serve un Humvee, e oltre al pisello c'è anche qualcos'altro che non ti funziona – si può anche allargare a un paese intero. O meglio, al suo esercito. Solo che al posto dei SUV catafratti – più giustificabili in ambito militare che dentro le mura di Lucca, per dire – loro hanno i sottomarini. I sottomarini sono un potente strumento di compensazione. Enormi contenitori fallici ripieni di ometti, una perfetta versione ingrandita dei pistolini letterali. Con in più il sogno realizzato – provate a chiedere a un uomo quante volta ha fatto finta, con tanto di effetti sonori, di avere una spada laser in mezzo alle gambe – di poter sparare proiettili nucleari dal proprio simbolico meato. Una vittoria per il paese e per l'orgoglio del maschio patriottico. Sul dizionario, accanto alla definizione di potenza mondiale con qualche residuo di gagliardia giovanile ma in netto declino, c'è il Regno Unito; che se non è proprio il malato d'Europa, quantomeno è il 47enne che non accetta la calvizie d'Europa. Nel Regno Unito non ci sono sommergibili. Nel Regno Unito ci sono sottomarini deterrenti nucleari classe Vanguard lanciamissili balistici. È una cosa importante per loro. Tanto che la BBC ci fa anche gli sceneggiati, di quelli lussuosi con la fotografia tutta pettinata, su questi sottomarini deterrenti nucleari classe Vanguard lanciamissili balistici. Poi, siccome in BBC devono essere dei simpaticoni che non vi dico, come protagonista della loro serie hanno scelto, nel ruolo di quella che deve indagare su un assassinio avvenuto a bordo di un sottomarino deterrente nucleare classe Vanguard lanciamissili balistici, un'ispettrice capo della polizia scozzese. Che già agli scozzesi non stanno simpatici gli inglesi, figurati quando gli parcheggiano un pene gigante nucleare in spiaggia e disturbano una loro poliziotta per qualche casino che hanno combinato.
Professor Wolfe (Gb, 2022)
dal 07/02/2022

Dal creatore di Shameless, quello originale inglese, ti aspetteresti qualcosa di bello selvaggio. Paradossalmente, invece, Professor Wolfe si presenta (sulla carta) come la serie più dritta degli ultimi tempi: un poliziesco procedurale con protagonista un geniale (ed eponimo) patologo forense che risolve i delitti più complicati grazie alle sue conoscenze e al suo innato istinto da detective. È praticamente lo scheletro di ogni giallo da tv generalista da CSI in avanti, ed è anche la trama sul retro copertina di ogni singolo thriller poliziesco del mondo da Il silenzio degli innocenti in poi. Se volete stiamo qua a insinuare che lo showrunner Paul Abbott ha semplicemente fatto il pigro, ha preso la premessa televisiva più facile del mondo, ci ha messo un protagonista nero e dal momento che non si era mai visto basta quello per avere una serie interessante. Magari sì, eh. Nel senso: in questo tipo di serialità pre Peak Tv dove tutto è più o meno canonizzato o comunque ridotto ad archetipi più specifici – nel caso specifico: protagonista geniale e fuori dagli schemi, che lavora insieme ad aiutante che lo tiene con i piedi per terra ed è seguito da un gruppo di sodali formato da recluta inesperta, nerd strambo e veterano di mille battaglie – a fare la differenza sono i dettagli, le atmosfere, le rifiniture, i rari momenti in cui si disegna fuori dai contorni. Quel che è certo è che se la pigrizia di Paul Abbott è la stessa di quelli che nel 1999 hanno fatto Il collezionista di ossa, allora Professor Wolfe non sarà nulla più del solito, solido procedurale con mistero dalla trama fitta fitta, da seguire rigorosamente a cervello spento.

A volte ritornano. Anzi. Quasi sempre ritornano. Altrimenti le bollette chi le paga?
NETFLIX
Disincanto (Usa, 2018)
quarta stagione dal 09/02/2022
Pensa a Matt Groening: uno che poteva andare tranquillamente in pensione nel dicembre del 1989 – quando Fox trasmise la prima puntata de I Simpson nel loro formato più o meno definitivo – e invece ha preferito rimanere in giro un altro decennio, inventare Futurama (che sta per tornare con nuove puntate, gaudio!) e rendere felici molte altre persone. Altri 19 anni dopo, Groening ha rimandato ulteriormente la villeggiatura perenne per addentare (a modo suo) l'antica passione per il fantasy. E invece di essere grati a Matt Groening per Disincanto, la gente ha ben pensato di fare quello che le riesce meglio: stracciare le gonadi. Tra un “I Simpson sono più divertenti” di qua e un “Futurama la trama orizzontale la fa meglio” di là – ma anche diversi “Io la parodia di Game of Thrones non l'avrei fatta così” – Disincanto è finita schiacciata dall'illustre passato di Groening e dal paragone che tutti ritenevano necessario. Fuffa. La serie è bella e racconta la storia di Tiabeanie, per quasi tutti Bean, principessa ancora adolescente di Sognolandia universalmente riconosciuta come un'indegna degenerata con i dentoni, tanta è la sua passione per alcol e gioco d'azzardo e tanto è l'ingombro dei suoi incisivi. Le fanno compagnia – prima nella lotta per evitare matrimoni politici, poi nella ricerca di uno scopo nella vita, quindi nel risolvere il mistero dell'elisir di lunga vita che minaccia le sorti di Sognolandia – il suo demone personale (più spesso scambiato per un gatto) Luci e un elfo di nome Elfo, grande più o meno quanto tre quarti di procione morto e in fuga dall'obbligatoria felicità del suo regno magico, un posto che sa di cocco, caramello e conformità. Disincanto non è né I Simpson, né Futurama; ma, guarda un po', va bene uguale.
RAIPLAY
Beforeigners (Norvegia, 2019)
seconda stagione dall'11/02/2022
Un giorno nella baia di Bjørvika – che la puoi trovare in centro a Oslo, là dopo le piscine a destra – appaiono improvvisamente un sacco di luci. Che non sono dovute all'aurora boreale, altrimenti invece di una serie tv avremmo solo un gran numero di belle diapositive da far vedere agli amici dopo cena. Sono piuttosto luci misteriose, dalle quali emergono una serie di figuri (loschi e non) provenienti dal passato, chi dall'età della pietra, chi da quella dai vichinghi e chi dal 1800. Fra i primi ad accogliere i migranti del tempo – che ci si mette sempre poco a trovare dei nomignoli un po' così – ci sono il poliziotto Lars Haaland e la moglie incinta, che quantomeno si imbattono in gente che parla l'antico norreno e forse qualche parola comprensibile riescono a spiccicarla. Ma poi, attenzione, stacco a vent'anni più tardi. Scopriamo che i Beforeigner (scaltra crasi tra “before”, prima, e “foreigner”, straniero) non sono stati accettati tanto bene e di per loro, poveri teneri spaesati, non sono riusciti a integrarsi ottimamente. C'è qualche reduce del 1800 che riesce a cavarsela come giornalista, insegnante o impiegato in ufficio; ma i vichinghi e i grufolanti cavernicoli non ce la fanno proprio, con i primi che vivono da senzatetto nei parchi della città e i secondi che hanno colonizzato le foreste ai margini del tessuto urbano. Ovviamente i norvegiosi moderni percepiscono questa banda di ospiti fantascientifici come un peso perché, se non si fosse ancora capito, siamo dentro a un metaforone che parla dei giorni nostri. Nel frattempo i migranti del tempo continuano ad apparire giornalmente dal varco nella baia. Uno di questi ha sedotto la moglie di Lars, che ora vive con le caviglie coperte come neo-vittoriana. Nel mentre, l'ex marito sbirro si occupa della figlia diciottenne, ogni sera si cala qualche goccina del tempo per stonarsi, e deve anche adeguarsi a un nuovo modo di fare il poliziotto, che prevede vittime, carnefici e colleghe provenienti da diverse ere temporali.
NOW
Tell Me a Story (Usa, 2018)
seconda stagione dal 09/02/2022
È una serie antologica di genere thriller psicologico creata da Kevin Williamson, lo stesso che si è inventato Dawson's Creek e The Vampire Diaries. Che poi, in realtà, Kevin Williamson non ha creato proprio un bel niente in questo. Ha preso una serie spagnola (Cuéntame un cuento), ha spostato le vicende a New York e ha riscritto alcuni dettagli tipo, chennesò, i protagonisti che non fanno mica la siesta. L'idea alla base di Cuéntame un cuento è, a sua volta, un twist leggermente più adulto e realistico di C'era una volta, quella serie infinita in cui i personaggi delle favole Disney sono gente in carne e ossa che fa comunque cose magiche, ma non più sotto forma di cartone. La serie spagnola, invece, prende le fiabe classiche (nella versione i cui diritti non sono protetti dai cerberi Disney), le mischia tutte e le trasforma in un thriller psicologico. Questa seconda stagione di Tell Me a Story prende in prestito le trame di La bella e la bestia, La bella addormentata nel bosco e Cenerentola. Questa seconda stagione di Tell Me a Story è anche l'ultima stagione di Tell Me a Story, dopo che la serie è stata brutalmente accettata (nel senso di colpita molto forte con una metaforica accetta) per manifesta inutilità.
- questa rubrica settimanale esce il venerdì per consigliarti come distruggerti di binge watching intensivo durante il fine settimana -

Da (meno) 5 scatolette di pelati a (più) 5 avocado, un voto a settimana per una serie presentata in questa newsletter (in questo numero o in passato).

Reacher (PrimeVideo)
Due avocado sotto steroidi per Reacher, la serie che fa del body shaming nei confronti di Tom Cruise. Se Monterossi - La serie è quel prodotto fatto apposta per far salivare i babbi boomer, Reacher è esattamente la stessa cosa, solo pensata per uomini tra i 35 e i 45 anni. Quelli che da piccoli pensavano che i film con Steven Seagal e Chuck Norris fossero una cosa normale, per intenderci. Reacher fila via che è un piacere nella sua solida semplicità senza pretese fatta di frasi a effetto, sane scazzottate e gente che, nel nulla dell'America rurale, si imbatte casualmente in complotti internazionali. Immagino che a bingiarla tutta ci si metta più o meno il tempo che ci si mette a leggere il romanzo da cui è tratto. In pratica la nuova frontiera dell'audiolibro.

Non c'è nulla che ti convince, tra le serie di questa settimana? Prova una S01! Una prima stagione da recuperare nel weekend. Questa settimana...

[Prime Video]
C’è in molta della più recente produzione seriale, tra tv e OTT, l’ambizione di lambire la forma cinematografica (che ancora resta pietra di paragone, checché se ne dica), sfidandola, e magari superandola, nella possibilità più ampia di approfondire caratteri, di esplorare mondi, di sperimentare ritmi e formati, di azzardare declinazioni impreviste. Il formato antologico si presta particolarmente, magari nei modi dell’antologia di miniserie (è il caso di American Horror Story), oppure in quelli della semi-antologia, come in Tales from the Loop, dove ogni episodio sviluppa un racconto autonomo, ma si colloca dentro un mondo coerente, con personaggi che ritornano, ora protagonisti ora comprimari ora semplici comparse, facendo avanzare, spesso impercettibilmente, la storia nel suo complesso. Tales from the Loop ha lo stesso profumo delle pagine di quelle riviste di fantascienza di una volta, quando le storie erano sempre Amazing e Astounding, Con gusto quasi vintage si compiace di innestare elementi futuristici (robot, architetture) nel cuore di un’America rurale dai colori tenui, quasi come se Edward Hopper incontrasse Fredric Brown. D’altronde, la serie nasce dall’omonimo libro di illustrazioni dello svedese Simon Stålenhag, piccole istantanee disegnate di un mondo agreste di provincia (la Svezia della sua infanzia, lontana dai grandi centri) dove, del tutto inattesi, fanno capolino appunto segni del futuro che però sembrano già passati, addirittura consunti dal tempo. Ogni episodio della serie, sviluppata da Nathaniel Halpern a partire dall’input soprattutto visivo e di mood di immagini che abbozzano solo potenziali racconti, funziona secondo il medesimo principio: la vita ordinaria e quotidiana delle persone che vivono nel piccolo centro dell’Ohio - sede dell’istituto di ricerca nato per studiare il misterioso Eclipse, una sfera dalle proprietà straordinarie che potrebbe spiegare i misteri dell’universo, responsabile di un grande balzo tecnologico in avanti - prende pieghe impreviste, inattese, dal sapore paradossale, cariche di quesiti esistenziali. Incontrare se stessi adulti, scambiarsi corpi, visitare mondi paralleli, fermare il mondo attorno a sé, incontrare robot esiliati dai loro creatori, rimanere bambini mentre tutti invecchiano: il catalogo è questo. Una fantascienza d’autore gentile, malinconica, riflessiva, lontanissima dal rocambolesco avventuroso di Stranger Things (al quale si potrebbe pensare per un certo gusto retrò anni 80) e pure dalla tecnofobia di Black Mirror. Ovvio, ci vuole pazienza, bisogna prestare attenzione ai dettagli, farsi avvolgere dalle spire musicali ipnotiche di Philip Glass. Però c’è una marcia in più: in una serie che è come un concept album, pur nel frame visivo comune (e il passo è dato dal pilota diretto dal Mark Romanek di Non lasciarmi, idealmente contiguo), ogni episodio è stato affidato allo sguardo di un regista quasi sempre vicino alla storia raccontata (da Andrew Stanton a Ti West fino a Jodie Foster, per citare i più noti). Una scelta, appunto, molto cinéphile.
ROCCO MOCCAGATTA
[pubblicata su Film Tv n° 15/2020]
EXTRA
Pilota è un podcast sulle serie tv realizzato da Alice Alessandri, Alice Cucchetti e Andrea Di Lecce grazie alla piattaforma Querty. Abbiamo pensato di riascoltarlo dall'inizio insieme ai lettori di questa newsletter, proponendone un episodio ogni settimana.
Pilotini 5, 6, 7 - Questa settimana ce n'è per tutti i gusti: raccogliamo qui infatti il pilotino 5, il pilotino 6 e il pilotino 7, incentrati rispettivamente su SanPa, The Undoing e Le terrificanti avventure di Sabrina.
Qualche notizia dal mondo delle serie.
Siamo arrivati alla fine
E a proposito di Futurama
Geni della moda e altri grandi nomi
Tratte da film
Dopo la fine di Saul, due spinoff
Dall'agente alle stagioni
Il prossimo adattamento di un romanzo di Sally Rooney

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