Fuori le serie! 🛋️ #144 - 130 ore (e mezzo) di James Spader
È una di quelle settimane un po' così, in cui l'algoritmo fa notare a Netflix che sono tutti in vacanza, allora Netflix ne approfitta per pubblicare tutto quello che le era rimasto sullo scaffale delle curiosità esotiche. E allora vai di serie dalla Thailandia, da Taiwan, dal Kenya, dalla Corea, dal Brasile e dalla collezione privata di James Spader.
Prima le prime
NETFLIX
Hurts Like Hell: il mondo del muay thai (Thailandia, 2022)
dal 13/07/2022
Una volta ero in Grecia ed era un'estate di Mondiali di calcio. Ero a cena in una taverna scassatissima che aveva la tv accesa sulla seconda partita di girone tra due squadre totalmente astruse e quasi sicuramente prive di tifosi a quelle latitudini, tipo Fær Øer e Corea del Nord. Dopo un minuto dall'inizio della partita, un gruppo di persone sedute a un tavolo vicino al tv si alza e comincia a esultare in maniera scomposta. Prima di cominciare a temere per il destino dei miei organi interni, mi sono informato con il tizio che vendeva le sigarette: ma cosa festeggiano questi fenomeni? Ovvero: che droghe hanno assunto, c'è da preoccuparsi? Mi dice, invece, che hanno scommesso sulla squadra che per prima avrebbe ottenuto un calcio d'angolo, e che probabilmente c'han messo dei bei soldi. E ho proprio pensato a quanto sono matti questi greci con il calcio e con le scommesse quasi legali. Poi ho visto Hurts Like Hell: il mondo del muay thai, mi sono fatto raccontare il rapporto che hanno i tailandesi con la boxe tradizionale e con le scommesse che ci girano attorno, e ho proprio pensato che i greci ne ancora hanno di strada da fare per essere considerati matti sull'argomento in questione. Questa serie qui è una bestiolina implume piuttosto goffa, mezzo simil documentario true crime e mezzo dramma di finzione, con entrambe le metà che arrancano in maniera sconclusionata, derivativa e con un ritmo un po' zoppicante. Però racconta questo sottobosco – magnifica parola boomer da salvaguardare e rivalutare – incredibilmente interessante, fatto di regole non scritte, protocolli e formalità che sembrano assurdi se ci estraniamo e pensiamo al contesto (gente che scommette soldi su gente che si mena). La storiella che fa da pretesto alla serie è quella di Phat, giovane guru della boxe – così vengono chiamati gli scommettitori di muay thai professionisti – che sogna di poter fare molto in fretta il grosso cash, bruciando le tappe e scommettendo contro i pesci grossi. Non promette nulla di buono.
Resident Evil: La serie (Usa, 2022)
dal 14/07/2022
È la seconda serie – dopo il cartone fatto da giapponesi Infinite Darkness – ispirata alla storica e seminale serie di videogiochi con gli zombie prodotta da Capcom; ed è l'ottavo adattamento in carne, ossa, lattice per i trucchi prostetici e CGI generica dopo i sette film della saga cinematografica: sei sceneggiati (e in gran parte diretti) dall'Anderson regista più sveglio di tutti (Paul W. S., quello scelto da Milla Jovovich), e uno che è un brutto reboot (senza Milla Jovovich) scritto e diretto da Johannes Roberts. Detto questo, da quel che capisco la serie non ha particolari agganci con tutto l'ambaradan da grande schermo, se non che è tutto chiaramente ambientato nello stesso universo narrativo in cui i giochetti genetici di una potente multinazionale, la Umbrella, fanno spuntare fuori un virus che tramuta la gente in zombie. Seguono momenti horror, luci rotte che sfarfallano e grandi fughe dai mostri cannibali. Questa serie promette di essere diversa, a partire dall'intento più malvisto dagli appassionati della prima ora: svecchiare la fan base degli adattamenti di Resident Evil per accogliere tutta quella giovane marmaglia ipnotizzata dalla Marvel e dalle serie spagnole per adolescenti. Per farlo si prende un personaggio – Jade Wesker, figlia di quel Dr. Wesker (qui interpretato da Lance Reddick) che appare come antagonista in quasi tutti i capitoli del videogioco e della saga cinematografica – lo si mette in un presente (il 2036) in cui deve scappare dagli zombie e dai ceffi della Umbrella, ma anche in un passato (il 2022) in cui da timida 14enne deve affrontare il trasloco in una nuova città, il bullismo, la difficoltà di integrazione e anche i misteriosi piani loschi di un babbo che non la racconta mica tanto giusta.
Alba (Spagna, 2022)
dal 15/07/2022
Fedele (dicono dalla regia) remake spagnolo di una serie, intitolata Fatmagül, che fra il 2010 e il 2012 ha dominato la versione turca dell'auditel. Che è un titolo di nicchia, quello di dominatore della versione turca dell'auditel dal 2010 al 2012, ma comunque piuttosto ragguardevole. Alba è la storia di Alba, una giovane donna piena delle energie giuste che lascia il suo piccolo villaggio di mare in provincia di Valencia – che suona male, ma anche divertente – alla volta di Madrid, dove proseguirà con i suoi studi e con la sua vita propositiva, piena di stimoli e belle cose. Di più! Arrivata a Madrid, incoccia per caso Bruno, compaesano, coetaneo e dirimpettaio con cui aveva sempre avuto un rapporto nullo, bloccato sui binari di una cordiale indifferenza. Quando i due si incrociano a Madrid, però, scatta quell'ammore che non era mai cliccato al paesello. Tutto molto interessante, ma così sembra una serie francese. Dove sono le cafonate turco-spagnole? Con calma. Succede che dopo un anno di idilliaco rapporto con Bruno, Alba torni all'ovile per fare un po' di vacanza al mare. Una serata particolarmente scoppiettante, però, finisce con la ragazza violentata da quattro buzzurri. Tre di loro sono i migliori amici di Bruno. Ostia. E l'identità del misterioso quarto è ancora più compromettente. Super ostia.
Country Queen (Kenya, 2022)
dal 15/07/2022
Ciao Kenya! Benvenuto nella grande famiglia di Netflix, dove c'è spazio per tutti; soprattutto se costano poco e se hanno il grimaldello per scassinare un mercato di sottoscrizioni ancora vergine. Partiamo con il dire che in Kenya, negli ultimi 60 anni e spicci, è stato dato il giusto peso alla produzione cinematografica e televisiva (all'incirca 2), dal momento che prima c'era un'indipendenza dal Regno Unito da organizzare, e poi un ginepraio post-colonialista a cui rimediare. Il cinema kenyota è stato rappresentato, ai suoi albori, da immigrati indiani e ugandesi e quindi è stato sostenuto, dal punto di vista dell'organizzazione produttiva, dall'inspiegabile ma meraviglioso intervento della Germania Ovest, che negli anni '80 ha finanziato l'apertura di una scuola di cinema a Nairobi. Eccellente. Country Queen ci dicono essere una serie drammatica, ambientata nel Kenya d'oggidì, con una giovane protagonista di nome Akisa che ha abiurato alle sue origini rurali per immergersi in una nuova, luccicante vita metropolitana a Nairobi, dove lavora come organizzatrice di eventi. Succede, però, che il babbo di Akisa si ammali, e che la ragazza decida di tornare al villaggio nonostante avesse interrotto ogni contatto con la famiglia. A Tsilanga, la casa di Akisa (scusate), la situazione è piuttosto grama: una compagnia mineraria, di quelle ciccione, cattive e corrotte, ha scoperto un filone d'oro nei pressi del villaggio, su terreni appartenenti agli abitanti. È uno stallo alla kenyota, diverso da quello alla messicana perché in questo caso non ci sono tre persone con una pistola puntata a trenino l'una sull'altra, bensì una corporazione multimiliardaria che non vede l'ora di piallare con le ruspe la banda di straccioni che si frappone fra essa e una miniera d'oro praticamente a gratis.
Matrimonio e desideri (Corea del Sud, 2022)
dal 15/07/2022
Ovvero una serie coreana di cui non si sa praticamente nulla. C'è un trailer, per carità. Dal quale si intuisce che siamo di fronte a una versione ancora più drammatica dell'Agenzia matrimoniale di Marta Flavi. Intuiamo che è una versione più drammatica grazie a un tappeto orchestrale che come livello di spensieratezza sta tra la colonna sonora di Interstellar e il Dies Irae di Verdi. Dal suddetto trailer pare di capire anche che in Corea del Sud c'è una super esclusiva agenzia matrimoniale, la Rex, che si occupa esclusivamente di accoppiare gente con un conto in banca multi-miliardario. Perché, come ci viene ricordato a più riprese, per queste persone importanti il matrimonio è una scelta di business, e come tale va curata e ponderata con l'aiuto di professionisti del settore. Quanta freddezza, quanto calcolo! Ma è qui che arriva la sorpresa. Nell'unica frase del comunicato stampa tradotta dal coreano all'italiano, veniamo a sapere che in Matrimonio e desideri ci sono anche le emozioni, e pure forti. C'è una donna divorziata, infatti, che vuole sfruttare l'agenzia Rex per manipolare una machiavellica vendetta ai danni della subdola amante dell'ex marito. K-Dramaaaaa.
Mamma, non fare guai! (Taiwan, 2022)
dal 15/07/2022
Ho un dilemma. È giusto non fidarsi, a priori, di una serie al cui adattamento italiano hanno affibbiato un punto esclamativo? O sarebbe semplicemente più corretto non fidarsi degli adattatori e dare comunque una chance alla suddetta serie? È difficile. Perché se gli adattatori l'hanno effettivamente vista nella sua interezza e hanno deciso che sarebbe stata quel tipo di serie brillante a cui sta bene un titolo con il punto esclamativo, allora è giusta la prima opzione. Se, però, partiamo dal presupposto che gli adattatori italiani sono gli stessi a essersi inventati, loro sponte, robe imperdonabili come Se mi lasci ti cancello o Non drammatizziamo... è solo questione di corna! (Domicile conjugal di Truffaut), allora è sicuramente giusta la seconda. Perdiana. In realtà vi ho fatto perdere del tempo con una questione filosofica inutile: la colpa è proprio della serie, il cui titolo originale (nel cinese non semplificato di Taiwan) è 媽,別鬧了!, con tanto di punto esclamativo. E la versione italiana è la traduzione assolutamente letterale (e di molto migliore rispetto all'inglese Mom, Don't Do That!) dell'originale taiwanese. Sigh. Ho paura a fidarmi di una commedia con un punto esclamativo nel titolo che parla di una 60enne la quale, dopo la morte del marito, decide che è il caso di trovare di nuovo l'amore, alla faccia delle preoccupazioni molto rumorose espresse dalle sue due figlie. A meno che non sia tutta matta e con i freni staccati, come sembra promettere dal trailer. In quel caso un pensierino ce lo farei.
Farzar (Usa, 2022)
dal 15/07/2022
Dalla stessa premiata ditta – Waco O’Guin e Roger Black – di quarantenni rimasti bloccati ai tempi del college, quando la dipendenza da anfetamine esasperava il loro entusiasmo per South Park e Happy Tree Friend, ecco arrivare Farzar, il nuovo cartone per adulti appartenente al sottogenere “Fuori tempo massimo”. Il format è lo stesso di Paradise Police, la serie precedente fatta da O'Guin e Black e anch'essa distribuita da Netflix. Se in quel caso, nello specifico, si trattava di “Facciamo esattamente American Dad e I Griffin, ma siccome sono passati vent'anni meglio alzare il volume a 13 ed esagerare con tutto”, adesso si parla più precisamente di “Facciamo esattamente Futurama e Rick and Morty, ma siccome sono passati dieci anni meglio alzare il volume a 13 ed esagerare con tutto”. Solo che, capite bene anche voi, tutti i titoli citati da cui O'Guin e Black traggono spunto sono già, di per loro, belli carichi di esagerazioni. Se aggiungi un altro po' di locura fai tutto il giro e diventi di una pesantezza non indifferente. E infatti Paradise Police, tra bigotti eunuchi, cani cocainomani e obesi con l'età mentale di un 12enne, già dopo mezza stagione rimane indigesta a stomaci poco inclini a quel tipo di piccante – quello senza gusto, velenoso per il piacere di esserlo. Farzar dà l'idea di essere esattamente quella roba lì, solo ambientata nello spazio e non nella stazione di polizia di un paesotto fittizio. È la storia dell'umano Renzo (?!), un guerriero intergalattico che ha liberato il pianeta Farzar dal giogo dell'alieno malintenzionato Bazarack, sposando poi l'anziana regina precedentemente deposta e diventando Zar di Farzar (notevole). Anni dopo, gli alieni tornano a minacciare la serenità del pianeta e improvvisamente il protagonista diventa il figlio idiota di Renzo, il principe Fichael, che vuole dimostrare la propria virilità scendendo personalmente sul campo di battaglia. Lo Zar lo affida a una squadra speciale composta da un cyborg ex umano, da due gemelle siamesi in perenne litigio, da uno scienziato matto, da un mutante incapace e da un piccoletto alieno che non la racconta giusta. Fate di questa serie ciò che volete.
NOW
The Rising - Caccia al mio assassino (Gb, 2022)
dal 15/07/2022
Un bel mattino molto inglese ma non troppo – quasi non c'è uggia! Ma sappiate che è solo un trucco fotografico in post-produzione – la 19enne Neve si sveglia nel bel mezzo di un lago. È correttamente disorientata, e ha la sensazione paranoica di essere spiata da qualcuno che si nasconde in mezzo agli alberi. La ragazza torna immantinente a casa, solo per scoprire che la sua famiglia non la vede. Non in senso allegorico o cosa, che la ignorano perché sono degli infami. Proprio che la stanno cercando disperatamente, sono tutti sull'orlo di una crisi di nervi, lei torna a casa tutta bagnata come un pulcino e loro proprio non riescono a vederla, né a percepirla. Toh, a quanto pare Neve è morta ed è diventata una fantasma che può interagire in minima parte con il mondo terreno. Che robe. Nonostante la consapevolezza, che è già un passo in avanti, la giovane ectoplasma non riesce a ricordare gli avvenimenti della sera prima che, evidentemente, hanno portato alla sua prematura dipartita. Però gli occhi le funzionano ancora abbastanza bene da farle notare tutte le terribili, e presumibilmente mortali, ferite che le decorano collo e corpo. Qualcuno, la sera prima, l'ha ammazzata. Ora bisogna solo scoprire chi, e Neve è l'unica proto-persona con gli strumenti necessari per investigare. Da qui parte una serie abbastanza avvincente, a metà strada fra il thriller psicologico, il mistero soprannaturale e il dramma adolescenziale in cui tutti scopano con tutti al ritmo di gossip malevoli e musichine pop molto orecchiabili. Ce n'è per chiunque, ed è tutto fatto con discreta competenza. The Rising, questa settimana, è la capa dell'intrattenimento non pretenzioso, ma nemmeno scervellato.
Seconde le terze, e le none
NETFLIX
Sintonia (Brasile, 2019)
terza stagione dal 13/07/2022
Per convincervi a provare l'ebbrezza di recuperare tre stagioni di una serie brasiliana – una roba da sultani veri, una marchetta gigante a Gesù Cristo attraverso il racconto dello spaccio nel mondo della musica delle favelas – potrei inventarmi molte cose interessanti. Manon Serve. Vi basti sapere che è stata creata dall'artista noto come KondZilla, sceneggiatore e regista di videoclip che oltre ad avere un nome ragguardevole ed essere frequente collaboratore di colleghi in ragguardevolezza come DJ Marlboro e Charlie Brown Jr., è anche titolare del canale YouTube più seguito di tutto il Sud America. Per il suo debutto extra musicale, KondZilla ha ben pensato di puntare alla pretenziosità e di raccontare le tre storie parallele di altrettanti giovani cresciuti nella stessa favela, Doni, Nando e Rita, ognuno con il suo tema, il suo ambiente e i suoi toni da tratteggiare: la scena musicale underground, il narcotraffico e la fede nella chiesa evangelica.
NOW
The Blacklist (Usa, 2013)
nona stagione dal 17/07/2022
La più eminente delle serie procedurali pensate esclusivamente per un pubblico di papà fra i 42 e i 62 anni – tra gli altri grandi esemplari ricordiamo Billions, che parla di soldi, e Bosch, che parla di sbirri – torna con la sua nona (e non ultima) stagione. Al momento fanno la bellezza di 196 episodi da 45 minuti l'uno (pubblicità escluse). Auguri a recuperarla. Ma c'è da dire che se doveste accettare di intraprendere la missione impossibile (recuperare 174 puntate pur di godervi come si deve questa nona stagione), allora la soddisfazione al termine della maratona lunga 130 ore e mezzo – che volendo potrebbe durare solo una settimana, dormendo cinque ore e mezza al giorno e facendosi inserire un catetere per non perdere tempo con inutili pause fisiologiche – sarebbe veramente orgasmatica. Inutile, ma orgasmatica. La premessa della serie – ovvero lo status quo precedente all'intervento di 130 ore di narrazione che solo un matto tenterebbe di riassumervi qui – è che James Spader è un figo della madonna, ex spia della marina che ha disertato vent'anni prima per diventare un super criminale pieno di swag, sempre presente nella lista dei 10 maggiori ricercati dal FBI. A un certo punto, però, James Spader decide che vuole smetterla. Esce allo scoperto, si consegna alle autorità e propone loro un patto: io vi aiuto a dare la caccia a tutti quei mariuoli che sono molto più furbi di voi, talmente furbi da essere fuori dai vostri radar, e voi in cambio mi fate lavorare con quella neo-assunta lì, Elizabeth, il cui rapporto con il sottoscritto sarà il mistero misterioso che legherà tutte le nove stramaledette stagioni di questa serie.
Da (meno) 5 scatolette di pelati a (più) 5 avocado, un voto a settimana per una serie presentata in questa newsletter (in questo numero o in passato).
Ms. Marvel (Disney+) 🥑🥑🥑
Tre avocadi belli tumidi a Ms. Marvel. Che è sempre la solita cosa della Marvel, con quella CGI lì che ormai hanno, fatta da ottimi professionisti cui viene concesso troppo poco tempo; e mettici pure la scimmia Disney sulla spalla che, siccome si tratta di una commedia avventurosa con target (pre)adolescenziale, ha sussurrato all'orecchio di Kevin Feige “la morale è che l'amore sconfigge tutte le cose brutte e cattive”. Ma Ms. Marvel è anche il primo prodotto MCU da tanto tempo a questa parte ad avere qualcosa che somiglia a una personalità e a un cuore, sia nella messa in scena sia nella caratterizzazione dei personaggi. Oltre ad avere una protagonista, interpretata dall'ottima esordiente Iman Vellani, che per una volta è adorabile, tenera, positiva e senza tutte le tragiche paranoie che in genere gli eroi Marvel si portano appresso.
Extra
Qualche notizia dal mondo delle serie.
Il pilota VPN: Moonhaven
Il secondo Serial Awards (qui il festival)
Al sole con Rashida
Un thriller con Steve Carell
Arriva il gigolo in serie
Non lo cancelleremo se…